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Tabula smaragdina

[tratta da: Heinrich Khunrath, Amphiteatrum Sapientiæ Æternæ Solius Veræ, Christiano-Kabalisticum, Diuino-Magicum, nec non Physico-Chymicum, Tertriunum, Catholicon, Hanau 1609, ried. Archè, coll. Sebastiani, Milano, 1975]

   

Verba secretorum Hermetis

Verum, sine mendacio certum et uerissimum, quod est inferius, est sicut quod est superius, et quod est superius, est sicut quod est inferius: ad perpetranda miracula rei unius. Et sicut omnes res fuerunt ab uno, meditatione unius; sic omnes res natae fuerunt ab hac una re, adaptatione. Pater eius est sol, mater eius luna; portauit illud uentus in uentre suo: nutrix eius terra est. Pater omnis telesmi totius mundi est hic. Vis eius integra est. Si uersa fuerit in terram, separabis terram ab igne, subtile a spisso, suauiter cum magno ingenio. Ascendit a terra in coelum, iterumque descendit in terram, et recipit uim superiorum et inferiorum. Sic habebis gloriam totius mundi. Ideo fugiat a te omnis obscuritas. Hic est totius fortitudinis fortitudo fortis; quia uincet omnem rem subtilem, omnemque solidam penetrabit. Sic mundus creatus est. Hinc erunt adaptationes mirabiles, quarum modus hic est. Itaque uocatus sum Hermes Trismegistus, habens tres partes philosophiæ totius mundi. Completum est quod dixi de operatione solis.

Parole sui segreti di Ermete

Invero, [è] senz'inganno certo e verissimo, (1) [che] ciò che è inferiore è siccome ciò che è superiore, e ciò che è superiore è siccome ciò che è inferiore: per adempiere i miracoli della cosa unica. E siccome tutte le cose presero esistenza dall'uno, per la meditazione dell'uno; così tutte le cose generate presero esistenza da questa unica cosa, per adattamento. Padre suo è il sole, madre sua la luna; portò ciò (2) il vento nel ventre suo: nutrice sua è la terra. (3) Il padre di ogni perfezione (4) di tutto il mondo è qui. La potenza sua è integra. Se sarà stata versata nella terra, separerai la terra dal fuoco, il sottile dallo spesso, dolcemente con grande ingegno. Ascende dalla terra nel cielo, e di nuovo discende nella terra, e riceve la potenza dei superiori e degli inferiori. Così avrai la gloria di tutto il mondo. Perciò fugga da te ogni oscurità. Qui è la forza forte di tutta la forza; perché vincerà ogni cosa sottile, ed ogni solida penetrerà. Così fu creato il mondo. Di qui prenderanno esistenza adattamenti mirabili, la cui misura è qui. Perciò fui chiamato Ermete Trismegisto, possessore delle tre parti della filosofia di tutto il mondo. È stato compiuto ciò che dissi sull'operazione del sole.

[traduzione di Dario Chioli, 2000]

   

(1) Verum nel testo di Khunrath sembra essere un avverbio, ché altrimenti sarebbe un doppione di uerissimum. In altre versioni la punteggiatura è diversa. Si trova per esempio: "Verum sine mendacio, certum, et uerissimum", che lascerebbe indovinare come un'ascesa di punti di vista che partendo dall'esclusione della menzogna (uerum sine mendacio) giunga ad una certezza etica (certum) ed infine alla verità assoluta e indiscutibile esperita dall'apex mentis (et uerissimum). Altri ancora scrivono: "Verum, sine mendacio, certum et uerissimum", che sembrerebbe accennare invece ad una quaternità del tipo "percezione/uerum - espressione/sine mendacio - azione/certum - intuizione o apex mentis/uerissimum". In tutte le diverse versioni, l'intenzione sembra comunque quella di sottolineare che la corrispondenza alto/basso è universalmente valida ad ogni livello.

(2) Illud, accusativo neutro, non concorda con nulla, è pertanto da intendersi come un pronome. Si vuol dire che è nel seno del vento che tutto ciò (illud) si svolge.

(3) Questa «cosa unica» si trova dunque dentro il vento, e ha per padre il sole, per madre la luna, per nutrice la terra. Nasce dunque in un amplesso nato nella scoperta della vastità del paese segreto dell'anima. Padre le è l'intento dello spirito, madre l'armoniosa intelligenza, nutrice la ciclica vicenda del corpo.

(4) Probabilmente si tratta del genitivo di una supponibile voce latina telesmus dal gr. telesmós, che dovrebbe significare perfezione, o perfezionamento, ovvero consacrazione.

   

Riferimenti

[in rosso tra parentesi quadre alcune aggiunte esplicative]

   

Hortulanus, the alleged translator into Latin of a famous but purely mystical writing called the Tabula Smaragdina, supposed to have been written by the legendary Hermes, was believed by Schmieder and other early historians to have been of the eleventh or twelfth century, but Berthelot asserts that he wrote about 1350.

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IV.-OEuvres originales des grands hermétistes arabes.

vers 210/825: 1° Ps. Balinas (=Balînûs, k. sirr al-khalîka wa s.un`at al-t.abî`a (=«secret de la création et technique de la nature»), écrit sous Ma'mûn (+218/833) par un musulman hétérodoxe anonyme que le médecin Râzî avait identifié (P. Kraus doit publier cette référence); mis par lui sous le nom d'Apollonius de Tyane (=Balînûs T.ûwânî); construit sur un prototype attribué à Hermès (titre: 'ilal al-ashiyâ=cause des choses); concluant par le fameux texte dit «Table d'Emeraude».

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Quale che sia il suo significato, la Tabula smaragdina è uno dei documenti alchimistici più antichi e di più persistente durata. Si presumeva che nella sua stesura originale fosse stata rinvenuta, in una caverna, incisa su di una lastra di smeraldo tenuta fra le mani della salma di Ermete Trismegisto, il tre-volte-grande Ermete [trismegisto vuole in realtà dire tre-volte-grandissimo]. Come particolari ornamentali della leggenda, si aggiungeva che era scritta in caratteri fenici, che la fortunata scopritrice era stata Sara, moglie di Abramo, alla quale era toccata la ventura di penetrare nella grotta tanto tempo dopo il Diluvio. Un'altra versione della leggenda ne attribuisce la scoperta ad Alessandro il Grande o ad Apollonio di Tiana, fiorito nel I secolo dell'èra volgare. Avvolta com'è dalle nebbie della leggenda l'origine della Tabula, non è possibile stabilirne l'autore; ma durante questi ultimi anni molte nuove circostanze hanno gettato su di essa nuova luce.

[...] una versione araba in riassunto fu scoperta dallo scrivente nel 1923 in uno dei libri del corpus geberiano. Poco dopo un'altra versione araba fu rinvenuta dal Ruska in un libro intitolato Il segreto della creazione attribuito ad Apollonio; lo stesso Geber [latinizzazione di Jâbir ibn Hayyân, ~721/22-815/833] nel riportare la  Tavola avverte che egli cita da Apollonio. Adesso, il Kraus ha potuto dimostrare che Il segreto della creazione era stato scritto o almeno redatto nella sua forma definitiva durante il califfato di al-Mamùn (813-833) e che rivela alcune coincidenze con un libro, scritto nello stesso periodo, da Giobbe di Edessa, uno studioso le cui traduzioni, dal siriaco in arabo, avevano meritato la lode di un critico severo come Hunain ibn Ishàq. Sembra probabile perciò, che anche se Giobbe di Edessa non ne fosse l'autore, tanto egli quanto l'autore avessero attinto alle stesse fonti più antiche una delle quali - a quanto dimostra il Kraus -  è l'opera di Nemesio, vescovo di Emesa (Homs) di Siria, nella seconda metà del IV secolo. Nemesio scrisse in greco, ma il suo libro Della natura dell'uomo non contiene la Tabula. Da tutti questi elementi si può concludere che la più antica redazione della Tabula oggi conosciuta, cioè quella in lingua araba, fu probabilmente tradotta dal siriaco, ma, in definitiva, derivata da un originale greco. Se poi essa si possa retrodatare fino al tempo di Apollonio è questione che rimane finora insoluta; è però naturale che egli, come neo-pitagorico e scrittore di meravigliosa fecondità, si sia occupato d'alchimia.

Comunque sembra probabile che la Tabula sia pervenuta alla cultura musulmana dalla Siria piuttosto che da Alessandria, perché nei racconti arabi della scoperta di essa si ricorda di consueto il Diluvio (Noè l'avrebbe presa con sé nell'Arca) mentre in Egitto il Diluvio era sconosciuto.

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Il significato e l'intero edificio del magisterio alchimistico sono riassunti nelle parole della "Tavola Smeraldina" (Tabula Smaragdina). Questo scritto si presenta come una rivelazione di Ermete Trismegisto e come tale fu interpretato dagli alchimisti medievali. In un suo scritto dell'ottavo secolo Djâbir Ibn Hayyân [=Geber] vi accenna per primo e già ad Alberto Magno [1193-1280] ne era nota la redazione latina. Per il suo stile però, la "Tavola Smeraldina" è di origine preislamica e dato che essa concorda perfettamente con lo spirito della tradizione ermetica - ce lo garantiscono all'unanimità gli alchimisti - non esiste una convincente ragione per cui dovremmo dubitare che essa sia legata all'origine dell'ermetismo.

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Traiamo dagli alchimisti arabi molte affermazioni riguardanti Ermete, alcune delle quali sembrano certamente di origine greca. Soprattutto interessante è La Tavola di Smeraldo di Ermete, un sommario di pensiero alchemico, che esiste in versione araba e latina. Non si può assolutamente pensare che citi opere primitive di Ermete, ma ha le sue radici profondamente inserite nell'alchimia greco-romana, compresa quella di Ermete. Essa è citata in un'opera araba dell'VIII secolo e nel testo latino è compresa la parola greca  telesmus [non tanto, a dir meglio, parola greca, quanto latinizzazione del greco telesmós]. In una versione latina, il traduttore ci dice che le preziose frasi di Ermete furono scoperte da Galienus Alfachim, o il Medico, su di una piastra di smeraldo in una caverna, e questa tavola era tenuta fra le mani del cadavere di Ermete Trismegisto. Il lettore viene esortato a custodire il testo con ogni segretezza, comunicandolo solo a uomini di provata buona volontà. Viene citata l'affermazione di Galienus: «Quando penetrai nella caverna, ricevetti dalle mani di Ermete la Tavola di Zaradi, su cui trovai iscritte queste parole». Il nome Galienus è stato preso per Galeno, ma sembra una corruzione di Balinas (Apollonio di Tiana). Il termine smeraldo o smeraldino era attribuito dagli Egiziani e dai Greci a quasi ogni sostanza verde, non solo al vero berillo, ma anche al granito verde e forse al diaspro verde.

I vasi smeraldini di epoca medioevale, però, erano fatti di vetro verde, come la tavola smeraldina dei sovrani goti di Spagna o il Sacro Catino di Genova (un grande piatto preso dai Crociati al sacco di Cesarea nel 1101, che si diceva fosse stato portato dalla regina di Saba a Salomone e fosse stato usato nell'Ultima Cena). Il termine zaradi sembra inoltre una variante di una parola persiana indicante una camera sotterranea. Altre versioni della leggenda dichiaravano che la lastra smeraldina con i suoi precetti incisi in caratteri fenici era stata trovata nella Tomba di Ermete da Alessandro il Grande; oppure che una donna di nome Zara, talvolta identificata con Sara, moglie di Abramo, prese la tavola dalle mani di Ermete defunto in una caverna vicino a Hebron qualche tempo dopo il Diluvio.

   

 

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