Centro Ch'An Nirvana
Articoli di Aliberth


 

OSSERVARE IL SORGERE DEI PENSIERI….

 
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Anche stavolta, come in altre occasioni, Aliberth prende spunto da uno scambio di mail con un praticante  Buddista per esprimere il suo punto di vista (che, poi è quello generato dalla sua esperienza trentennale di studio e pratica del Dharma) riguardo all’interpretazione di vari elementi della “comprensione” del messaggio autentico del Buddha…

 

G. M.:Ciao Aliberth, come stai? Leggo sempre con interesse i tuoi post e così ho visionato l'ultimo articolo, quello sui FONDAMENTI di Pratica meditativa del Chan. (http://www.centronirvana.it/articolichanzen91.htm) A tal riguardo, avrei una domanda....Anche in questo libro leggo che dopo aver stabilizzato la mente con l'attenzione sul respiro, o sul conteggio dello stesso, (ovvero suldan-tien) etc., si dovrebbe rivolgere l'attenzione all'interno di se stessi, e cominciare ad osservare il sorgere dei pensieri.
Dopodichè, si dovrebbe cominciare a "chiedersi" da dove essi originano e se questi sono la nostra vera mente, fino a che poi dovrà sorgere‘non-so-cosa’, credo che sia chiamata la nostra vera mente. Vabbè...il problema è che così facendo io PENSO DI PIU.....ANZICHE’ LASCIAR ANDARE I PENSIERI, SE COMINCIO A PORMI DOMANDE, AUMENTO IL LAVORO DELLA MENTE, e così anziché essere ATTENTO AL MOMENTO PRESENTE, mi ritrovo a ragionare...FORSE NON HO COLTO IL PUNTO???
A me hanno insegnato:
1) di mantenere l'attenzione sul respiro o sul dan-tien,o anche fare il conteggio, che pian piano favorisce l'acquietarsi dei pensieri.
2)lasciar passare i pensieri osservandoli per un attimo, come onde sulla superficie di un lago....e lasciarli andar via.....non trattenerli, non giudicarli... ma tornare sul presente.....
...e nient'altro.......CREDO CHE LO ZEN NON DICA ALTRO.....o comunque a me non hanno detto altro....Da questo lavoro ho avuto l’esperienza di consapevolezza del momento presente. Lunghi attimi di presente dove non ci sono più io che osservo qualcosa ma anzi, sono in quel qualcosa. La sensazione di essere un tutt'uno col resto........NON RIESCO A SPIEGARLO A PAROLE.......comunque ho avuto queste esperienze.
Però quando leggo i tuoi scritti e i libri che indichi, mi sembra di capire che DOPO QUESTA FASE bisogna fare qualcos'altro. GUARDARE ALL'INTERNO, mi sembra di capire........MA IN CHE MODO??? Non certo cominciando a ragionare sull'origine dei pensieri, su chi sono io, etc. etc.... Perché ogni volta che ci provo la mia povera mente che prima si era calmata.....RIPARTE PEGGIO DI PRIMA....E CI SONO DI NUOVO IO CHE PENSO......
In sostanza.....COSA DOVREI FARE? Vorrei capire.....sinceramente; perchè sento che quello che faccio non basta. Dato che, dopo tutto ritorna come prima... allora ritorna Giovanni che è solo un pò più presente...tutto qua...... E’ così?

 

Aliberth:Caro Giovanni... la tua domanda è troppo lunga e troppo complicata....Cercherò comunque di risponderti, in qualche modo….Ciò che tu indichi come la “tua esperienza”, in qualche modo stà a dimostrare che in te “qualcosa” è successo e tu ne hai preso atto… O meglio, la consapevolezza che è in te, ne ha preso atto… Ecco, forse dovresti solo cambiare l’ottica della visione… Il continuare a pensare che ciò che accade nella tua mente è ciò che sta accadendo a TE, non fa altro che perpetuare il ‘senso di ego’ nella tua mente e, quindi, l’idea che quello che sperimenti (compresa la sensazione di ‘essere tutt’uno con il resto’) è qualcosa che sta succedendo a TE… e questo ti fa perdere il sottostante ‘stato’ di quiete silenziosa e vuota, conosciuto come lo ‘stato di non-mente’…

Forse non hai letto bene il testo, ma a me sembra che puranche nel modo come tu dici che ti hanno insegnato, i pensieri nella tua mente non sono AFFATTO diminuiti, né tantomeno scomparsi... Forse, ti manca la guida di una persona viva che sappia guidarti PROPRIO in quei momenti critici...Forse, dovresti capire che cercare di riportare la mente verso se stessa NON significa affatto che debbano aumentare i pensieri, ma proprio il contrario... e quindi, questo mi lascia credere che ti manca proprio questa fase del lavoro, o almeno, potrebbe essere che non è applicata nel modo giusto...

Mi fermo qui, perché credo che, alla fine, tutto debba riportarsi al giusto modo di lavorare... e quello lo si può verificare solo QUANDO gli effetti saranno proprio come dicono i testi (Chan o Zen, che siano...). Spero che tu possa pian piano arrivare alla mèta, cioè esattamente dove la tua mente fondamentale GIA' si trova... Devi solo lasciare che essa emerga e si faccia riconoscere da ed a TE... Ciao.

 

G.M.: Ecco, è proprio questo ciò che voglio dire.... Cosa significa "riportare la mente verso se stessa "......Mi sembra che QUESTO PUNTO nessuno lo spieghi davvero! E perché DOVREI rinunciare a capire?... Io sono qui per capire, ma se leggo scritto che devo solo chiedermi qual è la mia mente originaria, oppure da dove hanno origine i miei pensieri,etc, proprio il dovermelo chiedere significa ragionare. A meno che chi scrive non voglia dire un'altra cosa, ma non sa come dirla. Io, però, non sono affatto intenzionato a rinunciare. Se vuoi, prova a vedere se riesci a farmi capire....... Ti ringrazio…

 

Aliberth:Si, Giovanni... chi scrive quei testi (e chi è riuscito a metterli in pratica) vuole proprio dire un'altra cosa... Chiedersi quale sia la propria Mente Originaria, oppure DOVE hanno origine i pensieri, non è "ragionare" come si fa normalmente... Bensì, è qualcosa di diverso che si può imparare solo DOPO molti anni di sedute di meditazione silenziosa... Imparando a far tacere la mente, pian piano, accade che emerge un altro tipo di coscienza (e nemmeno io so come spiegarlo meglio...).Devi sapere, però, che questo altro tipo di coscienza, NON E' L'IO... Eppure, siamo sempre noi stessi che ci rendiamo conto della cosa, ma senza il ragionamento...

E’ un tipo di profonda intuizione interiore (insight) che normalmente nella nostra vita comune non si manifesta, perché nella vita comune noi siamo sottoposti alla visione ordinaria che è dualistica (cioè, ‘io’ e le cose/persone intorno a me...). Se questa percezione dualistica CESSA..., allora succede che quell'altro tipo di coscienza può emergere... Quella Coscienza che nel Chan è chiamata Non-mente, Mente di Buddha o Natura Originaria...
Di più non so COME dirti... dovresti prima meditare silenziosamente seduto per così tanto tempo da far accadere l'emersione di questa Natura Originaria... Ciao...

 

G.M.:Ok. Ora mi sembra di averti capito..., ti riferisci a quel tipo di coscienza che emerge e che ti fa sentire non separato da ciò che ti sta intorno (sbaglio, o viene chiamato samadhi?) E’ ciò che a volte capita nella meditazione, e che ho cercato di descriverti, con le mie parole…
Solo che mi sembrava di aver capito che "una volta emersa” questa cosa, bisognava cominciare a fare un lavoro tipo la MEDITAZIONE ANALITICA, come quella che si fa nel Buddismo Tibetano..., cioè investigando con la mente sulla vacuità, etc. Però, questo tipo di lavoro necessità di un ragionamento....e quindi, di botto esco fuori dall’eventuale stato di Non-mente.....DUNQUE FORSE NON AVEVO BEN CAPITO!!!!
Vediamo se ora ci siamo. Tu dici: “Questa percezione dualistica CESSA... allora succede che emerge quell'altro tipo di coscienza... che nel Chan è chiamata Non-mente, Mente di Buddha o Natura Originaria..., e bisogna semplicemente dimorarci il più possibile.....continuando ad osservare, da quello stato, tutto ciò che arriva.. (pensieri...emozioni....etc.).... E’ giusto, così?

Quindi, pian piano, andando avanti con le sedute di meditazione, questa “Coscienza” dovrebbe durare sempre di più, comparendo anche nel quotidiano.... Sperando che un giorno diventi la mia condizione NORMALE, e cioè una sorta di INVERSIONE DI COSCIENZA...., una comprensione da mente a MENTE! E’ così? Ho capito bene, adesso? Grazie comunque, Aliberth, per le tue risposte…

 

Aliberth: Si, ora ti sei avvicinato molto… ma, come è detto proprio nel Chan-Zen, le parole non servono a nulla… La comprensione è uno stato intimo e personale, e non è possibile dimostrarla ad altri tramite discorsi e scritture. E’ come quando si descrive il dolce dello zucchero o del miele… Le parole non potranno mai dare il senso della cosa, se uno non ha prima sperimentato da solo il significato di quella qualità di dolce… Perciò, in ultima analisi, mentre IO posso sapere se la mia mente ha capito ciò che deve essere compreso, non posso sapere se TU hai capito, ma mi auguro che davvero tu sia riuscito a capire… perché la cosa ti aiuterebbe molto sul sentiero del Chan-Zen… Un caro abbraccio, Al


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