Articoli di Aliberth

Lo ZEN all'acqua di rose

Di Aliberth
(Estrapolato da un articolo pubblicato sul Bollettino ‘Nirvana-News’)

 

 
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 A molte persone piace lo Zen. Molte persone si vantano di appartenere a gruppi Zen, o di avere come insegnante un grande maestro Zen…. Questa, di per sé, non è una cosa negativa, ma neppure è la cosa più appropriata per ritenersi idonei praticanti Zen…
Nondimeno, ciascuna delle situazioni sopra descritte non può dare garanzia che si stia davvero e realmente praticando l’effettivo Zen…
Praticare lo Zen significa non essere attaccati alla stessa pratica, significa non avere in mente il pensiero che si stia facendo qualcosa di straordinario, e neanche significa che si sia persone speciali, diverse dalle altre persone – soprattutto se NON si ha ancora raggiunto il vero obiettivo dello Zen - cioè la mente liberata. Mente liberata dai pensieri concettuali e dall’identificazione con l’idea di un ‘sé’, l’idea di essere una persona fatta così e così in un mondo fatto così e così…, la dualistica idea di essere cioè un individuo separato da quelli che vengono visti come gli ‘altri-individui’…
Inoltre, la cosa più importante è di saper “vedere la propria mente, i propri pensieri, i propri giudizi e le opinioni”… Saper vedere come si è purtroppo ancorati alla apparente realtà di questo mondo illusorio… Riuscire a realizzare che finché si mantiene questa mente, il nostro ‘vero-Sé’ è offuscato, soppresso, mortificato, mentre quello che di noi vive è solo l’ignoranza, l’orgoglio e la presunzione… A tale scopo, voglio raccontare un episodio che è accaduto tempo fa (e che, a parer mio, purtroppo credo che accada in continuazione…).
Verso la fine del giugno 2008, un ragazzo di nome Filippo è arrivato un lunedì sera al Centro Nirvana, dopo aver chiamato al cellulare e chiesto di poter partecipare ai nostri incontri, (in verità giunse un pò in ritardo, dopo circa una mezz’ora che si era già tutti seduti, e già questo non era un buon presagio…). Egli è rimasto per tutto il tempo in atteggiamento misto di curiosità nonché con un certo interesse nei riguardi della circostante situazione ambientale, visto che la nostra saletta è un pò disadorna ed umile.
Alla fine della serata, come solitamente accade all’arrivo di un nuovo partecipante, l’insegnante offre a questa persona le consuete locandine di spiegazione del metodo Chan, come viene applicato presso il Centro Nirvana. Questo ragazzo, gentilmente, ha salutato e se n’è andato, apparentemente contento di aver fatto quell’esperienza e, piuttosto timidamente, ha accennato ad un suo probabile ritorno il lunedì successivo. Ovviamente l’insegnante, ormai ben avvezzo a come vanno queste cose, gli ha detto di pensarci su e di tornare solo se fosse stato veramente convinto.
Un paio di giorni dopo, tramite cellulare, questa persona si è sentita in dovere di mandare un messaggio all’insegnante Aliberth, che più o meno, diceva: “Mi dispiace, ma non credo di venire la prossima settimana… Comunque, grazie lo stesso e auguri!”.
Aliberth, che in realtà non aveva molto creduto a quella sua prima promessa, ed anche perché ormai conosce bene le persone e sa chi è idoneo al Chan e chi no, per cortesia ha risposto, sempre tramite SMS: “Ok. Tanti auguri anche a te, ma credo che tu non avrai ancora una opportunità come questa!”.
Il giovane quindi ha perentoriamente inviato un altro SMS, “Va bene. Non mi interessa. Grazie lo stesso e buona giornata!”.
Aliberth, che come tutti i Bodhisattva cerca fino all’ultimo di risvegliare la coscienza delle persone, ha di nuovo risposto: “Ok. Tu sei morto, ma se conosci qualcuno che intende vivere, mandalo qui. Sarà la tua opera buona almeno in questa vita!”.
Del tutto ignaro di ciò che quella affermazione volesse significare, e sconcertato da ciò che lui credeva di aver capito, il buon Filippo ha poi mandato un altro messaggio: “Mi stupisce che tu mi chieda di mandare qualcuno a partecipare ad un gruppo Zen alla deriva, come è anche la sua guida. Spero apprezzerai la mia sincerità!”.
Aliberth allora ha ritenuto opportuno concludere: “Non hai capito proprio niente… Finché esisterà Filippo, Tu sei morto. Mi dispiace veramente per te. Ora però basta, vai per la tua strada e con il tuo karma!”.
Credete che egli abbia potuto veramente capire il profondo significato di ciò che gli è stato riferito? Io temo proprio di no e, sinceramente, credo che il 99% dell’umanità non possa proprio capire il significato di quanto detto sopra. Il mondo è pieno di persone come Filippo…, che possono anche essere molto intelligenti su questo piano di esistenza ed avere una mente adeguata per un utilizzo in questa realtà condizionata, ma che non riescono assolutamente a vedere l’apparenza illusoria dei fenomeni, e pertanto si credono persone reali che vivono in un mondo ritenuto reale.
E voi che ora state leggendo, fatevi un esame di coscienza. Siete anche voi come Filippo? State solo cercando uno Zen mondano? E allora, quando risveglierete la vostra mente? Quando smetterete di credere di essere ciò che ritenete di essere? Seppure voi credete di star percorrendo un Sentiero, non avete alcun dubbio del fatto che giudicando ciò che vi appare davanti, state solo cadendo nel tranello della vostra mente?
Lo Zen autentico non è quello che voi immaginate… non è quello che credete di dover cercare. Non importa chi è colui che ve lo insegna. Costui può essere un personaggio importante sul piano mondano, può fare tanti bei discorsi logici per voi, ma sul piano spirituale potrebbe essere addirittura assai scarso. E viceversa...
Perciò, state solo attenti a ciò che pensate e a ciò che dite. Siate sempre in guardia nel cogliere la vostra mente cogitante. Ascoltate solo il pensiero che vi dice di guardarvi dentro in continuazione e… poi fatelo! Più troverete difficoltà nel capire il vero messaggio e più dovreste diventare interessati!
Ma, per carità, smettetela di aderire al vostro giudizio, alle vostre opinioni di cui non conoscete la fonte. Cessate di agire in conformità di ciò che pensate voi! Aprite l’orecchio interno, la vista interna, il pensiero interno. Siate consapevoli che questi veri elementi interni non appartengono alla vostra persona, ma all’essere profondo che rimane sempre dov’è, anche quando Filippo, o qualunque altro individuo, non esisterà più! Cercate dunque di non essere 'morti' alla verità, e 'vivi' solo nel mondo, ma sforzatevi di far avvenire il contrario... siate finalmente veri praticanti Zen…
Si è veramente “adepti”, solo quando le nostre esigenze ‘umane’, mentali e corporali, si saranno affievolite, limitandosi solamente al minimo indispensabile, e dedicando la propria esistenza principalmente alla conoscenza interiore. Se non si diventa ‘come morti’, non si può ritenere di essere sul giusto cammino. Questo è il vero significato di ‘morire al mondo’ e della frase ‘Le passioni sono la Bodhi!’, perché grazie alla propria comprensione ed essendo in grado di rinunciare ad esse, dopo averle capite e ritenute le cause del dolore,  si scopre di essere “nel mondo, ma non del mondo!”-