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Gianluca Ricci
IL BOSCO DELLE ESPERIDI
POESIE 1975-1978
Ripropongo, col consenso dell'autore, una scelta delle poesie incluse nel volume Comunicazione di servizio, Umbria Editrice, Perugia, 1979.
Dario Chioli
Di sera dopo un giorno di pioggia
spalanca il falco le sue ali
e volando descrive ampi agguati
e poi risale verso vette amiche
e sopra valli lancia la sua ombra.
Schiarisce una luce all’orizzonte
ed il sole disperde l’alata curva
come un battito breve
ed intanto vibra l’aria
appena persa in un fumo oscuro.
1975
La donna che ora mi porge il saluto
se ne va voltandosi un’ultima volta:
è cortesia il suo restare ancora un poco,
è tenerezza la mia stretta di mano,
è amore quello che svanisce tra noi.
28.5.1976
SCOMPOSIZIONI
(dopo aver visto una mostra di Renato Guttuso a Todi)
Mattina
Lontana s’incendia
estiva ancora
una mattina:
lenta risale
come vergine
dal mare più antico.
La notte,
che pur domina
tra gli alberi più folti
del bosco,
qui rimane inavvertita:
solo un’ombra imprecisa,
un prezioso minerale,
di vita e di morte
una sorpresa.
Picasso
Pablo,
il cranio ti splende
come il sole
che incide il tuo petto:
un sorriso rimane oltre
i colori dell’alba
nel bicchiere
di un vino sospeso,
quest’ovale più stretto
che tardi riprende
una luce socchiusa
nelle cose più vere.
Terremoto
Non giova più
contro le oscure notti
sospendere alta
la perla minuta
che scava la fiamma
tra il sonno dei morti
e la pietà delle cose.
È vertigine
il muro
che ancora
si appende intatto
alla rovina di sempre.
Pittore di carretti
Tra gli antichi tetti
il cielo gli rapisce
il volto e la mano.
Qui trascorrono
linfe segrete,
quando crea
l’uomo che vede
oltre i tetti, oltre
il fumo delle pianure.
Partenza del vapore
Se un grido s’affigge
tra le spume del mare
percosse
come un’onda risponde
la mano che lancia,
antica colomba,
il saluto d’addio.
Gita notturna
Livido resta
questo sorso di acqua
salmastra
specchio di luce lunare
la buccia più cupa
dell’anguria
gettata tra i sassi
e la lenta risacca.
Cielo di Roma
Tra nuvole barocche
s’accampa rissoso
un cielo di tegole:
ha specchio nel tuono,
vita tra gli alberi,
una certezza
nel campanile
che magico nasconde
l’ora che viene.
3.6.1976
Per la luce che il giorno scompone
tra gli alberi, il colle e la pietra preziosa
di strade sommerse tra la folla più strana
oggi ti sono vicino, per il gesto preciso
che in me riporta un’eco nascosta
più lenta del corpo che stringi vivendo.
Per te immagino una carezza malvagia
che disperda i tuoi riccioli chiari,
per te il sogno più chiuso
verso la bocca che tendi ridendo.
17.8.1976
In queste bacche
che l’autunno più non colora di rosso
tra il cespuglioso bronco
del finocchio selvaggio
ed una misera vite
che ancora il giunco sorregge,
io sento racchiuso il poco spazio
del mio giardino di città.
Una piccola parte
di ogni frutto e specie
d’albero qui non si è potuto
rappresentare, non un nuovo erbario
contro le follie dell’urbanesimo.
Al rauco slancio di un’automobile
risponde lo squarcio delle foglie
che più non riescono
a nascondere un sole al tramonto.
Sono finte qui anche le ombre
e al settimo piano del palazzo di fronte
non scintilla sui vetri
la fonte di un nuovo ruscello.
5.10.1976
Al dio ignoto
che brucia le mie sere
come facili lame di zolfo
e la notte s’alligna
con i sogni più disperati
oggi celebro per le mie parole
un’altra liturgia.
Allora presto lo ritrovo
a sorreggermi la testa pesante
di facili pensieri e forse
di altri tradimenti.
20.10.1976
Quando i giorni saranno passati
e non un leggero vento
avrà concluso l’occidua vicenda
ancora di queste stelle
ed un altro autunno
ricoprirà muschioso
le larghe falde dei monti,
cosa resterà del nostro silenzio
di uomini, delle nostre scelte
rabbiose, dei crani impazziti
al sole di una pallida vita?
Chi ci toglierà l’angoscia
di una pace così perfetta?
Chiameremo la sorte
a dirci un altro destino.
24.11.1976
Specchio di virtù
sembra per sempre
essere il mio tempo
quando infinite cose
avviluppa e stanca
come in un palpito
d’amore (disperato).
Mi consumano
lente le sere,
le vie ripetute
gli stanchi occhi
di persone troppo ricordate,
i bicchieri rotti
in orge inimmaginate.
Tu mi consumi
quando sei all’improvviso
come luce fumigante.
29.11.1976
1. (parla il primo dado)
Ignoro chi mi abbia lanciato
e quando e perché,
ma ogni volta dimostro una faccia diversa:
un sei, un tre, un unico seme.
Ogni volta mi crolla di dosso un po’ di vernice
ed il mio spigolo non resta
sempre perfetto. La vecchiaia
mi giunge d’improvviso
come un colpo troppo forte
senza che con me ruzzoli
il mio gemello.
Credi poco alla felicità
che da me potrai avere:
sono incostante pur tra due lanci
e mai ricordo quando
la fortuna si compì anche per me.
Alla mia memoria non affidarti,
perché la pietà non mi è di coscienza.
2. (parla il secondo dado)
Mi piace ruzzolare
Su questo tappeto sempre più liscio
Ascoltando scoppi di risa,
ma anche la stizza più accesa.
Così credo che sia la vita di chi mi lancia,
così pure mi pesa questo vagare da cui
altri prendono un senso di gioia o di rabbia,
senza che io sappia come possa
esserne stato la causa più vicina.
Eppure torno a ruzzolare
nel breve successo
di chi mi tiene nella mano,
sorridendo
per la saggezza che si è mostrata
nelle mie graffiate vernici.
È questa la mano che preferisco,
non il cavo fondo del bicchiere d’osso
dove mi rinchiude ansioso
sempre l’ultimo giocatore diffidente.
24.12.1976
Il riflesso
è della luce
l’anima
impura,
come
la falce
quando
perde
il suo filo
contro
un sasso
nascosto.
19.1.1977
Come due dottori della Toràh
con i codici sotto braccio
uno giovane, l’altro vecchio
(forse il Maestro)
andavano discutendo
nei loro dipinti cappotti blu.
Oscillavano le loro teste
carezzando le parole
e tra i lazzi del carnevale
qualcosa di sacro a loro restava
in un momento di perfido candore.
23.2.1977
La sua voce
crescerà di incredibile ampiezza
e le ali aprirà come d’innanzi ad un baratro
precipitoso conoscerà l’ebbrezza dell’ignoto.
Il vento gli sarà di compagnia
ed ogni cosa di lontano
lo saluterà benevolmente.
Lucide scaglie spunteranno
a frenare il suo folle volo,
ogni sobbalzo o schianto.
Non sarà possibile scambiare rotta:
là, lungo l’orizzonte, brilla
una bava marina
e rari stormi di uccelli migratori
segneranno i neri scogli
sulla via del ritorno,
ma quando il sole scalderà le sue ossa,
ossa di giovane esiliato,
a lui sarà dato di conoscere
un’ultima sconfitta.
13.4.1977
AGITANTE
CALESCIMUS ILLO
(Paolo apostolo)
… ed io ti riconosco, ancor oggi,
perfido nume, che ridai
moto e vita sempre alle mie parole:
non altri colorerebbe d’improvviso
i giorni che mi è dato tollerare
con il rimorso ed il rimpianto
di quelli scrollati,
non altri tornerebbe indietro,
al mio fianco, per dirmi
l’attenzione ad altri passi falsi,
non altri sorriderebbe
alle mie facili scuse
ammiccando furbescamente
a dispersi motivi, a sommersi perché…
Oggi, ancor oggi, stai qui
accucciato alle mie spalle,
seduto alla finestra,
riflesso nello specchio,
silenzioso, e non chiedi ragioni
delle mie parole,
eppure tu resti, quasi un amico,
spiando il giungere di un altro tempo
al quale lasciarmi, difficile fardello.
1.10.1977
Al bosco delle Esperidi
conduce come insegna
questa rama dorata
da un autunno precoce,
mentre l’albero vibra
pieno di un vento sottile.
Carichi di dolcezza
pendono pomi di ogni colore
e sottili luci ne fasciano
le rotonde maturità.
Ronzano le api
e filtrando attraverso
lame e raggi di sole
in schiera segnano una nuova via.
Dal bosco delle Esperidi
Si entra e si esce
le mani cariche di nuove cose
e la fronte fasciata
d’ogni rugiada…
14.10.1977
Il mondo dei saggi ha piccole parole
per ogni cosa importante
per la vita, la nascita, l’amore e la morte:
ogni sentimento si deve esprimere
rispettando le debite proporzioni.
Nel mondo dei saggi non c’è posto
per un tramonto troppo lungo,
per una notte troppo fredda:
sarebbe impensabile un tale turbamento
per chi ha fatto voto di moderazione
Il mondo dei saggi vive una vita
lievemente tormentata,
ma non ha importanza:
altre cose si susseguono
ed ognuna già incalza
se stessa, si fa fretta,
non ama aspettare
per non turbare mai
un ordine prestabilito
– saggiamente per l’appunto.
Nel mondo dei saggi
l’oggi è uguale allo ieri
e se non fosse per quel borbottio,
acidulo, di ogni uomo che muore,
diresti che tutto si somiglia.
17.10.1977
Gianluca Ricci è nato il 17 novembre 1950 a Perugia dove attualmente risiede. Dopo essersi laureato in lettere moderne si è trasferito per motivi di lavoro per circa un decennio in provincia di Bergamo. Ha insegnato italiano, storia e geografia nella scuola secondaria di I e II grado.
Sono stati pubblicati alcuni suoi volumi di poesia:
Comunicazione di servizio, Umbria Editrice, 1979 (un'antologia di questo libro è ora on line su SuperZeko);
Anbar, Midgard Editrice, 2004 (ora on line su SuperZeko);
Exergo. Navigando intorno e oltre le Quartine di Omar Khayyâm, Midgard Editrice, 2007, con una presentazione di Paola Ricci Kholousi (ora on line su SuperZeko);
Il Tao delle piccole cose, Midgard Editrice, 2009, con una nota introduttiva di Carlo Guerrini (ora on line su SuperZeko);
L'Uno vacante (ancora citazioni, haiku, koan, aforismi, ricette e quant'altro immaginando Sisifo felice...), Midgard Editrice, 2010, con una nota introduttiva di Dario Chioli (uscito in anteprima su SuperZeko);
Vigoroso è il moto del cielo (Poesie 2010-2012), Midgard Editrice, 2013, con una presentazione di Walter Cremonte (poesie in parte già pubblicate su SuperZeko in Avessi ancora qualcuno).
Su SuperZeko, poi, sono riproposte con il consenso dell'autore alcune Poesie inedite degli anni 2005-2007, già pubblicate da Enrico Cerquiglini nel suo blog «Tra nebbia e fango» (http://enricocerquiglini.splinder.com/tag/gianluca_ricci), e Vigoroso è il moto del cielo (Poesie 2010-2012), già pubblicato da Midgard Editrice, mentre sono pubblicate in prima edizione la raccolta del 2008 Nova. Amor sacro ed amor profano ed altre cose ancora, quella del 2009 L'Uno vacante. Ancora citazioni, haiku, koan, aforismi e quant'altro..., Avessi ancora qualcuno (2011-2012), e le opere in prosa Koan all'italiana (2009), Il micio curandero & altri racconti (2009-2010), Le fiabe svoltate (cioè all'incontrario) (2010), Quando i ragazzi raccontano (2010), Tre viaggiatori (2010). Vi ha inoltre pubblicato Me le ha raccontate la mamma..., una raccolta di storielle e filastrocche apprese da sua madre Alda Rebecchi.
Il suo indirizzo di posta elettronica è etsi.omnes.non.ego@gmail.com.
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