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Marinella Grosa

LIETO FINE

   

   

La fiaba di Cenerentola: un’interpretazione

Cenerentola è la povera ragazza vestita di stracci, costretta a un’esistenza misera e infelice, in contrasto con la sua natura nobile, con le sue reali potenzialità, con i desideri del suo cuore.
Cenerentola vive la condizione di miseria all’interno della famiglia d’origine che, lungi dall’essere un luogo di protezione e sostegno, diventa per lei luogo di mortificazione, maltrattamento e umiliazione. Così la povera fanciulla subisce angherie e ingiustizie di ogni genere, incapace di ribellione, almeno all’inizio.
Ha un’indole buona, gentile e compassionevole che la conduce a perdonare facilmente (addirittura a giustificare il comportamento dei suoi persecutori) e ad essere facilmente manipolata. Crede alle menzogne che le vengono raccontate su di sé e sul mondo, crede alle distorsioni che le vengono vendute come verità.
Cenerentola percepisce sentimenti ostili nei propri confronti e li vive come propria inadeguatezza, addirittura come propria colpa. Ella desidera essere amata, riconosciuta e apprezzata, così per ottenere un po’ di benevolenza, cerca di adattarsi e di compiacere i desideri di chi le sta accanto. Oppure di passare inosservata, di rimanere in disparte, di non creare pretesti per nuove ostilità.
Come può sopravvivere in un ambiente così duro?
Ci riesce, perché racchiude in sé una ricchezza spirituale e un amore per la vita che l’aiutano a trovare piccole gioie e compensazioni nel quotidiano, benché così misero: un fascio di luce che penetra dal lucernario della soffitta, l’amicizia con gli uccellini e i topolini, lo schioppettìo del fuoco nel caminetto.
Ma soprattutto si rifugia in un mondo parallelo, il mondo dell’immaginazione, dove finalmente è libera di desiderare, di essere se stessa e di contemplare una vita felice. Così può proteggere e preservare il suo nucleo più profondo dagli attacchi distruttivi dell’ambiente circostante.
Certo, ogni tanto cede alla disperazione e allo sconforto, ma poi ritrova le risorse per andare avanti, per riprendere a sperare.
Forse sono proprio questi elementi ad attrarre a sé la magia, la protezione e l’aiuto da una dimensione trascendente, simboleggiati dall’apparizione della Fata Madrina.
Se Cenerentola non è vista, riconosciuta e amata dalla sua famiglia, lo è da un’altra famiglia segreta, composta dagli animaletti della casa, dalle creature della natura e dagli esseri spirituali.
E così, nonostante ella non sia capace inizialmente di ribellione, il cambiamento arriva, sollecitato ed evocato dalla sua vita interiore, dalla sua immaginazione.
 È nello spazio delimitato e protetto della casa e delle sue stanze che si prepara la trasformazione. La casa, dove Cenerentola svolge le faccende domestiche, di pulizia e di riordino.
Il passaggio dalla vecchia alla nuova realtà arriva per incanto. La Fata Madrina trasforma gli stracci di Cenerentola in un sontuoso abito. Per la prima volta in vita sua, ella si vede vestita con gli abiti che le corrispondono e anche il mondo la vede, al ballo del principe sarà la più ammirata. I preziosi abiti valorizzano la sua bellezza e ora non le è più possibile passare inosservata.
L’incantesimo è spezzato, Cenerentola è uscita allo scoperto, ha sperimentato l’ebbrezza del mondo, del ballo, dell’incontro. Si è sentita bene nei nuovi panni.

Ma la fata ha i suoi piani. Fa ritornare Cenerentola nella vecchia situazione: l’incanto è destinato a finire allo scoccare della mezzanotte e la nostra si ritroverà come sempre vicino al caminetto, vestita dei soliti stracci.
Qualcosa di quella trasformazione è rimasto: una scarpetta di cristallo.
Qualcosa di lei è rimasto nel mondo: una scarpetta di cristallo perduta nella fuga precipitosa dal Palazzo Reale.
Il potenziale di trasformazione è innescato. Cenerentola non è più la stessa persona, ha fatto esperienza delle proprie potenzialità. Si è vista.  È stata vista.
Occorre tuttavia ancora un po’ di tempo, per lasciare maturare gli eventi.

Ora Cenerentola scopre un nuovo ostacolo: la paura della vita, la paura di cambiare abito.
Nascosta tra le mura domestiche, segregata in soffitta, mortificata da vestiti cenciosi: così la povera fanciulla ha vissuto per anni. E quella per lei è stata la sua vita, un luogo conosciuto e e sicuro.
Adesso si chiede chi è veramente: è la poverina vestita di stracci che piange davanti al caminetto oppure è la bellissima fanciulla che danza sicura tra le braccia del principe? Cenerentola è confusa: la vecchia e la nuova immagine di sé si sovrappongono e si combattono.

La Fata Madrina però sa bene che la vera salvezza di Cenerentola non potrà che arrivare da Cenerentola stessa.
Ora sta a lei farsi avanti e riconoscere il proprio diritto ad occupare il posto che le spetta, ad indossare abiti regali. Spetta a Cenerentola la decisione di affrontare il mondo, la vita, di abbandonare sicurezze limitanti e la vecchia immagine di sé, oramai obsoleta. Ora è forte abbastanza per ribellarsi, per osare.
Sicuramente la vita le offrirà un’opportunità affinché avvenga il reale cambiamento, preparato nel segreto delle stanze domestiche, ma reso possibile da una scelta coraggiosa e consapevole.

E l’occasione non si fa attendere: gli emissari del principe, incaricati di ricercare in tutte le abitazioni del regno la misteriosa fanciulla che ha perduto la scarpetta di cristallo, bussano un giorno alla casa di Cenerentola.  È la sua grande occasione. Innanzi tutto di ribellarsi (ora può farlo), abbandonando quel suo atteggiamento sottomesso e compiacente. Adesso è lei a decidere cosa è bene per se stessa, adesso è in grado di vedere con chiarezza la meschinità e l’invidia di chi la circonda.
Secondo una versione della fiaba, Cenerentola, rinchiusa a chiave dalla matrigna nella soffitta, riuscirà a liberarsi dalla prigionia e a presentarsi al cospetto degli emissari.
Non si sottomette più alla volontà altrui, non chiede più consensi, legittimazioni, non vuole più compiacere nessuno. Decide autonomamente, segue il suo istinto. Comincia a riconoscere i suoi desideri e si autorizza ad agire in base al proprio sentire, a prendere decisioni. Sta imparando ad amarsi.  È l’inizio della vita.
E così facendo sta gettando le basi per un incontro autentico, si sta legittimando ad amare e ad essere amata.
Ed è proprio l’incontro con l’Altro che a questo punto della storia può spingere Cenerentola a vincere le paure del nuovo, a rinunciare alle sicurezze limitanti, al guscio protettivo, alla vecchia immagine di sé.
L’approdo al Regno è al tempo stesso punto d’arrivo di un percorso di trasformazione, consapevolezza e legittimazione e punto di partenza per una vita più autentica, spirituale, felice e conforme alla propria natura profonda e ai propri desideri veri.
Questo è la nuova direzione da prendere, la nuova ricerca da compiere, la nuova avventura da vivere.

M.G.

 

* * *

  

L’ANGELO DELLA CUPOLA

Tu che produci misteri.
tu che produci elenchi
di cose da fare.
Dicono che da lontano
Qualcuno vegli su di te
(l’angelo della cupola).
Sulle tue forme incantate.
Sulla tua casa che profuma
d’incenso e di pavimenti lavati.
Sui tuoi elenchi spuntati.

  

* * *

  

DICHIARAZIONE D’INTENTI

Mai baciata da un rospo.
Eppure me l’aspettavo
al calar della sera
in una pozzanghera viola.
Sono di passaggio su questo Pianeta
e intendo muovermi con gentilezza
e intendo credere nel lieto fine.
Col mio piedino di fanciulla
attendo buone notizie ed altri eventi.

  

* * *

  

PARTY

E dunque muovendomi
al suono di rapidi indugi
(cortese la tua forma
elegante il tuo abito chiaro)
mi avvicino stentando
al calore della tua mano.
Ma no, forse è troppo.
 È meglio guardarti lontano
con occhio di sbieco.
E all’incrocio fatale
dei nostri segnali
inghiotto maldestra un bignè.

  

* * *

  

THIS TIME

This time (questa volta)
ne approfitto
e metto a fuoco
i miei desideri veri.
Questa volta mi arrendo al flusso
e assecondo i miei buoni pensieri.
Tu non c’eri l’altra volta
ma this time non potrai mancare.
Non potrai più cavartela
con una giravolta!

  

* * *

  

ALLA FINE

Alla fine cederò variopinte piume.
Perché non saranno sempre
lettere minuscole
e piogge battenti sul selciato.
Alla fine smetterò di arricciare il naso
e ai tanti tanti giorni passati invano
regalerò a Natale una piuma d’oro.
Poi alla fine tu mi dirai: t’amo
e io certamente ti risponderò: t’amo.   

  

da: Marinella Grosa, Lieto fine, Campanotto Editore, Udine, 2010, prefazione di Piero Ferrucci (raccolta ispirata alla fiaba di Cenerentola)

 


Marinella Grosa è nata a Torino, dove si è laureata in letteratura francese. Con Campanotto Editore (Pasian di Prato, UD) ha pubblicato Geometrie dell'Attesa (1996) e Lieto fine (2010), mentre con le edizioni Achille e La Tartaruga di Torino ha pubblicato La casa rotta (2011). Ha inoltre curato la prima traduzione dall'inglese delle poesie di Rodolfo Valentino, Sogni ad occhi aperti (Petrini Libreria, Torino, 1995), mentre su SuperZeko è presente una sua mostra fotografica,  Il paesaggio e l'anima, con testi di Mirjana Zarifovic e suoi.
Il suo indirizzo di posta elettronica è  m.grosa@libero.it.

   

 

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