Spiriti di meditazione I
I. Lo cercavo e non l’attendevo, lo cercavo ed è venuto, è venuto senza attendere oltre, e mi ha portato lacrime agli occhi, e mi si è posto sul cuore. II. Acque correnti mi passano nel cuore, e hanno freschezza, e hanno gioia. III. Sei come un vento che spira in luoghi assolati, sei come un’ombra che reca riparo. In verità il mio Signore è vento di amore, è riparo dalle parole, ed è ombra di amore, ed è sole. IV. Tu sei silenzio. Come posso averti se non m’immergi tu, Dio, nel vuoto? V. Voglio il tuo cuore, chiedo conoscenza; ma se rifletto m’inchino nel silenzio, e allora voglio soltanto non volere. VI. Tutto è bellezza. Come un vasto manto chiude il silenzio tutta la mia luce. VII. Cosa rimane non lo sa nessuno tranne il Signore, dopo che ho passato dentro la notte il mio cuore calpestato. VIII. Aprila tu quella porta così oscura che mi separa dalla tua eternità. IX. Dentro il silenzio le armonie del cosmo splendono in fiamme. X. Il Signore risolleva gli spiriti caduti come stelle che si sono spente e rinascono attraverso la notte. XI. Chinate il capo, filosofi, e voi che dite di conoscere Dio, chinate il capo: uomini dalle idee così diverse hanno trovato Dio in modo così uguale: hanno cessato di parlare ed hanno chinato il capo innanzi al Dio presente.
25.III.1975
Spiriti di meditazione II
I. La sua Parola è stata crocifissa e non c’è pace se non in quella croce: in quale modo le vostre parole possono essere vere e non bruciare? II. In quella croce è tremato ogni discorso ed è caduto sulle sue fondamenta: mille parole han circondato il corpo di quel Vivente, ma non han compreso la verità di quelle spine amare. III. Hanno forato il costato alla Parola: ne esce sangue diluito in acqua. E voi vorreste, dicendo senz’amore mille parole d’acqua, essere vivi? IV. Hanno inchiodato i polsi della verità sul legno dell’ignoranza e della tristezza: non può più muovere un passo senza Dio. V. È crocifissa la Parola, nessuno ne può parlare. Innanzi a tale mistero io chino gli occhi. VI. La tua Sapienza è coperta di spine, infitta in croce, affranta dal dolore. Figlio dell’uomo, concedimi di cogliere la verità dalla tua bocca amara.
25.III.1975
I passi dell’eternità
I. Taceranno le cose. La mano grave del tempo in quel giorno sarà nel vasto abbraccio totalmente perduta. II. In quel giorno Egli costruì la verità. Nessuno più è rinato altrove che nelle sue mani. III. Allora il grande oceano sommergeva il mondo. Poi le cose disparvero, e nacquero queste apparenze che invano vorremmo penetrare, persuasi dal pervadente profumo dell’illusione. Oh come arduo e lento è il corso degli eventi mentali! Lui viene coi passi soli dell’eternità.
18.X.1975
Se Cristo viene oggi
Se Cristo viene oggi, che gli dirai, fratello? Se il velo del cuore si scioglie, che parola c’è là? Se un occhio distrugge la notte, a te che resterà? Ora dimori nel vuoto, i templi son vuoti, i credenti più vuoti dei templi. Ma senti, s’avanza colui che diverge da tutti i riflessi del tempo, colui che nessuno conosce, che ombre su ombre han coperto.
24.IX.1990
Forse l’ho inseguito
Forse l’ho inseguito, forse l’ho fuggito. Chi può dire la luce della morte, chi raccontare il sole dei sogni, chi comprendere il mare della mente? Solitario incedeva su terre simboliche e di creta. Lui solo possedeva le chiavi del presente e l’altrove. I molti che lo seguirono non poterono che tradirlo. Un dio non lo comprende la canna che scivola nella tempesta.
24.IX.1990
Il tempo della Regina Sabato
Che gli dirai, giudeo, quando vedrai la sua faccia? E ti dirà «Ecco un vero Israelita che non ha macchia»? Che dirai quando il nome del Messia sentirai e nelle viscere il sangue dei tuoi morti salirà verso il sole della gloria? Quando infine la palude dischiuderà i segreti dell’intermedio e tra la tua mente e Dio si mostrerà il tempo della Regina Sabato? Che gli dirai, giudeo, quando i milioni di morti verranno dai campi di morte e abbracceranno il Figlio della Torà?
24.IX.1990
Chi vedrà
La Legge gli ha fatto il corpo, gli uomini ne han fatto veste. Alfine, vestito dall’uomo, ignoto apparirà. Lo vedrai, tu che parli sempre di Dio? Lo vedrai, tu dalle molte occupazioni? Io so questo e lo dico: chi ascolta lo vedrà. Lo vedrà chi ascolta il povero, lo vedrà chi ascolta il ricco. Lo vedrà chi ascolta tutto e sul picco del tutto s’arrampica, e nel mare del tutto prepara un’arca di amore silente.
24.IX.1990
Ora ti chiamo
Ora ti chiamo dal monte dove sto nella notte, nascosto da mezzo agli uomini, senza dire il tuo nome; ora ti chiamo e rispondi, ché medico sei senza pari. Non so che sarà, né quando verrà, questa cosa mai veduta, questa cosa mai sentita, nube bianca dal mare, nube nera dalle stelle, in mezzo la Gloria e sotto gli occhi suoi il nostro nome svelato.
24.IX.1990
O tu il cui nome non voglio pronunciare
O tu il cui nome non voglio pronunciare, nome tu stesso del più segreto, del più intimo lume del cuore, aggiungi infine la lettera mancante a tutte le lingue del mondo, che anche il pazzo e l’immondo parlino la lingua di luce dell’essere. Anche il caos, circoscritto, si mostri materia ardente dello splendore.
24.IX.1990
Per entro il sacro nesso Libero voglio essere, salire sul monte dove non c’è nessuno, neppure me stesso. Quivi adorerò, trascorrerò nel fuoco, luce alla luce per entro il sacro nesso.
24.IX.1990
Forse Mosè
Forse Mosè o il Bicorne Alessandro, celebrato d’aver rinchiuso il caos nel suo luogo presente, ci han mandato un’eco del loro conoscere, forse Salomone ci svela dei suoi anelli il segreto. Ma poi, se anche il mondo perisce, ben più d’un anello verrà: verrà, di contro alla morte, Gesù con la spada.
24.IX.1990
La grotta dell’oro
Ora mi guardi e chiedi: che fai della vita? E io ti guardo e chiedo: che, di te, fa la vita? Solo, taluno che cerca tra le montagne del cuore la grotta dell’oro splendente, può conoscerne il segreto. Altri che, quasi immortali credendosi, vanno all’oblio, li coglie sventura e disprezzano gli amici dell’anima loro.
24.IX.1990
Calzari notturni
Le parole son calzari notturni: sulla soglia del Sinai tu toglili. Se non taci, distrutto è il tuo cuore: fin Mosè vi cammina da scalzo.
24.IX.1990
Quel giorno
Non quei che credono di credere, non questi crederanno. Non quei che amano amare, non questi ameranno. Perché quel giorno verrà, in cui sarà difficile credere, giorno in cui l’amore sarà più triste dell’odio, giorno in cui la morte vestirà porpora e seta. Allora rimarrà qualcuno, nascosto, odiato da tutti, qualcuno che crederà quel che è impossibile credere, qualcuno che amerà quel che è incredibile amare, e un vento dal Lontano gli verserà nel cuore la sua misura d’amarezza, la sua misura d’orrore. Ed ecco sgorgherà un pianto dalle sue ciglia di fuoco, un pianto che arderà il mondo con fiamme d’amore. E le valli si fenderanno, cadranno i monti nelle campagne, e le città crolleranno, l’abisso aprirà le sue porte. E il pianto empirà l’abisso e la sua notte si fenderà, e tutte le cose celate appariranno nel giorno. Ed ecco un cavallo bianco percorrerà le stelle e il cavaliere di spade distruggerà la notte. Allora chi era triste diventerà quieto, e il suo cuore avrà pace, la sua mente gioia. Egli danzerà come David davanti all’arca santa: nudo, canterà nell’eterno fuor dell’anello chiuso del tempo.
24.IX.1990 |