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Gianluca Ricci

LE FIABE SVOLTATE

CIOÈ ALL'INCONTRARIO

      

      

Un moderno Barbablù

«Ti avevo ordinato di non aprire quella porta, donna! – tuonò con voce alterata Barbablù, facendo rabbrividire la povera sposina – Adesso dovrai morire!»
«Non posso, mio signore, non posso proprio e poi a te non conviene» replicò la giovane sommessamente.
«E perché mai, sciagurata?»
«Perché ho appena attivato un collegamento Internet ed i miei fratelli sono già qua sotto, pronti a salvarmi».
«Internet? – grugnì il mostro – Ah, davvero?»
«Sì, è tutto così facile» provò a scherzare la moglie, rincuorandosi.
L'energumeno a quelle parole si calmò del tutto e propose alla donna: «Magari possiamo usare le Pagine gialle elettroniche per trovare una ditta di pulizie che ci sgombri la cantina e faccia ordine a casa nostra una volta per tutte... Sai che ti dico? I nostri problemi sono risolti per sempre!»
«Allora, caro – suggerì la donna – prenotiamo anche una vacanza ai Caraìbi?»

Cenerentola, ovverosia un'avventuriera a corte

La ragazza per tutta la sera non aveva fatto altro che dar di gomito per mettersi in mostra. Rassettava in continuazione il proprio abito da sera ed ogni volta che incrociava uno specchio si fermava per controllare la sua immagine, lo stato del trucco, la tenuta dell'acconciatura.

Finalmente ce l'aveva fatta! Il suo primo ballo a corte con invito ufficiale! Schiattassero pure di rabbia le sorellastre che, per essere invitate al Gran gala di beneficenza, si erano dovute sacrificare per più di un anno come crocerossine! Ora aveva tutta la corte ai suoi piedi: mai un ballo, che dico, una mazurca, una polca o un tango senza che il suo carnet rimanesse vuoto.

Sì, quella era la vita! Ed anche il principe che la stringeva nel vortice delle danze non sembrava avere altri occhi che per lei. Che bello, il principe, l'erede al trono, era cotto di lei. Di nuovo la favola di Cenerentola...

Mezzanotte! Al compiersi delle ore decise di scappare, scivolando a piedi nudi sui tappeti.

«Ah, la piccola intrigante!» bisbigliò appena il principe, scansando con la punta dei suoi stivaletti di vernice le scarpette abbandonate a bella posta dalla dama.

Biancaneve

«Noooo, dottore, no! Proprio non possiamo darglielo, il permesso all'espianto! Vede, non è la prima volta che nostra sorella Biancaneve cade in coma profondo, poi si è sempre risvegliata...La prima volta è successo quando si era persa nel bosco dietro casa. Sa, noi abitiamo in campagna... La seconda, è stato quando stava per strozzarsi per la mania di indossare nastri colorati. E chi li porta più ormai, i nastri? Poi si è presa una setticemia per un piercing fatto chissà dove. E l'intossicazione per l'hamburger mangiato al fast food?

Vede, dottore, l'importante è che ci sia quando si risveglia qualcuno che la sappia tranquillizzare con una carezza, un bacio, una coccola. Lei non sa che miracoli possa fare l'affetto, il semplice affetto! Rimette in vita, ci creda. Cerchi di capirci, dottore! Cosa? Vuole chiedere l'autorizzazione ai nostri genitori? Ma papà è sempre in viaggio per affari e nostra madre è morta. Viviamo con la nostra matrigna, ma lei se ne sta sempre seduta davanti allo specchio nel boudoir...»

Cappuccetto rosso

«Non ne posso più! – disse il vecchio lupo tra sé e sé, mentre finiva di misurare nervosamente e per l'ennesima volta il tragico perimetro in cui era stato rinchiuso – Fino ad un mese fa ero libero. Capite? Libero, me ne andavo di notte per le forre e le gole dell'Appennino. Cacciavo, facevo all'amore, guidavo il mio branco, ululavo a piacimento alla luna o alle luci della città degli umani, costruite a fondovalle. Loro avevano paura, stavano alla larga. Non si sentiva neppure l'odore di un cacciatore per miglia e miglia. E noi lupi, in compenso, non aggredivamo nessun gregge a patto che fosse ben custodito. Adesso sono qui, schiavo tra gli schiavi, a mangiare carne putrida ed avanzi di polpette del supermercato.

Puah! Ma ciò che sopporto di meno è quella stupidina con la mantellina rossa, tutta smorfiosetta, vestita come una damina del Settecento. Se ne viene qui con la nonna tutti i giorni e, non appena la vecchia si volta, con la mano libera mi tira una manciata di ghiaia sempre sul muso...

Come la odio! Giuro che sarei ancora capace di farmela in un solo boccone!»

Il Gatto con gli stivali

SEGRETISSIMO

Rapporto informativo a S.E. il Presidente del Consiglio dei Ministri, al Capo di Stato Maggiore delle FF.AA. e ai sigg. Dirigenti dei Servizi Segreti.

Si trasmette nota riassuntiva sulle attività e carichi pendenti dell'ex-agente Doppio Zero Doppio Zero, conosciuto con il nome in codice di Gatto con gli stivali per la sua abilità a muoversi in tutti gli ambienti sociali di molte nazioni europee.

Si precisa che, nonostante iniziali simpatie democratiche ed animaliste, a suo carico risultano i seguenti capi d’incriminazione:

a) millantato credito;
b) sostituzione di persona;
c) falsa attestazione sulla propria ed altrui identità;
d) caccia di frodo continuata;
e) diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l'ordine pubblico;
f) abuso della credulità altrui;
g) circonvenzione d'incapace con conseguente orchicidio e soppressione efferata di cadavere;
h) costrizione fraudolenta al matrimonio;
i) appropriazione indebita.

Vuolsi che tali reati siano stati perpetrati con, e a favore del sedicente Marchese di Carabas, noto affarista, oggetto delle brighe del suddetto Gatto con gli stivali allo scopo di sollevarlo fino al trono con interruzione innaturale della legittima linea ereditaria.

Pregasi dare massima diffusione et adottare provvedimenti del caso.

Pelle d'asino

Caro collega,
non è la prima volta che richiamo alla tua intelligente attenzione la complessità della fiaba che tutti si ostinano a chiamare Pelle d'asino. È un errore madornale e frutto di una bestiale incapacità d'analisi considerarla come un racconto unitario.

Ti riassumo la mia teoria. All'inizio abbiamo un primo nucleo spurio: si tratta del tema del matrimonio incestuoso tra parenti, all'interno di famiglia reale, ma che vuoi, niente di eccezionale, basti pensare a quanto avveniva nell'antico Egitto.

Il motivo, l'amore dei due giovani principi ostacolato dalle convenzioni, è ripreso alla fine da un’esigenza moralizzatrice e salvifica che ne denuncia l'intenzione di farne una cornice al vero argomento. Attenzione! Anche all'interno di questa storia troviamo trabocchetti, poiché l'anello ha la stessa funzione della scarpetta di Cenerentola...

Cosa si nasconde in tutto ciò? Il tema della metamorfosi, mio caro, dell'età dell'oro, quando servitù e principi, uomini e bestie vivevano compenetrati e solidali.

Stammi bene, tuo
Vladimiro.

Il tenace soldatino di piombo

«Dear John, – digitò sulla tastiera Elisabeth – preferisco mandarti un e-mail piuttosto che telefonarti: così mi leggerai senza interrompermi. Ti amo, lo hai sempre saputo, ma ora comincio quasi a pentirmene, perché ferisci la mia sensibilità di donna. 

Riesco a perdonarti solo quando penso che così facendo tu credi di proteggermi. Da chi poi? Chi ti dà il diritto di considerati il soldatino di piombo difettato, buono solo per completare la collezione? Davvero sei l'unico che ha sofferto sul suo corpo per una guerra stupida ed ingiusta come quella dalla quale siamo usciti? E da quanto tempo, ormai... 

Tu sei sempre l'uomo meraviglioso, buono e dolce che ho conosciuto fin dal primo giorno. Mi deludi quando pensi di non essere degno d'amore, quando ti senti un peso per me. E poi tutto il tempo che mi/ci rubi con quelle stupide gare di sport estremo, di manifestazioni da baraccone che ti servono a dimostrare quello che non sei mai stato. 

Non mi sfuggire, fatti raggiungere: anche io ho il tempo che ho. Oggi alla Scala, domani all'Opera, poi ancora al Bolsciòi. A volte mi sento come un frammento di carta trascinato dal vento della vita e bruciata da un'unica cocente e sfortunata passione.

La tua ballerinetta».

Hänsel e Gretel

«I cinesi, i cinesi!» gridò istericamente una donna con voce querula, come recitando una parte in un vecchio film in bianco e nero, solo che questa volta non si trattava di un lamento né di una richiesta d'aiuto. Segnalava ai giornalisti appena arrivati il gran movimento della polizia intorno alla villetta costruita in fondo al paese. Le guardie portavano su scatoloni pieni di rocchetti di filo, pezze di stoffa colorata, campionari, faldoni d'archivio. A prima vista sembrava che gli agenti fossero stati mandati per procedere alla chiusura di un laboratorio tessile clandestino.

In disparte, guardati a vista, perché ancora non si era potuto procedere alla loro identificazione, un gruppo di bambini dalle fattezze orientali rimaneva silenzioso ed impaurito in un cantuccio. Un agente controllava che i fotografi non rovinassero i pochi documenti sequestrati, mentre li stavano riproducendo con il flash.

«Che cosa vuole, dottò? – interloquì bonariamente il poliziotto – 'ste carte neanche sono loro. Spesso se le passano tra parenti, amici, o le comprano al mercato nero. Vede? Questi due si chiamano Hänsel e Gretel. Dovrebbero essere tedeschi, invece sono dei poveri cinesi e non si sa neppure da che parte del Celeste Impero provengano. Sa cosa le dico? A me sembra come il gioco dello schiaffo del soldato. Sì. Ieri a noi ed oggi a loro… Certe storie non finiscono mai di ripetersi, come le fiabe. E sembrano sempre nuove».

La Sirenetta

Fu sotto il sole d'Agosto, quando l'astro al tramonto sembrava sciogliersi come cera rossa sopra l'acqua ed il cielo, che la bella Sirenetta, comodamente seduta al bar della spiaggia, le lunghe gambe abbronzate e pareo trasparente, vide scendere a terra il suo ultimo corteggiatore.

Costui balzò giù agilmente dalla propria, relativamente modesta imbarcazione, tenendo in mano le pinne e la maschera da sub che la ragazza aveva dimenticato poco prima a riva.

«Di solito – sbuffò l'uomo riprendendo il fiato (in verità non era più giovanissimo né magrissimo) – sono le scarpette di vetro, quelle che si perdono... Comunque non dirmi che ho fatto tutto questo senza avere la possibilità di invitarti a cena!»

«Grazie per avermele riportate, ma non credere che alla cena segua la discoteca e poi a casa mia o a casa tua...»

Al che l'uomo lasciò cadere gli oggetti ancora bagnati e si voltò bruscamente senza salutare.

«Preferirei – esclamò la Sirenetta molto in fretta e ben certa di farsi sentire – quel motel fuori costa...»

La Principessa sul pisello

Un quarto alle due capì che anche quella notte non sarebbe riuscita a dormire. Maledetta vita da giornalista specializzata! Sempre in giro per affibbiare stelle a questo o quell'albergo o provare questo o quel ristorante. Forse era colpa della cucina di mare troppo speziata che aveva delibato poco prima a cena, forse era il letto duro come un tavolaccio e foderato di spifferi. Dalle persiane della finestra sul cortile interno filtravano le luci di servizio accese nonostante fosse bassa stagione. E sì che le aveva provate tutte: chiamato al cellulare il suo amore lontano, letto almeno cinquanta pagine dell'ultimo libro di Baricco, ascoltato più volte i brani preferiti all'mp3. Niente da fare...

«Gennà! – disse il direttore al portiere di notte, tornando nella hall per ritirare i giornali vecchi – Vuoi vedere che quella giornalista della Guida “Tutti so’… ffritti!” neanche 'sta notte s'addorme? Proprio come cinque anni fa, che poi se la piglia con noi. Mannaggia a lei, pensava che non l'avessimo a riconoscere?! Ma ci portò fortuna allora, perché tutti vennero a vedere se poi quest'albergo era il cesso che era andata scrivendo!»

I vestiti nuovi dell'imperatore

Le modelle, le attricette, le stelline scendevano una ad una dalle lunghe e lucidatissime automobili di rappresentanza. Mostravano generosamente scollature da capogiro e spacchi inguinali da infarto. Ne risaltava a tutto tondo la loro superba nudità, appena velata da un'ombra di vestito, da ricami impudicamente intessuti su chiffon e da veli lievemente drappeggiati sui corpi.

Al braccio di cavalieri altrettanto noti o in attesa di diventarlo, salivano lentamente la scalinata del Palazzo del Cinema per assistere alla presentazione dell'ultimo film di successo. Si fermavano un attimo appena per la gioia dei propri fan, dei fotografi e dei tele-operatori. Un diluvio di flash trasformava seta, lycra e nylon in una cascata di riflessi cangianti, in lampi di luce ad imitazione dell'arcobaleno.

All'improvviso, come spesso accade in una situazione di grande confusione, tutti i rumori si placarono e si generò un attimo di imbarazzatissimo silenzio.

«Mamma mia, – si sorprese a gridare una teen-ager – guarda quella cicciona: è proprio tanta!»

Il brutto anatroccolo

«Non si comincia mai a scrivere senza aver prima impugnato la penna, senza aver accostato la mano al foglio, senza aver vissuto da qualche parte nel mondo...»

Con queste parole aveva cominciato l'ennesimo foglio bianco. Eppure, di fronte a lui, il più grande e gettonato scrittore del momento, non si accumulavano parole, ma ghirigori e tratti confusi, segni di correzioni senza fine.

Un anno, era giusto passato un anno, da quando, abbandonate le brume e le asfaltate vie della sua città al Nord, si era lasciato catturare dall'effluvio salino del mare, dal sottile profumo della vegetazione mediterranea. Aveva conosciuto la vita dei pescatori e ne aveva condiviso il cibo. La notte dormiva sotto le stelle facendosi mangiare vivo dalle zanzare. Il suo volto, cotto dal sole, era diventato una ragnatela. Sorrideva per primo se qualcuno notava il suo accento straniero, ma fuggiva a gambe levate all'annuncio dell'arrivo di altri turisti.

Finché un giorno, vicino alla foce, là dove cresceva folto un canneto, vide un cigno sollevarsi in volo sul pelo dell'acqua, grazie al violento sbattere di due ali enormi e sgraziate.

«Ah! – si sorprese a mormorare – il brutto anatroccolo...» e qualcosa in lui si spezzò all'improvviso.

La piccola fiammiferaia

Nadia si considerava una figlia d'arte e non a caso. Il padre, esponente di spicco dei Rivoluzionari Duri e Puri, era morto orribilmente dilaniato ai piedi di un traliccio dell'alta tensione, che aveva appena finito di minare. La madre, incarcerata in attesa di giudizio per una serie di incendi appiccati ai negozi della catena di fast food "Non solo ciccia", si era lasciata morire d'inedia per forzare il nuovo Capo dello Stato a firmare l'amnistia per tutti i terroristi detenuti, quale che fosse stato il loro residuo di pena da scontare.

Allevata al di fuori di una vera e propria famiglia, Nadia capì ben presto che sarebbe dovuta crescere con l’obbligo di dimostrare continuamente le sue vere capacità, non potendo contare sull'indulgenza di chi le stava vicino. Così il suo carattere divenne determinato, asciutto e poco espansivo. S’impegnò negli studi e riuscì brillantemente nelle discipline tecniche. Si laureò in Architettura con una tesi in Arte e tecnologia delle grandi costruzioni.

La fortuna le arrise presto, perché riuscì vincitrice del concorso per la realizzazione della nuova sede centrale della Prima Banca Nazionale. Un edificio davvero megalitico, solido a vedersi e stupefacente per le inedite soluzioni tecniche utilizzate. Mai prima di allora la ricchezza di uno stato veniva ad essere così degnamente rappresentata.

E la fortuna arrise per la seconda volta alla ragazza, quando per un banale sovraccarico di rete si sprigionarono fiamme così voraci, che, canalizzandosi quasi obbligatoriamente nei giganteschi condotti d'aerazione, ridussero la modernissima costruzione in un mucchietto di macerie in brevissimo tempo.

    

 [gennaio 2010]

   


Gianluca Ricci è nato il 17 novembre 1950 a Perugia dove attualmente risiede. Dopo essersi laureato in lettere moderne si è trasferito per motivi di lavoro per circa un decennio in provincia di Bergamo. Ha insegnato italiano, storia e geografia nella scuola secondaria di I e II grado. 

Sono stati pubblicati alcuni suoi volumi di poesia:

Su SuperZeko, poi, sono riproposte con il consenso dell'autore alcune Poesie inedite degli anni 2005-2007, già pubblicate da Enrico Cerquiglini nel suo blog «Tra nebbia e fango» (http://enricocerquiglini.splinder.com/tag/gianluca_ricci), e Vigoroso è il moto del cielo (Poesie 2010-2012), già pubblicato da Midgard Editrice, mentre sono pubblicate in prima edizione la raccolta del 2008 Nova. Amor sacro ed amor profano ed altre cose ancora, quella del 2009 L'Uno vacante. Ancora citazioni, haiku, koan, aforismi e quant'altro..., Avessi ancora qualcuno (2011-2012), e le opere in prosa Koan all'italiana (2009), Il micio curandero & altri racconti (2009-2010), Le fiabe svoltate (cioè all'incontrario) (2010), Quando i ragazzi raccontano (2010), Tre viaggiatori (2010). Vi ha inoltre pubblicato Me le ha raccontate la mamma..., una raccolta di storielle e filastrocche apprese da sua madre Alda Rebecchi.

Il suo indirizzo di posta elettronica è etsi.omnes.non.ego@gmail.com.

   

 

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