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Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî (560/1165-638/1240) «L'Interprete delle Passioni» («Tarjumân al-Ashwâq») a cura di Roberto Rossi Testa PARTE SECONDA |
Premessa del 21 maggio 2004
Oltre dieci anni fa, per un progetto editoriale poi non concretizzatosi, è stata fatta questa traduzione della versione del Nicholson de L'Interprete delle Passioni, che da allora ha variamente circolato in cerca dell'occasione editoriale giusta per offrirsi stampata a tutti i lettori appassionati di sufismo e di poesia.
Essa costituisce la prima traduzione italiana in assoluto.
Fonte:
Muhyî-d-Dîn ibn al-`Arabî, Tarjumân al-Ashwâq, a Collection of Mystical Odes. Arabic text (edited from three manuscripts) with a literal version of the text and an abridged translation of the author's commentary, by R. A. Nicholson (Royal Asiatic Society, London, 1911).
Aggiornamento di febbraio 2008
«L'Interprete delle passioni» è finalmente stato stampato!
Il riferimento completo è:
Ibn `Arabî, L'interprete delle passioni, Il libro comprende una revisione di quanto riportato nel 2004 su SuperZeko (in particolare, sono indicati i segni diacritici dei termini arabi) più una lunga prefazione di Gianni De Martino (L'eccedenza mistica), una Introduzione di Roberto Rossi Testa e una bibliografia di base. È stata riscritta anche la Nota del traduttore italiano. Per ordinazioni: www.urraonline.com |
(Per la sua ampiezza il testo è stato suddiviso in quattro file)
Prefazione di Reynold A. Nicholson | parte 1 | |||||||||||||||
Nota del traduttore italiano | parte 1 | |||||||||||||||
1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 | 8 | 9 | 10 | 11 | 12 | 13 | 14 | 15 | parte 1 | |
16 | 17 | 18 | 19 | 20 | 21 | 22 | 23 | 24 | 25 | 26 | 27 | 28 | 29 | 30 | parte 2 | |
31 | 32 | 33 | 34 | 35 | 36 | 37 | 38 | 39 | 40 | 41 | 42 | 43 | 44 | 45 | parte 3 | |
46 | 47 | 48 | 49 | 50 | 51 | 52 | 53 | 54 | 55 | 56 | 57 | 58 | 59 | 60 | 61 | parte 4 |
L'Interprete delle Passioni
(Tarjumân al-Ashwâq)
1) I palanchini misero
sui veloci cammelli
e in essi collocarono
simulacri di marmo e lune piene;
2) E al mio cuore promisero
di fare poi ritorno.
Ma posson mai, le belle,
prometter cosa che non sia ingannevole?
3) Con le dita dipinte
per la partenza lei lanciò un saluto,
lasciò cadere lacrime
che attizzarono il fuoco.
4) Quando volse le spalle col pensiero
di andare ad al-Khawarnaq e as-Sadî,
5) "Rovina!" io gridai dietro di loro.
Lei rispose dicendo:
"Tu invochi la rovina?
6) Non soltanto una volta, allora, invocala,
grida invece: "Rovina!" molte volte".
7) O colomba sull'albero di arâk,
abbi per me un poco di pietà!
Poiché il distacco aumenta solo i gemiti,
8) Colomba, e il tuo lamento
all'amante che spasima dà fiamma,
dà tormento al geloso,
9) Il cuore strugge, il sonno strappa via,
raddoppia i desideri ed i singhiozzi.
10) Chiamata dal lamento
della colomba qui la morte vola;
e noi che ci risparmi le chiediamo,
ancora per un po',
11) Perché un alito forse
della brezza di Hagir
può soffiar verso noi nubi di pioggia,
12) Grazie alle quali tu soddisferai
gli spiriti assetati;
tuttavia le tue nubi fuggiranno
ancora più lontano.
13) O tu, contemplatore delle stelle,
o tu, sii mio compagno nella gioia;
o tu, che senza sonno attendi il giorno,
o tu, sii il mio sodale nella veglia!
14) E tu, che nella notte dormi e dài
il benvenuto al sonno,
tu confida alla morte
che abiti le tombe.
15) Però se fossi stato innamorato
di una bella fanciulla
attraverso di lei avresti avuto
in dono grazia e gioia,
16) Alle graziose giovani
versando i vini dell'intimità,
conversando in segreto con i soli,
e amoreggiando con le lune piene.
COMMENTO
1) I cammelli rappresentano le facoltà umane, i palanchini le azioni che tali facoltà sono incaricate di compiere, le donzelle sistemate nei palanchini (simboleggiate dai simulacri di marmo e dalle lune piene) le scienze mistiche e le conoscenze perfette.
3) Il verso significa che la Sottigliezza divina, essendo acquisita e non data direttamente, è soggetta a cambiamenti prodotti dal contatto con i fenomeni. Tale cambiamento è indicato dal riferimento alle unghie dipinte, che alludono a una alterazione dell'unità per una sorta di associazione. Nondimeno la sua permanenza nel cuore è preferibile alla sua partenza, poiché essa finché rimane protegge colui che sa.
"lasciò cadere lacrime": lasciò entrare nel cuore le scienze della contemplazione, le quali produssero un intenso struggimento.
4) "al-Khawarnaq e as-Sadî"[il primo è un palazzo nei pressi di Kufah, in `Irâq, la seconda è una localilità `iraqena]: simboleggiano la Presenza divina.
5) "Rovina!": cioè morte al mondo fenomenico, ora che questi sublimi misteri sono svaniti da esso.
"Tu invochi la rovina?": perché non vedi il volto di Dio in ogni cosa, nella luce e nel buio, nel semplice e nel composto, nel sottile e nel grosso, per il fatto che non puoi sentire il dolore della partenza.
6) "grida invece: "Rovina!" molte volte"[Corano, 25,15]: non solo in questa stazione, ma anche in ogni altra in cui tu venga a trovarti, devi gridare il tuo addio a ciascuno di essi, perché non mancherai di essere addolorato, dal momento che, ogniqualvolta la forma della Realtà scompare dalla tua vista, tu immagini che Egli ti abbia abbandonato; invece non è così, avviene soltanto che il tuo rimanere con te stesso ti vela la visione di ciò che pervade l'intero creato.
7) "O colomba sull'albero di arâk": si rivolge alle influenze divine che sono discese su di lui.
"abbi per me un poco di pietà": abbi pietà della mia debolezza e incapacità di attingere alla tua purezza.
"Poiché il distacco aumenta solo i gemiti": cioè: "Dal momento che la tua sostanza esiste solo attraverso di me e in me, e io sono separato dall'oscuro mondo dei fenomeni che mi stringe in catene, è per questo che tu lamenti la tua separazione da me".
8) "il tuo lamento": noi che perseguiamo la libertà senza vincoli del mondo celeste dovremmo piangere più amaramente di te.
"dà tormento al geloso": la gelosia sorge in chi considera gli altri; chi vede Dio in ogni cosa non la prova, poiché Dio è uno; ma il termine "gelosia" gli è riferibile dal momento che Dio manifesta se stesso in varie forme.
10) "la morte": è la stazione in cui il principio sottile dell'uomo è separato dal dominio di questo corpo oscuro mediante le sottigliezze divine che vengono fatte confluire a lui dalle influenze nominate al v. 7.
11) "Hagir": qui indica il velo più inaccessibile della Gloria divina. Nessun essere fenomenico può attingere all'esperienza immediata di esso, ma le sue fragranze spirano nei cuori di coloro che sanno in virtù di una sorta di amoroso affetto.
"nubi di pioggia": sono le scienze e le diverse forme di conoscenza appartenenti alla più santa Essenza.
13) "contemplatore delle stelle": si riferisce al tenere a mente ciò che le scienze offrono nelle loro diverse connessioni.
"tu, che senza sonno attendi il giorno": il fare giorno è un luogo della manifestazione dell'Essenza. Rivolgendosi ad uno che lo ricerca, l'autore dice: "La nostra ricerca è la medesima, sii mio compagno nella notte".
14) "tu che nella notte dormi": si riferisce a chi si trova in uno stato di estinzione (fanâ') .
15) "una bella fanciulla": simbolo dell'oggetto del desiderio di colui che sa.
"attraverso di lei": sebbene lei sia irraggiungibile, attraverso il suo manifestarsi a te tutto ciò che sei ti si chiarisce, e ciò che ti è proprio ti viene mostrato da quella forma essenziale.
16) "conversando in segreto con i soli":in riferimento al Detto che afferma che Dio sarà veduto nel mondo a venire come un sole in un cielo senza nubi o come una luna piena.
1) Conduttor dei cammelli fulvo-chiari,
non aver fretta insieme ad essi, e férmati!
Poiché sono uno zoppo
andando dietro a loro.
2) Ferma i cammelli, stringine le redini:
te ne prego per Dio,
per la passione mia,
e per la mia angoscia, o cammelliere!
3) La mia anima brama,
però non mi asseconda
il mio piede: chi mai
avrà pietà di me e mi aiuterà?
4) Che farà mai il buon lavoratore
se i ferri del mestiere
inadatti al lavoro appariranno?
5) Devia di là, poiché le loro tende
stanno sul lato destro della valle.
Che Dio ti renda merito per ciò
che tu contieni, o valle!
6) Hai dato albergo a un popolo
che è mio respiro e spirito,
e la parte più interna
della nera materia
che mi circonda il fegato.
7) Possa il mio amor non esser maledetto
se sopravvivo al duolo
ad Hagr od a Sal` oppure a Agyad!
COMMENTO
1) Lo Spirito divino che parla nell'uomo dice al cammelliere (cioè a colui che parla in nome di Dio e che guida le aspirazioni al sublime, simboleggiate dai cammelli, nel loro viaggio verso il cielo) : "Non ti affrettare con loro, al fine di poter vedere con quale realtà dell'Essenza divina sono in relazione; poiché io sono confinato in questo corpo al quale sono legato fino alla morte".
3) "chi mi aiuterà?": si riferisce al decreto (qadr) divino.
4) Il significato del verso è il seguente: "Che cosa farò? Sebbene io sia capace di abbandonare il corpo a tratti, cioè nei momenti di annichilimento e di assenza, sotto l'influenza dell'estasi, il mio scopo è il distacco definitivo; e inoltre in tali momenti il mondo fenomenico esercita una potente attrazione su di me. Questa attrazione (qui adombrata dagli attrezzi) vanifica i miei sforzi, e turba il mio stato di annichilimento e di assenza, in modo tale da riportarmi indietro nel corpo".
5) "devia di là": intende la parte destra della valle sacra di Mosè, sul monte Sinai. Confronta Corano, 19,53 e 28,46.
"le loro tende": cioè le dimore delle aspirazioni suddette, che sono nella conoscenza di Dio, e non in Dio, poiché Egli non è un luogo per alcuna cosa. La conoscenza di Dio è la meta suprema che un essere contingente possa raggiungere; l'intero universo dipende dalla conoscenza, e da nient'altro.
"ciò che tu contieni": la conoscenza divina, santa e mosaica.
6) "un popolo": di conoscenze (spirito) e di aspirazioni (respiro) .
"parte più interna...": intende il sorgere delle aspirazioni dalla parte più nera (l'essenza) del cuore. Significa: "Anche se non ottengo di fondermi con Te, per gustare di quello che contieni, l'infusione delle mie aspirazioni in Te è come fosse la mia, poiché esse fanno parte di me; ciò vale a mia consolazione, per il desiderio che provo di distaccarmi da questo mondo, e conseguire quello santissimo".
7) "Hagr": il mondo intermedio (burzukh) .
"Sal`": monte nei pressi di Medina. Qui indica una stazione muhammadiana.
"Agyad": monte nei pressi della Mecca. Qui indica una stazione che produce il venir meno all'esistenza fenomenica.
1) Férmati alle dimore,
piangi sulle rovine,
e alle abbattute abitazioni chiedi:
2) "Gli amati, dove sono?
I lor cammelli, dove sono andati?"
"Guardali, nel deserto
traversano i vapori:
3) Tu come dei giardini
li vedi, nel miraggio:
la calura dilata
negli occhi la figura."
4) Bramosi d'al-`Udhàyb,
andavan là per bere
un'acqua fresca che ridà la vita.
5) Ed io gli andavo dietro,
di lor chiedendo al vento dell'oriente:
"Han piantato le tende,
o stanno all'ombra delle piante dal?"
6) E il vento mi rispose:
"Lascia Zarûd e il loro accampamento
mentre si lamentavano i cammelli
per la stanchezza del notturno viaggio.
7) Essi han fatto calare
sopra le loro tende coperture
perché la lor beltà fosse protetta
dal caldo meridiano.
8) Alzati, dunque, e va' verso di loro,
le loro impronte cerca,
e verso loro guida
i tuoi cammelli, in fretta.
9) Quando ti fermerai
ai termini di Hâgir,
ed attraverserai valli e colline,
10) Vicine ti saran le lor dimore,
e il loro fuoco diverrà visibile:
un fuoco che ha causato il divampare
della fiamma d'amore.
11) Fa' inginocchiare i tuoi cammelli in esso!
E non farti atterrir dai suoi leoni
perché l'amore ardente li offrirà
sotto forma di cuccioli al tuo sguardo".
COMMENTO
1) L'autore dice alla voce di Dio che chiama dal suo cuore: "Férmati alle dimore" (che sono le stazioni alle quali coloro che sanno salgono nel loro viaggio verso l'infinita conoscenza dell'oggetto del loro culto) , e: "Piangi sulle rovine" (cioè le tracce lasciate da quei conoscenti) .
"abbattute abitazioni": non c'è gioia nelle dimore che sono state disertate; la loro vera esistenza dipende dai loro abitatori.
2) "I lor cammelli": sono le aspirazioni.
"il deserto": è la stazione dell'Astrazione (tagrîd) .
"i vapori": sono le tracce di ciò che essi cercano; le sue tracce sono legate al suo essere che si trova dentro loro stessi.
3) "dilata": diventano grandi perché mettono in risalto la grandezza di ciò che cercano. Di qui è detto: "Perciò quello che non fu mai (cioè tu) può svanire, ed Egli che mai non fu (cioè Dio) può sussistere per sempre". E Dio dice: "Come un miraggio nella pianura (cioè nella stazione dell'Umiltà) , quando egli lo raggiunge trova che non è nulla, ma trova Dio presso di lui" (Corano, 24,39) dal momento che tutte le cause secondarie gli sono state tolte. Perciò l'autore dice che la calura dilata, intendendo che la superiorità dell'uomo su tutti gli altri esseri contingenti consiste (essendo l'organismo più perfetto) nel suo dare più forte testimonianza di Dio, come disse il Profeta: "Invero fu creato ad immagine del Misericordioso".
4) "Bramosi d'al-`Udhàyb": cioè ricercando il segreto della vita nella stazione della Purezza dalla fonte della generosità.
"per bere": bere (surb) è il secondo grado della manifestazione divina (tagallî) . Il primo è il gustare, il terzo è bere copiosamente, il quarto è l'ebbrezza.
5) "Han piantato le tende": si riferisce alla conoscenza acquisita da essi.
"all'ombra delle piante dâl": si riferisce alla conoscenza infusa da Dio, nella quale le loro azioni non hanno parte. "Dâl" etimologicamente implica una nozione di perplessità, smarrimento.
6) "Zarûd": vasta plaga desertica. Dal momento che la sabbia del deserto è spesso agitata dal vento e portata da un luogo all'altro, l'autore intende dire che essi sono in uno stato di irrequietezza, poiché stanno cercando ciò che non è immaginabile, e del quale si possono trovare nell'anima solo le tracce.
7) "perché la lor beltà fosse protetta": se le loro facce, cioè le loro realtà, non fossero velate, l'intenso irraggiamento di questa stazione consumerebbe la loro bellezza, così come il sole sciupa la bellezza del viso.
8) "le loro impronte cerca": significa: "Cerca di avvicinarti al grado profetico con la tua aspirazione (simboleggiata dai cammelli) , non per esperienza immediata (hâl) , dal momento che solo il Profeta ha esperienza immediata di questa stazione. Comunque non c'è nulla che allontani dall'aspirazione di ciò, benché di fatto sia inattingibile.
9) "Hâgir": si riferisce all'ostacolo che ci rende impossibile l'esperienza immediata di questa stazione. Vedi Corano, 29,69: "Quelli che si sforzeranno per noi li dirigeremo per le nostre vie":
10) "il loro fuoco diverrà visibile": si riferisce ai pericoli che dovranno attraversare prima di arrivare alle predette dimore, secondo il Detto: "Il Paradiso è circondato di azioni odiose". Uno degli illuminati di Mosul mi disse che aveva scorto in sogno Ma`rûf al-Karkhî che sedeva in mezzo al fuoco infernale. Il sogno lo atterrì, e non ne capiva il significato. Io gli dissi: "Quel fuoco è la chiusura che custodisce la dimora in cui l'hai visto seduto. Che ognuno che voglia raggiungere quella dimora attraversi la fiamma!" Il mio amico fu contento della spiegazione e la riconobbe vera.
11) "leoni": se tu sei un vero amante non scoraggiarti dei pericoli da affrontare.
1) Abbandonati resti ad al-Uthàyl,
dove giocai con amorose giovani!
2) Ieri eran colmi d'allegria e ridenti,
oggi son diventati
lugubri e desolati.
3) Loro sono partiti senza che
io me ne dessi conto,
e senza che potessero sapere
che la mia mente li serbava in sé:
4) Li seguiva dovunque se ne andassero
e innalzassero i loro padiglioni,
e a volte ne guidava gli animali.
5) Finché, quando arrivarono
in una terra sterile e desertica,
e vi presero campo,
e stesero i tappeti,
6) Tornò per loro un prato verde e florido
ciò che fu prima un arido deserto.
7) Essi non si fermavano in un luogo
se non vi si trovava
un prato con degli esseri leggiadri
come fosser pavoni,
8) E non si allontanavano da un luogo
se non vi si trovavano
le sepolture degli amanti loro.
COMMENTO
1) "Al-Uthayl": è la natura e l'origine, mentre i resti ne sono una traccia. I resti sono definiti "abbandonati" perché sono mutati dall'avvicendarsi dei vari stati spirituali.
"amorose giovani": sono le forme della Saggezza divina da cui il cuore di chi sa, quando giunge a conoscerle, viene allietato.
2) "oggi son... desolati": perché egli è tornato al mondo dei sensi e della consapevolezza.
3) "Loro sono partiti...": intende: "come un uomo che, separandosi dalla propria casa, la conserva presente nella mente".
4) "Li seguiva dovunque...": egli coi suoi pensieri li influenzava, cosicché i loro pensieri si volgevano a lui. Questo avvenne a causa della sua sincerità: perché l'inferiore, se gli si rivolge sinceramente, può influenzare il superiore, come spesso accade ai novizi sinceri nei confronti dei loro direttori spirituali.
5) "una terra sterile": è l'arrivo nella stazione dell'Unificazione astratta e assoluta (tanzih) .
"e stesero i tappeti": in riferimento ai favori divini che essi ricevettero raggiungendo il mondo della Verità.
6) Il verso significa che nessuna realtà, tranne la sostanza divina, può sussistere con l'Unificazione astratta. Perciò, quando essi raggiunsero quest'ultima stazione, e se ne resero conto, e compresero il senso della parola di Dio (Corano, 42,9) : "non c'è nulla che somigli a Lui", Egli li riportò indietro all'unificazione delle loro essenze nella loro unità, che è incomparabile con la sostanza divina contenuta nella sua Essenza.
"un prato verde": si riferisce ai misteri divini che la Verità emanò verso di loro per le realtà dei Nomi.
7) "come fosser pavoni": si riferisce agli stati, agli atti, alle disposizioni spirituali.
8) "le sepolture degli amanti loro": le realtà, che desiderano che le loro tracce possano essere manifestate nelle conoscenze. Tali oggetti di conoscenza esistono solamente attraverso coloro che li conoscono; e proprio a causa di ciò li amano, perché se i conoscenti vengono a mancare le conoscenze svaniscono.
1) Il mio male d'amore è per colei
che ha palpebre malate:
parlandomi di lei deh consolatemi!
2) Volando sui giardini grige tortore
levavano lamenti:
ed una sola causa
avevano la mia e la loro pena.
3) Possa mio padre essere il riscatto
di una tenera e amabile fanciulla,
una di quelle giovani
che sopra i palanchini si conducono,
e ondeggiando procedon fra le spose!
4) Come un sole ella sorse,
lo si vedeva chiaramente, e quando
alla fine svanì
splendette all'orizzonte del mio cuore.
5) O dimore di Râma diroccate!
Quante ragazze dai fiorenti petti,
e belle, in voi trovarono riparo!
6) Io insieme a mio padre
possa esser riscatto
d'una gazzella che Dio stesso nutre,
d'una gazzella che fra le mie costole
si pasce stando stabile e sicura!
7) Il loro fuoco su di loro è luce:
così la luce è
ciò che estingue le fiamme.
8) Tirate, o miei due amici, le mie redini,
dimodoché possa veder la forma
della loro dimora chiaramente.
9) Scendete, quando poi siate là giunti;
e là, miei due compagni,
pianto per me spargete.
10) State con me fra le rovine, un poco,
e si tenti di piangere;
che mi sia dato piangere
per ciò che mi è accaduto.
11) La brama mi colpisce senza frecce,
la passione mi uccide senza lancia.
12) Parlatemi e piangete insieme a me
quand'io presso di lei lacrimo e piango.
Aiutatemi a spandere il mio pianto!
13) Riditemi la storia
di Hind e di Lubnâ,
di Sulaimâ, di Zàynab e di `Imân!
14) E narratemi pure di Zaìd,
di Hâgir e Zarûd,
delle gazzelle ditemi, e dei pascoli!
15) E condoletevi per me coi versi
di Qays e di Laylà,
e con Mayya, e con Gaylân l'afflitto!
16) Mi sono consumato lungamente
per un'amabile fanciulla, adorna
di prosa e di poesia,
dotta nell'arte di parlar dal pulpito,
dotata di favella ricca e chiara.
17) Ella è una principessa
della terra di Persia,
e dalla più gloriosa
delle città proviene, da Isfahàn;
18) È figlia dell'`Irâq,
è figlia del mio Imâm,
mentr'io sono il suo opposto,
un figlio dello Yemen.
19) O miei signori, avete udito o visto
di due opposti che mai si sian riuniti?
20) Se invero voi ci aveste scorti a Râma
offrirci l'uno all'altro
coppe di brama senza usare dita,
21) Intanto che la brama
faceva sì che dolci e lievi motti
fra noi fossero detti senza lingua,
22) Avreste avuto conto d'uno stato
in cui l'intelligenza disparisce:
Yemen e `Irâq uniti in un abbraccio.
23) Disse parole false quel poeta
che prima del mio tempo così disse
(della sua intelligenza
colpendomi coi sassi):
24) "O tu che dài le Pleiadi
in matrimonio a Suhàyl,
Iddio ti benedica!
Come si incontrerebbero altrimenti?
25) Ché sorgendo le Pleiadi si trovano
verso la direzione della Siria,
mentre Suhayl sorgendo
si trova in direzione dello Yemen".
COMMENTO
1) "colei che ha palpebre malate": si riferisce alla Presenza che è oggetto di desiderio di coloro che sanno. Sebbene essa sia troppo elevata per essere conosciuta, si piega (movimento simboleggiato dalla malattia) verso di loro pietosa e gentile, discendendo nei loro cuori in una sorta di manifestazione.
"parlandomi di lei": la sola cura per la sua malattia è la menzione (dikr) .
"consolatemi": in originale la parola è ripetuta due volte, riferendosi al suo ricordo di Dio, e al ricordo che Dio ha di lui (confronta Corano, 2,147) .
2) "grige tortore": sono gli spiriti del mondo intermedio.
"levavano lamenti": perché le loro anime non potevano riunirsi agli spiriti liberati dal carcere del corpo terreno.
3) "una tenera e amabile fanciulla": è una forma della Sapienza divina, essenziale e santa, che colma i cuori di gioia.
"una di quelle giovani che sopra i palanchini si conducono": ella è vergine, poiché nessuno l'ha mai conosciuta prima; e durante tutto il suo viaggio dalla Presenza divina fino al cuore dello gnostico è rimasta pudicamente e gelosamente velata.
"le spose": le forme della Sapienza divina già realizzate dallo gnostico, e che lo precedevano.
4) "quando alla fine svanì": quando tramontò nel mondo dell'apparenza e sorse nel mondo dell'invisibile.
5) "O dimore di Râma diroccate": sono le facoltà fisiche. Râma deriva dal verbo râma, cercare; si allude al fatto che la ricerca fu vana.
"Quante ragazze": forme divine sottili, da cui le facoltà fisiche furono annichilate.
7) Il verso significa che i fuochi naturali sono estinti dalla luce celeste nel suo cuore.
8) "la forma della loro dimora": la Presenza da cui la dimora stessa è sorta. Qui sembra che l'autore desideri giungere alla stazione della Contemplazione, ma soprattutto per amore di Quello a cui conduce.
9) "pianto per me spargete": perché "il dolce frui" di questa Presenza annichilisce chiunque la raggiunga e la contempli.
10) "che mi sia dato piangere": per la perdita degli amanti e di ogni cosa che non sia le rovine della loro dimora.
11) "senza frecce": cioè da distante. Si riferisce allo stato chiamato shaûq, passione.
"senza lancia": cioè da vicino, corpo a corpo. Si riferisce allo stato detto ishtiyâq, analogo al precedente.
13) Hind era la donna di Bishr; Lubnâ di Qays Ibn ad-Dhaûh; `Imân era una schiava appartenente a an-Nâtîfî; Zaynab era una delle donne di `Umar Ibn Abî Rabî`a; Sulaymâ era una schiava conosciuta dall'autore, la quale pure aveva un innamorato. I nomi di queste donne sono interpretati misticamente: quello di Hind è spiegato in riferimento al luogo in cui cadde Adamo (l'India) ; quello di Lubnâ in riferimento al desiderio; quello di `Imân in riferimento alla scienza dei doveri e della politica; quello di Zaynab in riferimento al passaggio dalla stazione della Santità a quella della Profezia; quello di Sulaymâ in riferimento alla saggezza di Salomone e di Balqîs.
16) "amabile fanciulla": una conoscenza essenziale.
"adorna di prosa e di poesia": cioè assoluta rispetto all'essenza ma limitata rispetto al possesso.
"pulpito": è la scala ai Nomi più belli, la cui salita comporta essere investiti delle qualità dei Nomi divini.
"dotata di favella ricca e chiara": si riferisce alla stazione dell'Apostolato. Si allude enigmaticamente ai vari tipi di conoscenza mistica che vanno sotto il velo di an-Nizâm, la sorella del nostro shaykh.
17) "Ella è una principessa": a motivo del suo ascetismo, poiché gli asceti sono i sovrani della terra.
"della terra di Persia": cioè, lei è araba d'eloquio e straniera d'origine.
18) "`Irâq": l'`Irâq indica la scaturigine di tutte le cose, perciò si vuole indicare che questa conoscenza è di provenienza nobile.
"un figlio dello Yemen": in riferimento alla fede, alla sapienza, alla mitezza di cuore e al respiro del Misericordioso. Queste qualità sono l'opposto di quelle attribuite all'`Irâq, la rudezza, la ferocia e l'infedeltà. Geograficamente invece l'opposto dell'`Irâq è il Maghreb, e l'opposto dello Yemen è la Siria. L'antitesi qui posta è fra le qualità dell'Amato e quelle dell'amante.
19) "due opposti": si riferisce alla storia di Gunayd. Un uomo sternutì in sua presenza e disse: "Lode a Dio!" (Corano, 1,1) e Gunayd completò: "Che è il Signore degli esseri creati". L'altro replicò: "E chi è mai l'essere creato, che tu lo menzioni nel medesimo respiro con Dio stesso?". "Fratello - spiegò Gunayd - l'effimero, quando è congiunto con l'Eterno, svanisce senza lasciare tracce dietro di sé: quando Egli è presente non ci sei tu, e quando ci sei tu non c'è Lui".
22) "Yemen e `Irâq": identificazione degli attributi della collera e della pietà. Si riferisce alla risposta di Abû Sa`îd al-Khassâr, il quale, richiesto di come conoscesse Dio, disse: "Attraverso la sua facoltà di riunire gli opposti, poiché Egli è il Primo e l'Ultimo, il Visibile e l'Occulto (vedi Corano, 57,3) .
23) "quel poeta": si tratta di `Umar Ibn Abî Rabi`a.
24) "le Pleiadi": i sette attributi divini dimostrati dalla filosofia di scuola.
"Suhayl": stella che simboleggia l'Essenza divina.
25) "verso la direzione della Siria": al nord, che simboleggia il mondo dei fenomeno. Gli attributi divini si manifestano nella creazione, ma l'Essenza divina non vi prende parte.
1) O brolo della valle,
rispondi alla signora della casa,
a lei che ha gli incisivi risplendenti,
o brolo della valle.
2) E permetti che un po' delle tue ombre
le faccian ombra un'ora,
fin quando non s'installi
nel luogo dell'incontro,
3) Ed i suoi padiglioni
sian posti nel tuo mezzo.
Allora avrai quanta rugiada vuoi
per nutricare i teneri bòccioli,
4) E quanto vuoi di pioggia e di rugiada,
e di nubi sui suoi alberi bàn,
che vengono e che vanno;
5) E quanto vuoi di folta ombra e frutta,
deliziosa a colui che la raccoglie,
e pendula sul ramo;
6) E di quelli che cercano
Zarûd e le sue sabbie,
e di quelli che cantano
conducendo i cammelli dal didietro
o cantano menandoli da innanzi.
COMMENTO
1) "brolo della valle": si riferisce al cespuglio in cui la luce divina apparve a Mosé.
"signora della casa": è la verità di Mosè, che significa un grado spirituale che il conoscente ereditò da Mosè. "casa" denota la stazione della Gloria, irraggiungibile a causa dela sua stessa essenza.
"incisivi risplendenti": poiché si trova nella stazione del Colloquio e della Favella.
2) "fin quando non s'installi": finché il luogo non sia pronto per riceverla, così che lei parli dall'essenza di lui all'essenza di lui senza riguardo per gli estranei.
3) "rugiada": le conoscenze che sono nutrimento al corpo umano.
6) "Zarûd e le sue sabbie": sono forme di conoscenza sfuggenti, che non si possono apprendere se non nei momenti dell'estasi.
"quelli che cantano": coloro che conducono il cammello da dietro indicano chi va nella paura e tra le riprovazioni e le minacce (ed è schiavo dell'ira dell'Altissimo) , mentre coloro che stanno innanzi al cammello indicano chi va nella speranza, nella gioia e nella gentilezza (ed è servo del Misericordioso) .
1) Volgi i cammelli verso il territorio
pietroso di Thahmâd,
entro il quale si trovan rami teneri
e degli umidi prati,
2) Dove i lampi ti mostrano i bagliori
e dove vanno e vengono le nubi;
3) E innalza la tua voce,
all'alba, ad invocare
le dame con i volti bianchi e splendidi
e le leggiadre vergini flessuose
4) Che uccidono coi loro neri occhi
e protendono il loro lungo collo.
5) Ella assale ogni cuore appassionato
che ama la bellezza
con sguardi come frecce e spade indiane.
6) Ella prende con mano
soffice elieve, come seta pura,
profumata con uadd e muschio in briciole.
7) Quando guarda, con gli occhi fondi scruta
di una gazzella giovane,
ed al suo sguardo è proprio
dell'antimonio il nero.
8) Le adornan gli occhi seduzione
ed un mortale incanto;
circondano i suoi fianchi lo stupore
e una bellezza senza paragoni.
9) È snella ma non ama ciò che amo,
e con sincerità
i patti non rispetta.
10) Lei tira indietro la sua treccia, come
fosse un serpente nero,
per spaventar con esso chi la segua.
11) Io non temo, perdio,
la morte, e tuttavia
la mia sola paura è di morire
senza poterla riveder domani.
COMMENTO
1) "cammelli": cioè le nuvole.
"Thahmâd": località nello Yemen.
2) "lampi": l'autore in questi componimenti usa sempre tale termine per riferirsi a un luogo di manifestazione dell'essenza divina.
3) "dame con i volti bianchi e splendidi": intelligenze derivate dal profeta Idris e discese dal quarto cielo, dove risiedono le scienze di verità che Dio ha posto nel sole ["volti bianchi" è uno dei nomi del sole].
"vergini flessuose": perché si protendono verso il mondo fenomenico e lo ricolmano. Si riferisce a tutte le Realtà connesse col mondo fenomenico, come i Nomi divini.
4) "Che uccidono coi loro neri occhi": si riferisce alle scienze della contemplazione.
5) "spade indiane": l'India è il luogo dove cadde Adamo, e dove si trova la fonte della saggezza che sgorgò per lui.
6) "seta pura": cioè non tinta, e quindi esente da ogni contaminazione.
"profumata con uadd": cioè con una miscela di profumi. L'espressione significa che lei è rivestita delle qualità divine e dei bei Nomi divini, secondo Corano, 7,179: "A Dio sono i più bei nomi; invocatelo dunque con essi".
9) "non ama ciò che amo": lei non è limitata dal volere di nessuno, e se accade che la sua volontà sia in accordo con la mia ciò è dovuto all'effetto prodotto da lei su di me, e non viceversa.
"i patti non rispetta": è un'antifrasi, scondo l'uso letterario arabo: vuol dire che è particolarmente benevola e pietosa.
10) "la sua treccia": è una catena di evidenze e di prove.
"un serpente nero": si riferisce alla scienza della Maestà e del Prestigio divino.
11) "la mia sola paura": è la paura di perdere la possibilità di contemplare l'Amato. È a causa di tale paura che ha esitato nel seguire lei, desiderando acquisire quelle facoltà divine che gli avrebbero permesso di sostenere quella manifestazione.
1) Nella valle di Aqîq giunsero all'alba,
dopo avere varcato
molti profondi abissi,
2) E al sorgere del sole
loro un segnale videro
splendere in cima ad un montuoso picco.
3) Quando l'aquila vuole
raggiungerlo non può,
e le uova di anûq
stanno al di sotto d'esso.
4) Degli ornamenti gli son posti sopra:
esso come al-Aqûq ha fondamenta
ben elevate e stabili.
5) Essi vi avevan scritto
alcune frasi rivelate loro:
"Chi mai aiuterà
un amante sperduto e appassionato,
6) Il quale, pur volando
oltre la stella Arturo il suo pensiero,
gli zoccoli calpestano
come rovente cenere,
7) Il quale presso l'Aquila ha dimora,
e che è morto annegato dal suo pianto?
8) Il suo amore lo ha reso alle disgrazie,
in questo luogo dove non ci sono
compagni a consolarlo.
9) O voi che vi appressate a questa fonte,
o voi abitatori
della valle di Aqîq,
10) E tu, che per vederla,
vai cercando Medina,
e voi che percorrete questa strada,
11) Guardateci di nuovo con pietà!
Perché noi siamo stati derubati,
un poco dopo l'alba,
un po' prima che il sole fosse alto,
12) Di una dama dal volto risplendente,
flessuosa e profumata,
che emana una fragranza
come di muschio in briciole:
13) Ondeggiante d'ebbrezza come i rami,
come una seta pura,
scossa dal vento, fresca,
14) Ha cosce formidabili,
simili a enormi dune,
tremule come gobbe di un cammello.
15) Nessun censore mai
rimproveri mi ha mosso perché l'amo,
nessun amico mai
rimproveri mi ha mosso perché l'amo:
16) Se mai qualche censore
mi avesse biasimato perché l'amo
gli avrebbero risposto i miei singhiozzi.
17) Mia brama è la mia schiera di cammelli,
e i miei dolori sono le mie vesti;
il desiderio a colazione bevo,
amaro pianto bevo quando ceno.
COMMENTO
1-2) L'autore descrive i pellegrini sulla via della Verità, che viaggiano in se stessi attraverso la notte delle loro esistenze fisiche e fermandosi a riposare all'alba, cioè nel recinto che divide la saggezza, pertinente alle realtà divine e ormai insita nel mondo fenomenico, dalle realtà degli spiriti della luce, che sono chiamati simbolicamente le armate celesti. I viaggiatori fanno fermare i loro cammelli , cioè le aspirazioni, nella valle di Aqîq, dove i pellegrini entrano nello stato di pellegrinaggio: questa è la stazione della Santità muhammadiana.
"un segnale": una guida, ossia lo spirito.
"un montuoso picco": cioè il corpo.
3) "l'aquila": è lo spirito del mondo intermedio (ar-rûh al-burzuhî) che è il più vicino degli spiriti governanti alle schiere celesti.
"anûq": uccello che deposita le sue uova nei luoghi più alti e impervi.
4) "ornamenti": sono le manifestazioni delle qualità divine.
"al-Aqûq": grande castello posto in cima a un alto monte.
7) "dimora": questa stazione, nonostante la sua sublimità, è velata da vari tipi di conoscenza rivelata, appartenente alla specie dell'amore, nei confronti della persona che vi dimora, così che quest'ultima viene meno dalla contemplazione di se stessa in tale centro di manifestazione.
9) "questa fonte": la vita guadagnata con le buone opere, la vita della conoscenza cui si riferisce Corano, 6,122: "Colui che era morto e noi abbiamo vivificato" e Corano, 21,31: "A mezzo dell'acqua rendiamo viva ogni cosa".
10) "questa strada": è la retta via cui si riferisce Corano, 6,154.
11) "un po' prima che il sole fosse alto": è l'ora che vien dopo la discesa di Dio nel cielo del mondo, nell'ultimo terzo della notte.
12) "una dama dal volto risplendente, flessuosa": è l'attributo dell'essenza che è il suo oggetto di desiderio. È chiamata "flessuosa" perché pur essendo maestosa si inclina verso di noi, e niente ne deriva che possa essere misurato dalla conoscenza, dalla comprensione e dall'immaginazione.
"profumata": cioè che lascia tracce divine nei cuori di coloro che la venerano. 13) "ondeggiante d'ebbrezza": si riferisce alla stazione dello smarrimento.
"scossa dal vento": le aspirazioni nel cercarla la fanno inclinare, come dice Dio (Corano, 40,62) : "Chiamatemi ed io vi risponderò", e secondo il Detto Santo: "Se qualcuno mi si avvicina di una spanna, io mi avvicino a lui di un cubito".
14) Questo verso si riferisce agli infiniti doni, spirituali e materiali, che Dio elargisce ai suoi servi.
15) "Nessun censore mai rimproveri mi ha mosso": perché lei è come il sole, che è per tutti, e non suscita gelosia.
16) "i miei singhiozzi": la mia estasi mi avrebbe reso sordo ai suoi rimproveri.
17) "Mia brama è la mia schiera di cammelli": poiché mi porta all'Amato.
Disse: Un derviscio mi recitò il verso seguente, del quale mai conobbi il compagno:
"Ognun che spera dalla tua larghezza
di ottenere qualcosa, ottiene in copia;
non rompe mai, se non con me, la sua
promessa il lampo tuo".
Io ammirai il suo verso e chiesi del suo significato; poi ne composi altri nella medesima rima, includendo in mezzo ad essi quel verso medesimo, a causa della sua perfezione, e dissi in risposta a quel derviscio (possa Dio aver pietà di lui!) quanto segue:
1) Férmati alle dimore
diroccate di Lâ`la`
e piangi i nostri amati in quel deserto.
2) In quei luoghi d'incontro dunque férmati,
e chiamali, stupito
della lor solitudine
con lamenti squisiti:
3) "Presso il tuo bân ho visto, come me,
molti che raccoglievano
i pomi delle guance,
e le rose di un florido giardino.
4) Ognun che spera dalla tua larghezza
di ottenere qualcosa, ottiene in copia;
non rompe mai, se non con me, la sua
promessa il lampo tuo".
5) E lei rispose: "Sì,
c'è stato quell'incontro:
all'ombra dei miei rami,
in luogo tra i più fertili,
6) Quand'era il lampo mio uno dei lampi
di bocche sorridenti;
oggi però è il mio lampo
di questa pietra splendida il bagliore.
7) Rimprovera, perciò,
un destino che non abbiamo mezzo
di respingere: quale colpa ha mai
la dimora di Lâ`la`?".
8) Io la scusai, udendo il suo discorso,
e come lei si stava lamentando
anch'io mi lamentai,
pieno di pena il cuore;
9) E le chiesi, vedendo le sue terre,
dove i venti soffiassero la notte:
10) "Forse i venti ti dicono
dove mai essi a mezzodì riposino?".
Lei mi rispose: "Sì:
che riposino a Dhât al-Agra` dicono,
11) Dove le bianche tende son radiose
per quei soli splendenti che contengono".
COMMENTO
1) "dimore diroccate": i resti delle dimore dei Nomi divini nei cuori di coloro che sanno.
"quel deserto": il cuore vuoto.
3) "che raccoglievano i pomi delle guance": è la multiforme conoscenza dell'Autosussistenza divina, di cui secondo la nostra dottrina è possibile essere investiti. Tale investitura è motivo di disputa tra i sûfî; Ibn Gunaid e i suoi seguaci non l'accettano.
"le rose di un florido giardino": si riferisce alla stazione della Vergogna derivante dalla meditazione e dalla contemplazione.
4) "non rompe mai... il lampo tuo": a causa della mancanza del favore divino. Intende anche che lui stesso si trova in una stazione elevata, mai raggiunta da alcuno dei suoi pari, perché il lampo è un luogo di manifestazione dell'Essenza; da tale luogo l'anima di chi contempla non ottiene conoscenza, dal momento che si tratta di una manifestazione priva di forma materiale.
5-6) Il significato dei versi è il seguente: "La tua manifestazione ebbe luogo in una forma amabile, ma la mia manifestazione a te è senza forma e inanimata, e non è determinata da amore e passione".
11) "le bianche tende": si riferisce ai veli di luce tesi sugli splendori del volto di Dio.
1) Per il mio cuore, o pena!
Per la mia mente, o gioia!
2) In cuore m'arde il fuoco della brama,
in mente mi tramonta
la luna piena dell'oscurità.
3) O muschio! O luna piena!
O fronda della duna!
Com'è verde la fronda,
come sfavilla il fuoco,
com'è fragrante il muschio!
4) O bocca sorridente le cui bolle
ho così tanto amato!
O sapida saliva,
in cui ho assaporato miele bianco!
5) O luna che velata ci apparisti
di pudìco rossore sulla guancia!
6) Se mai si fosse tolta quel suo velo
si sarebbe svelato un gran tormento:
ed è a causa di ciò che si velava.
7) Ella è il sole al mattino
che su in un cielo sale,
è il ramo di una duna
piantato in un giardino.
8) Timore ha fatto sì
che sempre la seguissi con lo sguardo
mentre annaffiavo il ramo
con la cadente pioggia.
9) Se sorge, agli occhi miei sarà prodigio,
sarà causa di morte se tramonta.
10) Da quando la beltà le pose in capo
un diadema in cui l'oro non mostrava
alcuna industria d'uomo:
da allora ho amato l'oro.
11) Se mai in Adamo Iblîs avesse scorto
la luce del suo volto,
non avrebbe evitato di adorarlo.
12) Se poi Idrîs avesse scorto i segni
che le aveva tracciato sulle guance
la Beltà stessa, nulla avrebbe scritto.
13) E se Bilqîs ne avesse visto il seggio
non sarebbe servito al suo intelletto
un trono o un pavimento.
14) O voi, albero sarh della vallata
e albero bân del bosco,
oh fateci arrivare il vostro aroma
per mezzo della brezza,
15) Un profumo di muschio
che esali fino a noi la sua fragranza
dai fiori di pianura o di collina.
16) O albero bân della vallata, mostraci
la fronda o il ramoscello
che alla sua tenerezza siano pari.
17) I soffi dello zefiro
raccontano dei tempi giovanili
a Minâ spesi, a Hâgir o a Qubâ,
18) O sulle dune, là, nel punto in cui
la valle si fa curva,
là proprio accanto al sorvegliato pascolo,
o magari a La`la`, dove s'appressano
le gazzelle a brucare.
19) Tu non meravigliarti,
oh non meravigliarti,
oh non meravigliarti
di un Arabo ch'è appassionatamente
innamorato di bellezze timide
20) E che, quando si sente
la tortora che geme,
toccato dal ricordo
dell'Amato procede, e passa oltre.
COMMENTO
1) "Per il mio cuore, o pena": l'autore teme che l'ansia d'amore distruggerà il suo corpo fisico a causa delle scienze divine acquisite. Sebbene molte anime desiderino essere sgravate dal corpo, tornando così al loro mondo elementare, secondo l'opinione di profondi teosofi l'astrazione dal corpo dovrebbe essere cercata soltanto con l'estasi e l'autoannullamento (fanâ') e non dissolvendo le connessioni fra anima e corpo.
"Per la mia mente, o gioia": poiché la mente è il luogo in cui si contempla la Verità.
2) "la luna piena dell'oscurità": si riferisce al Detto": Vedrete il vostro Signore come di notte vedete la luna piena". L'oscurità è il mondo invisibile; la luna è descritta come tramontante nel mondo sensibile e sorgente nella sua mente.
3) "O muschio": spirante dalla pietà divina .
"O luna piena": poiché la sua luce proviene da quella di Dio, e poiché essa è uno specchio per Lui, che manifesta Se stesso in lei.
"O fronda della duna": si riferisce alla qualità dell'autosussistenza.
"Com'è verde la fronda": in quanto rivestita dei Nomi divini.
4) "bolle": come l'acqua è la fonte d'ogni vita, le bolle indicano le scienze della pietà divina che procede dalla vita divina quando spirano i soffi della pietà.
"saliva": sono le scienze della comunione, del colloquio e del dialogo che lasciano nel cuore un delizioso sapore.
5) "velata": Dio in un Detto è descritto come timido e modesto.
6) "Se mai si fosse tolta quel suo velo": secondo il Detto: "Dio ha settantamila veli di luce e di tenebra; se li si rimuovesse gli splendori del Suo volto consumerebbero tutto ciò che venisse a cadere sotto la sua vista". Perciò Egli si mantiene velato per pietà verso di noi, affinché la nostra natura possa sopravvivere, dal momento che è nella sopravvivenza della natura degli esseri fenomenici che la divina Presenza e i suoi amabili Nomi si manifestano. Ciò costituisce la bellezza degli esseri fenomenici; se essi periscono non si dà più conoscenza, poiché tutti i tipi di conoscenza sono espressi per mezzo delle forme e dei corpi.
7) "in un cielo": si riferisce alla forma in cui la manifestazione ha luogo. La forma varia al variare delle credenze e delle cognizioni; e questo è quello che viene chiamato "trasformazione". Alcuni gnostici, come Qadîb al-Bân, raggiungono questa stazione sotto spoglie fisiche. La sua forma spirituale comprende tutti gli stati mistici dell'umanità.
"il ramo di una duna": è la qualità dell'autosussistenza nel giardino dei Nomi divini.
"piantato": si riferisce all'investitura con questa qualità.
8) "Timore ha fatto sì che sempre la seguissi con lo sguardo": nella paura dell'essere velato da lei ho cominciato a scorgerla in ogni cosa, ogni cosa sembrandomi dipendere da lei ed immanente (in Dio) prima della sua creazione stessa.
"annaffiavo il ramo": affinché le scienze divine che contiene potessero fruttificare in me.
9) "sarà prodigio": perché è prodigioso che l'uomo nella sua bassezza possa comprendere Dio nella sua gloria.
10) "la beltà": è un luogo di manifestazione allo sguardo nella stazione della Separazione.
"in cui l'oro non mostrava alcuna industria d'uomo [letteralmente "non lavorato"]": si riferisce alla sua libertà dai contatti con i fenomeni. L'oro indica la perfezione attinta completando la serie delle stazioni.
12) "Idrîs": è il teologo speculativo per eccellenza e simboleggia anche una stazione elevata.
13) "il seggio": il grado elevato.
"alla sua mente" viene usata la preposizione "bi" perché la b, seconda lettera dell'alfabeto arabo, simboleggia la Ragione universale che è la seconda categoria dopo l'Essere.
15) "Dai fiori di pianura o di collina": i primi rappresentano la stazione della Rivelazione divina che discende sulla Sunna del Profeta e sulle scritture rivelate, gli altri simboleggiano il velo più inaccessibile della Gloria divina.
16) L'uomo cerca Dio in miseria e desiderando ricevere, Dio cerca l'uomo in ricchezza e desiderando dare.
17) "I soffi dello zefiro": sono le scienze diffuse nel cuore dalla rivelazione e manifestazione di Dio nelle diverse stazioni.
18) "O sulle dune": è la montagna della visione.
"nel punto in cui la valle si fa curva": è la stazione della Misericordia, che consente alla natura umana di sussistere presso al "sorvegliato pascolo", cioè alla manifestazione dell'Essenza divina.
"La`la`": è la frenesia d'amore.
19) "Tu non meravigliarti": che un essere si strugga per la nostalgia della sua casa natale.
20) "la tortora": è l'anima dello gnostico, i cui sublimi accenti eccitano in lui il desiderio ardente di Dio.
1) Là nella curvatura della valle,
tra due balze rocciose,
è il nostro appuntamento.
Facciamo inginocchiare, orsù, i cammelli,
poiché questa è la meta.
2) E tu non cercar altro,
non invocare oltre
Hagir, Bâriq o Thàhmad.
3) Gioca come giocavano
amabili fanciulle
con il petto ricolmo,
pàsciti come timide
gazzelle si pascevano,
4) In un prato sonoro e folto d'esseri:
dove mosche ronzavano,
dove un canoro uccello
gioiosamente rispondeva loro.
5) Dolci i suoi luoghi, e dolce la sua brezza;
le nubi lampeggiavano e tuonavano,
6) E le gocce piovevan da una nuvola
come pianto di amante appassionato
che sia stato diviso.
7) Bevi la pura essenza del suo vino
insieme alla sua ebrezza,
odi con rapimento
quel che un cantore canta:
8) "O il puro vino che ci tramandò,
fin dai tempi di Adamo,
un Detto vero sul Giardino Edenico!
9) Lo fecero sprizzar le belle donne,
in verità, dalla saliva loro,
che rassomiglia al muschio: e le fanciulle
copiosamente, poi, ce ne portarono".
COMMENTO
1) "nella curvatura della valle": è il luogo in cui i favori divini si riversano sull'anima, dove l'essenza si manifesta.
"il nostro appuntamento": si riferisce alla stazione della Fede, luogo del patto fra l'anima umana e Dio.
"questa è la meta": il segreto della vita.
2) "non cercar altro": se raggiungi questa meta non cercar altro, poiché il Profeta disse: "Non c'è segno oltre Dio e non c'è fine oltre Lui, e oltre la Verità non c'è che l'erranza".
"Hâgir, Bâriq, o Thâhmad": si tratta dei luoghi, citati dalla poesia classica (mu`allaqât) in cui il poeta piange l'amata. Perciò il verso significa: una volta giunto in questo luogo non cercare altre amate.
3) "Gioca": si riferisce ai vari stati in cui si è trasportati da un Nome divino ad un altro.
"fanciulle con il petto ricolmo", "timide gazzelle": sono le scienze innate della pura unificazione.
4) "un prato": è la Presenza divina, insieme ai Nomi santi contenuti in essa.
"mosche": sono gli spiriti sottili.
"un canoro uccello": è l'anima umana, rispetto alla forme manifestate in ogni stato e stazione.
5) "lampeggiavano e tuonavano": in riferimento ai due stati della Contemplazione e dell'Interlocuzione, secondo Corano, 2,206, e il Detto: "Dio era in una densa nube, e non c'era aria né sopra né sotto di Lui".
6) "le gocce": sono le varie specie di conoscenza divina, cioè i vari aspetti della manifestazione di Dio.
7) "la pura essenza del suo vino": cioè i significati spirituali e le scienze divine, che riempiono il cuore di delizia.
"un cantore": è la voce prodotta dalla preghiera (dikr) universale; l'anima umana l'ascolta e ne rimane rapita.
8) "nel giardino edenico": questo vino è derivato dalla Presenza che, al tempo della fanciullezza, viene a dimorare nell'anima dei conoscenti.
9) "le belle donne": sono i Nomi divini.
"dalla saliva loro": dalla stazione dell'Eloquio e dell'Espressione.
"fanciulle": dalla stazione del Pudore, riferito alla contemplazione.
1) O tempio antico, si è per te levata
una luce che in cuore ci risplende.
2) Mi dolgo presso te
a causa dei deserti che ho varcato,
lungo i quali ho permesso alle mie lacrime
di scorrere copiose;
3) Non prendendo conforto dal riposo
né all'alba né al tramonto,
continuando da un giorno all'altro giorno
e da sera passando a un'altra sera;
4) Ed i cammelli, invero,
pure soffrendo per le zampe stanche,
cionondimeno viaggiano di notte,
e nel loro viaggiare van spediti.
5) Queste bestie da soma ci trasportano
verso di te con desiderio forte,
sebbene di raggiungerti non sperino.
6) Traversato han per te luoghi selvaggi
e sabbie desolate e senza piogge,
dalla passione spinte;
e di quella fatica non si lagnano,
7) Né si lagnan per l'ansie dell'amore:
son io bensì colui
che del travaglio si querela: proprio
a qualcosa d'assurdo sono giunto!
COMMENTO
1) "tempio antico": letteralmente "antica casa", cioè la Ka`ba. È il cuore del conoscente, che contiene la realtà della verità.
"si è per te levata": la luce nel cuore (che è il centro del corpo) cerca di levarsi dalla sua fonte e di convogliare alle membra del corpo le realtà divine. In questa stazione l'uomo pio vede, sente, parla e si muove attraverso Dio.
2) "i deserti che ho varcato": sono le mortificazioni e le privazioni sofferte.
4) "i cammelli": sono le aspirazioni. L'autore vuol dire che esse non desistono dal cercare, per quanto esauste per la difficoltà della loro cerca, dal momento che le prove fornite dalla comprensione sono inadatte a condurle alla Realtà divina.
6-7) Il significato del verso è il seguente: io, che pretendo di amare Dio, mi lamento dei disagi e delle fatiche, mentre queste bestie da soma (cioè i miei atti e pensieri, che pure controllo e governo) non si lagnano.
1) Tra al-Naqâ e al-La`la` - stan le gazzelle di Dhât al-Agra`
2) Che pascolan laggiù, tra cespi folti - e di quelli si pascono.
3) Mai lune nuove ascesero - all'orizzonte di quella collina,
4) Ma io sperai che esse - non fossero salite, per paura;
5) E mai apparve un lampo - dal balenar di quella pietra lucida,
6) Ma io bramai che essa, - per ciò che è in me, brillato non avesse.
7) O mia lacrima scorri! - Non cessate di piangere occhi miei!
8) O mio singhiozzo, elévati! - O mio fegato spàccati!
9) E tu va' un po' più piano, o cammelliere, - ché ho fuoco tra le costole.
10) Si è prosciugato per il troppo scorrere - il pianto mio, per téma del distacco:
11) Sicché, venuto il tempo di partire - non troverai più occhi con cui piangere.
12) Allora va' alla valle delle dune, - che è mia dimora e mio letto di morte:
13) Là stan quelli che amo - nei pressi delle acque di al- Agra`;
14) E di' loro: "Chi darà aiuto a un giovane - che brucia dalla brama, congedato,
15) Abbattuto e ridotto dalle pene - ad un estremo resto di rovina?
16) O luna sotto il buio - altro prendi da lui, ed altro lasciagli;
17) Ed offrigli uno sguardo - da dietro quel tuo velo.
18) Poi ch'egli è troppo debole - per imparare la beltà terribile:
19) E con delle speranze oh tu consolalo - di potere rinascere, o comprendere.
20) Egli non è che un morto - tra al-Naqâ e Lâ`la`".
21) Perch'io son morto d'ansia, e disperato - pur restando al mio posto.
22) Non disse il vero il vento dell'oriente - quando portò ingannevoli fantasmi:
23) A volte il vento ti confonde, se - ti fa sentire ciò che non sentisti.
COMMENTO
1) " Tra al-Naqâ e al-La`la`": tra cumuli di muschio bianco, su cui si trova la visione di Dio, e il luogo dell'amore folle di Dio: sono diverse modalità di conoscenza connesse con le stazioni dell'Astrazione (tagrîd) .
2) "cespi folti": rappresentano il mondo fenomenico, della mescolanza e della interdipendenza.
3) "lune nuove": sono le conoscenze divine.
4) "per paura": per paura che colui che contempla possa annullarsi in sé e da sé, e che la sua essenza possa perire, mentre il suo scopo è di continuare a sussistere attraverso Dio e per Dio; oppure per paura che egli possa immaginare che la manifestazione sia secondo la natura essenziale di Dio in Lui stesso (ciò che è impossibile) , e non secondo la natura del ricevente. La prima credenza, che implica la comprensione di Dio per la persona cui la manifestazione è rivolta, si accorda con la dottrina di alcuni teologi speculativi, che ritengono che la nostra conoscenza di Dio, la conoscenza che ha Gabriele di Lui, e la Sua conoscenza di Se stesso siano la medesima cosa. Quanto questo è lontano dalla vera scienza!
5) "pietra lucida": una manifestazione inanimata, fenomenica e terrena di pietre lucide (levigate) che riflettono il sole che sta in cielo.
9) "cammelliere": è la voce di Dio che chiama a sé le aspirazioni.
"fuoco tra le costole": è quello dell'amore.
10-11) I suoi occhi si sono inariditi per il troppo pianto in attesa del distacco.
12) "valle delle dune" [letteralmente "delle curve sabbie": curve come le costole, intorno all'oggetto d'amore]: è la stazione della Pietà e della tenerezza.
"mio letto di morte": perché la pietà divina gli causa il venir meno (fanâ') nello stupore e nello smarrimento.
13) "nei pressi delle acque di al-Agra`": tale pietà divina non giunge se non attraverso la pena e lo sforzo dell'automortificazione.
14) "congedato": uno che dopo la contemplazione è ritornato in se stesso, secondo il Detto: "Dopo essersi mostrato ai suoi servi in Paradiso, Dio disse: "Rimandateli alle loro tende"".
16) "luna sotto il buio": sono le forme in cui la manifestazione ha luogo, e che la velano, come l'ombra della terra oscura la luna.
"altro prendi da lui, ed altro lasciagli": prendi ciò che è in relazione a lui, e lascia ciò che non è in relazione a lui, così che solo lo spirito divino possa restare in lui.
21) "Perch'io son morto": io dispero di attingere alla Realtà di ciò che cerco, e mi lamento per il tempo speso nella vana ricerca di esso.
"pur restando al mio posto": io non posso sottrarmi al mio stato presente, che è senza luogo, quantità e qualità, essendo puramente trascendentale.
22) "ingannevoli fantasmi": sono le immagini e le allegorie con cui Dio, che non ha simili, è presentato a noi dal mondo degli Spiri.
1) Possa mio padre essere il riscatto
di quei rami ondeggianti quinci e quindi,
che si fan curvi sì come si incurvano
le loro trecce verso quelle guance!
2) O loro, che disciolgono
i riccioli intrecciati,
mollemente annodati ed acconciati;
3) Che per strascico han veli d'alterezza,
che per abito hanno
ricamati vestiti di bellezza;
4) che per modestia mostrano ritegno
a conceder le grazie ed i favori,
che offron cimeli antichi e doni nuovi;
5) Che incantan coi sorrisi,
con le bocche ridenti
sì dolci da baciare e da succhiare;
6) Che hanno membra squisite
quando appaiono nude, ed hanno petti
procaci che riversan doni eletti;
7) Che con il loro sorprendente fascino
sanno dare lietezza
nella conversazione a orecchio e anima;
8) Che si velano il cuore per vergogna,
rendendo in questo modo
schiavo il devoto, cui turbano il cuore;
9) Che mostran denti a delle perle simili,
che posson restituire forza e vita
con la loro saliva ai tristi e ai deboli;
10) Che scoccano dagli occhi
occhiate trafiggenti
persino il cuore esperto e a pugna avvezzo;
11) Che dai petti fan sorger lune nuove
che una volta cresciute più non calano;
12) Che provocano pianto
come pioggia da nube,
che causano singhiozzi
all'orecchio rombanti come tuoni!
13) O voi, miei due compagni,
possa il mio cuore essere il riscatto
di una snella fanciulla
che splendori e favori mi ha elargito!
14) L'armonia dell'unione ha stabilito,
poiché è il nostro principio d'armonia;
ella è ad un tempo Araba e straniera,
e sa rendere oblioso il conoscente.
15) Quando ti guarda è come se levasse
su te spade taglienti,
e dai denti davanti le traspare
un lampo abbacinante.
16) O voi, miei due compagni, deh fermatevi
al custodito pascolo
di Hâgir! Miei compagni,
fermatevi, fermatevi!
17) Che mi sia dato chiedere
dove i loro cammelli son rivolti,
essendomi inoltrato in aspri luoghi
di rovina e di morte,
18) Ed in scenari a me noti ed ignoti,
con una velocissima cammella,
che si lagnava di consunti zoccoli
e dei siti selvaggi e dei deserti
19) (Una cammella con i fianchi magri,
e il cui rapido incedere
le toglieva le forze
e il grasso della gobba) ,
20) Finché non la guidai
ad una sosta fra le sabbie, a Hâgir;
e vidi ad al-Uthayl
delle cammelle insieme ai loro piccoli,
21) Condotte da una luna
con un aspetto che incuteva téma.
Ed io la strinsi al petto
per il timore che potesse andarsene.
22) Era una luna quella che appariva
nel corso della circoambulazione;
e mentre lei girava intorno a me,
a nient'altro che a lei giravo intorno.
23) Si cancellava l'orme con lo strascico
della sua propria veste ella medesima,
così che rimarresti dubitoso
se anche fossi la guida
che le traccia il cammino e apre la pista.
COMMENTO
1) "mio padre": è la Ragione Universale.
"quei rami": sono gli Attributi che recano la conoscenza divina a coloro che sanno e che pietosamente si piegano verso di essi.
2) "i riccioli intrecciati": sono le scienze occulte e i misteri. Sono detti "intrecciati" in relazione ai diversi gradi di conoscenza.
"mollemente annodati": in relazione al loro grazioso inclinarsi verso di noi.
3) "Che per strascico han veli": a causa dell'altezza del loro rango.
"ricamati vestiti di bellezza": poiché appaiono in diverse forme leggiadre.
4) "per modestia": si riferisce al Detto: "Non elargire la saggezza se non a quelli che ne sono degni, altrimenti sarete ingiuriosi nei suoi confronti, dal momento che la contemplazione non è concessa a tutti.
"cimeli antichi": conoscenza raggiunta per mezzo di prove derivate da altri.
"doni nuovi": conoscenza la cui prova è fornita da Dio e raggiunge le menti individuali come risultato di una profonda riflessione.
8) "si velano il cuore per vergogna": hanno pudore di svelarsi a quelli i cui cuori sono per lo più occupati da soggetti diversi da Dio. Vedi Corano, 9,103.
9) "denti a delle perle simili": le scienze della Maestà divina. 10) "il cuore esperto e a pugna avvezzo": abile a distinguere tra il reale e l'apparente nelle somiglianze che si presentano all'osservazione.
11) "dai petti": dagli Attributi divini.
"che una volta cresciute più non calano": non soggette ad alcuna naturale concupiscenza che si frapponga fra loro e le Idee divine.
13) "una snella fanciulla": la singola, sottile, essenziale conoscenza di Dio.
14) "L'armonia dell'unione ha stabilito": l'autore dice: "Questa conoscenza mi ha fatto concentrare su me stesso e mi ha unito al mio Signore".
"Araba": perché mi ha fatto conoscere me stesso a partire da me stesso.
"straniera": poiché mi ha fatto conoscere me stesso a partire da Dio, dal momento che la conoscenza divina è sintetica e non ammette analisi se non per mezzo di comparazioni. L'autore dice: "Da ciò segue che la sintesi è impossibile, ed io faccio uso di tale termine solo per suggerire all'intelligenza del lettore un significato che non si può affermare se non attraverso l'intuizione immediata".
"oblioso": della sua conoscenza e di se stesso.
15) "un lampo abbacinante": è la manifestazione dell'Essenza nello stato della Bellezza e della Gioia.
16) "miei due compagni": intende la sua comprensione e la sua fede.
17) "i loro cammelli": le aspirazioni che conducono le scienze e le essenze sottili dell'uomo alla meta.
18) "una velocissima cammella": una delle suddette aspirazioni.
19) "il cui rapido incedere": questa aspirazione ebbe a che fare con molti aspetti della pluralità che vennero meno nel corso del suo itinerario verso l'Unità.
20) "fra le sabbie, a Hâgir": riferimento a uno stato che mette in grado di discriminare tra i fenomeni, evitando di preoccuparsi di ogni cosa che non sia il medesimo stato che viene svelato.
"delle cammelle insieme ai loro piccoli": sono le scienze originarie da cui sono derivate le altre.
21) "una luna con un aspetto che incuteva téma": la manifestazione nel cuore della divina Maestà.
23) "l'orme": le evidenze addotte come prova di Lui stesso.
"lo strascico della sua propria veste": la Sua Unicità e Incomparabilità.
"così che rimarresti dubitoso": la nostra conoscenza di Lui è ignoranza, sgomento, abbandono e sprovvedutezza. L'autore fa questa affermazione in modo che colui che sa possa riconoscere i limiti della propria conoscenza di Dio.
1) Là, nei boschetti delle tamerici
sopra le dune, a stormo
stanno uccelli qatâ:
su loro la Bellezza
ha piantato una tenda.
2) E là, proprio nel mezzo
dei deserti di Idâm,
ci son cammelli al pascolo
fra le gazzelle ed essi.
3) O voi, miei due amici,
fermatevi e chiedete
delle vestigia d'una gran dimora
ch'è rovinata dopo che partirono,
4) E levate lamenti per il cuore
di un giovane che se ne allontanò
il medesimo giorno che partirono;
e piangete e gemete.
5) Forse dirà dove si son diretti:
verso la direzione delle sabbie
del custodito pascolo, o a Qabâ.
6) Sellarono i cammelli
ed io non me ne avvidi,
poi non seppi se per disattenzione
o perché avevo l'occhio troppo debole.
7) Ma non era per questo né per quello,
il motivo era invece la possente
piena d'amore che mi sopraffece.
8) O pensieri che scorsero e si sparsero
come la gente di Sabâ alla cerca!
9) Ogni vento che soffia
io salutai gridando:
"O tu, vento del Nord!
O tu, vento del Sud! Vento dell'Est!
10) Lo conoscete voi quello ch'io sento?
L'angoscia mi ha prostrato
dopo che fui da loro separato".
11) Il vento di Levante
mi diede sue novelle
a lui portate dalle piante shîh,
che le ebbero dai fiori di collina,
12) Dicendomi: "Chiunque sia malato
del morbo della brama,
con racconti d'amore si distragga".
13) E aggiunse: "O tu, vento del Nord, di' cose
del genere di quelle
che gli ho narrato io,
o più meravigliose;
14) E tu, vento del Sud, racconta cose
del genere di quelle
che gli ho narrato io,
o ancor più dilettose".
15) Disse il vento del Nord: "In me è una gioia
che col vento del Sud io condivido:
16) Qualunque male è un bene
nella passione che da loro spira,
ed ogni mio tormento si fa dolce
quando ottengo la loro approvazione".
17) A quale fine, dunque, e su che base,
e per quale motivo
di pena e malattia ti lamenti?
18) Quando ti fan promesse puoi vedere
ch'è falsa la promessa
di pioggia del suo lampo.
19) L'Invisibile proprio sulla manica
di una nube formò
un ricamo dorato
dal bagliore del lampo,
20) E le lacrime scorsero da esso
sul liscio delle guance
accendendovi fiamme.
21) Ella è rosa che sboccia dalle lacrime,
è narciso che spande
uno scroscio mirabile.
22) E quando tu vorresti conquistarla
lei allora discioglie,
per occultarsi, a lato d'ogni tempia,
una treccia ch'è in guisa di scorpione.
23) Il sole sorge quando lei sorride:
o mio Signore, quanto son lucenti
le bolle sui suoi denti!
24) La notte giunge quando lei discioglie
la sua lussureggiante,
nera e intricata chioma,
25) A gara le api accorrono
quando la sua saliva spruzza intorno:
o Dio, la sua freschezza quanto è dolce!
26) Ogniqualvolta ella si curva mostra
una fiorita fronda,
e, quando fissa, sono gli sguardi suoi
delle spade sguainate.
27) Quanto sopra le dune a conversare
starai a Hâgir, amorosamente,
o figliolo dell'Arabo,
con ritrose bellezze?
28) Ed io, non sono un Arabo? E pertanto
amo le belle giovani,
e le bellezze timide.
29) Non mi importa se la mia brama sorga
con me, o se tramonti,
purché lei sia laggiù.
30) Ogniqualvolta chiedo:
"Non volete?", domandano: "Non vuoi?";
quando dico: "Non posso?",
essi esclamano: "È lui a ricusare".
31) Ed ogni volta che costoro vanno
sugli altipiani e sulle terre basse
io attraverso di fretta
il deserto, e li cerco.
32) Il mio cuore è il Sâmìrî
del tempo: ogniqualvolta
scorge le impronte parte alla ricerca
dell'oggetto dorato
che fu mutato in oro.
33) E quando loro sorgono o tramontano
lui va come Alessandro
ricercando dei mezzi per raggiungerli.
34) Quanto spesso piangemmo
per la speranza d'essere riuniti!
Quanto spesso piangemmo
per il timore d'essere divisi!
35) O figli di az-Zawrâ', questa è la luna
che apparve tra di voi
e presso me tramonta.
36) Per Dio, questa è la fonte
della mia sofferenza!
Quanto spesso ho gridato
alla sua volta: "Ohimé!
37) Per un giovane ohimé,
che mi viene occultato
ogniqualvolta una colomba tuba".
COMMENTO
1) "nei boschetti delle tamerici": nei boschetti sulle dune bianche si trovano scienze che sono sorgenti di veracità, in riferimento al proverbio: "Più verace del qatâ".
2) "nel mezzo dei deserti di Idâm": nella stazione dell'Astrazione e dell'Isolamento.
"cammelli": le scienze innate nelle nostre anime.
"gazzelle": le scienze acquisite.
3) "miei due amici": la sua ragione e la sua fede.
5) "sabbie del custodito pascolo": si riferisce alla diuturna angoscia causata dalla separazione in una stazione lontana dall'essere fenomenico e inaccessibile.
"Qabâ": è la località in cui il Profeta andava a riposare ogni sabato.
6) "i cammelli": le aspirazioni cavalcate dai nostri cuori.
7) "piena d'amore che mi sopraffece": la mia preoccupazione per l'amore di Lui me Lo velava.
8) La dispersione della gente di Sabâ è indicata in Corano, 34,18; è una diaspora alla ricerca della meta agognata dopo esserne stati separati.
13-14) Il vento dell'Est gli porta la conoscenza che "Dio creò Adamo a propria immagine", il vento del Sud quella riguardante i Compagni della mano destra (Corano, 56,89) e il vento del Nord quella dei prediletti di Dio (Corano, 56,87) , che è la stazione intermedia fra la profezia e la Santità, che viene raggiunta solo da persone eccezionali, fra cui il Corano indica al-Kidr. Abû Hâmid al-Gazâlî nega l'esistenza di questa stazione poiché non la raggiunse e neppure fu al corrente di essa; quindi immagina che i santi avanzati oltre il rango di siddîq abbiano raggiunto quello della Profezia comportandosi irreligiosamente; e ciò non corrisponde al vero. La stazione di cui parlo, del resto, è attestata dal segreto che si impresse nel cuore del più grande siddîq, Abû Bakr.
15-16) Quando l'amante raggiunge la soddisfazione del suo desiderio, ogni male per lui diventa un bene, poiché è il volere e il desiderio del suo Amato.
17) "è falsa la promessa di pioggia del suo lampo": quando promettono è come si producesse un lampo a cui non segue pioggia, poiché tale promessa è come una mainifestazione interiore, sterile sul piano fenomenico: una manifestazione dell'Essenza non produce nulla nel cuore, dal momento che non può essere contenuta in alcun oggetto fisico. Sotto questo aspetto differisce dalla manifestazione nelle forme del mondo delle somiglianze, poiché il veggente vi apprende la forma di ciò che gli si manifesta e lo interpreta.
19) "sulla manica di una nube": si riferisce a Corano, 2,206. Tale nube è il cuore che riveste, cioè contiene, Dio. La manica rappresenta la mano che porge il pegno di fedeltà a Lui. l'autore descrive una manifestazione dell'Essenza sotto il velo dei fenomeni, manifestazione dovuta al fatto che Dio creò Adamo a propria immagine.
20) "le sue lacrime": diversi tipi di conoscenza che producono uno schiacciante senso di sgomento di fronte alla divina Maestà.
21) "narciso": la visione che comunica conoscenze incomprensibili per la ragione.
23) "Il sole sorge": e allora si mostrano delle scienze connesse al Qutb (Polo) , dalle quali dipende l'universo.
24) Ella rivela ai cuori dei conoscenti un amore misterioso.
25) Quando il conoscente sente in sé una Realizzazione divina, sì da raggiungere la stazione indicata nel Detto: "Io sono il Suo orecchio e il Suo occhio", la sua favella diventa pura Verità e assoluta Rivelazione, e i cuori dei suoi discepoli ricevono da lui la conoscenza nella stessa maniera in cui le api ricevono il miele da Dio (Corano, 16,70) .
26) Come i venti fanno oscillare i rami, così le aspirazioni dello gnostico fanno sì che Dio si pieghi misericordiosamente su di lui.
27) "sopra le dune... a Hâgir": sono le bianche colline, ben note ai sûfî, su cui è proibito a chiunque mettere piede. L'autore intende dire: "Perché non ti occupi di prepararti ai doni elargiti da questa sublime stazione, in modo da non darti pensiero delle belle giovani?", cioè: "La contemplazione e il pensiero sono veramente cosa per te?".
28) L'autore risponde alla domanda del verso precedente: "Le bellezze che cerco sono la fonte del fiat originario (kun, sia) da cui siamo scaturiti. Io sono un arabo (`arabî) , perciò amo le belle giovani (`urub) ", vale a dire: "Non c'è alcun male nel fatto che mi comporti secondo la mia natura, secondo quanto in me è originario e reale".
29) "Non mi importa": cioè: "Io non sono limitato dalle stazioni e dagli stati, ma solo da lei, così che ovunque si trovi lei lì mi trovo io. 30) Quando chiedo a ciò che si frappone e ai veli: "Non volete considerare il mio caso rispetto a lei, il fatto che forse io posso ottenere da lei le delizie di cui altri estatici hanno goduto?" essi rispondono: "Non vuoi considerare i nostri visi, come son volti verso te e velati da lei?", vale a dire: "Le cause secondarie sono soltanto un tormento e una prova attraverso cui bisogna passare, ma se tu rimani presso di loro non riceverai altro che quello che il loro essere può accordare, e sarai velato rispetto all'oggetto del tuo desiderio".
"Non posso?": cioè: "Non posso raggiungere il mio Amato?".
"a ricusare": l'autore si distanzia da quanti Lo cercano attraverso le cause seconde. Dio è conoscibile solo mediante Dio stesso. I teologi di scuola affermano: "Conosco Dio attraverso il creato", e con ciò si fanno guida da qualcosa che non ha un'effettiva relazione con l'oggetto desiderato. Chi conosce Dio attraverso i fenomeni non può conoscere altro che quello che i fenomeni consentono.
31) "sugli altipiani": le Realtà divine rivelano se stesse in corpi fittizi, così come Gabriele apparve nella forma di Dhiya (Compagno di Muhammad) .
"sulle terre basse": le Realtà divine rivelano se stesse anche come spiriti di profeti, in corpi terreni nel mondo intermedio (burzukh) .
32) "Sâmirî": artefice del vitello d'oro (cfr. Corano, 20;87,20,96) .
"ogniqualvolta scorge le impronte": cfr. Corano, 20,96. L'autore dice: "C'è in me un'aspirazione con la quale vivifico quelli che guardo con favore, e quelli la cui crescita è simmetrica, e quelli la cui forma è eretta (nel pellegrinaggio terreno, e quelli i cui cuori sono preparati a ricevere la sovrabbondante grazia dello spirito: ed io spiro (insufflo) in loro qualcosa di ciò che ho ricavato da quell'orma, ed essi ne sono vivificati, e restano sotto la mia tutela". Egli si riferisce ai santi che hanno rinunciato ai poteri del Comando che Dio aveva elargito loro, poiché chi dimora presso le le Prime Realtà è più perfetto in fatto di conoscenza di uno che rispetto a tali doni divini sia velato. Abû Yazîd al-Bistâmî disse: "Non sono io quello che essi stanno toccando, ma è una veste di cui Dio mi ha abbigliato: come, allora, potrei distoglierli da ciò che appartiene a un altro?". Chiunque veda il rivestimento d'onore che Dio ha posto sulla sua Pietra Nera, e conosce la pietra, capisce ciò che si intende affermare. Tale fu la stazione di Abû Yazîd e del maestro dell'autore, Abû Mydian.
34) Molto sovente chiediamo un potere superiore agli stati spirituali, in modo da poterli dominare senza paura di perderli.
35) "o figli di az-Zawrâ'": az-Zawrâ' è un nome di Bagdâd, dimora del Qutb (Polo) nel mondo visibile. L'autore si riferisce a coloro che stanno alla presenza del Qutb e sotto la sua egida.
"la luna": è una manifestazione essenziale apparsa durante l'esistenza del Qutb e svanita nell'autore, cioè è il suo essere intimo e il suo segreto. Egli si pone così come uno dei "senza pari".
36) "alla sua volta": sebbene sia "in" lui stesso, a indicare che non è circoscritto.
37) "una colomba": allude agli spiriti del mondo intermedio, che recano l'ispirazione. Questa viene con un suono tintinannte, come di una catena che picchi contro una pietra. Costoro causano il venir meno del cuore, ed essi stessi svaniscono udendo quel suono. A questo proposito il Profeta disse che questa modalità di ispirazione era la più penosa per lui, che se ne serviva per uscire di sensi, dopo averne compreso il significato. Questo metodo è stato in parte acquisito dai suoi eredi spirituali.
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