L’Angelo cieco
L’Angelo cieco: Guardate! Tutto il tempo vago con questa fiaccola nella mia mano per cercare Dio, ma non è da nessuna parte. Ho gettato luce in tutti gli angoli, ma non l’ho visto mai.
Dio: Tutto il tempo sto nella sua mano. Mercé mia vede le più riposte cose tranne me. Cerca, tramite mio, l’ombra della luce. Ma la luce non ha ombra.
16.VI.1995
Sotto settanta veli
Un uomo vivo sotto settanta veli di morte e diserzione, un povero che possiede il mondo nel suo palazzo di fumo incantato. Qualcuno ama, un altro rappresenta: quel che ama non parla, l’altro parla a se stesso. Tutto ciò che cerchi, guardalo: non è neanche un coccio. La fama è per l’Invisibile una maschera di pupazzo. Se vuoi amici cercali chiudendo gli occhi e la bocca: getta l’amo del cuore nell’oceano senza fondo dell’interno. Allunga la mano e attendi sulla porta del mondo di cenere: finché il fuoco non ha consunto tutto la fenice non rinascerà.
29.VII.1995
Qualcosa che il sogno non oscura
Infine sono qualcosa che il sogno non oscura. Vedova la mia anima attende che resusciti lo sposo destinato. Guarda con occhi che non hanno mondo oltre il pallido bagliore delle galassie alla ricerca dell’unico Invisibile che valga la pena vedere. Migliaia di personaggi e segni avvolgono di reti il pensiero. In alto, in basso, in ogni direzione quale pantomima di speranze! Ma io non ho timore, me ne rido. Folle d’amore, preso di passione per la madre del cuore, mi ci avvio. Seme di tempo ed utero d’eterno uniti infine genereranno il figlio senza nome al cui sguardo il mondo fuggirà.
29.VII.1995
La luce dell’interno splendida
La luce dell’interno splendida come il raggiante sole scioglie ombre canta forme disegna anime nel travaglio del mondo
La luce dell’interno splendida io conosco quando salgo dal carro delle forme al vento sussurrante delle stelle quando s’inarca su me il corpo abbagliante della Madre
La luce dell’interno splendida oh come vorrei darti tu in cui la notte misericordiosa immerse la lama dell’ignoto dolorosa tua unica luce
La luce dell’interno splendida cavalco sul sentiero evanescente dell’incommensurabile passi che camminano in se stessi solo luogo di Dio sola orma dell’anima
La luce dell’interno splendida testimone incendio delle forme risurrezione dell’esiliato regnante eternità del cuore
19.XI.1995
E la mente mi è luce
Del cuore è distesa sull’acqua la flessuosa mia dolcissima ombra. E la mente mi è luce.
28.XII.1995
L’abitante della sincerità
Lode all’Uno, maestoso, chiaro, dal cui seno corrono i fiumi. Lode al Sole, fluente parola dell’anima, notte del pensiero, dal cui seno nascono le fiamme. Lode al segreto abitante della sincerità, all’Occhio dell’Amico dal cui seno sbocciano i segreti.
10.I.1996
Se ognuno porta un dio
Se questa sera ognuno porta un dio, l’Unico Sole anch’egli sorgerà, e noi staremo a guardar dalla sua bocca uscire i mondi in silente verità.
27.I.1996
Mi alzo nel mistero
Cado nel mistero. Mi alzo nel mistero. L’essere tempo, ombra, alle mie spalle. Anime dell’abisso nel mio occhio, anime dell’abisso nel mio orecchio, in ogni istante della percezione. Guardo, teurgo, il luogo da fare. Guardo, teurgo, il pensiero da pensare. La parola mi guarda, non sa se parlerò. La terra mi guarda, non sa se arerò. Il sole mi guarda, non sa se vedrò. Qui in questo mondo fluido una roccia il pensiero, un pianeta l’immagine. Origine, il gesto, di tutto il creato. Fuor dell’essere tempo, libero, un altro parla non udite parole, pensa non generati pensieri, danza non concepite danze. Luce distrugge stelle d’un ardore più forte. Dio distrugge dèi d’una mano più forte. Guardo gli sguardi d’uno sguardo più forte. Non esiste il mondo, non esiste questa terra. Vola creatura nel vuoto, tuo volo l’universo. Conflitto del nulla e del pensiero, guerra sul limite del cosmo: che pace combattere! Sull’orma del fermo ho proceduto, nella dimora del vagante dormo: com’è chiara la vita! Ho eretto una statua nel più strano non luogo del mondo: le si inchinano a lungo molteplici stirpi dell’inconcepibile. Figli stupiti fuggono dai padri, ereditando il nonno. Ogni certezza è vincolo, esser liberi è respiro. Ogni respiro è morte, ogni vita è qui. Sotto un salice due amanti allacciati: candelabro volto verso terra, mille fiamme, la corona al di sotto. O sacro figlio dell’incanto, rosa selvatica nella rosa dei venti, immobile cristallo, amor d’ogni moto innamorato del mondo.
13.2.1996
Se in te soffiasse dall’inconcepibile
Quand’anche qui in quest’istante venisse l’invisibile, proprio qui in questa casa dalle porte aperte, mentre parliamo, mentre c’incontriamo, mentre fors’anche discorriamo di Dio, niente più che un silenzio potresti percepire, un atomo d’istante più intimo del tempo. O forse udresti un soffio di stupore, se in te soffiasse dall’inconcepibile.
13.2.1996
Non qui
Non qui dove si spengono le stelle
Non strapperò corolle dal giardino
Un fiato una penombra un dio
Amore è invisibile d’amore
13.2.1996
Amore senza altro
Tempo non ha di ricordare luogo non ha dove voltare terra non ha da scegliere cielo non ha che questo
Amore senza altro senza sguardo senza fine
Troppo ama solo lo trova un dio
Nel giardino incantato è fiore e zolla terra e sole passo e pensiero tutt’uno
Si circonda di dio
Né chiama né non chiama
Il suo pensiero non è
La sua vita non è
Corpo ogni cosa dell’impalpabile
Chiara ogni ombra sull’oscura madre
Emette il mondo vertigine
13.2.1996
O amico nostro ostinato
O amico nostro ostinato, fuggitivo, pauroso, congiungi a noi la tua negazione, congiungi a noi la tua affermazione, perché non altrove o in altro momento ma qui ed ora Dio ci parla attraverso di te.
13.VI.1996
Il tuo luogo
Canzoni sono state cantate belle in tempi lontani. Strani santi han fatto miracoli in terre inaccessibili. Ma il tuo luogo delle meraviglie è più lontano, più inaccessibile ancora, dietro il tuo io che t’ha rubato Dio.
13.VI.1996
Quell’altro
Dove non c’è strada, nel mondo senza sentieri c’è egualmente una strada. Dove non c’è luce, c’è egualmente una luce nel paese dove ci cambiano gli occhi. Dove non vi è canto, c’è egualmente un canto quando è il cuore che ode se stesso. Ti ringrazio, Padre, che hai reso visibile quell’altro che è il vero me stesso.
6.VII.1996
E tutte le razze affamate
Sedendo sul margine a cavallo del nulla tutto vuoto risuona Che male cercare che insulso il tuo cuore
E tacere deposto il tuo essere senza più bere senza divorare (e tutte le razze affamate ti divorino)
E intangibile invisibile imprendibile uccello balzando dalla roccia esistere
6.VII.1996
Una terra ove sono e non vi giaccio
So di essere un uomo che non sono.
Sulla riva di una terra lontana cammino, ma dal mare è silenzio.
Una terra ove sono e non vi giaccio, una terra di passi e non di fede. Il sapiente è nemico del vivente.
27.VIII.1996
Elisir del non essere
Ora ritiro l’ali dei sensi, ritraggo dalla mente l’essere. Presenza senza atto corrode tutto il mondo. D’amore si liquefano le stelle in elisir del non essere.
27.VIII.1996
Interminati viaggi
Oh ci bastino questi interminati viaggi. Non v’è anima se visibili siamo.
Figlia della brezza, dalla culla dei venti si fa incontro e ti guarda in purezza intangibile la mente.
27.VIII.1996
Dimora e fuga
Se in fuga vai, chissà la tua dimora chi va ospitando, il tetto se cadrà, e tu che ne farai se un giorno ritornando solo vedrai rovine?
E se invece rimani, quel sentiero che nessuno percorre quante erbacce, quale intrico di rovi l’ostruiranno? Se volessi partire, come vedrai la strada?
Per questo vado quando sembro stare, e mi riposo mentre sembro andare. Nella dimora ospito la fuga e così reggo la casa ed il sentiero, abitante del tempio e del pensiero.
27.VIII.1996
Un sottomondo cerco
Un sottomondo cerco o un sopramondo
Tra queste maschere non so che si nasconde
Ma se canto la voce non ritorna
Un paese invisibile la ruba
11.VIII.1997
Rabbrividisco
Sosto sospeso sopra un incerto ponte.
Rabbrividisco.
Nuvole lattiginose da est celano la mia fuga nel vento.
11.VIII.1997
L’albero vivo
Noto solo agli amanti, un albero li nasconde, nato dal loro seme, tra le sue fronde di mago.
L’albero è vivo, l’invisibile luce ne pervade la mente finché l’amore dura.
E chi disama è un essere perduto che ha lasciato il suo cuore alle radici dell’albero.
Un se stesso migliore ancora siede là sotto e canta appassionato per l’eternità.
11.VIII.1997
Libero qualche minuto ogni vita
I.
Nomi vicende concatenazioni molteplici cose attaccate a pensieri emozioni il tuo occhio piange vento
Non rugiada non sole non inverno né estate solo una storia di fantasmi uno spauracchio per bambini ma nessun bambino che sappia d’esserlo tutti adulti appena aprono gli occhi quintali di sentimenti adulti col primo vagito
Adulti piccoli mai bambini
Il bambino è il tuo futuro se futuro avrai se distruggi l’adulterio che ti ha generato adulto se distruggi la confusione che ha confuso il tuo presente
Il passato di questo mondo ha preso il posto del tuo presente le necessità dei morti le chiami il tuo io ragioni coi pensieri dei cadaveri di ieri così attaccati alla propria tomba così privi d’amore
Tuttavia dietro tutto splende ancora il paradiso terrestre il suo recinto di vento stellare è coperto di paraventi tranne la piccola porticina per la quale il tuo io vien distrutto
Se ci passi confuso rinasci
Intensa la vita splende nei tuoi occhi II.
Mi guardo d’intorno ma non c’è davvero un d’intorno
Contrade della mente e la mente è contrada dell’io e l’io è contrada del passato e il passato è contrada dei morti
Chiudo gli occhi e non perdo nulla solo il cuore ha un suo occhio che guarda e vede qualcosa che la mente non può esprimere
Siedo sulla porta del mondo: la porta del mondo è un silenzio che s’impone alla tua scelta la porta del mondo è parola di un altro
III.
Un altro è salito sul pulpito del predicatore la sua lingua è poco chiara o forse è il tuo orecchio che balbetta
Balbetta il tuo udito mentre l’altro t’incita a guardarti nello specchio spogliandoti del passato
Quante epoche stanche da cui non vuoi separarti che passione soffrire
Meglio da idiota tra gli idioti eccellere che non lasciare perdere cambiare stanza
La stanza di fianco non la conosco il bene inatteso è peggio del male noto non puoi prefigurartelo ci vuol fatica a prenderlo
IV.
Quanta fatica morire eppure questo cerco
Avevo un’anima pura nel mondo prima del mondo quanta fatica per gettare via quello che splendeva
Amo solo i colori torbidi le passioni infelici
Sono così nobile perché voglio morire questo mi distingue dal cane che è disposto a morire solo per amicizia (per salvarmi rischierebbe di morire lui perché è un cane)
Sono così nobile ogni scelta una sfida anche se in me sono i morti a scegliere
Quanti tumuli del passato milioni d’anni il mio pensiero libero qualche minuto ogni vita
Che paura quei pochi minuti quasi un non essere di tutto ciò che sono
Cerco un cappello di passato per coprire la testa di questo presente
Che orrore il diavolo della tua libertà quando appare il vasto paesaggio e sopra c’è scritto: la tua gioia e tu senti che tua non è tua ma di quell’altro e quell’altro chi è
V.
Per questo sentierino tra i boschi non troppo facile non troppo difficile ecco passa il tuo destino non visto né visibile non puoi farci nulla non è un tuo gioco sei tu questo tu che è un altro
Tutte le pietre del cammino una ad una le conti mentre la vita cammina in un mondo senza numeri
Infinito infinito sempre dietro
Amico nemico del mio essere
VI.
Mi guardo e vorrei ridere ma in verità non c’è nulla da ridere
In mezzo allo sterco l’oro non è meno oro in mezzo alle nubi il sole non è meno sole
Tu che sei me non veduto non perduto fuggito da chi può fuggire immobile perno lucido specchio lume di me anima fai immortale tessi trame di vita di nascosto dentro il bozzolo di questo mondo
VII.
Ogni sguardo di uomo di ragazza indica altrove
Guardano gli occhi dei viventi altrove evitando il segreto
Ché patisce quel mondo chi lo vede e soltanto arrancando può afferrarlo
Ma se lo afferra allora ti può dare una formula magica di sogno
E puoi andare oppure puoi restare puoi sognare la morte o nel sogno morire
21.X.1997 |