I. Ho girato il mondo molto più con il pensiero che non con le mie gambe del resto il mondo è vasto ogni essere un intero universo e nel solo risvolto dello sguardo di un uomo c’è da perdersi C’è qua quel che c’è anche là e pur qualcosa ogni volta d’integralmente segreto una via per uscire verso le stelle Chiunque tu incontri è una strada per ripristinare i nomi Non so chi abbiate incontrato voi vivendo io ho incrociato destini singolarmente nobili vite singolarmente ignobili Non so chi abbiate amato vivendo io ho amato tutti qualche volta poi i demoni m’hanno preso hanno giocato con il mio cuore gettato nella mia testa fandonie gravato il mio corpo di diecimila catene Non so che pensarne non voglio neppure perderci tempo pare infatti che talvolta io risorga emerga dal caos come Venere dal crepuscolo anche se solo chi guarda il cielo la vede gli altri vedono la punta delle proprie scarpe Ho volto occhi che talvolta piangevano a scrutare le ombre e le chiarezze molti demoni d’ombra e di luce molto tempo perso I demoni sono così ingombranti gli angeli così lievi ma se volete potete chiamarli in un altro modo i demoni saranno contenti come possono essere contenti loro e per gli angeli qualunque nome è davvero troppo grossolano Quanti cammini si sono incrociati in una maglia impossibile da decifrare ma tutta questa decifrazione a che serve? Il trucco è vecchio il nodo da sciogliere è antico: chi non fa nulla non ottiene nulla ma chi fa qualcosa ottiene una sola cosa Per ottenere quel che vale la pena che fare? M’è parso che le parole e i sentimenti fossero così menzogneri non c’è da fidarsi fatti di echi sporchi di compiaciute debolezze se siamo capaci di guardarci negli occhi vediamo che non possiamo che soffrire finché non brucino queste scorie quest’immonda melassa Non possiamo che soffrire finché non diventiamo esili veli per cui traluca l’ignoto questo fantastico sogno che non possiamo esprimere (se potessimo esprimerlo che sogno sarebbe sarebbe solo uno dei tanti che ci fa stare qui persi nel labirinto di questo essere separato dal cielo) Ora io non so proprio chi abbiate visto forse dei molti che vi sono passati accanto neanche uno è esistito per voi non è così raro l’esistere si sente esistendo e se non sei non vedi che ciò che non è falsi maestri falsi apprendisti false strade falsi pentimenti e godimenti non è così raro che un cane si creda dio II. I nomi paiono morti il linguaggio stracciato non c’è nessuno veridico un pensiero sano non c’è Mi guardo intorno i nomi paiono morti parole un tempo sacre che ribrezzo contaminate vuote parole del non esistere tele di ragno disfatte cadaveri d’insetti nelle trame Senza parole come farsi spiegare dove andare qual è la meta come distinguere l’ospite dall’assassino? Anche se un buon poeta talvolta fa rivivere le parole pure tornando fuori del suo paradiso istantaneo muoiono di nuovo e allora come fare a sapere ciò che vuoi sapere come mettere nella mente parole che la mente corrompe? III. Cumuli di rovine se lì ti volgi non esci Lascia il paese morto incammìnati per altra via Ho incrociato esseri che penavano tutta una vita per sostenere il peso di molte necessità forse non sapevano perché non nel modo che lo sanno i sapienti ma il loro sguardo era limpido Ho incrociato esseri che amavano senza legge non ci sono più leggi e tuttavia si ama (quelli che amano per obbligo non sono neppure vivi il loro amore sterco putrido il loro abbraccio una follia) Non ci sono più leggi quelle che ancora ci sono sono cadaveri penzolanti da una forca a frollare nel paese degli antropofagi Quelli che ancora parlano chiaro il loro cervello è andato giocano nel teatrino delle ombre straccetti che ballano la loro chiarezza è perfetta come la mummia di un morto ben conservata Non ci sono più leggi le parole sono vuote e tuttavia si ama IV. Cercano amori in giro per farne tasselli di un sistema hanno sistemi che fanno acqua cercano santi come tamponi Nessun dio più li sorregge nel moltiplicarsi delle formule Mille pagine per dire di amare Mille leggi per ingiungere una carezza Folle bruciare i libri ma più folle non farlo se i libri sono questi quest’immonda follia Dio è analfabeta anzitutto poi se gli va di parlare inventerà il linguaggio Foglie secche le teste dei teologi ghiande marcite nel sottobosco i loro frutti più preziosi Quante belle accademie per dimostrare che si sa dimostrare ma nulla è dimostrato se non lo dimostra l’amore In questa terra cristiana si farebbe meglio a tacere a uscire tra la folla senza farsi vedere a sostenere l’orfano e la vedova categorie che non importano a nessuno ma sempre a dio che è più nessuno di tutti E non cambia niente se cambi continente sempre lo stesso: mille cupole e il letamaio di Giobbe ma Giobbe era un profeta dura per sempre le cupole sono una folla di sogni e il sogno è bello se chi lo sogna ha un cuore Quelli poi che su dio ci campano bisogna anche capirli è difficile vivere e non tutti sono capaci di credere davvero Se parlassero di credere solo quelli che credono la maggior parte starebbe zitta e alla fine qualcuno parlerebbe al posto loro Sarebbe lo stesso perché la mente dilaga erigendo dighe spezzando dighe fiumi di fango si riversano nei fiumi sacri I fiumi sacri non si contaminano ma ognuno ci trova ciò che è se cerca fango ce lo troverà Quindi se anche talvolta predomina lo sdegno questo però non è che il nostro proprio fango la passione che nutre la nostra propria illusione Dio è più astuto di me se ne frega di quel che dico importante per fortuna altrimenti chissà cosa succederebbe V. Ho visto dio molto spesso tutte le volte che ho tolto gli occhiali A volte era un bambino seduto tranquillo in perfetta serenità altre volte camminava in mezzo alla strada era proprio una bella donna tutti, come bisogna, la guardavano o ancora sentendo una musica che parlava di chissà che traluceva negli occhi di molti che non ne sanno il nome E questi si salveranno perché il nome vero non è un nome E tutti quelli che non sanno niente forse sanno lo stesso qualcosa l’età oscura è prima di tutto un nostro convincimento il sogno del nostro disprezzo pieno di follia Sotto le scorie giace l’era nuova fin dall’inizio del mondo uno scende e l’altro sale da sempre E tu dove vuoi stare dove il tuo occhio cerca la sofferenza o dove il tuo cuore penetra le profondità della notte? VI. Il demonio ci ha nominato sentinelle ci sentiamo stranieri stiamo fuori siamo così importanti il mondo non ci merita Tutto è così confuso sembra la festa della morte armi che uccidono a milioni i giusti uccisi o non ci sono come sempre come sempre ma i giusti non siamo noi Come vediamo bene che gli altri hanno confuso tutto ma il nostro lumicino anche noi lo mettiamo via Forse abbiamo paura che i venti del mondo lo spengano Di sentinella guardiamo in lontananza aspettando di vedere dio ma dio non è nessuno e nessuno è entrato a sostenere il mondo nessuno è lì che aspetta tutti e tu stai di vedetta credendoti qualcuno VII. Memoria d’un essere che attese a lungo sulla torre il re che lo investisse di compiti degni di lui La torre affondò tra le nubi (le fondamenta dissolte sui muri le mani dell’edera) dio lo dimenticò Ospiti attesero ospiti e mai non uscirono fuori per anni gli uni gli altri si attesero nel mezzo la porta di casa Se ami la casa il tuo cielo non ruba il suo posto sta dove ti pare che stia lontano lontano Finestre chiuse dieci anni cento mille strade col cancello in fondo un cartello: niente visite cane che morde attenti fugge ogni essere il cane della tua morte Che profondo mistero il tuo io tu solo a conoscerlo gli altri se ne infischiano che profondo mistero nessun orecchio lo vuole sentire Anni di fantasie decori fantastici onori degni di Socrate e nessuna cicuta che dolcezza di lui fingere vivi la onorata morte Il cielo se ne gira per le strade sue è insuperabilmente reale miliardi di stelle nel suo grembo miliardi di grembi nel suo segreto miliardi di segreti in ciascuno suo atomo Memoria di uno che ne voleva fare il tetto della sua torre dalle fondamenta smangiate dalle radici di vento Che follia credere di poter credere davvero è già tanto se emerge alla luce la nota esile di un canto Oppure sei folle davvero ma allora neppure esisti esule fuori della tua patria vigile apolide senza macchia Nessuno li ha visti i santi per davvero quelli che sono veri sfuggono all’occhio In questa terra cristiana potessimo tutti tacere prostrarci nella festa di tutti i santi sotto il peso dei silenziosi unica speranza che il mondo non rientri nelle siccità della nostra mente ma invece ricco dissipi fuori dell’umana memoria il meglio VIII. Non so perché questo canto è fuggito così ripido così irregolare non so dove porti che strada mi indichi forse voleva soltanto camminare nella strada del mio pensiero l’araldo di un diverso esistere il cenno potente d’un’ombra IX. Giorni mesi anni o chi sa che vorrei poter dire in giro qualcosa Qualcosa di simile a un pensiero che non sa salire senza la mano di dio come un fuoco che divampa tra veglia e sogno troppo sveglio non lo vedi troppo sogno te lo nasconde Essere puri come un volo tra le montagne neanche l’uccello ma il volo traccia invisibile del piano del cielo il nostro destino ombra della libertà Covo in me stesso l’uovo della fenice potessi ardere ancora più di questo più di questo X. Innamorarsi è la chiave davvero amare uccidere se stessi un abbraccio il rogo iniziatico nessun oggetto d’amore può resistere Quest’amore incredibile senza destinatario solo quello solo quello ecco il corpo di dio il divoratore delle nostre separazioni Un cielo dove vanno solo le cose obliate quelle che rimangono sono soltanto follia le verità si scordano questa mente è un forno crematorio il popolo di dio è bruciato restano gli assassini O esile fumo di là dai comignoli della città umana rancori e passioni dileguati quale mistero Specchio in cui ognuno si vede com’è e questo com’è non è niente tutta la vita a inseguire un come non c’è come non c’è cosa c’è soltanto ardore Se non brucia non serve se non muore vita non dà se non ama permane a perseguitare il popolo Questo popolo governato dalle chimere questa gente del nostro essere quanto splendida tuttavia la loro anima un miracolo di miracoli se potessimo vederne l’arcano subito morremmo di gioia XI. Fetonte cavalcò fino a morte memoria ne perdura Senza voli costruiscono per decenni alcuni fragili edifici che nessuno ama Ricco d’un solo istante lui poveri loro d’innumerevoli iniziative Che strano nessuna legge decreta il successo Imponderabile sogno che filtra nel mondo dalle cortine del padiglione segreto XII. Forse si vorrebbe scrivere dei propri dolori delle proprie gioie ma il dio della parola ha altri scopi: lascia il tuo superfluo spogliati nudo ti penetrerò fatto a nuovo per mostrare la santità del non sussistere Parti per un cammino conosci la meta ma una donna t’attraversa la strada è fantastica vuole il tuo aiuto poco c’è voluto a cambiare la tua determinazione la porti dove vuole il tuo essere ha cambiato colore la passione di lei ti ha tinto e se ne va e tu non sei nessuno tutta la vita a cercare niente Incontro per via gran copia di fantasmi finché vedo non c’è nulla che valga io so che la passione accieca e conduce là dove non saprebbe il tuo occhio Amore mio deserto d’essere amore mio XIII. T’incrocio la mia strada taglia la tua insegnami qualcosa cos’hai da dire? Poso lo sguardo ovunque capiti spero la tua superficie trasalga partorendo dalle sue pieghe l’ignoto Quanto cammino per una speranza così tenue quanti esseri incontrati sempre vecchio sempre bambino Ma vale la pena provare non è la continuità che conta ma l’emergere del mistero Quattro cose da ricordare su mille le tue quattro cose le mie Un unico insieme che incrocia altri mille insiemi E spesso succede se hai cuore che l’occhio beva l’occhio XIV. Molte strade tracciate non mi interessano troppe cose da credere troppi ruoli da rappresentare Tutte le mattine speranze tutte le sere speranze non spero nulla non voglio nulla Chi non ha nulla spera molto Un luogo affascina il mio essere nel silenzio si aprono le sue strade fiumi sacri portano via le mie scorie Se volessi spiegare la strada non saprei proprio forse bisogna camminare fin oltre le montagne di Tule ma io non mi sono mai mosso di casa forse bisogna bere incantate pozioni ma io ho bevuto soltanto qualche bicchiere di vino forse bisogna salvare il mondo ma per quel che ne so non ho salvato proprio un bel nulla Che inettitudine nessuno è più inetto dell’uomo felice non ha scopi non ha virtù scodinzola come un cane non è un bell’esempio da lui non puoi apprendere Bisognerebbe però che lo vedessi quando cammina dentro l’invisibile ma nessuno può farlo non ha volto non lo puoi riconoscere non ha nome non lo puoi chiamare non ha forma non lo puoi fermare Che inettitudine l’uomo felice non ti può insegnare non ha niente da dire Chi ha molto da dire non ha niente da fare allora è infelice e parla chi ascolta non ha niente da fare allora gli risponde Se però passa per la strada una bella donna tacciono e la guardano presi dalla passione Così si traveste spesso l’invisibile i tuoi occhi son gli ami con cui ti cattura il tuo petto rimanda le sue melodie la passione è il suo corpo sotto il suo fuoco è dio. [25-26.IX.1997] |