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Dario Chioli

LA LUCE DELL'INTERNO SPLENDIDA

Poesie dai trentanove ai quarantun anni

 
 
Sommario
1995Se ognuno porta un dioElisir del non essere
L’Angelo ciecoMi alzo nel misteroInterminati viaggi
Sotto settanta veliSe in te soffiasse dall’inconcepibileDimora e fuga
Qualcosa che il sogno non oscuraNon qui 
La luce dell’interno splendidaAmore senza altro1997
E la mente mi è luceO amico nostro ostinato 
 Il tuo luogoUn sottomondo cerco
1996Quell’altroRabbrividisco
 E tutte le razze affamateL'albero vivo
L’abitante della sinceritàUna terra ove sono e non vi giaccioLibero qualche minuto ogni vita
 
   
 

L’Angelo cieco

L’Angelo cieco:
Guardate! Tutto il tempo vago con questa fiaccola
nella mia mano per cercare Dio, ma non è da nessuna parte.
Ho gettato luce in tutti gli angoli, ma non l’ho visto mai.

Dio:
Tutto il tempo sto nella sua mano. Mercé mia vede
le più riposte cose tranne me. Cerca, tramite mio,
l’ombra della luce. Ma la luce non ha ombra.

16.VI.1995

   

   

Sotto settanta veli

Un uomo vivo
sotto settanta veli di morte e diserzione,
un povero che possiede il mondo
nel suo palazzo di fumo incantato.
Qualcuno ama,
un altro rappresenta:
quel che ama non parla,
l’altro parla a se stesso.
Tutto ciò che cerchi, guardalo:
non è neanche un coccio.
La fama è per l’Invisibile
una maschera di pupazzo.
Se vuoi amici cercali
chiudendo gli occhi e la bocca:
getta l’amo del cuore
nell’oceano senza fondo dell’interno.
Allunga la mano e attendi
sulla porta del mondo di cenere:
finché il fuoco non ha consunto tutto
la fenice non rinascerà.

29.VII.1995

   

   

Qualcosa che il sogno non oscura

Infine sono
qualcosa che il sogno non oscura.
Vedova la mia anima attende
che resusciti lo sposo destinato.
 
Guarda con occhi che non hanno mondo
oltre il pallido bagliore delle galassie
alla ricerca dell’unico Invisibile
che valga la pena vedere.
 
Migliaia di personaggi e segni
avvolgono di reti il pensiero.
In alto, in basso, in ogni direzione
quale pantomima di speranze!
 
Ma io non ho timore, me ne rido.
Folle d’amore, preso di passione
per la madre del cuore,
mi ci avvio.
 
Seme di tempo ed utero d’eterno uniti infine
genereranno il figlio senza nome
al cui sguardo il mondo fuggirà.

29.VII.1995

   

   

La luce dell’interno splendida

La luce dell’interno splendida
come il raggiante sole
scioglie ombre
canta forme
disegna anime
nel travaglio del mondo

La luce dell’interno splendida
io conosco
quando salgo dal carro delle forme
al vento sussurrante delle stelle
quando s’inarca su me
il corpo abbagliante della Madre

La luce dell’interno splendida
oh come vorrei darti
tu in cui la notte misericordiosa
immerse la lama dell’ignoto
dolorosa
tua unica luce

La luce dell’interno splendida
cavalco
sul sentiero evanescente dell’incommensurabile
passi che camminano in se stessi
solo luogo di Dio
sola orma dell’anima

La luce dell’interno splendida
testimone
incendio delle forme
risurrezione dell’esiliato
regnante
eternità del cuore

19.XI.1995

   

   

E la mente mi è luce

Del cuore
è distesa sull’acqua la flessuosa
mia dolcissima ombra.
E la mente mi è luce.

28.XII.1995

   

   

L’abitante della sincerità

Lode all’Uno,
maestoso, chiaro,
dal cui seno corrono i fiumi.
Lode al Sole,
fluente parola dell’anima,
notte del pensiero,
dal cui seno nascono le fiamme.
Lode al segreto
abitante della sincerità,
all’Occhio dell’Amico
dal cui seno sbocciano i segreti.

10.I.1996

   

   

Se ognuno porta un dio

Se questa sera ognuno porta un dio,
l’Unico Sole anch’egli sorgerà,
e noi staremo a guardar dalla sua bocca
uscire i mondi in silente verità.

27.I.1996

   

   

Mi alzo nel mistero

Cado nel mistero.
Mi alzo nel mistero.
L’essere tempo, ombra, alle mie spalle.
Anime dell’abisso nel mio occhio,
anime dell’abisso nel mio orecchio,
in ogni istante della percezione.
 
Guardo, teurgo, il luogo da fare.
Guardo, teurgo, il pensiero da pensare.
 
La parola mi guarda,
non sa se parlerò.
La terra mi guarda,
non sa se arerò.
Il sole mi guarda,
non sa se vedrò.
 
Qui in questo mondo fluido
una roccia il pensiero,
un pianeta l’immagine.
Origine, il gesto,
di tutto il creato.
 
Fuor dell’essere tempo,
libero, un altro
parla non udite parole,
pensa non generati pensieri,
danza non concepite danze.
 
Luce distrugge stelle
d’un ardore più forte.
Dio distrugge dèi
d’una mano più forte.
 
Guardo gli sguardi
d’uno sguardo più forte.
Non esiste il mondo,
non esiste questa terra.
 
Vola creatura nel vuoto,
tuo volo l’universo.
Conflitto del nulla e del pensiero,
guerra sul limite del cosmo:
che pace combattere!
 
Sull’orma del fermo ho proceduto,
nella dimora del vagante dormo:
com’è chiara la vita!
 
Ho eretto una statua
nel più strano non luogo del mondo:
le si inchinano a lungo
molteplici stirpi dell’inconcepibile.
 
Figli stupiti
fuggono dai padri,
ereditando il nonno.
 
Ogni certezza è vincolo,
esser liberi è respiro.
Ogni respiro è morte,
ogni vita è qui.
 
Sotto un salice
due amanti allacciati:
candelabro volto verso terra,
mille fiamme,
la corona al di sotto.
 
O sacro
figlio dell’incanto,
rosa selvatica
nella rosa dei venti,
immobile cristallo,
amor d’ogni moto
innamorato del mondo.

13.2.1996

   

   

Se in te soffiasse dall’inconcepibile

Quand’anche qui in quest’istante
venisse l’invisibile,
proprio qui in questa casa
dalle porte aperte,
mentre parliamo,
mentre c’incontriamo,
mentre fors’anche discorriamo di Dio,
niente più che un silenzio potresti percepire,
un atomo d’istante più intimo del tempo.
O forse udresti un soffio di stupore,
se in te soffiasse dall’inconcepibile.

13.2.1996

   

   

Non qui

Non qui
dove si spengono le stelle

Non strapperò corolle
dal giardino

Un fiato
una penombra
un dio

Amore è invisibile d’amore

13.2.1996

   

   

Amore senza altro

Tempo non ha di ricordare
luogo non ha dove voltare
terra non ha da scegliere
cielo non ha che questo

Amore senza altro
senza sguardo
senza fine

Troppo ama
solo lo trova un dio

Nel giardino incantato
è fiore e zolla
terra e sole
passo e pensiero
tutt’uno

Si circonda di dio

Né chiama né non chiama

Il suo pensiero non è

La sua vita non è

Corpo ogni cosa
dell’impalpabile

Chiara ogni ombra
sull’oscura madre

Emette il mondo
vertigine

13.2.1996

   

   

O amico nostro ostinato

O amico nostro ostinato,
fuggitivo, pauroso,
congiungi a noi la tua negazione,
congiungi a noi la tua affermazione,
perché non altrove o in altro momento
ma qui ed ora Dio ci parla attraverso di te.

13.VI.1996

   

   

Il tuo luogo

Canzoni sono state cantate
belle
in tempi lontani.
Strani santi han fatto miracoli
in terre inaccessibili.
Ma il tuo luogo delle meraviglie
è più lontano,
più inaccessibile ancora,
dietro il tuo io
che t’ha rubato Dio.

13.VI.1996

   

   

Quell’altro

Dove non c’è strada, nel mondo senza sentieri
c’è egualmente una strada.
 
Dove non c’è luce, c’è egualmente una luce
nel paese dove ci cambiano gli occhi.
 
Dove non vi è canto, c’è egualmente un canto
quando è il cuore che ode se stesso.
 
Ti ringrazio, Padre, che hai reso visibile
quell’altro che è il vero me stesso.

6.VII.1996

   

   

E tutte le razze affamate

Sedendo sul margine
a cavallo del nulla
tutto vuoto risuona
 
Che male cercare
che insulso il tuo cuore

E tacere
deposto il tuo essere
senza più bere
senza divorare
(e tutte le razze affamate
ti divorino)

E intangibile
invisibile
imprendibile uccello
balzando dalla roccia
esistere

6.VII.1996

   

   

Una terra ove sono e non vi giaccio

So di essere un uomo che non sono.

Sulla riva di una terra lontana cammino,
ma dal mare è silenzio.

Una terra ove sono e non vi giaccio,
una terra di passi e non di fede.
 
Il sapiente è nemico del vivente.

27.VIII.1996

   

   

Elisir del non essere

Ora ritiro l’ali dei sensi,
ritraggo dalla mente l’essere.
 
Presenza senza atto
corrode tutto il mondo.
 
D’amore si liquefano le stelle
in elisir del non essere.

27.VIII.1996

   

   

Interminati viaggi

Oh ci bastino
questi interminati viaggi.
Non v’è anima
se visibili siamo.

Figlia della brezza,
dalla culla dei venti
si fa incontro e ti guarda
in purezza intangibile
la mente.

27.VIII.1996

   

   

Dimora e fuga

Se in fuga vai,
chissà la tua dimora
chi va ospitando,
il tetto se cadrà,
e tu che ne farai
se un giorno ritornando
solo vedrai rovine?

E se invece rimani,
quel sentiero
che nessuno percorre
quante erbacce,
quale intrico di rovi
l’ostruiranno?
Se volessi partire,
come vedrai la strada?

Per questo vado
quando sembro stare,
e mi riposo
mentre sembro andare.
Nella dimora ospito la fuga
e così reggo la casa ed il sentiero,
abitante del tempio e del pensiero.

27.VIII.1996

   

   

Un sottomondo cerco

Un sottomondo cerco
o un sopramondo

Tra queste maschere
non so che si nasconde

Ma se canto la voce
non ritorna

Un paese invisibile
la ruba

11.VIII.1997

   

   

Rabbrividisco

Sosto sospeso
sopra un incerto ponte.

Rabbrividisco.

Nuvole lattiginose da est
celano la mia fuga nel vento.

11.VIII.1997

   

   

L’albero vivo

Noto solo agli amanti,
un albero li nasconde,
nato dal loro seme,
tra le sue fronde di mago.

L’albero è vivo,
l’invisibile luce
ne pervade la mente
finché l’amore dura.

E chi disama
è un essere perduto
che ha lasciato il suo cuore
alle radici dell’albero.

Un se stesso migliore
ancora siede là sotto
e canta appassionato
per l’eternità.

11.VIII.1997

   

   

Libero qualche minuto ogni vita

I.

Nomi vicende concatenazioni
molteplici
cose attaccate a pensieri
emozioni
il tuo occhio
piange vento

Non rugiada non sole
non inverno né estate
solo una storia di fantasmi
uno spauracchio per bambini
ma nessun bambino che sappia d’esserlo
tutti adulti appena aprono gli occhi
quintali di sentimenti adulti col primo vagito

Adulti piccoli
mai bambini

Il bambino è il tuo futuro
se futuro avrai
se distruggi l’adulterio
che ti ha generato adulto
se distruggi la confusione
che ha confuso il tuo presente

Il passato di questo mondo
ha preso il posto del tuo presente
le necessità dei morti
le chiami il tuo io
ragioni coi pensieri dei cadaveri di ieri
così attaccati alla propria tomba
così privi d’amore

Tuttavia dietro tutto
splende ancora il paradiso terrestre
il suo recinto di vento stellare
è coperto di paraventi
tranne la piccola porticina
per la quale il tuo io vien distrutto

Se ci passi
confuso rinasci

Intensa
la vita
splende nei tuoi occhi
 

   

II.

Mi guardo d’intorno
ma non c’è davvero un d’intorno

Contrade della mente
e la mente è contrada dell’io
e l’io è contrada del passato
e il passato è contrada dei morti

Chiudo gli occhi e non perdo nulla
solo il cuore ha un suo occhio
che guarda e vede
qualcosa che la mente non può esprimere

Siedo sulla porta del mondo:
la porta del mondo è un silenzio
che s’impone alla tua scelta
la porta del mondo è
parola di un altro

   

III.

Un altro è salito
sul pulpito del predicatore
la sua lingua è poco chiara
o forse è il tuo orecchio che balbetta

Balbetta il tuo udito
mentre l’altro t’incita
a guardarti nello specchio
spogliandoti del passato

Quante epoche stanche
da cui non vuoi separarti
che passione soffrire

Meglio da idiota tra gli idioti eccellere
che non lasciare perdere
cambiare stanza

La stanza di fianco non la conosco
il bene inatteso è peggio del male noto
non puoi prefigurartelo
ci vuol fatica a prenderlo

   

IV.

Quanta fatica morire
eppure questo cerco

Avevo un’anima pura
nel mondo prima del mondo
quanta fatica per gettare via
quello che splendeva

Amo solo i colori torbidi
le passioni infelici

Sono così nobile
perché voglio morire
questo mi distingue dal cane
che è disposto a morire solo per amicizia
(per salvarmi rischierebbe di morire lui
perché è un cane)

Sono così nobile
ogni scelta una sfida
anche se in me sono i morti a scegliere

Quanti tumuli del passato
milioni d’anni il mio pensiero
libero qualche minuto ogni vita

Che paura quei pochi minuti
quasi un non essere di tutto ciò che sono

Cerco un cappello di passato
per coprire la testa di questo presente

Che orrore
il diavolo della tua libertà
quando appare il vasto paesaggio
e sopra c’è scritto: la tua gioia
e tu senti che tua non è tua ma di quell’altro
e quell’altro chi è

   

V.

Per questo sentierino tra i boschi
non troppo facile non troppo difficile
ecco passa il tuo destino
non visto né visibile
non puoi farci nulla
non è un tuo gioco sei tu
questo tu che è un altro

Tutte le pietre del cammino
una ad una le conti
mentre la vita cammina
in un mondo senza numeri

Infinito infinito
sempre dietro

Amico nemico del mio essere

   

VI.

Mi guardo e vorrei ridere ma
in verità non c’è nulla da ridere

In mezzo allo sterco l’oro
non è meno oro
in mezzo alle nubi il sole
non è meno sole

Tu che sei me
non veduto non perduto
fuggito da chi può fuggire
immobile perno
lucido specchio
lume
di me anima fai
immortale
tessi trame di vita di nascosto
dentro il bozzolo di questo mondo

   

VII.

Ogni sguardo di uomo di ragazza
indica altrove

Guardano gli occhi dei viventi
altrove
evitando il segreto

Ché patisce quel mondo
chi lo vede
e soltanto arrancando
può afferrarlo

Ma se lo afferra
allora ti può dare
una formula magica di sogno

E puoi andare
oppure puoi restare
puoi sognare la morte
o nel sogno morire

21.X.1997

 


 
 
   

 

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