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Lettera da un amico...

 
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(Stavolta, l’articolo è stimolato dalla LUNGA lettera di un amico che, come in altre occasioni, può essere interessante anche per i lettori del sito, dato che tratta di vari argomenti che riguardano molti praticanti avviati sul Sentiero del Dharma, in particolarequelli che guardano al Zen/Chan…)


 

 

Dai Shin:Buonasera Alberto,come stai? Come procede il tuo Cammino? Ti scrivo perchè dal tuo splendido sito dove continuo a prendere spunti validissimi mi sono stampato e letto l’articolo “Otto passi verso la libertà” di S.E.Musgrave-Roshi e volevo chiederti un paio di cose.

La prima, subito diretta, è se anche tu, come lui, ritieni che la meditazione possa creare danni addirittura da ospedali psichiatrici: ho letto decine di libri in merito e sinceramente è la prima volta che qualcuno la descrive come una bomba. D'accordo che vada maneggiata con cura, d'accordo che ci siano casi delicati (peraltro al limite già della patologia psichica) in cui è fortemente sconsigliata, ma da questo a dire che se è praticata male si possa impazzire la vedo ancora una cosa lontana...

Ogni praticante credo che prima o dopo viva momenti tremendi ma, personalmente, la pazzia la vedo più nei modi di vedere il mondo che si abbandonano che in quelli che si andranno ad incontrare; tu cosa ne pensi?

La seconda cosa è un po' più articolata. Questo libro mi è piaciuto parecchio, l'ho trovato molto esaustivo e a tratti non di facile comprensione, almeno per me; di fatto mi ha aiutato a cominciare a comprendere le Nobili Verità soprattutto quelle morali che, riconosco, spesso vengono più trascurate rispetto a quelle “psicologiche”. La mia perplessità (ed è riguardo a questa che vorrei sapere la tua opinione) riguarda però l'ultima parte, la Retta Meditazione. Qui l'autore ha preso il nobile bastone della compassione e ha cominciato a legnare di sana pianta tutti coloro che non vedono il Buddhismo Zen come una religione, che hanno altari senza le icone del Buddha e che hanno approcci laici e neutri alla pratica. Ora, premettendo che mi considero un laico (nel senso che non ho una religione di appartenenza) ma nel contempo mi sento molto religioso perchè sono sentimentalmente legato cuore a cuore alla sacralità della Vita in tutte le sue manifestazioni, mi chiedo se sia ancora così indispensabile fare delle squadre.

Io ho un estremo rispetto per chi considero il mio grande maestro, il Buddha: casa mia è piena di statue. Tuttavia la mia missione da Bodhisattva è aiutare gli altri esseri ad uscire dalla sofferenza e la sofferenza non fa le distinzioni che facciamo noi: essa se ne frega se uno è laico, musulmano, ebreo, bianco o nero. Lei abbraccia tutti! Quindi, personalmente, cerco di adattarmi alle situazioni e ai momenti perchè bisogna capire anche dove siamo: in un paese imbevuto di una religione monoteista come il cattolicesimo, parlare di religione buddhista significa semplicemente sostituire nella testa delle persone, l'immagine di Cristo con quella del Buddha. Ho amici di lunga data che non solo non hanno capito cosa sia lo Zen, la meditazione o quello che porto avanti ma non gliene frega proprio nulla di saperlo perchè loro, dicono, sono Cristiani. Stiamo per presentare un progetto con un liceo dove, se le condizioni ci saranno, si terranno ore di zazen la mattina: tu immagina se arrivassi a scuola col mio vestito nero, una statua del Buddha, incensi e candele: immagina a quanti genitori bisognerebbe dare spiegazioni... Ora, cerchiamo di essere intelligenti e duttili, no?

Il Buddha ce l'ho nel cuore e proprio perchè sono consapevole dell'immenso regalo che ha fatto all'umanità cerco il modo più diretto perchè arrivi al cuore delle persone, costi quel che costi: se non mostrare una statua significa cominciare ad aiutare qualcuno a comprendere la natura della sua sofferenza, allora nasconderò quella statua...la brucerò pure, se necessario!

Ma poi, mi chiedo, non fu il Buddha stesso a metterci in guardia da liturgie e venerazioni? Queste le sue parole: “Io insegno un metodo da mettere in pratica, non qualcosa in cui credere o da adorare”

Vogliamo proprio parlare di religione? Parliamo allora di UMANESIMO: una religione che conti tutti gli abitanti della Terra. Tutti insieme verso il risveglio... Gassho

Risposta di Aliberth: Caro Paolo, hai scritto una lettera bellissima... molto articolata e precisa. Mi dispiace che io ormai ho perso la 'verve' di scrivere lunghe argomentazioni e quindi non potrò rispondere con altrettanta diligenza.

Comunque, in breve, ti dico che sì, anche per me sussiste la probabile pericolosità di una qualche

degenerazione psicologica in soggetti che approcciano la meditazione con l'errato scopo di voler AUMENTARE il loro potere egoico, anzichè per diminuirlo... e siccome questo fatto è capitato diverse volte nei gruppi da me gestiti in questi quasi 20 anni di servizio spirituale, posso assicurarti che il rischio c'è ed è verificabile in alcune persone psicologicamente fragili....

Quanto alle altre descrizioni... No, non ritengo OBBLIGATORIO ritenere lo Zen (ed in particolare, per

me, il Chan...) una religione... Proprio perchè le cose che tu descrivi come negative sono appunto appartenenti al modo di intendere la religione come è fatto da parte della maggioranza delle persone.

Quindi, per me, la cosa migliore è la SPERIMENTAZIONE, e non la Religione... Se ciascuno di noi si adattasse a riconoscere la pratica spirituale come una effettiva NECESSITA' di sperimentazione e, di conseguenza, adattamento e miglioramento della nostra facoltà mentale, allora sono sicuro che molti – ovviamente non tutti,perchè il karma delle menti manipola e gestisce l'emancipazione degli esseri -è impossibile quindi che tutti insieme gli esseri senzienti, che hanno ciascuno il loro karma spirituale, possano illuminarsi e rientrare nella sfera della Mente Unica, o Coscienza Assoluta... Tuttavia, la mia speranza è che molti, cioè tutti coloro che possono, arrivino a sperimentare la loro stessa NATURA ORIGINARIA, facendo così crollare la resistenza dell'ego personale...

Spero che tu abbia capito il mio (non come aggettivo possessivo, ma nel senso dello stato mentale in cui mi trovo ora) punto di vista... Ti abbraccio, ti auguro un proficuo lavoro interiore, e caramente ti saluto...Aliberth

Dai Shin:Caro Alberto,come al solito sei stato gentilissimo nel rispondermi praticamente in tempo reale: GRAZIE! Che dire, se non un altro come al solito: sono perfettamente d'accordo con la “tua” opinione...Ego a parte, il punto credo che sia proprio il bagaglio karmico che ci portiamo appresso e col quale, ognuno di noi, deve per forza di cosa fare i conti: è per questo che quando leggo qualcosa di “assoluto” mi cascano le braccia. Ma non sarebbe più pulito mettere sempre un bel “per me” o un “nel mio caso” di fronte ad argomenti così delicati come gli insegnamenti spirituali? Dal basso della mia ignoranza spesso sorrido di fronte a chi mi racconta della sua illuminazione, di come ha fatto a raggiungerla e poi inciampa (sicuramente in buona fede) in uno scalino così basso...Anche perchè se prendiamo 50 libri, ad esempio sullo Zen, leggeremo 50 strade diverse: chi dice di bruciare i libri, chi dice di studiare e praticare, chi dice che è una religione, chi che non la è; non per ultima ho letto addirittura dell'inutilità della meditazione sulla vacuità, fai tu...

Tutto può essere vero e tutto può essere falso: la bellezza e la peculiarità di un sentiero spirituale PER ME è anche questa! Nel proprio Nobile Silenzio ognuno troverà le sue risposte e se le risposte non arriveranno non credo che sia necessariamente da imputare ad un lavoro sbagliato: magari più in là karmicamente, proprio non possiamo arrivare, pazienza...Sarà per un'altra vita. Riteniamoci già fortunati di tutto ciò che abbiamo potuto conoscere... Raggiungere o meno la propria stella non è, di per se, una cosa grave: la cosa grave è non avere una stella da voler raggiungere...I Shinden Shin... Buon cammino, e Gassho….

Aliberth:Molto giusto, caro amico, grazie... Ma quell’adepto Chan che bruciò i suoi libri di Dharma, (mi sembra sia stato Tao Shin...) prima li aveva ritenuti indispensabili... C'è un 'prima' e un 'dopo', nella mente... Prima della comprensione, in cui per forza di cose esiste un 'secondo me', 'a parer mio', nonché tutte le strade, le vie, le considerazioni, e l'ego, sia utile che dannoso...ecc., e un Dopo, in cui c'è solo quel che c'è, senza più opinioni né ragionamenti...Un abbraccio nel Dharna...Aliberth

Dai Shin: Sacrosanto... E' un po' come quel discorso, che fai spesso tu, di girare il mondo e vari maestri per poi comprendere che tutto risiede nella mente stessa: però prima abbiamo dovuto necessariamente girovagare...A proposito, se hai tempo vai a leggerti "La trappola della vacuità"(http://www.itisnotreal.net/la-trappola-della-vacuita/)perchè sono veramente curioso di sapere cosa ne pensi...tra l'altro ti rimanda pure al libro di quel monaco zen...Dopo aver avuto il ‘negazionismo’ dell'olocausto ora abbiamo il negazionismo della vacuità: ne sentivamo la mancanza... un abbraccio.

Ti mando direttamente l'articolo perchè non ho un buon rapporto con la tecnologia. E' un articolo che ho pescato su un sito: può darsi che io l'abbia male interpretato, dato che l'ho letto frettolosamente e con molta superficialità...
Ps: sarebbe ore che i libri li cominciassi a scrivere...:-) ciao...


Aliberth: Caro Paolo, l’articolo è interessante, anche se controverso... con più calma cercherò di rispondere al riguardo... intanto premetto una cosa,.. questa mi sembra l'eterna diatriba tra le due filosofie ‘advaitavedanta’ e ‘buddismo zen’, che spesso indicano la stessa luna con dita diverse (cioè, con i loro personali nomi)... ma sono solo NOMI, appunto... semplici parole... quindi ...  vacuità...

Malgrado la mia poca voglia di dibattere su questioni di 'lana-caprina', dato che ormai non sono più interessato a dibattiti ed a scontri dialettici, concludo solo il mio pensiero di ieri ribadendo il concetto che quando qualcuno discute su questi temi profondi, probabilmente proprio e soltanto dal “SUO” punto di vista, mi viene sempre in mente la storia di quei due che, parlando tra di loro una lingua diversa, cercavano di farsi capire su quale fosse la strada per la città più vicina... Uno indicava con il dito la direzione e l'altro, standogli di spalle, indicava ovviamente la direzione opposta... Di sicuro, però, nella loro mente, essi avevano intenzione di indicare la stessa mèta... Ecco, qui sta l'arcano... 

Per poter comprendere in maniera abbastanza precisa i significati espressi nelle rispettive dottrine bisognerebbe aver studiato (e compreso) i valori semantici di entrambe le discipline... Cosa, per esempio, che a me è successo di fare... in quanto ho studiato (e spero, compreso...) l'Advaita-Vedanta con il Maestro Raphael, passando poi al Buddismo (e successivamente, al Chan) con vari Lama e alcuni Maestri Zen...

Pertanto, se una scuola chiama 'Atman-Brahman' la Verità Assoluta, e l'altra scuola chiama la stessa col nome di 'Vacuità' (o Natura-di-Buddha)... bisognerebbe aver compreso ciò che esse stanno indicando con quei nomi... ecco perchè, nel mio precedente riscontro, ho detto che si stava indicando la stessa 'luna' con due dita diverse...

Concludendo... se il buon Sergio Cipollaro (che è l’autore del succitato articolo) avesse studiato (e compreso) lo Zen-Chan nello stesso pregevole modo con cui ha studiato (e sperabilmente, compreso) l'Advaita-Vedanta, quasi sicuramente non avrebbe posto la questione e, di certo, non avrebbe mai scritto un articolo di quel tenore... ma magari, un altro articolo di tenore diverso, o opposto... come è possibile trovarne sul nostro sito in cui si descrivono paralleli abbastanza coerenti tra le due dottrine (fermo restando la solita, consueta differenza di nomi e di applicazioni pratiche...) Un saluto, Aliberth.

 


Dai Shin: Caro Aliberth,il senso di ciò che volevo esprimere anche nei giorni scorsi riguardo, ad esempio, al libro di Musgrave-Roshi preso dal tuo sito è proprio quello di cui tu parli rispondendomi nell'ultima e-mail...mentre l'altro giorno ti stavo scrivendo, pensavo a quante parole inutili vomitiamo e a come spesso siamo ancora come formiche che girano in tondo senza arrivare a nulla: dibattere serve a poco, tu l'hai ben compreso e ora sei andato oltre...Pur avendo anch'io, nel mio piccolo, capito tutto ciò, nella vita di un praticante in fasce (come me) ci sono momenti in cui servono forti imbeccate, non per conoscere l'inconoscibile ma proprio per avere quella spinta necessaria per andare oltre alla forza delle illusioni che ci tiene ancorata all'io tiranno che non ne vuol sapere di abdicare. Ciò che imputo a tante persone che “arrivano” (dove poi non si sa...), è che sembrano dimenticarsi di chi invece sta partendo, di chi è in cammino, di chi combatte ancora con il suo Sè-Davide contro l'Ego-Golia: gli assolutismi dei quali parlavo ieri l'altro riguardano chiaramente i mezzi, non certo le realizzazioni. Le strade sono molte ma la meta è unica, dicono i Buddhisti...La Meta Unica (altro nome dell'Assoluto, solo un nome, appunto) è semplicemente esperienziale. Punto. Ma nel cercare di fare questa esperienza un buon insegnante dovrebbe capire la relatività di ogni insegnamento, dovuta a tanti fattori, non per ultimo (ma non certo meno importante) il bagaglio karmico di ognuno di noi: per esempio, anch'io credo nella potenza della meditazione di auto-consapevolezza… ma avere la pretesa di estenderla al mondo intero come una medicina universale contro l'illusione, significherebbe ignorare il karma di ogni essere umano (cosa che ad esempio non hai mai fatto tu nei tuoi insegnamenti, fortunatamente alla portata di tutti noi, piccoli e umili praticanti della Via).

“Praticate l'ottuplice sentiero, fate dello Zen una religione e vi illuminerete”...poi ne arriva un altro:

“vent'anni ho meditato la vacuità e mi sono ingannato, abbandonatela e vi illuminerete”...

Tutte dita che indicano la luna...non solo: magari quel monaco non ha nemmeno compreso che senza quei vent'anni passati nella trappola della vacuità non sarebbe mai giunto alla realizzazione! Un po' come chi brucia i libri dopo averli letti e compreso quindi la loro inutilità: ma nell'insieme della Via essi sono stati utili,no? Sono stati utili perchè erano inutili: ecco la limitatezza dei concetti, la famosa “lana caprina”...

Un frutto cade quando è maturo,...spesso si vogliono comunicare insegnamenti che promettono una mela perfetta, ma questi insegnamenti non tengono conto dei differenti terreni, delle condizioni atmosferiche, delle abilità del contadino, degli attrezzi che usa, dei parassiti, dei concimi...in breve, del karma individuale!Grazie di cuore per la disponibilità e scusami se ti ho inevitabilmente trascinato in discussioni all'apparenza filosofiche: sappi che le tue parole sono come pregevoli zappe che tu dai in mano al contadino...Buon Cammino(Paolo/Dai Shin)


 

Aliberth: Grazie, amico mio... Non ho nient'altro da aggiungere... E' tutto così perfetto da sempre...

Un abbraccio di cuore... Buon Arrivo...  (Aliberth)

 


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