Traduzioni di Dharma

I fondamenti della pratica della meditazione di Ting Chen

Tradotto dal Maestro di DharmaLok To

A cura di Sam Landberg & Dr. Frank G.French

Trad. in Italiano da Aliberth (Mengoni)

 

Voto per il Trasferimento di merito (Parinàmana)

Per tutti i donatori

 

Possano tutti i meriti e la grazia acquisiti dall’adornare la Terra Pura di Buddha, dall’amare i nostri genitori, dal servire il nostro paese e dal rispettare tutti gli esseri senzienti essere trasformati e trasferiti per il beneficio e la salvezza di tutti gli esseri senzienti che soffrono nei tre cattivi sentieri. Ed inoltre, possano tutti leggere ed ascoltare questo Buddhadharma e di conseguenza possano tutti generare la Mente Bodhi e, alla fine della loro vita, rinascere nella Terra Pura.

 

Comitato per la Traduzione dei Sutra degli Stati Uniti e Canada, 1999 –

sito web: http://www.ymba.org/freebooks_main.html

Ringraziamenti

 

Noi rispettosamente ringraziamo per il sostegno, l'assistenza e la cooperazione dei seguenti consulenti, senza i quali questo libro non avrebbe potuto essere prodotto. Essi sono: DayiShi; ChuanbaiShi, il Dr. John Chen, Amado Li; Cherry Li; Hoi-SangYu, TsaiPing Chiang; Vera Man; Way Zen; Jack Lin, Tony Aromando e Ling Wang.
Tutti essi devono essere ringraziati per l'editing e le spiegazioni del testo, per la fine traduzione, per la preparazione e la pubblicazione del manoscritto.

La loro devozione e la concentrazione per il completamento di questo progetto, su base volontaria, sono altamente apprezzati.

 

 

Indice dei Capitoli

 

• Introduzionedel Traduttore
• Cap. I° - La Base della Meditazione
Cap. II°- I livelli dellaDisciplinabuddhista
Cap. III° - La Preparazione alla Meditazione.
• Cap. IV° - Regolarela Mente
Cap. V° - Contare i Respiri
Cap. VI° - Vari Tipi diCh'an
•Conclusione.

 

INTRODUZIONE DEL TRADUTTORE (dal Cinese  in Inglese)

In origine, la nostra mente e la nostra natura sono pure, e non c’è nulla da accettare e nulla da rifiutare; non c’è esistenza, né non esistenza; c’è solo chiara comprensione senza attaccamento e senza un dimorare: Uno che volesse conoscere il non-attaccamento e la mente non dimorante, può trovarli attraverso la meditazione, perché è solo in questo modo che dopo la mente non pensa a cio che è giusto o sbagliato, al bene o al male, a se’ o agli altri.

Se questo può sembrare oscuro, allora considerate ciò che segue: Il passato è già andato; quando voi non ci pensate, anche il pensiero del passato è andato via. Dunque, non esiste il passato, e né alcun pensiero del passato. Inoltre, il futuro non è ancora arrivato. Se voi non avete desideri né aspettative, il pensiero riguardante il futuro svanisce. Quindi, il futuro non c’è, né c’è un qualche  pensiero riguardante il futuro. Infine, il presente è già presente. Senza aggrapparsi ad esso, senza dimorare in esso, e senza che vi sia alcun pensiero su di esso, il pensiero sul presente scompare e non c’è il presente né alcun pensiero sul presente. La mente che non dimora più assolutamente su nulla è conosciuta come la Vera Mente o la Natura Originaria

La mente non-dimorante è la mente del Buddha, è la mente della Liberazione, è la mente della Illuminazione (Bodhi), ed è la mente della non-nascita. Quindi, se si vuole veramente che la meditazione avvenga, occorre sedersi correttamente eretti e chiudere gli occhi. Poi, purificate la vostra mente, lasciate andare tutto e non pensate più né al bene né al male. Basta che osserviate i vostri pensieri. Non appena vi accorgete qual è il loro luogo di origine, scoprirete che essi improvvisamente sorgono e altrettanto improvvisamente scompaiono, e che questo processo va avanti senza soste.
Siate pazienti e continuate ad osservarli, e col tempo, potrete riconoscere che i vostri pensieri sono vuoti, cioè privi di auto-natura, e poi dopo, voi riconoscerete anche la vacuità originaria.
Non tentate di seguire i pensieri, di rintracciarli in qualche modo e né abbiate alcuna intenzione di sbarazzarvi di loro e così, col tempo, la consapevolezza manifesterà il modo in cui la vostra mente illumina un pensiero. Poi, ci sarà improvvisamente un’immobilità silenziosa che diventa ciò che è chiamato ‘Talità’. Ad un certo punto, un altro pensiero sorgerà, e voi lo osserverete allo stesso modo.
Fate questo per almeno una volta al giorno, stando seduti da quindici minuti ad un'ora. Man mano che la vostra concentrazione diventerà più profonda, i vostri pensieri rallenteranno ed il loro numero diminuirà, e la vostra capacità di illuminazione aumenterà finché alla fine scoprirete che non sorgerà più un solo pensiero, A quel punto, ci sarà solo immobilità e vuoto, perché la mente è diventata pura e chiara. Questa è la vostra auto-natura, conosciuta direttamente attraverso la saggezza (Prajna)-

Il soggetto della saggezza è Prajna, e il contrario della Prajna è l’ignoranza (avidyà). La Prajna illumina l’illusione che è ignoranza. Con la continuata esposizione a Prajna, l’ignoranza a poco a poco scompare finché vi è il ritorno all’auto natura, o mente pura. E’ in questa situazione che si manifesta il Retto Pensiero. Non c’è più la dualità ‘soggetto/oggetto’. Questo stato è conosciuto anche come ‘non-pensiero’ o ‘talità’, ed è riferito anche come inconcepibile. Quando la mente è illuminata ed un pensiero, come normalmente si sa che succede, sorge, esso sparisce all’istante. Continuate a praticare in questo modo quotidianamente e vi accorgerete che la vostra auto-natura diventerà sempre più chiara e pura. Poi, dopo, non ci sarà più nessun bisogno di osservare, né ci sarà alcuno scopo di continuare ad osservare. Infatti, non ci sarà più alcun bisogno di nessun tipo. Avrete realizzato che la mente è ‘non-mente’, che la non-mente è la pura mente e che la pura mente è la vera mente. A quel punto, il rumore della discussione ed il ruolo del pensiero saranno finiti. Ciò non può essere espresso a parole, eppure è semplice come bere l’acqua e sapere se essa è calda o fredda. Questa è chiamata Illuminazione Improvvisa.

E’ mio espresso desiderio che questa guida, basata sul manuale di meditazione di Ting Chen, si riveli utile nell’impartire il Dharma ai lettori. Per avermi aiutato a raggiungere questo scopo, io desidero ringraziare Sam Langberg e il dott. Frank G. French, senza il cui aiuto su alcuni sottili punti nella traduzione e senza la cui acutezza editoriale, questo còmpito si sarebbe rivelato troppo difficile. Possa dunque questo lavoro aiutare tutti a generare la mente della Bodhi (bodhicitta) e che non debba mai più regredire.

(DHARMA MASTER LOK TO -  Young Men’s Buddhist Association of America, Bronx, New York, Maggio 1999  (Anno buddhista: 2543)
                           

Cap. I° I FONDAMENTI DELLA PRATICA MEDITATIVA

 

Perché meditare?

Quando siete presi dagli sconvolgimenti emotivi dell’avidità, della rabbia e della delusione, potete sentirvi soccombere a veri malesseri fisici; e quando siete malati, il mondo può apparire un luogo  veramente spiacevole. Questo non significa, comunque, che tutte le nostre malattie siano dovute a emozioni portate all’estremo. Anche l’esposizione a sostanze alle quali potreste essere allergici potrebbe causare in voi una qualunque alterazione. Può causare violente alterazioni di umore, depressione, allucinazioni ed ogni sorta di effetti fisici, incluso un reale danneggiamento dei tessuti. Qualunque ne sia la causa, la malattia è molto spesso accompagnata da un insieme di emozioni  dirompenti. Programmi studiati per un uso terapeutico della meditazione e dei metodi di rilassamento si sono rivelati molto efficaci nell’arginare sia gli effetti fisici quanto le emozioni che li accompagnano. Eppure, per quanti benefici possano arrecare, tali metodi possono portare una persona solo fino ad un certo punto. Nella tradizione buddhista, la meditazione è usata più che altro per disinnescare l’origine (o la fonte) di tutti i guai – cioè, l’illusione del sé e degli altri. Nel Ch’an (o Zen), lo scopo è di superare il pensiero e le oscurazioni mentali. Quando si sarà fatto questo, e quando i pensieri non provocheranno più agitazione, la vera sostanza della mente apparirà chiara ed evidente. Senza i pensieri, e senza l’illusione di un sé e gli altri, l’avidità, la rabbia e l’odio non hanno un luogo in cui sorgere; e l’energia che era prigioniera di quelle illusioni diventa disponibile, fornendo un aiuto per un generale miglioramento della salute. Ed è per questo che la meditazione è chiamata la Pratica Fondamentale.

 

Gli effetti psicologici della Meditazione

Il fisiologo Russo, Ivan Pavlov (1849.1936), mise l’accento sul ruolo che il cervello ha nella fisiologia. A prima vista, uno potrebbe  ritenere che questa sia la semplice affermazione di un fatto, perché di solito quella parte del cervello è ritenuta coinvolta in poco più che la funzione di pensare. In realtà, essa prende parte nella produzione di molti ormoni, sia in modo diretto che indirettamente. Ogni aspetto della persona è interrelato, e quindi ecco come e perché i pensieri e le emozioni possono avere simili effetti così vasti. Tuttavia, questo è anche il motivo per cui la meditazione ed i pensieri che inducono alla calma possono essere così stabilizzanti e salutari. Si può sicuramente ritenere, quindi, che la maggior parte di ciò che contribuisce ad un adeguato funzionamento contribuisce anche alla buona salute.

 

Suggerimenti utili per una Migliore Pratica ed una Migliore Salute

Mano a mano che andate avanti nella pratica, vi si richiede di sedere immobili continuando per periodi di tempo sempre più lunghi. E’ allora che alcuni importanti limiti fisici possono costringerci a fare alcuni aggiustamenti riguardo al modo in cui siete seduti. Se per caso scegliete di ignorarli, pensando che cì sia un solo modo giusto di praticare, potreste provocare che vi sentirete distratti e preda di inutile sofferenza (il che significa che non sarete in grado di concentrarvi), e allo stesso tempo potreste anche esporvi ad un irreparabile danno fisico.

Per le persone che hanno fatto dei ritiri, non è inusuale fare ritorno a casa con le ginocchia dolorosamente danneggiate, avendo mantenuto una posizione nonostante il dolore provato, e avendo sopportato un crescente indolenzimento, semplicemente perché hanno altri più problemi ai quali cercar di porre rimedio. Per citare il KALAMA-SUTRA: “Non cercate di far qualcosa solamente perché siete stati istruiti a fare così, ma provatela e vedete come funziona per voi”. State sempre in guardia quando qualcosa non sembra essere del tutto giusta, e vedete cosa potete fare al riguardo. Ci sono molti, molti metodi che possono essere provati. Non c’è alcuna ragione per dover sopportare il dolore o una forte debilitazione, soprattutto se non può venirne niente di veramente buono.

 

La Relazione tra la Mente e la Meditazione

La metafora dello specchio, al quale ci si riferisce spesso nel Ch’an, qui è assai adatta per indicare gli aspetti più salienti della meditazione come viene praticata in questa tradizione. La mente-specchio non aderisce affatto, ed è attraverso questa assenza di agitazione che tutte le cose sono conosciute con chiarezza. Si dice che la mente sia così quando non c’è l’attaccamento (clinging)…

La mente, per essere come uno specchio, deve essere passiva, distaccata, disinteressata, calma e tranquilla. E' nella fase di quiete, di recupero e di imparare ad essere immacolata in mezzo a ciò che normalmente la contamina. Quando nella mente non c'è perturbazione, così come quando non ci sono increspature sulla superficie di un lago, tutte le cose vi si rispecchiano chiaramente, senza lasciare traccia. Non ci sono intenzioni, e non vi è alcuna azione che deve essere intrapresa o non intrapresa. Non c'è dipendenza da tutto quello che fate o non fate. E così, la meditazione si svolge naturalmente proprio mentre la mente sviluppa la sua tranquillità.

 

Concentrazione

Se fate convergere i raggi del sole, utilizzando una lente d'ingrandimento, e mettete a fuoco il risultante punto di luce su un foglio di carta, potreste facilmente farla bruciare e creare un foro attraverso di essa. Allo stesso modo, se riuscite a concentrare il vostro pensiero, aumenterete il vostro potere in diversi modi. Una volta, un certo laico buddhista, Yang Jen San, trovò una copia del SurangamaSutra in una vecchia libreria. Era felicissimo. Era proprio il libro che stava sempre cercando. Egli si sedette e cominciò leggerlo in totale assorbimento, dimenticando tutto ciò che lo circondava, fino a quando qualcuno lo chiamò. Improvvisamente, egli si accorse che era diventato buio e che se voleva continuare, avrebbe dovuto accendere una lampada. Che cose meravigliose devono avvenire quando si è in profonda concentrazione, dato che egli era riuscito a leggere il libro al buio! Ancora, uno scrittore molto famoso della dinastia Sung, Su Dong Pu, ha raccontato un'esperienza simile, in cui egli era così profondamente impegnato a dipingere un quadro da non essere più cosciente della sua persona, né di qualsiasi altra cosa. E' come se, quando con tutto il cuore si è totalmente applicati in qualcosa, il mondo intero si fa da parte.

Poi, quando la vostra concentrazione si rafforza, la respirazione rallenta e diventa sottile, le aree di residua tensione si rilassano, magari dopo che sono esistite da molto tempo, e alla fine non c'è più sforzo. E ne consegue una sensazione di benessere e facilità. Dopodiché, una sostenuta e rilassata concentrazione di questo tipo diventa facilmente meditazione. Dispiegandosi naturalmente, se le si permette di continuare, essa migliora la propria salute e vitalità, tanto che le emozioni disturbanti e i concomitanti problemi fisici lasciano il posto alla guarigione. I benefici e salutari vantaggi della meditazione sono ora solo un fatto documentato, tanto che numerosi medici la inseriscono e la includono nei programmi per il recupero dei loro pazienti.

La mente della persona comune è in subbuglio. Le persone sono il prodotto di profondi modelli di pensiero derivanti dal karma accumulato da tempi immemorabili, come pure essendo torturate dalla 'illusione di un sé’. Essere illuminati significa essere liberi da tutto questo. Già il praticare la concentrazione riduce le turbolenze, limitando la propria attenzione ad una sola cosa. Attraverso questa pratica, l’evidente attaccamento che si ha sulla propria illusione di sé e sulle cose lascia il posto, finché vi è la meditazione. Allora, vi è un'assenza di pensiero e un'assenza di parole. E poi, senza lo stress e la tensione dell’illusione, avviene una sorta di guarigione molto in profondità.

 

Meditazione e Dhyana

Nel buddhismo, l'uomo comune è visto come la persona che conduce una vita piena di sofferenza attraverso le contaminazioni di avidità, rabbia e illusione. E' solo quando in prima persona scopre che, in effetti, non c'è nulla di ciò che fa che è libero da contaminazione e sofferenza e che c’è una via d'uscita da tutto, per poter diventare sufficientemente motivati nell’ottenere quella libertà. Questo è tradizionalmente paragonato alla scoperta che la bella e colorata corda che uno ha trovato e di cui si è impossessato in realtà è un serpente assai velenoso. Quando la vostra esperienza risulta essere questa, voi potreste avere una comprensione così profonda del Buddha-dharma che la vostra vita si trasformerà radicalmente. Potreste realizzare al di là di ogni dubbio che, anche se il corpo può essere forte e sano, esso cambia continuamente ed invecchia. Potreste capire in profondità, distruggendo l'attaccamento al corpo e alla mente, anche che la nascita, la morte e la contaminazione non esistono più. Nella tradizione Ch'an, questo viene scoperto  proprio attraverso la meditazione.

La disciplina (sila), e la saggezza (prajna) sono strettamente collegate alla meditazione (dhyana). La corretta disciplina porta a dhyana, e dhyana dà origine alla saggezza. Ed è proprio per mezzo della disciplina che le contaminazioni sono dissipate, e questo facilita la strada per la coltivazione di dhyana (stabilita nella stessa regione di prajna). Si dice che la potente Ch'an Ting (In cinese, significa la pratica meditativa di dhyana) sia ben separata dalla contaminazione e dalla sofferenza, come risultato dell’auto-disciplina. Liberare se stessi dalle contaminazioni è lo scopo principale della pratica della pura disciplina. Mediante la disciplina, le contaminazioni sono dissipate. Allora, dhyana può diventare ben stabilizzata; definita variamente come vacuità, assenza di soggetto e oggetto, Ch'an Ting, o ciò che non è nel flusso della sofferenza, è la via d'accesso alla saggezza

(Prajna).

 

Cap. II° - I LIVELLI DELLA DISCIPLINA buddhiSTA

 

Conosciuta anche come Disciplina Cumulativa

Dichiarata formalmente, la settuplice assemblea consiste di upàsaka (devoti laici maschi), upasika (devote laiche femmine) siksamana (candidate di sesso femminile al noviziato), sramanera(monaci novizi), sramanerika (monache novizie), bkikhu (monaci completamente ordinati), e bhikhuni (monache completamente ordinate). Questi termini designano i livelli di impegno per la pratica, a partire dai cinque precetti base, o regole di formazione, per i laici.

Non formalmente dichiarato, ma di pari importanza, è il voto di fare il bene e astenersi dal fare il male. Le nostre azioni dovrebbero essere sempre per il beneficio di tutti gli esseri senzienti. Lo stimolo della disciplina buddhista è una irreprensibile convivenza con il resto del mondo, così come una migliore consapevolezza e pace interiore. Ci sono due modi per rispettare i precetti. Il primo si chiama ‘smettere e mantenere’, il che significa che si dovrebbe smettere, ossia astenersi di fare il male, e mantenere i precetti. Il secondo è chiamato ‘fare e sostenere’. E questo semplicemente significa che si dovrebbe fare il bene e sostenere la disciplina. La disciplina ha la funzione di aiutarci ad evitare il male ed a fare il bene, e il sostenerla, vi permette di purificare il corpo e la mente. Mentre si sta compiendo questo, il flusso delle impurità, o asrava, diminuisce, e queste condizioni, a loro volta, facilitano il samadhi.

Dhyana è la meditazione di assorbimento a diversi livelli; quando viene estesa su lunghi periodi di tempo, è indicata a volte come ‘samadhi’. Questi livelli (solitamente quattro), sono ben identificati nella pratica Ch'an, e vi sono, quindi, diversi tipi di Ch'an. Vi sono, ad esempio, il Ch'an mondano, il Ch'an sovra-mondano, e il Ch'an della suprema realizzazione Mahayana, per citarne solo tre.

La meditazione può essere praticata da seduti, camminando, stando in piedi, o sdraiati e ovunque in qualsiasi modo, ma poiché le nostre menti sono di solito così tanto disorganizzate, il modo migliore per praticarla, per la maggior parte di noi, è di sedersi regolarmente in un luogo molto tranquillo. Essendosi così seduti, mettete semplicemente da parte tutto e concentratevi su qualunque cosa possa essere l'oggetto di concentrazione. Con la nostra mente, parola e azione già raffreddati attraverso la disciplina, c’è l’occasione per il naturale e costante accesso al samadhi. Quando nessun pensiero sorge, la pura sostanza della mente appare; e lo stato di quiete e di illuminazione si manifesta gradualmente.

La qualità di questo stato di quiete è indefinibile, però non è come se il meditante seduto sia una statua scolpita nella pietra. In tale contesto, l'illuminazione è intesa come consapevolezza senza dualità di soggetto-oggetto. Non c'è più qualcuno che è consapevole di qualcosa, e non c'è più bisogno, di conseguenza, di pensiero o verbalizzazione.

Gli antichi saggi enfatizzavano che un momento di meditazione onora il Buddha più che costruire pagode numerose come i granelli di sabbia del fiume Gange. Le pagode, si sostiene, possono essere demolite, a differenza della mente uni-direzionata in un solo punto che trascende il tempo e lo spazio.

Può essere ripetuto abbastanza spesso che molto poco può essere raggiunto senza l'osservanza dei precetti. In effetti, la disciplina dissipa l'attaccamento e le sofferenze che la accompagnano e conduce alla assenza di passioni, puro sentiero al Nirvana. Anasrava, o purezza priva di passione, è l'opposto di asrava, il flusso delle passioni e la loro sporcizia. Asrava è inoltre conosciuto come la scarica di energia mentale che porta alla dimenticanza della verità. Invece, Anasrava, significa per definizione, l'assenza del flusso e l’isolamento dalla corrente delle passioni e, quindi, dall’influsso della sofferenza.

 

Cap. III° - PREPARAZIONE ALLA MEDITAZIONE

 

La postura

Trovate un luogo tranquillo, ordinato e ben ventilato (ma non pieno di spifferi), ove possiate sedere indisturbati per un regolare schema di pratica. Si può usare una coperta per proteggersi dal freddo.

All’inizio, fate in modo che il confort sua la vostra guida. Assicuratevi di impostare un programma meditativo con cui convivere, e poi affidatevi ad esso con continuità. Regolate la seduta in modo che non ci sia eccesso di disagio o di dolore, il che comprende la ricerca di una postura da poter tenere per un certo periodo di tempo che potrete estendere progressivamente. Imparate a rilassarvi completamente; non cercate di controllare alcunché, e non aspettatevi nulla.

Assicuratevi che gli abiti che indossate siano confortevoli e larghi, e fate in modo che essi siano pochi, a seconda di come le circostanze lo consentono. Allentate la cintura o qualsiasi altra cosa possa essere vincolante o distraente, come un bracciale da polso, un gioiello, o il profumo. In realtà, non c'è bisogno di ornamenti, e il loro uso durante la meditazione dovrebbe essere evitato.

 

Le Gambe

Se, e solo se, vi è possibile farlo, sedetevi nella postura del loto intero (o pieno loto), che è la posizione tradizionale considerata più stabile. Per chi volesse provare la posizione del pieno loto, procedere come segue. In primo luogo, sedetevi sul pavimento o su un cuscino basso e piegate la gamba destra davanti a voi, spingendola strettamente al vostro inguine. Quindi, piegare la gamba sinistra con il piede sinistro rilassato e col dorso verso l'alto, sulla coscia destra e vicino all’inguine. Infine, sollevare il piede destro, col dorso sopra, mettendolo sulla coscia sinistra, mantenendolo stretto all’inguine. In un primo momento, dovreste essere in grado di mantenere questa posizione per un breve periodo, ma, una volta abituati ad essa, potete trovarla notevolmente contribuente ad un senso di quiete, tranquillità e stabilità.

Sedere nella posizione del mezzo loto non permette una base stabile, perché solo un ginocchio è appoggiato sulla opposta gamba. Per compensare questo, se si può, si inverta la posizione delle gambe ad ogni seduta. Se si scopre che questo si rivela troppo difficile da fare subito, aspettate che venga il momento di allungare leggermente i muscoli delle gambe, fianchi ed inguine, ma attenzione a non stirarvi un muscolo o, a farvi male nell’ansia di esagerare, altrimenti potrebbero essere necessarie settimane per riprendervi. Per la maggior parte delle persone è consigliata una pratica graduale, ed un lavoro costante, se sono amorevoli, comprensive e pazienti con se stesse, e soprattutto, se sono rilassate. Non bisogna mai forzare se stessi in una data posizione o tenerla quando apporta un dolore intenso. Non è raro che si sviluppino disallineamenti corporei ruotando il busto, allo scopo di avere entrambe le ginocchia che toccano il pavimento.

 

 

 

Un modo efficace per contribuire a rilassare i muscoli che mantengono le vostre gambe ben stabili su entrambi i lati, così che facilmente restino sul pavimento, può essere fatto stando seduti su un cuscino di meditazione. Sedetevi sul bordo del cuscino di meditazione con i piedi posti alla stessa distanza perpendicolare delle spalle e con le ginocchia posizionate direttamente sopra le caviglie. Quindi sollevate una gamba e riponete la caviglia di quella gamba sulla coscia dell'altra, facendo in modo che il ginocchio della gamba sollevata scenda di lato, per come possa comodamente stare, sostenendolo con le mani e poi sollevandolo e abbassandolo più e più volte. Ogni volta che voi lo abbassate, pensate che la gamba sia più rilassata. Poi stando seduti, lasciatevi andare ancora di più, cercando di sentire cosa può essere necessario perché questo accada. Assicuratevi che i vostri fianchi rimangano a livello per tutto il tempo e che le gambe sprofondino sempre più in basso su entrambi i lati. Siate ben consci e consapevoli di tutto ciò che sta accadendo in termine dei vostri pensieri e azioni nel corso di questo semplice esercizio. Se, pur dopo il vostro sforzo, non riuscite a sedervi comodamente nella posizione del pieno o mezzo loto, allora potreste provare la posizione "libera".

Nel caso che si sviluppi un dolore, cercate di ‘stare’ con esso per un pò. Osservatelo, piuttosto che lamentarvi della vostra sorte o desiderare che se ne vada, dimenandovi, cercando di sfuggirlo o di affrontarlo stringendo i denti. State con il vostro dolore, e presto vedrete chiaramente che avrete successo nel vostro sforzo nel modo di stare seduti, nel modo in cui respirate e/o nel modo in cui vedete la situazione.

Prendendolo in prestito da un'altra fonte, possiamo utilizzare questo consiglio: "Siate immobili e conoscerete!”. Ciò che deve essere, lasciate che accada. Non rifiutate, e non respingete, ma prendete qualsiasi cosa accada, anche il vostro stesso modo di affrontare le cose. Anche se la vostra reazione è quella di voler uscire dalla situazione, facendo in modo di diventare pienamente consapevoli di ciò che sta accadendo, non sarete più così profondamente coinvolti in essa. Siate consapevoli di ciò che sta accadendo nel presente, perché solo voi siete in contatto con gli eventi, le loro cause e condizioni.

Può essere utile per voi esplorare la vostra risposta quando si invia l’amorevole gentilezza verso se stessi. Può sembrare imbarazzante, sciocco o sconveniente: si può anche ritrovarsi a piangere inspiegabilmente. Come praticato nella tradizione Theravada, in combinazione con la Vipassana, la meditazione sulla gentilezza amorevole è semplice e profonda, ma molto efficace, per raggiungere la sorgente della nostra sofferenza profonda. E' Dharma allo stato puro, in quanto ciò indirizza la compassione, come pure ad essere intimi con il dolore. Avete esperienza del dolore come se fosse un intruso, un oggetto al di fuori di voi? Questo approccio può generare significative intuizioni sul funzionamento della vostra mente e dovrebbe essere esplorato.

Tuttavia, dovreste lasciare che la discrezione possa essere la vostra guida. Non sottomettetevi al dolore al solo scopo di assolvere voi stessi per un senso di colpa o per dimostrare quanto bene intenzionati o quanto disposti siete a sopportare la tortura. Consideratelo, piuttosto, come un atto di gentilezza amorevole o come pratica della consapevolezza. In entrambi i casi, è un espediente. Tuttavia, se trovate il dolore troppo distraente, allungate le gambe consapevolmente, riposatevi e tornate alla seduta. Se potete semplicemente sedervi e non essere coinvolti in un modo corretto di sedervi per ottenere qualcosa, vi troverete sempre più a vostro agio e sarete tranquilli, il vostro respiro diventerà più sottile e i muscoli sempre più rilassati, dopodiché la meditazione ne seguirà naturalmente.

 

Torace, addome, glutei.

Sollevate un pò il torace, spostandolo in avanti, e sedetevi in modo che la parte cava del petto, la parte che è circa al livello della base dello sterno (la sede del vostro cuore), permetta che il diaframma possa funzionare senza impedimenti.

I nuovi arrivati alla meditazione spesso sperimentano ostruzione e disagio al torace, e che di solito sono causati dal fatto che la sede del cuore non è abbastanza in basso. Se ciò avviene, focalizzate la vostra consapevolezza sul vostro addome e astenetevi da qualsiasi sforzo, così in breve tempo dovreste sentire sollievo. I glutei dovrebbero essere un po’ sporgenti, e la vostra schiena dovrebbe essere eretta, in una posizione facilmente confortevole. Restate così rilassati e auto-composti, stabilizzandovi nel basso addome. Questa pratica è stata trovata essere particolarmente calmante.

 

Mani

Seduti nella posizione del mezzo loto, assicuratevi che il piede destro sia sulla parte superiore della coscia sinistra. I palmi delle mani sono rivolti in su, con il dorso della mano destra appoggiata sul palmo della sinistra, mentre il dorso della mano sinistra riposa circa al livello del vostro tan-t'ien (o la parte inferiore del ventre).

Nella posizione del pieno loto, le gambe sono incrociate un po’ sopra le caviglie, con la gamba sinistra più in alto. Qui, il dorso della mano sinistra è adagiata nel luogo in cui le vostre gambe si incrociano. Quando queste posizioni diventano naturali e confortevoli, di solito c'è un familiare senso di agio, silenzio e tranquillità.

 

La Respirazione Naturale

L'addome si rilassa e si espande durante l'inspirazione e si contrae durante l'espirazione. Questo, infatti, è naturale, perché quando si espira il diaframma si muove verso l'alto nel torace, mentre l'addome contemporaneamente si contrae. La contrazione non solo aiuta a evacuare i polmoni, ma anche stimola la circolazione sanguigna attraverso gli organi contenuti nella cavità addominale comprimendo i visceri.

 

Corretta Respirazione

L'addome si contrae durante l'inspirazione e si distende durante l'espirazione. Questo tipo di respirazione è stato usato in Cina fin dai tempi antichi come una sorta di igiene fisica e mentale. Provate entrambi i metodi per scoprire quale tipo di vantaggi sembrano essere validi per voi che praticate, così da non farvi cadere nella situazione in cui le cose accadono solo in un certo modo.

 

Pratica di Respirazione

Mentre siete rilassati, diventa profondamente evidente che la respirazione semplicemente va e viene e che vi è la consapevolezza che questo accade. Potete intenzionalmente respirare in un certo modo, ma la necessità di fare così, è basata su alcune circostanze esterne che determinano la necessità di questa intenzione, così che la questione della scelta sembra in qualche modo ovvia, quindi, l'intenzione sembra avvenire quasi per capriccio, vostro malgrado, per così dire. Questo tipo di paradosso esiste in tutto quello che facciamo.

La meditazione ha luogo nell’assenza di pensiero, eppure noi pensiamo che senza pensieri non ci possa essere la meditazione. Forse la risposta a questo enigma sta nella sequenza di due eventi separati, piuttosto che in ciò che sembra la loro apparente opposizione. Per esempio, quando voi state attivamente prestando attenzione al respiro, non potete essere davvero calmi, e così vi viene consigliato di semplicemente rilassarvi in quella calma che può presentarsi. La meditazione è distinta dall'assenza di pensiero e da una specie molto caratteristica di respirazione, nessuna delle quali può essere imposta a volontà. Prima bisogna abbandonare il controllo. Voi vi contorcete sul fatto di applicare tutto ciò che avete scoperto sul rilassamento, e questa è la misura massima di esercitare la vostra volontà. La seguente regola vale, sia se si pratica la respirazione naturale che con la respirazione corretta: Quando vi sedete giù per meditare, sedete in modo facilmente eretto, respirando attraverso il naso.

All’inizio, il vostro respiro può essere rapido e poco profondo. Allorché vi sarete rilassati ed avrete l'attitudine di né accettare né rifiutare tutto ciò che sorge, il vostro respiro rallenta e diventa più profondo fino a che si riesce ad inspirare ed espirare una volta ogni minuto per un ciclo. Il senso di facilità può essere concepito come standard. Mai e poi mai ci si dovrebbe sentire costretti o con un senso di disagio; piuttosto, tutto dovrebbe accadere proprio liberi da qualsiasi preoccupazione da parte vostra.

Allorché continuate la seduta, il respiro diventa sempre più sottile. Voi dovreste dedicare, almeno, cinque minuti ogni mattina e ogni sera a questa pratica di respirazione-rilassamento. Praticatela il più spesso possibile pure durante il resto della giornata, dove e quando vi succede di ricordarvelo. Poiché il respiro rallenta e diventa sempre più sottile, la mente si stabilizza e diventa calma. Come va la mente, così va il respiro. Per illustrare questo concetto, sono noti quattro tipi di respiro che si evolvono nel corso della pratica:

• Il primo si chiama respiro col soffio per descrivere il suono che si fa quando si respira.

• Il secondo è conosciuto come il respiro ansimante. Qui, non si fa più alcun suono quando si respira, ma la sensazione che non si può inalare abbastanza aria.

• Nel terzo tipo di respirazione, il respiro è liscio e silenzioso e senza alcuna ostruzione, ma non è ancora così calmo. Questo si chiama respiro arioso. Questi primi tre modi di respirare sono ancora abbastanza ruvidi e mostrano ancora segni di agitazione.

• Quando non c'è né suono né ostruzione, né ruvidezza né morbidezza, ed in quel momento davvero quieto e tranquillo quando non si sente affatto che si sta respirando e la respirazione non evoca alcuna associazione di alcun tipo, avrete raggiunto il quarto tipo respiro, il respiro silenzioso.

 

Questo è il respiro che armonizza. Se scoprite che riuscite a calmarvi facilmente e che il vostro respiro diventa rapidamente più sottile, questo indica che la vostra mente è diventata stabilizzata.

Con la pratica continua e costante, può bastare soltanto qualche istante perché il vostro respiro si possa disciplinare, e quindi il bisogno di respirare diminuirà e addirittura svanirà e, con questo, non sarà più disturbato da alcunché. Si dice che, in questa fase, la mente sia tranquilla e stabile. Prima di ottenere questo stato senza problemi, tuttavia, è inevitabile che ci sia molta irrequietezza e disagio. Se questi effetti persistono, e per aiutare ad armonizzare il respiro, è possibile provare i seguenti metodi, progredendo dal primo al successivo, man mano che si diventa più abili. Contate con molta rilassatezza e disinvoltura da 1 a 10 in ognuno di questi esercizi:

• Contate i vostri respiri, partendo da uno nell’esalazione e inalazione come un solo respiro;

• Contate solo la ispirazioni;

• Contate solo le espirazioni.

Quando avete raggiunto dieci, riprendete a contare da uno. Man mano che la vostra abilità tende a svilupparsi, sarete in grado di contare fino a 100, in dieci gruppi di dieci, senza fare divagare la mente e senza cadere nel sonno. Tuttavia, se questo accadesse, vi si chiede di ripartire da uno e ricominciare tutto da capo. Allorché vi troverete più a vostro agio, la vostra mente ed il respiro, lentamente e pacificamente, diventeranno interdipendenti.

Confusione e sonnolenza diminuiranno man mano che si avanza nei tre i metodi di respirazione e di concentrazione, e la mente stessa si calmerà.

Quando gli obiettivi del conteggio dei respiri sono stati raggiunti, il passo successivo sarà quello di seguire il proprio respiro. La mente, a questo punto, sarà molto calma e molto concentrata.

Seguendo il respiro, questa calma e questa concentrazione si approfondiscono fino a quando il respiro è sentito entrare es uscire attraverso tutti i pori. Continuando in questo modo, si arriva a sperimentare che voi stessi vi sciogliete dissipandovi come una nuvola e espandendovi come una nebbia, fino a quando non c'è altro che vuoto (vacuità). Quando questo accade, ci si trova liberati da tutti i tipi di malattie, poiché la mente si è stabilita in un nuovo livello di quiete più profonda, ed allora è arrivato il momento di abbandonare questo metodo di seguire il respiro.

 

Regolare la Mente

La meditazione può perfino migliorare la vostra salute, ma il suo scopo primario rimane quello di consentire di essere liberi dal pensiero, perché quando ciò sarà avvenuto, la saggezza risplenderà. Con questo obiettivo in mente, vediamo allora che sia il conteggio che il seguire il nostro respiro sono entrambi metodi di regolare la respirazione e quindi la mente. Se voi sarete completamente concentrati in questo modo, i vostri pensieri non saranno più confusi o disordinati. È per questa ragione che alle persone che hanno una mente che corre sempre o che sono coinvolte in tumulti emotivi viene assegnato il semplice compito di contare i loro respiri.

Ciò le calma nel corpo, nel respiro e nella mente. Nel corpo, esse sviluppano il rilassamento e la mancanza di tensione, si abituano ad una respirazione lenta e profonda, e nella mente sviluppano uno stato di silenzio, tranquillità e imperturbabilità.

Andando avanti in questa pratica, pian piano quasi tutti gli stati mentali più sottili scompariranno.

Adesso, è il momento di regolare la mente, perché ora è diventata molto meno irregolare. Ci sono molti metodi di approccio, ma il più favorevole è che uno fermi la sua attenzione su un solo punto, e consideri tutti i pensieri che sorgono come attori che appaiono su un palcoscenico e poi se ne vanno. Questo atteggiamento di passività, di partecipare sempre meno a ciò che sta accadendo, conduce ad una forte concentrazione. Quindi, quando sarete riusciti a concentrarvi su un punto di vostra scelta, sarete anche liberi da pensieri disturbanti, e, con una continuata concentrazione, il praticante si accorgerà pure che per il resto della giornata sorgerà un minor numero di pensieri inquietanti. Quindi, concentratevi in modo rilassato sull’essere consapevoli della punta del naso, per esempio, o sull'ombelico, o sul punto che sta un pollice e mezzo sotto di esso, nella zona nota come il tan t'ien, perché la vostra mente ha bisogno di qualcosa per essere occupata. In questa pratica, tradizionalmente si dice che la mente sia come una scimmia che è rinchiusa in un piccolo spazio, dove non può più saltare continuamente su e giù.

Due cose disturbano di più quando si sta preparando il terreno da cui, per così dire, sprizza la meditazione:

1. Quando prima voi vi sedete giù, la vostra mente è inquieta e instabile. Siete spinti in tutte le direzioni, un momento desiderosi di riuscire e successivamente frustrati quando le cose non vanno come volete voi. Potreste cominciare a soffrire, prima in un posto e poi in un'altro, così che tutto il vostro tempo passerà a cercare di sfuggire al dolore o consolare se stessi, o a fare entrambe le cose. Potreste immaginare di stare altrove, mentre partecipate ad eventi che hanno avuto luogo nella vostra vita, o che gli eventi che in qualche modo sono importanti per voi stanno avvenendo di nuovo. Potreste trovarvi a sonnecchiare più e più volte.

2. Attraverso la pratica continua, la vostra mente diventerà più stabile, e il pensiero discriminante diminuirà, ma ci sarà ancora confusione, e facilmente vi stancherete e vi assopirete. E' proprio per affrontare questi problemi che dovreste ‘sentire’ il punto che si trova un pollice e mezzo sotto, e circa un pollice e mezzo ‘dentro’ l'ombelico, che si trova nella zona chiamata in cinese ‘tan-t’ien’. Questo non solo corregge il vostro pensiero disordinato ed evita di farvi andare alla deriva in mare aperto, ma ha anche un riconosciuto effetto fisiologico di stabilizzazione che si traduce nella salute mentale e fisica. Ancora, voi dovreste trovare il punto di concentrarvi su ciò che funziona per voi. Potrebbe essere la punta del naso, l'ombelico o il punto che si trova un pollice e mezzo al di sotto. Tuttavia, qualunque cosa scegliate di fare, state con esso per tutta la durata del tempo che avete stabilito per la seduta. In particolare, i principianti dovrebbero far sì che la loro pratica abbia molto più successo, trovando il tempo per meditare quando sono più lucidi e svegli, eliminando il disagio e la distrazione e, soprattutto, comprendendo bene lo scopo di tutto questo.

 

Meditazione Intuitiva (Insight)

Il metodo di concentrazione descritto finora, in cui si dovrebbe ritornare al proprio oggetto di concentrazione quando si scopre che siamo coinvolti nel pensiero discriminante, è un modo un po’ superficiale di far sorgere la calma e fermare i pensieri erranti, perché riguarda il riflettere sui pensieri che sorgono, e questo è come aggiungere benzina al fuoco. Così, non è propriamente un mezzo per raggiungere la calma, e alla fine tale metodo si deve abbandonare e fare un altro passo in più verso la meditazione intuitiva (insight). Di solito, per guardare fuori si usano gli occhi. In questo approccio, si deve letteralmente mettere da parte qualunque cosa, chiudere gli occhi e osservare e/o sentire i vostri pensieri discriminanti.

Se lo farete, scoprirete presto che non potrete trattenerli, né dissolverli o mandarli via. Una volta che questo è profondamente compreso e voi non vi sforzate più né di trattenerli, né di dissolverli e né di mandarli via, conoscerete la quiete originale e la vacuità. Quando questa intuizione profonda si svilupperà e voi rifletterete in questo modo su un pensiero che sorge, esso allora scomparirà rapidamente e verrà sostituito dalla vacuità. Questo indica la creazione di un modo radicalmente nuovo in cui la mente può funzionare.

Quando voi vi mettete seduti la prima volta per meditare, potrà sembrarvi che i vostri pensieri siano diminuiti. Tuttavia, dopo aver praticato per un pò, è molto probabile che vi accorgerete che essi sono aumentati. Ciò che in realtà è aumentata, è la realizzazione di ciò che realmente era stato là per così tanto tempo, e questa immediata e continua fonte di sofferenza può servire come un faro nelle acque infide del samsara. Questo può essere paragonato al non essere consapevoli della polvere che si alza in una stanza fino a quando un raggio di sole brilla su di essa e ce la fa vedere. Allo stesso modo, allora, quando ‘sentite’ di avere troppi pensieri, questo è il primo passo verso l'illuminazione.

Abbandonare il pensiero, perseverare nella meditazione-intuitiva che permette questo, e così deliziandovi in questo, di solito per un lungo periodo di tempo, porterà ad una naturale scomparsa del pensiero. Si stabilirà, invece, il silenzio. Continuando in questo modo, il silenzio diventa sempre più profondo, perché diventa un silenzio in cui può verificarsi l'illuminazione improvvisa.

 

Recitare il Nome di Buddha Amitabha

Come avrete capito, non è inusuale per i pensieri assalirvi inesorabilmente quando vi sedete per la pratica. Normalmente, questo è oltre il vostro controllo, e pur con le migliori intenzioni, alla fine potreste pensare che non esista un vero modo per cominciare a praticare. Se scoprite che è più una questione di regola che non merito vostro, potreste provare l'approccio della Terra Pura, che è semplicemente quello di recitare più e più volte il nome del Buddha Amitabha. Si tratta di una pratica molto semplice e può essere assai efficace, ma richiede una fede profonda e un forte voto per essere in grado di realizzarla. Tuttavia, se voi reciterete con sincerità il mantra del nome di Amitabha, così che non vi sia nessun altro pensiero nella vostra mente, e lo farete per un certo tempo, il falso pensiero disturbante diminuirà.

Il Maestro Ch'an Che-Wu disse che quando una perla pura viene messo in acque torbide, l'acqua torbida diventa pura. Allo stesso modo, quando il nome di Buddha viene immesso in una mente confusa, quella mente diventa Buddha. Idealmente, recitando il puro nome di Amitabha Buddha ci si dovrebbe liberare dalle contaminazioni in questa vita e assicurare la nostra rinascita nella Terra Pura come una grande luce luminosa in mezzo all'Oceano della Sofferenza, meritando la lode per i sutraMahayana e per tutti i patriarchi e Maestri di Dharma del passato. Se voi doveste avere delle riserve su questa pratica, bisogna dire che questo semplice atto del recitare il nome di Amitabha è profondamente buddhista, perché esso coinvolge corpo, parola e mente in uno sforzo concentrato - il corpo regolando il respiro; il discorso limitandosi ad un semplice esprimersi; e la mente con la risoluta volontà che è stata espressa, e con il voto che è stato fatto.

Ci sono variazioni su questo tema, per così dire. Potete recitare il mantra a voce alta. Oppure potete recitarlo in silenzio. Si può recitarlo durante l'inspirazione. O recitarlo durante l'espirazione. Si può recitarlo insieme con l’inspirazione e l’espirazione. E la velocità con cui si pratica, varia a seconda del vostro particolare bisogno e abilità, ma questo vale per qualsiasi pratica in cui vi sentite impegnati. La recitazione deve, in ogni caso, procedere con la tranquillità che deriva dalla mente e dal respiro, dipendendo una dall'altro. Continuando a praticare in questo modo, la mente aumenta la sua calma e il respiro diventa senza forma. Poi, è come se solo la vostra intenzione originale o il voto siano sufficienti, la recita continua da sola, senza disturbo o confusione fino a quando viene raggiunto lo stadio della non-mente, e poi quella stessa non-mente è mantenuta.

Nel Sutra del Ch'an Samadhi si dice che se un Bodhisattva medita con nient’altro in mente che il Buddha, egli ottiene il samadhi. Questo semplice metodo di recitare il nome del Buddha può farvi sbarazzare del pensiero discriminante, che è il pensiero erroneo e falso, ovvero il pensiero di cui è afflitto l'uomo comune, e vi ricompenserà con la Retta Sapienza (Prajna), e poiché il vostro respiro è regolato, anche la vostra salute ne trarrà giovamento e migliorerà.

Potrebbe aiutare anche il fatto di contare le vostre recitazioni. Inoltre, potreste sperimentare di scoprire cos’è che funziona meglio per voi. Provate a contare ogni ciclo di respirazione dentro e fuori, precedendo o seguendo un'espirazione, o semplicemente includendolo come parte di ogni recitazione. Il conteggio, qui, si può fare in qualsiasi modo si decide, o si può semplicemente continuare a contare da 1 a 10, come prima, ripetendolo più e più volte. O, ancora, si potrebbe anche ripetere in silenzio la recitazione, dieci volte ad ogni respiro o tutte le volte che si può. Ciascuno degli approcci di cui sopra può contribuire a realizzare una efficace concentrazione, essendo l'oggetto di tutti quelli l’offrire qualcosa di semplice e ripetitivo per occupare la vostra mente completamente senza disturbarla. Dovete provare! Dovete sperimentarla! Cioè, ora che voi conoscete il modo per preparare un pasto gustoso e nutriente, dovete effettivamente prepararlo, gustarlo, vedere se vi è confacente, migliorarlo, se necessario, e poi mangiarlo fino a quando la vostra salute sarà migliorata. Per analogia, dovreste usare questa procedura nella vostra pratica fino a quando la pratica procederà per conto suo e diventerà, quindi, non più la pratica, ma una forma di arte che apparentemente ha una vita propria.

Durante la dinastia T'ang, il Maestro Fei-Hsi compose un sastra sul ‘Sutra-Samadhi del Recitare Il Nome di Buddha’. In esso, egli disse che le persone usano giada rara, cristalli, diamanti o altre cose preziose per fare perline da usare nella meditazione, ma che egli invece segue le sue inspirazioni ed espirazioni (mentre essi usano le perline) mentre recita Amitabha e che, inoltre, può farlo stando in piedi, seduto, sdraiato e perfino mentre è in un sonno profondo.

 

Di Che Cosa Bisogna Essere Consapevoli

Ogni momento di ogni giorno rappresenta per noi un'opportunità per la meditazione. Tuttavia, voi potreste pensare d essere troppo occupati o che avete bisogno di una certa struttura. In questo caso, potreste provare a meditare quando vi alzate al mattino e/o poco prima di andare a dormire. Se riuscite a fare questo tentativo solo una volta al giorno, provate a scoprire quale sia il momento migliore per voi, non solo per quanto riguarda la disponibilità, ma anche per quanto riguarda il periodo in cui vi sentite più vigili e reattivi verso la pratica. Cercate la qualità nel poco tempo che avete scelto. All’inizio, in particolare, quel periodo dovrebbe essere considerato come un momento di riposo, di relax o di rilassamento. E' un periodo in cui non fare nulla di nulla, un periodo in cui non essere attivamente impegnati in niente. Fin dall'inizio, quindi, scoprite come far procedere la pratica in modo naturale, piuttosto che cercare di far accadere le cose attraverso un vostro atto di determinazione. Potreste appartarvi per una decina di minuti per fare la pratica e poi estenderla allungandola di un minuto o due ad ogni successiva seduta, finché non resterete seduti per trenta o quaranta minuti ogni volta, e dovreste trovare un posto dove essere certi di poter continuare a farlo ogni giorno nello stesso momento e luogo, perché noi siamo creature con molta abitudine. In effetti, sia quando ci si sveglia, che mentre si è ancora a letto, voi dovreste mettere i palmi delle mani sul plesso solare e poi guidarle lentamente fino al basso addome. Fatelo più e più volte, e poi andate in bagno per alleviare il vostro corpo, lavarvi i denti, fare il bagno, e poi sedersi per la pratica. Questa routine può essere utilizzata anche in altri momenti durante il giorno e, quando sarà stabilizzata, diventerà naturale come lavarsi i denti. La cosa più importante, tuttavia, è che voi ne facciate una esperienza vivente, un momento di scoperta attraverso il relax e l'osservazione passiva.

Mangiare è una delle nostre prime fonti di condizionamento, e così una parte della vostra pratica è di considerare il cibo come una medicina. Questa può sembrare una cosa abbastanza semplice da fare, ma può rivelarsi molto difficile. Per molti, questa semplice pratica è totalmente distruttiva, perché produce un senso di privazione e di ansia quando le persone non hanno più accesso ai loro soddisfacenti condizionamenti. Uno dei suoi scopi, però, è quello di rivelare tali attaccamenti, al fine di scoprire l'inclinazione naturale come parte di essi, e poi far sì che quella consapevolezza si evolva in libertà.

Per quanto riguarda la procedura stessa, cercate di non mangiare direttamente prima di sedervi, perché ciò può provocare sonnolenza. Se avete mangiato troppo, potreste essere completamente distratti dal disagio di sentirvi pieni, forse finanche al punto di provare difficoltà a respirare. Tuttavia, anche non mangiare a sufficienza ha i suoi svantaggi, perché vi farà sentire deboli, avere mal di testa e di essere incapaci di concentrazione. Dovete imparare ad ascoltare bene le vostre esigenze. Dovete essere consapevoli tutto il tempo di ciò che vi accade, così da poter riconoscere il giusto cibo, la giusta quantità da mangiarne e, anche, scoprire quanto tempo prima bisogna aver mangiato prima di sedersi.

In questo modo, potrete scoprire che la vita assume un senso di ordine, che non siete più così coinvolti nel mangiare e, forse come un bonus, che state anche perdendo peso. Con solamente l’osservazione più superficiale, potete scoprire che mangiare come fate normalmente, può essere seguito da una pletora di tali sintomi, come una vaga inquietudine, mal di testa, depressione, ansia, mal di stomaco, confusione mentale, stanchezza o prurito. Se voi potete individuare quali siano le cause, potrete essere in grado di sbarazzarvi dei sintomi. Tuttavia, tutto ciò può non comprovare che sia così facile come può sembrare. Ci sono molti svariati tipi di dipendenza, ma la caratteristica di tutti essi, secondo una corrente teoria riguardante ciò che è coinvolto nell’allergia, è che voi desiderate molto le cose che causano i vostri problemi. Restare passivamente seduti a conoscere tutto ciò che traspira, vi rilassa. Questo non solo serve in generale a ridurre le vostre reazioni, ma vi aiuta anche a diventare meno attaccati alle cose che prima vi preoccupavano. Voi diventate consapevoli di come tutte le cose avvengono e, non agendo su di esse, succede che entrano in sintonia con una conoscenza interiore che divampa per aiutare a liberarvi, per così dire. Non può essere detto troppo spesso che ‘voi dovete trovare ciò che è meglio per voi’.  Per alcune persone è bene che esse abbiano uno stomaco vuoto. Altre preferiscono fare la doccia e meditare un'ora dopo aver mangiato poco, e, a complicare le cose, non sempre questo funziona per loro. E' tutto lì, prima ancora che uno osservi. Tutto quello che serve è di essere consapevoli di ciò che sta succedendo tutto il tempo.

Chiunque abbia perso una o due notti di sonno e abbia dovuto lavorare, sa quanto miserando può essere già solo il rimanere svegli, essere da soli concentrati e, perdipiù, fare del lavoro fisico. Dormire troppo può farvi sentire pigri, e così il non aver dormito troppo, né troppo poco, non è buono per la meditazione. Quindi, siamo alle solite…! Spetta a voi, praticanti, scoprire che cosa è meglio per voi. Allora, una volta fatto questo, potete elaborare un programma. Ad esempio, potete sedervi dalle 9 alle 10 di sera, e poi subito dopo andare a dormire. Alzandovi alle sei del mattino, potreste fare le vostre abluzioni mattutine e sedervi ancora prima di uscire per la vostra giornata.

Se vi succede di svegliarvi di notte e scoprire che non avete sonno o che avete una certa difficoltà ad addormentarvi di nuovo, potreste usare questo tempo come un’occasione per meditare. Di solito, il sonno arriva quando uno siede rilassato. In questo caso, allora, semplicemente non dovreste continuare a sedere. Con la pratica, il vostro bisogno di sonno diminuisce, e vi potrebbe accadere di scoprire che è possibile per voi gestirlo abbastanza bene per quattro o cinque ore, o anche meno. Infatti, ci sono meditatori speciali che non hanno più alcun bisogno di dormire, mentre sono nella fase di meditare. Questa facoltà non è un qualcosa che si possa forzare oppure imparare, ma si sviluppa in modo totalmente naturale.

 

Perseveranza

Spesso i principianti trovano che la pratica seduta sia molto scomoda. In effetti, alcuni possono anche continuare a sentirsi così per lungo tempo tanto che essi si qualificano come principianti.

Ciò che li trattiene dall’andarsene è la perseveranza.

Per progredire bisogna perseverare, e voi dovreste insistere a sedervi ogni giorno alla stessa ora e nello stesso luogo, rilassati e dolcemente eretti, semplicemente consapevoli di tutto ciò che sta accadendo o lievemente impegnati nella concentrazione e liberi da qualsiasi senso di coercizione.

 

Risultati

Ricercare i risultati è controproducente. Idealmente, ogni pensiero cessa e viene sostituito da uno stato naturale, che, incidentalmente, dimostra di essere salutare perché è libero dal desiderio e, quindi, relativamente libero dallo stress. Non avere scopi è rinfrescante, ma difficilmente questo è compreso in quanto tale, e quasi impossibile da far accadere per la maggior parte delle persone. Tutti i desideri di fare, di eccellere e di avere successo sono al centro del nostro proprio essere. E quindi, il rinunciare a tali inclinazioni, sembrerebbe essere al di fuori di ciò che uno potrebbe fare, perché ciò toglierebbe l'illusione del controllo. Ecco perché una corretta comprensione del Dharma è così importante.

 

Nessuna preoccupazione

Eliminate tutte le preoccupazioni! Mettete da parte tutte le cose durante la vostra pratica e  fate semplicemente in modo di regolare il respiro e la mente. Dopodiché, anche i pensieri ingannevoli verranno visti andare e venire. Non preoccupatevi di essi, la vostra mente si acquieterà. Chiudete gli occhi, restando seduti, così non vedrete le cose al di fuori. Seppure i suoni potrebbero essere ancora evidenti, e si può pensare che essi sono inquietanti e che la vostra pratica è difficile, però se in quel momento si è consapevoli che ciò che state pensando è solo un pensiero, o che ciò che state sentendo è solo l’effetto del vostro udito, i vostri problemi, in quanto tali, svaniscono.

 

Abitudini

Non è davvero sufficiente fare solo la pratica seduta, e certamente non sarà sufficiente se la si fa solo due volte al giorno. È necessario essere attenti alla vostra condotta ed essere costantemente in guardia contro il cadere nella trappola di un comportamento abituale. Questo significa che voi dovete riconoscere e poi cercare di controllare le vostre tendenze di avidità, rabbia e illusione; poi, che dovreste fare del bene, prendere rifugio nei Tre Gioielli (Buddha, Dharma e Sangha), quindi osservare i cinque precetti (non uccidere, non rubare, non commettere adulterio, non mentire e non ingerire sostanze intossicanti), e che dovreste leggere, studiare e indagare per rendere chiaro quello che voi capite del Dharma, così da essere in grado di impostare e mantenere sia la Retta Comprensione che la Retta Visione. In questo modo, sarete sempre più liberi dal desiderio, più in grado di concentrarvi, e, col tempo, farete in modo di avere pieno successo nella meditazione.

 

Probabili Esperienze che possono presentarsi

Cercate di non prendervela se, durante la pratica, improvvisamente sentite molto caldo, sudate copiosamente, vi agitate muovendovi, forse anche bruscamente, sentite ciò che sembra come un suono che tutto pervade, vi ritrovate ad assumere posizioni diverse senza volerlo e, possibilmente, vedete apparizioni. Non tentate di reprimere nessuna di queste manifestazioni! In ogni modo, alla maggior parte dei praticanti non accade mai di avere esperienze del genere ma, al contrario, i più praticano con successo ed hanno altresì il vantaggio di un miglioramento della salute. Qualcuno potrebbe diventare misterioso e dire che ciò è dovuto al karma, anche se questo significa in realtà non più che dire che tutto è quello che è. Basterebbe dire che la meditazione può presentare a volte vari effetti mentali, emotivi e fisici che sono comunque transitori, almeno fino a che non vi sia un qualche tentativo di bloccarli. Se questi dovessero turbarvi, cercate di realizzare che tutto è vuoto, e che perfino ciò che sembra esistere cambia costantemente. Tenete a mente che nulla è reale, perché nulla ha natura intrinseca; e quindi non c'è proprio nulla da desiderare o rifiutare. E' con questa visione che si può essere liberi dall’attaccamento, ed è allora che la concentrazione dovrebbe facilmente far seguito. Senza una tale visione, però, siete sempre in pericolo di essere intrappolati da qualsiasi cosa che possa sembrare importante per voi.

Il Maestro di Dharma Tao-Yuan, nel descrivere il suo stile di pratica, disse che uno che possiede la prajna(saggezza) dovrebbe generare la Grande Compassione e quindi fare un grande voto per ottenere il samadhi, così da riuscire ampiamente a convertire gli esseri senzienti, e non cercare la salvezza per se stesso. Egli dovrebbe anche abbandonare tutte le condizioni, o, in altre parole, semplicemente smettere di fare qualunque cosa, non facendo differenze tra il corpo e la mente, né tra il movimento e la quiete: Egli dovrebbe mangiare e dormire quanto basta per sostenere la salute, e ogni giorno dovrebbe stabilire un tempo e un luogo per meditare, seduto nella posizione sia pieno o mezzo loto. Se sceglie di sedersi in pieno loto, egli dovrebbe allora mettere il suo piede sinistro sulla parte superiore della coscia destra e il piede destro sulla parte superiore della coscia sinistra. Rispettivamente, dovrebbe poi mettere il dorso della mano destra nel palmo della sinistra e poi mettere il dorso della mano sinistra sul suo piede sinistro in mezzo loto o, nel loto completo, sui suoi piedi all'insù, facendo toccare i pollici insieme sempre con tanta leggerezza.

Dopo aver stabilito una base stabile e confortevole, egli dovrebbe poi piegarsi in avanti e indietro e oscillare da destra a sinistra, lentamente, diminuendo le oscillazioni fino a quando non trova un punto di equilibrio, in cui sente di essere seduto in modo semplice e senza sforzo. Per assicurarsi che la cosa stia così, egli può controllare se le sue orecchie sono perpendicolari alle spalle e se il suo naso è in linea con l'ombelico. Egli non deve, tuttavia, costringersi ad assumere e mantenere una posizione che non è naturale per lui. Egli dovrebbe poter, eventualmente, essere in grado di sedersi in modo eretto, e dovrebbe dedicare tempo a fare proprio questo, come separata pratica quotidiana.

Poi, quando egli sarà in grado di sedersi così, senza che alcun pensiero venga dato a ciò, egli lo potrà incorporare nel suo periodo di pratica concentrativa. Dovrebbe poi toccare il palato con la punta della lingua, appena dietro i denti superiori e mantenere questo contatto per tutto il tempo che è seduto. Per evitare di cadere nel sonno, dovrebbe tenere gli occhi leggermente aperti, dirigendo lo sguardo verso il basso attraverso lo spazio consentito dalle sue palpebre abbassate. Avendo organizzato così se stesso, egli si siede, pensando né al bene né al male. Nel caso in cui tali tipi di pensieri sorgessero, tuttavia, egli dovrebbe essere consapevole di essi semplicemente considerandoli come pensieri.

Praticando in questo modo per un certo periodo di tempo, egli naturalmente diventa una Mente Unica (mente che non è più occupata con oggetti). Quando questo stadio è raggiunto, si dice che i quattro elementi - terra, acqua, fuoco e aria - automaticamente si trovino a suo agio, ed egli avrà raggiunto il livello della felicità (cioè, la sua mente sarà in pace, ed egli non darà più importanza alle cose fenomeniche del mondo – N.d.T.). Diventando esperto in questi metodi, egli raggiunge quello stato che è descritto come la ‘grande soddisfazione’. Tuttavia, se mai non sia così esperto, gli si consiglia di concentrarsi sulla propria mente fino a che non sarà riuscito ad ottenere questa soddisfazione. Quando il suo periodo di pratica è finito, ed è pronto per alzarsi, egli si muoverà lentamente. Così, quando si alza, non disturberà la sua concentrazione profonda e, con il tempo, potrà continuare a mantenerla in ogni momento e in ogni luogo, mantenendola come se fosse un piccolo neonato. Continuando in questo modo, la forza completa di dhyana dovrebbe finalmente diventare a lui disponibile.

E' facile cercare una perla in acque calme, ma è molto difficile farlo quando ci sono grandi onde. La perla della Mente ci appare, quindi, nell'acqua limpida di dhyana. Nel ‘Sutra della Completa Illuminazione’, c’è scritto che Ch'an Ting (dhyana) dà origine alla chiara saggezza (prajna) che è libera da ogni ostruzione, che è oltre ogni cosa, e che si realizza più facilmente nella calma della meditazione.

Ne ‘Il Grande Sastra’ (The Great Sastra), si chiede al Buddha perché egli consiglia di utilizzare solo la posizione del loto (o mezzo loto). La sua risposta fu che, di tutti i metodi che nella meditazione sono stati sperimentati, la posizione del loto è risultata essere la più sicura e stabile, permettendo al praticante di sedere per molto tempo senza stancarsi, e quindi è l'ideale per praticare il Ch'an. Essa ha anche un modo di mettere in ordine la propria mente, proprio così come ci fa sentire bene a livello fisico. Dei quattro modi per la mente di praticare, - sedersi, camminare, stare in piedi e stare distesi - la posizione del loto è la suprema, perché contribuisce al più adeguato strumento per la pratica.

Ci sono praticanti eterodossi che stanno spesso in piedi, tengono i piedi sollevati, restando scalzi. Tali presuntuose persone mostrano inquietudine e non possono calmare la mente. Questo, quindi, è un altro motivo per cui uno dovrebbe sedere nella posizione del loto. Ed inoltre, seduti in questa posizione, è più facile sviluppare il pensiero corretto e la corretta concentrazione, che possono poi portare all’unità di mente.

In un altro passaggio de ‘The Great Sastra’, è anche consigliato che coloro che vogliono imparare a meditare dovrebbero concentrarsi su un punto preciso, che dovrebbe essere tra le sopracciglia o nel mezzo della fronte (il cosiddetto ‘terzo-occhio’).

Il grande maestro T'ien-T'ai, Chih-I, che insegnò il ‘Chi Kuan’ e vari metodi di praticare il Ch'an, descrisse con dovizia di particolari come si dovrebbe regolare la propria dieta per essere idonei ad entrare nel Tao. Detto semplicemente, egli disse che se si mangia troppo in una unica volta, il vostro stomaco sarà così pieno che voi non sarete in grado di respirare correttamente. Questo, a sua volta, farà sì che i vostri centri psichici siano bloccati e la vostra mente ne sarà ostacolata, rendendo estremamente difficile, se non impossibile, fare la pratica. Se, invece, voi non mangiate abbastanza, questo può causare che la vostra mente sarà instabile per mancanza di energia. Naturalmente queste condizioni estreme sono da evitare, ed esse ci suggeriscono solo due motivi per cui voi dovreste praticare la cosiddetta Via di Mezzo.

Per quanto riguarda la dieta, bisogna evitare cibi che solo voi potete sapere che non sono adatti per la vostra pratica, che possono mantenere gli elementi in disarmonia e portare alla malattia. Questo è un modo per sottolineare la praticità di essere sempre attenti, perché è attraverso tale osservazione che, in ultima analisi, voi potete imparare ciò che è appropriato per voi. Non deve essere considerato strano che alcuni alimenti non solo possono far sentire giù di corda e malati, ma possono anche causare sbalzi d'umore improvvisi o addirittura allucinazioni. Quindi, il sutra dice che se si è fisicamente a proprio agio, il Tao può prosperare, e che se il cibo e bevande sono adeguatamente regolamentate, la felicità può essere goduta nella pace della quiete, e la mente calma è in grado di fare grande mostra di buon zelo.

 

Regolazione del Sonno

E’ detto che eccedere nel sonno fa aumentare l’ignoranza, annuvolare la mente, e quindi dovrebbe essere scoraggiato. Chi dorme troppo, metterà presto da parte non solo la pratica del Dharma, ma perderà rapidamente anche la sua capacità di praticare, poiché la sua mente diventa instabile e confusa e tutte le sue buone radici non vengono più utilizzate. Pertanto, ci si dovrebbe risvegliare alla transitorietà della vita e regolare il proprio sonno al fine di mantenere elevato il proprio spirito e la propria mente chiara al fine di dimorare nello stato che porta alla manifestazione della quiete e della imperturbabilità.

Quindi, egli inoltre disse che l'auto-coltivazione dovrebbe sempre andare avanti, e che l’eccessivo sonno non dovrebbe essere consentito, per non provocare che il nostro tempo passi senza scopo.

Si dovrebbe pensare al fuoco distruttore dell’impermanenza, il quale brucia il mondo intero, e ci si dovrebbe sforzare per liberarsi da esso il più presto possibile, anziché indulgere a perdere tempo nel sonno eccessivo.

 

Regolazione del Corpo, Respiro e Mente

Corpo, respiro e mente sono tutti interdipendenti e sono talvolta concepiti come tre aspetti di una stessa cosa. Nel buddhismo, ci sono pratiche che sono state studiati per lavorare con questi aspetti. Inoltre, ci sono metodi che hanno lo scopo di guidarvi attraverso le pratiche preliminari, quelle intermedie e quelle finali. Questi metodi, e pratiche, dicono alcuni, sono impiegati per prepararvi a far entrare ed uscire il cuore in tutta questa meditazione.

La vostra attività giornaliera deve avere una qualità gentile. Se in essa c'è una qualche ruvidità, anche il respiro si fa ruvido e, quando il respiro è agitato, la vostra mente è instabile, così che quando voi tentate di sedervi, diventerete perplessi e inquieti. Per rimediare a questo, è sufficiente visualizzare se stessi come già fisicamente rilassati e seduti a proprio agio, anche prima di sedersi per la pratica. Quando gli effetti benefici di questa semplice procedura si saranno manifestati e vi sentirete calmi, rilassati e delicatamente presenti, potrete sistemarvi nella posizione seduta scelta.

Quelle che seguono, sono le indicazioni per la seduta nella posizione del mezzo loto, date da un altro insegnante. Sistemate il vostro cuscino in modo da poterci sedere comodamente e per un lungo periodo. Poi, posizionatevi nella posizione del mezzo loto. Per fare questo, sedetevi in posizione eretta con le ginocchia in fuori da entrambi i lati e le gambe incrociate sulle caviglie.

Poi ponete la parte inferiore della gamba sinistra sulla parte superiore della coscia destra e fate scorrere la gamba sinistra in basso vicino al basso ventre, in modo che la pianta del piede sinistro sia rivolta in sù e le dita del piede sinistro siano paralleli alla vostra coscia destra. Le dita del piede destro sono anche disposte in modo che siano parallele alla coscia sinistra.

Se invece volete sedere in posizione del loto completo, osservate la procedura di cui sopra, e poi ponete la gamba destra in basso sulla sinistra, girando la pianta del piede destro e trattenetelo stretto sul basso ventre. Una volta sistemati, allentatevi la cintura tenendola appena legata per evitare che scivoli via e poi allentate qualsiasi altra cosa che potrebbe essere anche solo un po’ vincolante, come un orologio da polso o una collana aderente. Una volta fatto questo, ponete il dorso della mano sinistra nel palmo rivolto verso l'alto della destra, e appoggiate il dorso della mano destra sulla pianta dei piedi all'insù. Poi controllate per vedere se siete inclinati, pendenti o sforzati, e, dopo aver fatto gli aggiustamenti necessari, scuotete le membra sette o otto volte per rilassarle. Poi, controllate di nuovo per vedere come state seduti, facendo attenzione di non essere accasciati o seduti in modo rigidamente verticale, ma siate dolcemente eretti. La vostra testa non dovrebbe sporgere in avanti o pendere da una parte o dall'altra, e il mento non dovrebbe essere vigorosamente tirato in avanti. Si deve sentire di essere seduti in modo naturale. Poi, lentamente e continuamente, espirate attraverso la bocca, immaginando nel contempo che tutte le impurità ed i rifiuti che potrebbero intasare i vostri centri psichici vengano espulsi con il vostro respiro. Chiudete la bocca, in modo che entrambe le labbra e i denti si uniscano senza sforzarli, mentre la lingua dovrà toccare il palato, e poi chiudete gli occhi e respirate aria pulita attraverso le narici. Ora, immaginate di essere come una montagna, stabile e immobile. Seduti in questo modo, è possibile evitare sia lo sforzo che la rilassatezza.

 

Regolare il Respiro

Perché la meditazione abbia luogo con successo, prima deve essere regolamentato il respiro. Ci sono, tradizionalmente, quattro tipi di respiro: udibile, ansimante, grossolano e riposante. I primi tre sono considerati in qualche modo erompenti o eruttivi.

Se riuscite a sentire il vostro respiro, si dice che è ‘udibile’. Se non è udibile, ed è anche ostacolato o meno libero, si parla di respiro ‘ansimante’. Se il respiro non è udibile e né ansimante, si dice che sia ‘grossolano’. Quando il respiro non è né udibile, né ansimante, né grossolano ma continuo, essendo appena percettibile e così sottile da essere quasi impercettibile e anche accompagnato da comfort e facilità, si parla di respiro ‘riposante’.

Un respiro udibile disperde la vostra compostezza, un respiro ansimante vi tiene legati ad esso, un respiro grossolano fa troppa aria, ma un respiro riposante indica una mente quieta e tranquilla. Se è presente uno dei primi tre modi di respirazione, significa che il vostro respiro non è ancora ben regolato.

 

Regolare il Respiro: sintesi

Ci sono tre fasi importanti che si hanno luogo durante il corso di questa pratica:

• Con una concentrazione corretta, voi vi rilassate.

• La vostra mente si acquieta allorché vi rilassate sempre di più.

• Voi avrete l'esperienza di respirare attraverso tutti i pori.

 

 

Cap. IV° - REGOLARE LA MENTE

 

Entrare in Meditazione

Lo scopo, o l’obiettivo, è di ridurre la confusione ed il pensiero, per mantenere la vostra attenzione sull’impedire che la mente vaghi e si confonda e stabilizzarla quando essa inizia a sprofondare, o a galleggiare, quando si estranea o diventa troppo dispersiva. Quando la mente si sprofonda, si è fastidiosi, confusi e irresponsabili. Può succedere perfino di sonnecchiare. Perciò, per ovviare a questo, si consiglia di fissare l'attenzione sulla punta del naso. Quando la mente galleggia, si va alla deriva, ci si sente a disagio e si diventa interessati a ciò che ci è esteriore. Perciò, si consiglia di fissare l'attenzione sul vostro ombelico, perché è stato trovato che questo impedisca ai pensieri di sorgere. Fatto questo, si dice poi che la mente si sia stabilizzata e si calmi più facilmente. Così essa diventa allora una mente regolata.

 

Meditazione Sostenuta

La meditazione, alla fine, è semplicemente consapevolezza senza intenzionalità. Comunque, vi si impone di essere sempre consapevoli e di essere a conoscenza se il vostro corpo, respiro e mente siano adeguatamente regolati. Se, dopo aver regolato il vostro corpo ed essendovi seduti per un pò, voi notate che la vostra seduta è diventata teso o distratta, che vi siete inclinati su un lato, che pendete tenendo le spalle troppo in alto o tirate all'indietro o in avanti, o che in qualche modo non siete dritti, dovreste fare appropriati aggiustamenti al fine di mantenere una mente regolata. Potrebbe essere possibile, tuttavia, che anche se il corpo è regolato, il vostro respiro non lo sia, anche dopo aver già trattato coi diversi aspetti non regolati del respiro, che può essere udibile, ansimante o grossolano. Può anche accadere che, anche se il corpo e il respiro sono regolati, la mente può essere sprofondata, galleggiante, distratta, tesa o instabile, nel qual caso per regolare la mente devono essere utilizzati i metodi citati in precedenza. Sebbene questi metodi debbano essere utilizzati come espedienti, piuttosto che in successione, essi tuttavia possono sembrare molto volontari. In realtà, è un po’ come imparare a guidare una bicicletta, una volta imparato, la cosa va avanti da sola….

 

Uscire dalla Meditazione

Prima che la sessione di meditazione sia finita, si dovrebbe, in un certo senso, metterla da parte e respirare, attraverso la bocca, mentre si visualizza l'aria che lascia i vostri centri psichici. Quindi, ruotare delicatamente le spalle, braccia, mani, testa e collo; poi muovere tutte le dita dei piedi per rilassarle. Dopo aver fatto questo, strofinare il vostro corpo con le mani, e poi strofinare insieme i palmi delle mani e metterli sugli occhi, coppettandoli per un pò. Infine, quando sentite di esservi rinfrescati a sufficienza, potete lasciare il vostro posto di seduta. Uscire bruscamente dalla seduta di meditazione, anche se tutto potrebbe essere stato stabilizzato mentre si era seduti, potrebbe causare mal di testa e diversi tipi di malesseri.

 

La Pratica del Chih-Kuan in Relazione alla Mente Rozza e Distratta

Quando un principiante si siede giù per la pratica, la sua mente è di solito grossolana ed instabile. Praticare Chih è introduttivo al controllo mentale, ma, in sua mancanza, si può passare a Kuan. Vediamo che cosa significa tutto questo.

Il primo approccio, chiamato Chih, ha tre componenti, come segue:

1. Secondo il sutra, una mente fissata che non può smarrirsi è come una scimmia legata. Applicato alla pratica, ciò significa fissare l'attenzione sulla punta del naso, sull’ombelico, o sul punto che è un pollice e mezzo sotto di esso.

2. Il sutra afferma inoltre che i cinque organi di senso sono controllati dalla mente. Per fermare una mente errante, dovete trattenerla attraverso l'osservazione non appena essa si muove.

3. La comprensione è di primaria importanza. Riferendoci ancora una volta al sutra, scopriamo che le cause che creano i fenomeni sono vuote e senza un padrone. Chiunque calma la sua propria mente, possiede la base fondamentale per la pratica monastica. Bloccando tutte le cause che danno origine ai fenomeni assicura e garantisce il raggiungimento della Realtà Assoluta attraverso la consapevolezza che tutte le cose (dharma) originano dalla mente, che la loro esistenza è dovuta a cause circostanziali e che esse sono prive di un sé separato. Se tutto questo viene compreso, la mente non si aggrappa più a nulla, e la sua condizione confusa e condizionata semplicemente arriva ad un arresto completo. Il termine ‘Chih’ significa proprio questo arresto.

 

Il secondo approccio, chiamato Kuan, ha due componenti, come segue:

1. Se per esempio, vi trovate presi nel desiderio sessuale, dovreste coltivare la visione opposta, e cioè vedere il sesso come sporco e brutto. Quando siete violentemente arsi dalla rabbia, dovreste invece trovare un modo per esprimere la compassione. L'opposto dell’attaccamento alle mondane preoccupazioni dell'ego sarebbe quello di richiamare alla mente che tutto è un'illusione. Quando si è sommersi dai pensieri, si dovrebbe contare i respiri. L'effetto di questa strategia è, in definitiva, di porre fine alla discriminazione.

2. Questo consiste nell’esaminare la natura delle cose e vedere che esse non hanno affatto una forma di esistenza intrinseca e che la loro apparente esistenza dipende da apparenti cause, che a loro volta, dipendono da esperienze del passato e queste sono ritenute essere cause delle presenti circostanze. In altre parole, perfino le cause non hanno natura intrinseca, e quindi in realtà esse sono identiche alla ‘realtà indifferenziata’ da cui apparentemente sembrano sorgere. Dal momento che gli oggetti, così contemplati, sono irreali, ne consegue allora che la mente che in precedenza li contemplava, cesserà di sorgere.

 

Il Chih-Kuan come Porta del Dharma

Per ricapitolare, ricordiamo che, al fine di prepararvi alla meditazione, tutti voi dovreste sedervi correttamente e regolare il respiro per stabilizzare e controllare la vostra mente. Ciò richiede una grande pazienza per la maggior parte dei principianti, perché la mente è, di solito, abbastanza indisciplinata. Tuttavia, il non riuscirci, non dovrebbe impedirvi di fare il Chih-Kuan, né vuol dire che si dovrebbe smettere la pratica di regolare il vostro corpo, parola e mente. Sia come sia, voi presto scoprirete che l'attività della mente è come una scimmia, che non si ferma mai un istante. Il consiglio che viene tradizionalmente dato è quello di limitare il movimento di questa scimmia.

Nel Chih-Kuan, il ‘Chih’ significa fermare la mente e si riferisce a fermare le attività fuorvianti o false della mente. Per fare questo - cioè legare la mente-scimmia praticando Chih - il primo passo è quello di fissare la mente su un unico oggetto, ad evitare che essa vada vagando da un oggetto all'altro. Dopo aver compiuto questo, dovete guardarvi dentro per contemplare i vostri pensieri. Qui, si scopre ancora che essi si presentano in gran numero e spesso senza alcuna relazione tra di loro, apparendo, per la maggior parte, in modo casuale. Così, realizzerete anche che i pensieri futuri non sono ancora sorti. Quando vi chiederete quale di questi pensieri è la vostra mente, vi accorgerete che la vostra mente falsa ed erronea sorge e svanisce come i pensieri stessi, ed è, quindi, anch’essa priva di vera realtà. Se continuerete in questo modo, acquisirete familiarità con questa non-realtà, e la vostra mente falsa ed erronea finirà da sola, e con la fine della mente falsa ed erronea, la vera realtà sarà finalmente evidente.

Quando prima voi vi sedete per praticare, la vostra mente è spesso instabile. Questa giustamente è chiamata mente instabile, e per stabilizzarla nella quiete, dovete fermarla, cioè viene utilizzato il ‘Chih’. Se siete in grado di fermarla ancora e ancora, il processo del pensiero arriva gradualmente al termine. Mentre state meditando, potrete scoprire che state avendo sonnolenza. Questo fatto è chiamato ‘sprofondare la mente’, ed il modo per risvegliarla è con la contemplazione, o ‘Kuan’, che si stabilisce chiudendo gli occhi e guardando verso l'interno, per così dire, direttamente alla fonte dei vostri pensieri. Ci sono tre tipi di ‘Kuan’, o contemplazione: essi sono la contemplazione del vuoto, la contemplazione del non-reale, e la contemplazione del significato.

 

La Contemplazione del Vuoto

Dovete guardare dentro tutte le cose nell'universo, dalle più grandi, tra cui la Terra, le montagne e i fiumi - alle più piccole - tra cui il vostro corpo e la mente. In questo modo, voi percepirete che in ogni istante tutto cambia ed è inesistente e vuoto, e quando la vostra mente guarderà dentro questo vuoto, questo è ciò che si chiama Contemplazione del Vuoto (o Vacuità).

 

Contemplazione del Non-reale

Quando si ha familiarità con questa Contemplazione del Vuoto, dovrete guardare all’interno della vostra mente o, per così dire, nel luogo da cui nascono i pensieri, e scoprirete che ogni pensiero ha il suo oggetto. Poi realizzerete che ogni fenomeno deve la sua esistenza all’unione di cause e circostanze concorrenti, cioè una causa interna e una circostanza esterna. Per esempio, un chicco di riso germoglia perché vi è l’unione di una diretta causa interna, che è il seme, insieme con una concorrente condizione esterna, nella forma di acqua e terra umida che lo bagnano e l’alimentano. Se il chicco di riso non è seminato e rimane in un magazzino, esso non germoglierà mai perché c'è solo una causa diretta interna, senza una condizione concorrente esterna. Inoltre, seppure vi siano solo acqua e fango, senza che il seme sia seminato, allora questi da soli non possono produrre il germoglio, perché non c'è stata l'unione con una causa originale, cioè il seme. Ogni fenomeno nel mondo è creato dall'unione di cause dirette e indirette, e svanisce non appena queste si separano. Questo include i pensieri che sorgono e scompaiono nella mente e che non possono perciò essere afferrati. Una tale disamina, si chiama Contemplazione del Non-reale.

 

Contemplazione del Significato

Ci sono due contrastanti atteggiamenti connessi con la ‘contemplazione del vuoto’, da un lato, e la ‘contemplazione del non-reale’, dall'altro. Anche quando si raggiunge questo stadio, il risultato è tuttora incompleto. Pur essendo riusciti nella Contemplazione del Vuoto, non bisogna ‘aggrapparsi’ alla Vacuità, e quando si è raggiunta la Contemplazione del Non-reale, non bisogna aggrapparsi al non-reale. Quando sarete riusciti a mantenervi equidistanti dagli estremi di Vacuità e Non-realtà, la vostro mente che non si attacca e non si affida ad essi sarà straordinariamente chiara, e questa fase è chiamata dunque la Contemplazione del Significato.

 

A prima vista, la Porta-di-Dharma del Chih-Kuan sembra implicare diversi stadi in successione. In pratica, l'uso di Chih o di Kuan dipende unicamente dalle inclinazioni della mente durante la fase di meditazione. Come dato di fatto, lo scopo di Chih è quello di far domare tutti i pensieri ad una sola ed unica mente, e quella di Kuan è di raggiungere la chiara intuizione della Verità Ultima, che è quella di essere libera e priva di illusioni. Quando con la pratica si riesce a ‘fermare’ la mente, o Chih, non dovreste allontanarvi mai dallo scopo di interrompere il flusso dei pensieri. Non dovreste aggrapparvi alle parole scritte, ma praticare in modo intelligente, a seconda delle circostanze.

Il respiro è la fonte della vita. Quando il respiro si ferma, il corpo è solo un cadavere inanimato. Con il sistema nervoso non più funzionante, la mente svanisce e la vita immediatamente termina. Ecco perché si dice che la vita sia preservata dal respiro, che collega il corpo con la mente. Così, vediamo che un essere umano è composto di corpo, respiro e mente e che il respiro svolge il ruolo importante di unire le altre due componenti.

Il manuale di meditazione T'ienT'ai, intitolato ‘T'ungMengChih-Kuan’ (The SixProfoundDharma Gates – Le Sei Porte del Profondo Dharma), si concentra sulla respirazione come completa pratica che può essere preceduta da un training nel metodo Chih-Kuan, oppure può essere anche usata indipendentemente da esso. I successivi stadi sono i seguenti:

1. Contare i respiri

2. Seguire il respiro

3. Arresto del pensiero (Chih)

4. Contemplazione (Kuan)

5. Ritorno al Vuoto

6. Purificazione

 

 

Il Metodo di Conteggio dei Respiri

Il metodo di conteggio dei respiri offre due possibilità, come segue: Dopo aver regolato il respiro, così che non sia né troppo forte né troppo debole, contare lentamente da 1 a 10 ogni inspirazione ed insieme espirazione. Non contateli separatamente. Per esempio, con l’inspirazione, contate uno dopo aver espirato. Poi inspirando ed espirando ancora, contate due, e così via. La vostra mente  diventerà ben presto fissa sull'attività e non vagherà così facilmente. Se essa si distrarrà prima di aver raggiunto il numero dieci, ritornate con delicatezza a riprendere il conteggio come descritto sopra. Questo è il metodo di meditazione conosciuta come il Conteggio dei Respiri.

 

Realizzazione ottenuta attraverso il Conteggio dei Respiri

Man mano che vi abituerete al metodo sopra descritto, il respiro diventerà sempre più sottile, fino a che sembrerà non esserci più. Questa fase è chiamata Realizzazione attraverso il Conteggio dei Respiri.

 

Il Metodo di Seguire il Respiro

Questo metodo è facile e semplice: basta concentrarsi sul proprio respiro e consapevolmente seguirlo, mantenendolo dolcemente, fino a quando non è più un problema. Dopodiché la mente e il respiro diventano un tutt'uno.

 

Realizzazione ottenuta attraverso il Seguire il Respiro

Mentre si segue il respiro, la vostra mente diventerà sempre più sottile. All’inizio, potrete notare la lunghezza del respiro, ma non appena esso si farà più raffinato, diventerà quasi impercettibile, ed a quel punto sembrerà come se esso si manifesta attraverso i pori della pelle. L'effetto sulla vostra mente è rilassante o calmante. A questo stadio della pratica, potreste desiderare di coltivare ancor più il respiro. Il vostro prossimo passo sarà la pratica di fermare anche il pensiero, costituito da due fasi: Chih e Kuan.

 

La Pratica di Arresto, o Chih

Focalizzarsi lievemente sulla punta del naso porta all’arresto (della mente). Nel corso di questa semplice pratica, potete sentire all’improvviso come se il vostro corpo e mente svaniscano; quindi, a quel punto entrerete in uno stato di immobilità e quiete chiamato dhyana (cioè, Ch’an)

 

Realizzazione ottenuta attraverso la Pratica di Chih

A questo stadio, la chiarezza si sviluppa attraverso la consapevolezza. E voi non vi sentirete più attaccati a nulla, e non c'è più un senso di soggetto e oggetto mentre siete seduti; dopodiché si procede alla fase chiamata Kuan.

 

La Pratica della Contemplazione, o Kuan

Questa pratica consiste in una dolce ‘osservazione passiva’ del vostro respiro raffinato e sottile, considerandolo come un movimento in un vuoto che non ha una sua realtà propria.

 

Realizzazione ottenuta attraverso la Pratica di Kuan

Questo è un ulteriore perfezionamento della pratica in cui arriverete a sentire come se voi state respirando attraverso i pori della pelle. Ad un eventuale spettatore, potrebbe sembrare come se voi neanche respirate. Quando si arriva a questo stadio, Chih e Kuan diventano indistinguibili. E’ interessante notare che la Shamatha-Vipasyana per principianti si differenzia nell’intento dal Chih-Kuan, in quanto la Shamatha-Vipasyana sviluppa la consapevolezza, mentre il Chih-Kuan sviluppa l’assorbimento. Una ampia ed estesa sessione di contemplazione dovrebbe poi essere seguita dalla fase del Ritorno

 

Il Metodo del Ritorno

Contemplando il vostro respiro, potrete realizzare che c'è una mente apparentemente soggettiva che contempla un respiro apparentemente oggettivo e che questi molto chiaramente costituiscono i due poli, ovvero l'essenza, della dualità. Ciononostante, essi devono, per così dire, essere fatti RITORNARE all’Unica Mente Fondamentale.

 

Realizzazione ottenuta attraverso il Metodo del Ritorno

Questo metodo fa sviluppare la consapevolezza del Conoscitore che contempla il respiro mentre scende e risale con la mente. Questa mente che si alza e si abbassa è sperimentata come simile alle onde che salgono e scendono sul mare, e questo porta ad una presa di coscienza della natura illusoria di tutto questo. Le onde non sono l'acqua, il cui volto fondamentale può essere visto solo quando il mare è calmo, cioè dopo che le onde sono scomparse. Allo stesso modo, la mente che sale e scende, come le onde nell'acqua, non è la Vera Mente. Ora, guardate in questa Vera Mente, che è increata. E poiché è increata, essa è al di là, essa è e non è, e quindi, è VUOTA. E poiché è vuota, ne consegue che non c'è una mente soggettiva che contempla. E poiché non c'è una mente che contempla, ne consegue che non c'è un oggetto contemplato; dato che sia la conoscenza che il suo oggetto svaniscono, questo è chiamato ‘La Realizzazione del Metodo-di-Ritorno. In seguito a tale realizzazione, rimane l'idea del ritorno; poi, per poter rinunciare ad essa, si dovrebbe meditare sulla purezza.

 

Realizzazione dello Stato della Purezza

La pratica di purificazione consiste nella contemplazione delle visioni discriminanti. Così, quando la mente è immobile come l'acqua calma e vi è l'assenza dell’erroneo e falso pensiero, si manifesta la Mente Reale, che pure non esiste separatamente dalla mente falsa. Il raggiungimento di questo tipo di mente, che è come ‘acqua-senza-onde’, viene chiamato La Realizzazione della Purezza.


 

Queste ‘Sei Porte del Profondo Dharma’ si possono considerare come costituite da una preliminare serie di metodi, che coinvolgono il conteggio e il seguire il respiro, le due pratiche principali di Chih e Kuan, e le pratiche conclusive del Ritorno e della Purificazione. Più in particolare, il metodo dell'arresto (Chih) è la pratica principale, mentre la contemplazione (Kuan) è il supporto, fino a quando si realizza la percezione, il che significa che non si è più coinvolti nel fare distinzioni o di avere attaccamenti. Questo riferimento alla percezione è riferito ai cinque skandha (aggregati), in cui si può vedere che le distinzioni sono fatte a livello concettuale. Quindi, il non essere più a quel livello significa essere al più sottile livello della percezione (sempre in relazione ai cinque skandha).

Per realizzare il Grande Dhyana e la Grande Prajna, la mente deve essere messa a proprio agio. Il processo delle Sei-Porte-del-Profondo-Dharma contiene metodi che sono designati a regolare la mente, consentendole di rilassarsi. Questo è fondamentale, perché se non si sa come rilassarsi, non si può nemmeno iniziare a praticare. Avendo imparato a rilassarsi, poi, e con la mente ed il respiro ben regolati, allora la meditazione può avere luogo.

È allora che si possono praticare le Sei Porte del Profondo Dharma del Contare, Seguire, Fermare, Contemplare, Fare Ritorno e Purificare, passando attraverso tutte queste per più e più volte, con pazienza e continuità, mettendo la vostra mente sempre più a suo agio, quando voi sempre di più lasciate andare. Seguire un rigoroso ordine di pratica a questo punto diventa controproducente. Se trovate che il conteggio dei respiri per voi va bene, allora contate i respiri. Se vi sembra meglio il metodo di purificazione ed esso funziona bene per voi, fatelo. Dopodiché, in pochi giorni, potrete essere in grado di comprendere facilmente la vostra mente, come mai ci siete riusciti prima.

 

Meditazione e Ch'an Ting

Bisogna dire che nel Buddhadharma ci sono molti approcci alla meditazione, e che essi si possono trovare sotto i titoli di Ch'an e Ch’an Ting. Il solo Ch'an Ting è un nome generico per molti metodi: i Quattro Dhyana, i Quattro Infiniti, i Quattro Vuoti Ch'an Mondani, le Nove Osservazioni, il Samadhi dei Nove Livelli (sopramondano), il Ch'an dell’Auto-Natura ed il Ch'an Ting propriamente detto. Questi approcci possono portare a profondi dhyana, in cui si trova la vera saggezza; e con questa vera saggezza può esserci l’auto-illuminazione, l’illuminazione di altri, e la ‘Illuminazione Ultima e Perfetta’.

E' stato suggerito che sedere a meditare da soli in una foresta o su qualche remota montagna, potrebbe far sembrare che si voglia rinnegare il voto da Bodhisattva che è quello di salvare tutti gli esseri senzienti. In risposta a questo, si deve considerare che anche un Bodhisattva che è lontano da tutti gli esseri senzienti li mantiene ancora conservati nella sua mente. Quindi, quando voi vi trovate a meditare Ch'an Ting in un luogo tranquillo e avete acquisito la Vera Saggezza (Prajna), è proprio in questo modo che si può veramente aiutare gli esseri senzienti. Se siete ancora curiosi di sapere perché è necessario praticare in solitudine, considerate questa analogia. E' un po' come cercare di accendere una fiaccola in mezzo ad un vento forte, anziché farlo dentro una stanza in cui l'aria è immobile. Così come è molto, molto difficile, se non impossibile, accendere una fiaccola in una tempesta, è altrettanto difficile trovare la saggezza avendo ancora una mente disordinata. Quindi, benché i Bodhisattva vivono isolati e lontani dagli esseri senzienti e dimorano in ambienti silenziosi e tranquilli, proprio così essi possono praticare il Ch'an Ting e sviluppare e purificare la loro saggezza.

Voi dovreste concentrarvi e focalizzare la vostra attenzione su qualsiasi cosa stiate facendo nel mondo della vita di tutti i giorni, se volete praticare in modo corretto. Lo stesso si dovrà applicare anche nel vostro tranquillo mondo interiore, benché non nello stesso identico modo. Per usare un'altra analogia, diciamo che voi avete una lampada che funziona assai bene e che anche tutte le circostanti condizioni contribuiscono a far sì che essa produca una buona e intensa luminosità. E’ solo allora che si avrà una chiara illuminazione. Tuttavia, la pratica del Buddhadharma di certo è molto più sottile che non l'atto di accendere una lampada. La mente quando è nella confusione è molto più leggera, perfino più leggera di una piuma e si muove così rapidamente che è andata via prima che si possa far qualcosa riguardo a ciò. Non può essere controllata, poiché ogni tentativo di questo tipo è di per sé, un atto che aumenta la confusione. Più velocemente di un lampo, nella nostra mente gli oggetti mentali appaiono e scompaiono, e questa frenetica attività non si ferma mai. Invece, bisogna fermarla! L'unico modo per uscire da questo groviglio, è reso possibile solo attraverso la meditazione.

Nel Commentario alla DhyanaParamita, è scritto che un Bodhisattva deve abbandonare la sua famiglia e tutti i suoi averi mondani, essere pronto a rinunciare alla sua stessa vita, e poi stare in un posto tranquillo per preparare la sua mente al dhyana, rimanendo immobile e calmo nel corpo e nella mente. Quando egli è libero dal pensiero, non c'è alcun modo che possa accadere il male. Nel prepararsi per il dhyana, bisogna sopportare qualunque cosa accada, mai stancarsi, sempre perseverando.

Quando si trova di fronte al male (che è un ostacolo al samadhi), egli deve esercitare una grande pazienza nel non rispondere con la contaminazione della rabbia. Ciò si ottiene non discriminando, cioè non attaccandosi né rifiutando nessuna cosa. Nella sua ricerca di dhyana, egli si concentra sulla Mente Unica (quella mente che è non-mente). Nulla lo fa sviare dal suo corso. Si siede, mai sdraiandosi, sempre seduto anche se stanco, non si riposa mai, e anche se presumibilmente non guadagna nulla dal suo sforzo apparente, egli dimostra in tal modo, infatti, i suoi grandi progressi.

Un Bodhisattva pratica e completa tutte le Sei Paramita, si concentra sulla Mente Unica, che è la non-mente, e può finalmente comprendere tutti gli aspetti della nascita e della morte nel mondo, grazie alla Prajna.

 

Cap. V° - CONTARE I RESPIRI

 

Tutte le Sei Porte del Meraviglioso e Profondo Dharma sono in grado di produrre diversi vari tipi di dhyana. Il primo di questi è raggiunto con la pratica di contare i respiri, perché, in questo modo, si può arrivare ai Quattro Dhyana della Forma, alle Quattro Menti Incommensurabili ed ai Quattro Dhyana Senza Forma. Quando avrete raggiunto l'ultimo stadio di ‘Né Pensare Né Non Pensare’, ciò non è ancora il Nirvana, in quanto avrete solo raggiunto la Via dei Tre Veicoli, perché questo tipo di Ch'an Ting mondano non è ancora reale, dato che continua ad avere qualche contaminazione. Utilizzando la Porta del Meraviglioso Dharma del contare i respiri e senza discriminare, non attac-candosi né rifiutando alcunché, voi potrete raggiungere tutti i Tre Veicoli al livello dell’Hinayana.

 

Seguire il Respiro

Con questa seconda pratica, è possibile produrre i Sedici Dharma Speciali:

1. Quando inspirate, si deve conoscere che state inspirando;

2. Quando espirate, si deve conoscere che state espirando;

3. Quando si sta respirando, si deve conoscere se è un respiro lungo o breve;

4. Conoscere l’intero corpo come il respiro;

5. Conoscere il movimento del corpo;

6. Conoscere la delizia della mente;

7. Conoscere la felicità della mente;

8. Conoscere l'attività mentale;

9. Conoscere il comfort della mente;

10. Conoscendo la concentrazione della mente;

11. Conoscendo la libertà della mente;

12. Conoscere l'impermanenza;

13. Conoscere tutte le cose (dharma) come sparse;

14. Conoscere l’assenza di desiderio;

15. Conoscere il nulla, o la proprietà di svanire;

16. Conoscere cosa significa abbandonare e rinunciare a tutto.

 

Fermare (o Arresto)

Se praticate l'arresto, potrete ottenere cinque tipi di dhyana, come segue:

1. Samadhi della Ruota-della Terra (che non è ancora arrivare al decimo bhumi (stadio);

2. Samadhi della Ruota-dell’Acqua- (che consente di avere buone condizioni per ogni tipo di dhyana);

3. Samadhi della Ruota-dello Spazio- (che consiste di cinque modi-espediente di pratica del dhyana, con cui si arriva a comprendere che lo spazio è senza alcuna natura);

4. Samadhi della Ruota di Sabbia Dorata (che libera dalla visione fuorviante, così che non possiate più aggrapparvi alla retta sagezza);

5. Samadhi della Ruota-di-Diamante (che è anche conosciuto come il Tao-Completamente-Senza-Ostacoli, una pratica che consente di troncare per sempre la vostra schiavitù ai tre regni del desiderio, della forma e del senza-forma).

Inoltre, con l'arresto, potrete ottenere la Saggezza Senza Nascita, con cui è possibile raggiungere l'ingresso al Nirvana.

 

Contemplazione

Attraverso la Contemplazione, potete comprendere i Nove Pensieri, le Otto Linee del Pensiero, la Libertà dalle Otto Forme, gli Otto Stadi di Concentrazione Mentale, i Dieci Universali, il Samadhi dei Nove Livelli, il Samadhi del Potente Ruggito del Leone, il ilSamadhi Trascendentale, la Pratica del Ch'an, le Quattordici Trasmutazioni della Mente, il Triplice Samadhi Luminoso, i Sei Poteri Trascendenti, e le Otto Liberazioni, che consentono tutti di acquisire il Samadhi della Non-Sensa-zione e del Non-Pensiero.

 

Ritorno

Il meditatore, attraverso Prajna, si libera così dalle impurità con il Ritorno al Vuoto della Sorgente Originale, che è una non-sorgente e in cui non c'è nulla, se non il Vuoto-Senza-Forma e con la non-azione, che indica l'assenza di auto-natura. Senza alcuna auto-natura, non c'è più un soggetto o un oggetto, e le distinzioni non sono più fatte, perché non c'è nessuno che le fa e nessuno a cui vengano fatte.

In questo modo, le 37 condizioni che portano alla Bodhi (Illuminazione Suprema) sono soddisfatte, così come quelle contenute nelle Quattro Nobili Verità, le Dodici Nidàna e nella Retta Contempla-zione della Via di Mezzo, attraverso cui può essere raggiunto il Nirvana.

 

Purificazione

Se un meditatore conosce, attraverso Prajna, che tutti i Dharma sono originariamente puri, egli può acquisire il Dhyana dell’Auto-Natura perché ha raggiunto quello che è conosciuto come il Nirvana Hinayana, o Nirvana dei Due Veicoli. Se un Bodhisattva può entrare nello stadio del Re della Ruota di Ferro, ha completato i Dieci Livelli della Fede del Bodhisattva e continua a praticare, egli può produrre i seguenti nove tipi di Grande Dhyana:

 

1. Dhyana dell’Auto-Natura

2. Tutti i tipi di Dhyana

3. Dhyana Difficile

4. Dhyana di Tutti i tipi-di-Porte

5. Dhyanadelal Buona-Persona

6. Dhyana Molto Attivo

7. Dhyana Libero da Contaminazioni

8. Dhyana della Gioia di-questa-vita-e-della-prossima-vita

9. Dhyana Puro-e-Pulito (Poiché un Bodhisattva dipende da questo tipo di Dhyana, egli può ottenere il Nirvana Frutto-del-Grande-Bodhi).

 

Nell’Illuminazione Improvvisa, la natura della mente è realizzata come originariamente pura. Così, essa non si attacca e né rifiuta alcun tipo di fenomeno (dharma); e non vi è né l’essere né il non-essere, non c'è né nascita né morte, non c'è né questo né quello, e non vi è né l'esistenza né il vuoto. Vi è, allora, la conoscenza offerta dalla consapevolezza della non-dualità, in cui non ci si attacca a nessuna cosa, né vi è qualcuno o qualcosa a cui poterci attaccare. Se è conosciuta la Sostanza Originale, allora vi è libertà da attaccamento agli oggetti degli organi di senso. Una volta che non vi è più alcuna illusione dell'esistenza di un sé permanente, non ci saranno più ostacoli devianti.

Non vi è alcun afferrarsi al vuoto e nessun attaccamento al silenzio, c'è semplicemente tutto ciò che è, senza definirlo o sceglierlo. In breve, potrebbe esserci ancora un qualche pesante livello di consapevolezza in cui vi è un riconoscimento di essere ancora nel bel mezzo di cause e condizioni; ma senza aggrapparcisi, così da poter comprendere che anche questo riconoscimento è una sorta di attaccamento.

Il Sastra ‘Entrare nel Tao dell’Illuminazione Improvvisa’, del Maestro Ch'an Hui-Hai, della Dinastia T'ang, si chiede quale metodo debba essere utilizzato per comprendere il Dharma Originale. La risposta è che si dovrebbe solo praticare il dhyana (ch’an), cioè la meditazione concentrativa. In riferimento al ‘Sutra della Porta del Ch'an’, si legge che se uno cerca la saggezza del Buddha, deve applicare il Ch'an-Ting, perché senza di esso, si avrà una grande abbondanza di falsi pensieri e si sarà in pericolo di distruggere le proprie buone radici. Per comprendere ciò in modo più chiaro, il Ch'an-Ting è definito come segue: “Quando non ci sono pensieri erronei e falsi, questo è Ch'an, e ‘vedere’ la propria Natura Originaria è Ting. La Natura Originaria è anche definita come lo stato di Non-nascita, o Mente Non-Nata, in cui non c’è più alcun ‘qualcuno’ che sia mosso dagli Otto Venti dei dharma mondani (guadagno e perdita, diffamazione e fama, lode e biasimo, dolore e gioia). Quindi, anche se uno è ‘mondano’, ma nella mente raggiunge Ting, egli si avvicina ad essere già un Buddha.

Altrove è scritto che se, durante la meditazione, si è liberi dall’attaccamento e non si pensa più alle cose del mondo (dharma), e né si discrimina tra il bene e il male, allora le cose passate sono già passate. Se non pensate a loro, la mente del passato svanisce. Questo si chiama nessun-passato. Inoltre, il futuro non è ancora arrivato, e quando non si desidera di farlo arrivare, anche la mente del futuro non c’è più. Questo è chiamato nessun-futuro. Infine, il presente è già presente, e non c'è alcun bisogno di afferrarsi a qualcosa. Quando voi siete liberi dai pensieri, non vi è più alcuna presa o attaccamento. Senza attaccamenti, perfino la mente del presente svanisce. E questo si chiama nessun-presente. Allora la vostra mente non si sofferma su nulla, e quindi questa è la Mente Originale o Natura Originaria. Questa Mente che non dimora su nulla è la stessa Mente del Buddha, la Mente della Liberazione e la Mente della Non-nascita. Il Maestro Ch'an Kuei-Feng disse che la Vera Natura non è né pura né impura, e che quindi non c'è alcuna differenza tra il sacro e il mondano.

 

 

Cap. VI° - VARI TIPI DI CH’AN

 

Il Maestro Kuei-Feng disse inoltre che, in riferimento agli stadi superficiali e profondi del Ch'an, quando una persona sceglie di praticare i più profondi, e quindi poi vi si applica, perché considera inferiori gli stadi superficiali, ciò in cui questa persona si impegna è chiamato ‘Ch'an eterodosso’. Attenersi alla causa ed effetto e praticare con ciò che ci piace (e non-ci-piace) sono conosciuti come Ch'an delle Persone Mondane. Tuttavia, quando soltanto l'illusione del sé personale è stato eliminato attraverso l'illuminazione, ma non quella dell’auto-natura dei dharma (cose), questo è chiamato Ch'an Hinayana. D'altra parte, quando l'Io (ego) e tutti i dharma sono illuminati, questo è chiamato Ch'an Mahayana. Qui, l'auto-natura di se stessi e l’auto-natura di tutto il resto, ovvero di tutti i dharma, sono entrambi conosciute come irreali. Se la propria mente è improvvisamente illuminata, essa è nella sua purezza originale, libera da impurità e non al di fuori del flusso. Questa mente è il Buddha, e praticare in questo modo è chiamato Ch'an Supremo.

Il Sesto Patriarca, Hui-neng, descrisse la ‘seduta-Ch’an’ (tso-ch’an, zazen), dichiarando poi che nel Dharma, essere senza ostacoli ed essere al di là di tutte le idee di bene e male, senza che sorga nessun singolo pensiero, questo è ciò che è chiamato ‘seduta’, mentre il ‘vedere nell’immoblità e quiete della propria Natura-Originaria’ è ciò che è chiamato Ch’an.

Riguardo al Ch’an-Ting, egli disse che l'assenza di forma esterna (cioè, nessun oggetto) è Ch'an, ed essere liberi dalla confusione dei pensieri (cioè, nessun soggetto) è Ting. Inoltre, egli disse che se uno si attacca alle forme (gli oggetti apparenti all'esterno), questa è l’evidenza di una mente confusa, e questo fatto aumenta la confusione di ciò che la mente concepisce al suo interno. Se uno non è più attaccato agli oggetti e al fatto che vi sia un ‘fuori’, allora non c'è più alcun tipo di confusione mentale. La Natura Originale è pura ed immobile, ma è disturbata dal pensiero e, di conseguenza, dagli oggetti. Quando non ci sono le cose, non c’è un ‘fuori’ e nessuna confusione nella mente, questo è il Vero Ting. Il ‘Sutra della Disciplina del Bodhisattva’ è un po’ più succinto. Ivi, si dice semplicemente che in origine la propria natura è pulita e pura.

 

Osservare la Mente

Noi, di solito, siamo interessati alle cose che vengono concepite come fuori di noi, o, in sostanza, agli oggetti dei nostri pensieri, e non abbiamo mai pensato di osservare il luogo all'interno da cui, per così dire, i pensieri sembrano sorgere. Guardando all'interno verso la fonte del pensiero, le funzioni della vostra mente sono ancora evidenti, ma non sono più così impositorie, ed un tipo di osservazione sempre più passivo svilupperà ciò che potrà ridurre il falso pensiero, e potrà aiutare a rivelare la vostra Vera Natura. In tutti i sutraMahayana, si può notare che Prajna (la saggezza) deve essere accompagnata da una Illuminazione Universale.

In un certo sutra intitolato ‘Osservare la Base della Mente’, si afferma che colui che osserva la sua mente può diventare liberato, mentre invece uno che non lo fa sarà sempre legato alla nascita ed alla morte. In qualche modo assai simile, ‘Il Sutra del Nirvana’ dichiara che il Supremo Dhyana è descritto come l’Osservazione della Natura della Mente. Nel Buddhadharma, Chih-Kuan è tradotto sia come Dhyana e Saggezza (Ting-Hui) oppure come Immobilità e Illuminazione. Nel ‘Maha-Chih-Kuan’ la quiete immobile della Natura di Dharma è chiamato Chih, e la quiete con illuminazione si chiama Kuan, e se ne conclude, quindi, che il Chih-Kuan è il metodo supremo per purificare la mente.

Ci sono, tuttavia, molti modi di praticare Chih-Kuan. Solo per citarne alcuni, vi sono: Profondo e Superficiale, Improvviso e Graduale, Coltivazione e Principio e Completo ed incompleto; ed infine, a complicare ulteriormente le cose, ci sono tre diversi categorie di Chih-Kuan nella tradizione T'ienT'ai: Graduale, Non-fissato e Perfetto.

 

Chih-Kuan Graduale

Nel Commentario al ‘DhyanaParamita del Chih-Kuan Graduale’, la pratica è descritta all’inizio come superficiale e, successivamente, profonda… il che implica appunto uno sviluppo graduale.

La Comprensione, invece, si dice che arriva all’improvviso…

 

Chih-Kuan Non-fissato

Il Chih-Kuan Non-fissato, noto anche come le Sei Porte del Meraviglioso Dharma, è descritto talvolta come il metodo che passo-passo (gradualmente) porta poi alla comprensione improvvisa. Qui la pratica è graduale in un primo momento e poi produce una comprensione improvvisa.

 

Chih-Kuan Perfetto

Nel ‘Maha-Chih-Kuan’, si dice che nel Chih-Kuan Perfetto e Improvviso, tutte le condizioni e la visione della realtà sono semplicemente tre contemplazioni nella propria mente, e che c'è solo la comprensione improvvisa e l'azione, senza distinzione di quando è iniziata o di come si svilupperà in seguito.

Le pratiche del metodo Maha-Chih-Kuan sono approfondite, sicuramente, ma sono troppo sottili per essere fatte senza l'aiuto di un insegnante compiuto (cioè, che ha già realizzato). Tuttavia, fino al momento in cui il lettore potrà trovare un tale insegnante, potrebbe praticare il seguente efficace metodo di osservare la mente. Sedete comodamente nella posizione del loto o in qualsiasi altra posizione che sia adatta per voi. Lasciate andare tutte le cose, e rinunciate anche al pensiero di lasciar andare tutto. In questo modo, non pensando né al bene né al male, chiudete gli occhi dolcemente e osservate delicatamente da dove i vostri pensieri sembrano sorgere. Questo vi permette di essere passivamente a conoscenza dei vostri falsi pensieri, proprio quando essi all’ improvviso arrivano e altrettanto improvvisamente se ne vanno, non aggrappandovi ad essi e né rifiutandoli o respingendoli via, così, col tempo, potrete arrivare a comprendere profondamente che il pensiero falso non ha auto-natura (cioè, è vuoto) e che originariamente è solo vacuità. Quando poi questo pensiero falso sarà illuminato dalla vostra mente, diventerà evidente la sua quieta immobilità, che poi diventa Talità (ciò che semplicemente è…). Indi, se un altro pensiero improvvisamente sorge, utilizzando lo stesso approccio, basta osservare lievemente per vedere da dove il pensiero sembra venire. Fatelo almeno una volta al giorno, per almeno una mezz'ora.

Se poi continuerete ancora a rinforzare la vostra conoscenza del Buddhadharma, attraverso la lettura, ed a trovare persone inclini ad ascoltare ciò che voi potreste avere da dire riguardo alla pratica del Buddhismo, allora, dopo un periodo di tempo, questa meditazione potrà aiutarvi a ridurre il falso pensiero (ciò è noto come ‘Usare la saggezza per supportare Ting’) ed aumentare il potere dell’illuminazione (noto come ‘Usare Ting per generare la saggezza’). E se continuerete in questo modo, alla fine voi sarete in grado di sedervi senza che arrivi più un solo pensiero. Quando c'è la Consapevolezza, senza dimora e senza attaccamento, la sorgente della mente è vuota e fermamente immobile. Dopodiché, la Saggezza (Prajna) e la Natura Originale rispondono come uno solo, momento per momento. Nel Sutra ‘Il Fiore nella Mano’, si afferma che quando si osserva la mente, si vede la nascita e la morte del pensiero, uno dopo l’altro, come se essi avessero la qualità di essere magici e irreali. Il soggetto della Saggezza è Prajna, che è come dire che Prajna è la Saggezza, mentre il suo oggetto da vedere è l'ignoranza (cioè la confusione, o falso pensiero). E’ detto allora che il profumo di Prajna permea l'ignoranza sempre di più, fino a quando ci sarà solo Prajna e un ritorno alla Natura Originaria. Quindi, sia camminando, stando in piedi, seduti o sdraiati, si dovrebbe sempre essere consapevoli della Sostanza (quiete) della Natura Originaria.

La funzione dell’Illuminazione è ‘illuminare la mente’, che molte volte viene indicato come ‘Il Retto Pensiero circa la vera realtà’. Essa è come una perla che emette luce e, di conseguenza, illumina anche la sostanza della perla. Se un pensiero falso sorge in una mente illuminata, esso svanisce così rapidamente come un fiocco di neve in una fornace ardente. Poi, perfino le abitudini più forti non presenteranno più alcun ostacolo. Con tale pratica, la vostra Natura Originale appare sempre più potente e forte. Non ci dovrebbe essere bisogno, o intenzione, di voler avere l'illuminazione, perché il bisogno e l'intenzione ostacolano la sua spontanea potenzialità di sorgere. Quando c'è reale illuminazione, non c'è più alcun coinvolgimento con le parole. Allora, la mente è non-mente. Allora, c'è semplicemente la Talità. Senza pensiero, non ci sono condizioni; e la Natura Originale, conosciuta direttamente, è la realtà. Tuttavia, anche se ci si può concentrare su un solo pensiero e osservare la mente solo per un momento o due, si verrà ancora beneficiati dalla conoscenza di Prajna, e si sarà piantato così il seme della Bodhi. Nel ‘LankavataraSutra’ si dice che voi dovreste fare pieno affidamento sugli insegnamenti e poi trovare un posto tranquillo dove, praticando liberi da ogni dubbio, possa esserci l'Illuminazione. Nel Sutra della Completa Illuminazione, si dice che tutti i Tathagata nascono dalla causa-base della pratica corretta, e così, ancora e ancora, vengono invitati l’idonea comprensione e la corretta pratica.

 

Conclusione

Abbiamo visto che ci sono molti modi nella tradizione Buddhista per praticare la meditazione e che essi possono apportare ad un praticante davvero ben motivato, buona salute mentale, emotiva e fisica, che gli permetterà di ottenere l'illuminazione e, quindi, di poter beneficiare sia se stesso che gli altri. C'è, tuttavia, una condizione che, anche se la pratica seduta può promuovere una buona salute, la salute è vantaggiosa solo temporaneamente; perché, non importa quanto a lungo voi possiate vivere, dovrete prima o poi morire. Nel ‘Sutra della Completa Illuminazione’, si dice che da tempi senza inizio, tutti gli esseri senzienti sono stati intrappolati nell'ignoranza. Nella loro confusione, essi hanno erroneamente scambiato i quattro elementi (terra, acqua, fuoco, aria) per i loro corpi, e le ombre dei dati dei loro sei sensi condizionati per le loro menti. Lo scopo, quindi, è di liberarsi da queste illusioni, invertendo il loro karma, e dirigendosi perciò dalla confusione alla Illuminazione. Per realizzare questo scopo, è importante utilizzare i sutra e qualsiasi altra cosa che aiuti a rendere chiaro il Buddhadharma e continuare a praticare la disciplina e la concentrazione, al fine di sviluppare una meditazione esperta, così ahe alfine la saggezza-Prajnà possa sorgere.

 


 

(Finito di tradurre il 28/ottobre/2011, per conto del Centro Chan Nirvana)

 


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