Domanda per il Signor Aliberth, a cui faccio i miei complimenti per il sito. Da quello che leggo nel suo sito, la sento molto evoluta spiritualmente e dotato di una grande conoscenza; mi permetto, quindi, di farle qualche domanda.
Ho letto un bellissimo libro di Leonardo Vittorio Arena, ‘La Mente allo Specchio’... i
n cui si parla di Hui Neng. In questo libro c’è scritto che egli sosteneva che la tradizionale meditazione Buddhista, che spazza via i pensieri, è da scartare; porterebbe ad uno stato vincolato. Inoltre, egli consiglia di non farne uso perché tutti noi si è illuminati sin dal principio. Paradossalmente nella seconda parte del sutra, è addirittura consigliata una forma di meditazione non ortodossa. Del resto, sul piano della realtà suprema le contraddizioni logiche non sussistono. Egli dice ancora che bisogna lasciare i pensieri andare e venire liberamente .Ma non spiega se ci deve essere presenza mentale o no. Mi potrebbe, per favore, scrivere due righe sulla meditazione intesa da Hui Neng ?? Mi firmo come un ricercatore spirituale meno evoluto di lei a cui serve un consiglio. Faccio appello alla sua compassione. Le auguro ogni bene. Mario M.
RISPOSTA di Aliberth: Caro amico, non mi reputo così preparato da essere considerato infallibile nel mio giudizio... anzi, proprio con la dura pratica e con l'età avanzata ho imparato a non avere opinioni inflessibili... Anche perché, come dici tu nella tua mail, lo stesso libro che hai letto lascia trasparire delle contraddizioni...
Tutto è in costante mutamento e ciò che può sembrare una regola in un certo periodo di tempo, può modificarsi addirittura nel suo opposto in successivi periodi di tempo... Ma questo, alla fine, è una fortuna perché proprio grazie a questa suprema legge dell'impermanenza, la nostra ignoranza che ci oscura la mente, può divenire essa stessa la Via per l'Illuminazione.
L'unica cosa vera che mi sento di sottoscrivere subito è che la nostra Buddhità esiste fin dall'inizio.... ma purtroppo è talmente velata e oscurata dalla nostra ignoranza egoica, da non farcela minimamente percepire e nemmeno immaginare... Tuttavia, essa, col tempo e con la dedizione, lavora e spinge per farsi conoscere...
Ecco, quando poi noi arriviamo a (ri)conoscerla e a mantenerla stabile, questa nostra stessa Coscienza, ovvero ciò che viene chiamata 'Mente-di Buddha', o 'Natura di Buddha', e che equivale alla 'non-mente' intesa come non-mente-ordinaria, si manifesta pienamente e rimane luminosa e sempre presente, fino ed oltre la morte...
Dopo questa bella presentazione, come potrei dirle che la meditazione non è necessaria e che 'meditare' per far emergere la conoscenza della nostra vera natura non è importante... Quello, però, che si deve sapere bene è, come e 'dove' (dentro-di-noi) si deve meditare?…
Hui Neng dice che la 'dhyana' (meditazione concentrativa) senza la 'prajna' (saggia visione interiore) non produce l'effetto di far emergere la conoscenza del 'Vero-Sé'... Dunque, come si vede, egli in qualche modo asserisce che la semplice meditazione seduta è sostanzialmente inutile... Ma non dice che 'NON' bisogna meditare... egli dice che bisogna farlo unitamente alla funzione della saggezza profonda... Perciò, prima o durante, occorre che nella nostra mente vi sia già insediata la 'prajna', cioè la profonda intuizione della nostra vera natura...
Pertanto, il mio consiglio, che è stato anche il mio metodo (anche se ci sono voluti anni...) è di riflettere mentalmente sulle profonde verità che il Dharma del Buddha e dei Patriarchi tramandano con la loro Trasmissione della Mente... questo significa aver sempre chiara la verità metafisica della vera 'realtà' dei fenomeni, della nostra persona (ego) e delle tendenze mentali (klesha), tutte cose che a noi appaiono fortemente reali, ed a cui noi aderiamo fortemente e totalmente, e che, invece, secondo i loro Insegnamenti sono composti di 'vacuità' e di una realtà semplicemente 'relativa' e dunque temporanea e passeggera, ma non intrinsecamente esistente...
Alla luce di queste forti influenze conoscitive meditate nella nostra coscienza profonda, le nostre credenze e abitudini mentali cominciano a vacillare... e contemporanea-mente, le regolari e continue sedute meditative (t'so-chan - zazen), impostate con questa nuova visione della realtà - verità trascendente -, ci aiuteranno a rafforzare, stabilizzare e far diventare nostre le nozioni conoscitive che man mano saranno verificate nella, e dalla, nostra esperienza... fino a diventare la nostra stessa Realizzazione o 'comprensione-finale'… Spero di essere stato comprensibile...
Caro fratello, ti auguro di avere lo sviluppo spirituale che aneli, perchè una delle prime regole (forse la più importante) della riuscita, o frutto, del nostro Risveglio (bodhi), è proprio la forte motivazione, o viryà, cioè lo sforzo entusiastico che, per fortuna, vedo che tu possiedi... Ti abbraccio caramente, Nel Dharma, Aliberth
Domanda: Un ultima cosa; Lei scrive questo in un suo bellissimo articolo: "E’ alquanto complicato spiegare ai principianti ed ai profani come approcciare lo Zen e la relativa meditazione dal momento che, alla loro eventuale domanda: “Cosa si deve fare?”, di solito gli si risponde: “Nulla”! La pratica meditativa che i Maestri Cinesi del Buddismo Chan insegnavano ai loro discepoli era basata soltanto sull’Autoconsapevolezza".
Per chiarezza, mi dia un consiglio strettamente tecnico; Se mi siedo in posizione del mezzo loto senza badare troppo alla respirazione, e totalmente inserito nel momento presente, qui ed ora. Consapevole dei miei pensieri (tanto da lasciarli andare) e delle mie sensazioni.. sto facendo bene??? Posso tenere gli occhi aperti???
La prego di rispondere a queste domande elementari. Significa molto per me. La sua esperienza è un vero tesoro per un ricercatore alle prime armi. Poi non la disturberò più. Le auguro ogni bene. Mario M.
Risposta: Caro amico, Lei non mi disturba affatto... continui pure a contattarmi, se lo ritiene utile… La risposta alla sua domanda è 'Si'... mediti pure come si sente meglio, nella mente e nel corpo... Come le ho detto, l'importante è che la sua mente rimugini le verità che le vengono trasmesse dai sutra e dalle ingiunzioni dei saggi... Nel silenzio mentale, nel silenzio del suo io, la stessa pace e silenzio che rimangono e che le daranno l'espe-rienza del vuoto e la sua stessa consapevolezza di questa esperienza, apriranno la porta alle nozioni profonde che giacciono già nell'intimo della sua coscienza...
Gli occhi possono stare aperti o chiusi... ciò che è importate è che, se aperti, non si fissino sulle forme e non facciano generare pensieri... ma la stessa cosa si può dire con gli occhi chiusi, che 'vedono' le immagini interiori, e quindi, possono ancora far divagare la mente... Se, peraltro, si generano pensieri e sensazioni, pazientemente li si lascerà andare, consapevolizzando la propria naturale immobilità e l'inerte fluire di questi pensieri, a cui non ci si attacca nè se ne mantiene il ricordo...
Cordiali saluti ed auguri.. Aliberth