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FILONE
Jacques Matter nella «Storia Universale» di Cesare Cantù
dalla sezione I, capitolo I, pp. 58-72, di
Jacques Matter, Histoire critique du Gnosticisme et de son influence sur le Sectes religieuses et philosophiques des six premiers siècles de l'ère chrétienne, Paris, 1828,
in Documenti alla Storia Universale – Sulla Filosofia, L'Unione Tipografico-Editrice, Torino, 8a ed., 1856, n. VI, § 1, pp. 453-458.
Revisione sul testo originale francese di Dario Chioli
1a ed.: aprile 2008
Ho riprodotto il testo del Cantù integralmente, salvo poche modifiche e correzioni e qualche integrazione effettuata a partire dall'originale francese (reperibile on line su http://books.google.it) e segnalata in colore azzurro.
D. Ch.
Filone [...] adoprossi a tutt'uomo a mostrare, per via del sistema allegorico, il codice degli Ebrei essere la vera sorgente di tutte le dottrine filosofiche e religiose. [*]
[*] Nel trattato Che il mondo è incorruttibile, insinua chiaramente che Aristotele attinse a fonti sacre, il che per lui non vuol dir altro che il codice degli Ebrei: Aristotéles mépote eusebôs kaì hosíos epístamenos. Nel trattato Del giudice dice più chiaramente: tôn par'Ellesin énioi nomothetôn metagrápsantes ek tôn hierotáton Moséos stélon ecc. Zenone è citato come imitatore di Mosè nel trattato Che il probo è libero: Eoike dè ho Zénon arúsasthai tòn lógon hósper apò tês pegês tês Ioudaíon nomothesías.
Per interpretarlo in modo acconcio a sì elevata pretensione, ammette dapprima un senso letterale, avendo Dio voluto, com'ei dice, adattarsi alla debole capacità del popolo suo. Ma questo senso che primo si presenta al pensiero del lettore, non è realmente che pel vulgo; e chi meditò sopra la filosofia, chi purificossi colla virtù, chi s'elevò colla contemplazione a Dio e al mondo intellettuale, e chi ne ricevette le ispirazioni, sa rompere il grossolano inviluppo della lettera, che cela al vulgo le idee più sublimi, sa scoprire un ordine di cose del tutto differente ed iniziarsi a misteri di cui è ombra imperfetta soltanto l'insegnamento elementare o letterale. Qui è un fatto storico, là un'immagine, più lungi un motto, una lettera, un numero, un uso o la visione d'un profeta, che coprono le verità più profonde. Tocca a chi ha la chiave della scienza interpretare seguendo il proprio lume. [*]
[*] Dei sogni; Che Dio è immutabile; Della confusione delle lingue. Dopo aver stabilito, nel primo di questi passaggi, che nella legge ben nota che vuole che la veste data al creditore dal debitore gli sia restituita per la notte, bisogna intendere, sotto l'apparenza della veste, la parola dell'uomo, aggiunge: «Se mi sono un poco dilungato a spiegare ciò, è per mostrare che l'anima contemplativa, inegualmente condotta ora alla ricchezza ora alla sterilità, benché sempre procedendo, è illuminata dalle idee primitive, dai raggi emanati dall'intelligenza suprema (taîs arkhetúpois kaì asomátois aktîse), ogniqualvolta s'innalza verso i tesori sublimi; quand'al contrario scende e si ritrova sterile, cade nel dominio di queste intelligenze che abbiamo in uso di chiamare angeli... Dacché l'anima è fatta priva della luce di Dio, che la conduce alla conoscenza delle cose, non gode più che d'una luce fievole e secondaria, che le concede non più l'intelligenza delle cose bensì quella delle parole, come in questo basso mondo (káto' kósmo')».
Su tal base piantansi i trattati filosofici e religiosi di Filone, dappertutto ricomparendo le stesse idee, le osservazioni stesse. La fonte cui attinge quanto egli attribuisce ai libri sacri della sua nazione, è questa pretesa scienza superiore, posseduta, secondo lui, dai soli iniziati. Che se Filone ancora non adopera le voci gnosi e gnostico nel senso esclusivo datovi poco dopo in Egitto, esclusiva fu però affatto la sua scienza, e analoga a quella formata poi da' Gnostici. E lo mostra un passo del suo trattato De' Cherubini: [*] un'occhiata ai suoi princìpi chiarirà quanto analoga sia al gnosticismo, e fin a qual punto lo preparò, attaccandosi ella medesima al platonismo, da cui tolse il sistema allegorico, [**] che gli gnostici, i neoplatonici, i cabalisti e i dottori cristiani dei primi secoli spinsero tanto innanzi.
[*] Detto che per la donna bisogna intendere allegoricamente (tropikôs) i sensi (aísthesin), e che scostandosi dai sensi acquistasi la scienza; dissertato allegoricissimamente sopra alcune unioni citate nel Pentateuco, esclama di tratto: – «Gli uomini limitati si ritirino con le orecchie turate. Noi trasmettiamo misteri divini a quelli che ricevettero la sacra iniziazione, a quelli che praticano una verace pietà, che non sono incatenati da vano apparato di parole o dai prestigi de' pagani». A tale esclamazione, somigliante a quella che precedeva la celebrazione de' misteri, succede un'esplicazione, affatto mistica in vero, appoggiata ancora sugli esempi di Sara, Lia, Sefora, per mostrare che le virtù non sono generate né dagli uomini né da se stesse, ma Dio le feconda e le fa nascere. Filone, che erasi fatto una specie di violenza per istrappare a se stesso tal rivelazione, volgesi poi a quelli che vagliono a comprenderlo, in patetiche espressioni: – «O iniziati, le cui orecchie sono purificate, ricevete ciò nell'anima vostra, come misteri che mai non devono uscirne; nol rivelate ad alcun profano; ascondetelo e custoditelo in voi stessi come un tesoro incorruttibile, a guisa dell'oro o dell'argento, ma più prezioso che ogni altra cosa, essendo la scienza della gran cagione, della virtù, e di ciò che nasce dall'una e dall'altra. E se scontrate qualche iniziato, supplicatelo non vi asconda i nuovi misteri ch'e' può conoscere, e non cessate prima d'averglieli tratti fuori. Quanto a me, benché io fossi iniziato ai grandi misteri di Mosè, amico di Dio, tuttavia, avendo veduto Geremia, m'accorsi che pure questo profeta era non solo iniziato (mústes) ma capo d'iniziati (hierophántes), e non esitai a seguire la sua scuola». De' Cherubini. Non potrebbesi professare maggior entusiasmo per la scienza antica e misteriosa degli Ebrei. La predilezione per Geremia è anch'essa caratteristica. Gli Ebrei d'Egitto, alquanto gelosi e avversi a quei di Palestina, massime dopo che il gran sacerdote Onia ebbe costruito il tempio di Leontopoli, celebravano principlamente que' sapienti che, come Geremia, erano stati in Egitto. Questi sentimenti sono resi in modo assai drammatico nel Pellegrinaggio di Helon a Gerusalemme - Centonove anni avanti la nascita di nostro Signore [Helons Wallfahrt nach Jerusalem – Hundertneun Jahre vor der Geburt unseres Herrn, 4 tomi, Heinrich Büschler, Elberfeld 1820] di Gerhard Friedrich Abraham Strauß, vol. I. Più ci si sforzava di dare all'Egitto le medesime istituzioni della Palestina, più dalle due parti crescevano l'orgoglio e l'avversione.
[**] Filone allegorizza sopra Mosè, come Platone sopra Omero, De Republica, II.
L'Ente supremo, secondo Filone, è la luce primitiva, la fonte d'ogni altra luce, l'archetipo della luce, donde emanano raggi innumerevoli a rischiarare le anime; è l'anima del mondo, e come tale, opera in tutte le parti. [*] Esso riempie e limita lui stesso tutto l'essere suo; le sue potenze [**] e virtù (aretaì) colmano e penetrano ogni cosa; è senza principio, agénetos; vive nel prototipo del tempo, aiòn. [***]
[*] Dei sogni; Dell'opifizio del mondo.
[**] Dunámeis, motto adottato da' Gnostici coll'idea di Filone. Le potenze sono spiriti distinti da Dio; sono le idee di Platone ipostasiate. Dei sogni; Della confusione delle lingue.
[***] Che Dio è immutabile; Della vita di Mosè, I.
Immagine sua è il logos, forma più lucente che il fuoco, giacché questo non è luce pura. [*] Questo logos dimora in Dio, giacché è nell'intelligenza sua che l'Ente supremo si forma i tipi o le idee di quanto deve compiersi nel mondo. Il logos è dunque il veicolo, pel quale Iddio opera sull'universo, e può paragonarsi alla parola dell'uomo. [**]
[*] Della vita di Mosè, I.
[**] Lógos prophorikòs.
Essendo il logos il mondo delle idee, il kósmos noetòs, per mezzo del quale Iddio creò le cose visibili, è il théos presbúteros in paragone del mondo, che anch'esso è dio, ma un dio di creazione, théos neóteros. Il logos, come capo delle intelligenze di cui è il rappresentante generale, chiamasi arcangelo; e come tipo e rappresentante di tutti gli spiriti, anche di que' dei mortali, è chiamato uomo tipo e uom primitivo.[*]
[*] Della vita di Mosè, III; Della conf. delle lingue; Quis rerum divinarum; EUSEBIO, Præp. evang. XI. – Idee tolte da Platone, ma modificate dal genio di Filone, poi in modo diverso dai Gnostici. Gl'ingegni eletti tolgono a prestanza, non rubano.
Dio solo è sapiente; ogni sapienza emana da lui come da fonte, e la sapienza umana è puramente riflesso e immagine della sua. [*] La sapienza può dirsi madre del creato, [**] di cui Dio è padre. Egli si unì con sophía o la sapienza, non però al modo degli uomini, e le comunicò il germe della creazione, ond'essa produsse il mondo materiale. [***]
[*] Del sacrifizio d'Abramo.
[**] Fra' Gnostici, sophía è la madre de' sette spiriti creatori del mondo visibile.
[***] Dell'ebrezza.
Benché il mondo sia fatto secondo le idee, i tipi concetti dall'Ente supremo, esso non può dare la conoscenza di quell'Ente; può preparare lo spirito a riceverlo, ma la cognizione propria è dono immediato di Dio, essendo una specie d'intuizione accordata soltanto a quelli che si spiccano dalle terrene cose. [*]
[*] Orasis. Dell'opifizio; Della monarchia. – «Chi conosce Dio soltanto per la creazione (dic'egli altrove) lo conosce per l'ombra sua: ma lo spirito puro e perfetto, iniziato ai grandi misteri, non è limitato a conoscere la causa dalle opere, come s'intravede la verità dall'ombra; s'eleva di sopra al creato, e riceve la rivelazione dell'Eterno, di modo che lo riconosce in se stesso, e nell'ombra sua, il logos e il mondo».
In questo stato l'uomo vien degno d'immediate comunicazioni, d'irradiazioni per parte di Dio, o d'estasi che lo trasportano avanti all'Essere supremo. [*] Nessuno però basterebbe a scandagliare la natura di quell'Essere: solo può conghietturarsi che sia analogo allo spirito umano, rispetto al pensiero, e alla materia del sole, rispetto alla sublime purezza dell'essenza sua.
[*] Filone ammette rivelazioni per sogni, come tutti i popoli d'Oriente. Così i primi Gnostici.
Il mondo è formato d'una materia greggia e disordinata; fatto nel tempo, mentre Dio è eterno. [*] Il primo giorno, cioè a un dato tempo, Iddio creò il mondo ideale; poi fece, sopra questo tipo, effettuare il materiale dal suo logos che è la parola sua, e che convien distinguere dal mondo ideale o dall'archetipo dell'universo, come dalla sophia, qualità, per non dir parte dell'essere suo, che concepì i tipi. Il logos è non solo creatore, ma vicario dell'Ente supremo; per lui operano tutte le potenze e gli attributi di Dio. [**] D'altra parte, come primo rappresentante del genere umano, è difensore degli uomini e lor mediatore; per essi innalza preghiere al Padre dell'universo, li preserva da una degenerazione più affliggente, combatte l'impero delle tenebre, allontana queste, e mantiene la lotta fra esse e la luce. [***]
[*] Filone s'astiene dal dire che Dio creò prima la materia di cui formar il mondo.
[**] I principali fra questi esseri o attributi ipostasiati sono la dúnamis poietikè, kolastikè, basilikè, ecc.
[***] Dell'opifizio; Dell'agricoltura. È l'Ormuzd de' Parsi e il Christos de' Gnostici.
Quanto all'uomo che doveva esser capace di scegliere ed operar il bene o il male, non fu creato dal solo Essere supremo; ma esso gli diede l'anima o l'intelligenza che esistette innanzi al corpo, e che esso unì al corpo, come esprime il codice sacro colla formola volgare: Dio spirò l'alito suo nelle nari dell'uomo. Ma nello stato presente, l'anima umana possiede un elemento che non è Dio, giacché si compone d'un principio razionale [*] e d'un irrazionale. [**] Dio diede soltanto il primo, corrispondente al logos e al noûs (intelligenza): [***] l'altro, principio antirazionale delle inclinazioni che producono il disordine, [****] proviene dagli spiriti inferiori [*****] che riempiono l'aria come ministri di Dio, e che sono protettori degli uomini, ma cui non bastò la potenza a far di meglio. [******]
[*] Logikòn.
[**] Álogon.
[***] Il principio che comunica con Dio e col logos: opinione adottata dai Gnostici.
[****] Thumikòn ed epithumetikòn.
[*****] Psukhaì, lógoi, daímones.
[******] Della migrazione d'Abramo; Della confusione delle lingue; Dei sogni; Dell'opifizio. – Filone toglie da Zoroastro e Platone, e dà ai Gnostici.
Ma questo corpo preso dalla terra, questo principio irrazionale poco degno di Dio, sono da lui odiati; e l'anima razionale che esso diede all'uomo, sta come prigioniera in questa prigione, in questo cataletto che la circondano. [*] Lo stato presente dell'uomo poi è a gran pezza diverso dal primitivo, ov'era immagine del logos; una caduta sventurata cagionata dalla voluttà [**] precipitollo dalla primiera altezza: ma può rialzarsi combattendo il male, di cui Dio non permise l'esistenza che per somministrargli l'occasione d'esercitar la sua libertà, e, seguendo le direzioni di sophia e degli angeli mandatigli da Dio, per aiutarlo a svilupparsi dai ceppi del corpo.
[*] Della migrazione d'Abramo.
[**] Tal idea venne sì popolare fra gli Ebrei, che si comunicò a tutti i loro dottori; poi passando ai Padri, fu comune fra gl'interpreti del Genesi, anche quelli che nei primi capitoli di questo vogliono veder un mito anziché una storia.
Il popolo d'Israele, discendente d'una famiglia che puro conservò il primitivo sacerdozio e la immagine di Dio impressa all'uomo, fu dall'Ente supremo scelto per dargli la sua legge. [*]
[*] Filone non osò dire, come fecero gli Gnostici, che la legge fu data da spiriti inferiori; ma preparò loro la via, sdegnando, com'essi pur fecero, il senso naturale da essa presentato.
Le anime che si purificano per tutti questi soccorsi, elevansi verso le regioni superiori per godervi d'una perfetta felicità: quelle che perseverano nel male, passano di corpo in corpo, sede di passioni e di perversi desideri. Ma qui convien lasciare la parola al poeta filosofo, poiché librasi al volo più ardito, e veste al linguaggio suo le forme più sublimi, facendosi un altro Platone: [*] – «La regione eterea non è nell'universo sola, come un immenso deserto, ma una città popolosa di cittadini d'anima immortale, incorruttibile, e numerosi come gli astri del cielo. Alcune di queste anime, più vicine alla terra e più attaccate a' piaceri suoi, vi scendono per unirsi a corpi mortali ch'esse amano. [**] Altre invece se ne staccano per sorger più alto, secondo il termine fissato dalla natura; ma alcune son ricondotte dal desiderio della vita terrestre. Altre ancora, tediate dalle sue vanità, fuggono il corpo come un sepolcro o una prigione, e lanciansi con ali leggiere verso le regioni eteree, ove passano il tempo di loro esistenza. [***] Le più pure e migliori di tutte, condotte da pensieri più prudenti, più divini, sdegnando quanto può la terra offrire, si fanno ministri del Dio supremo, occhi ed orecchi del gran re, vedendo tutto, tutto intendendo. I filosofi li chiamano dèmoni; i codici sacri angeli o messi divini, con nome più appropriato, giacché recano ai figli i comandi del padre, al padre le preghiere de' figli; discendono verso la terra e risalgono ai cieli, non perché Colui che sa tutto abbia bisogno d'informazioni, ma perché è bene che i mortali abbiano mediatori ed interpreti, onde riveriscano meglio il supremo arbitro de' loro destini».
[*] Dei sogni.
[**] Forse Filone legò quest'idea a ciò che il Genesi narra dell'unione dei figli di Dio colle figlie degli uomini; ove i mistici intesero gli angeli.
[***] Meteoropoloûsi tòn aiôna.
Quest'accordo d'opinioni, che l'Essere supremo sia un focolaio di luce, i cui raggi o emanazioni penetrano l'universo; che i lumi e le tenebre, principi ostili in perpetuo, lottino di continuo fra sé per istrapparsi la dominazione del mondo; che il mondo fu creato, non dall'Essere supremo, ma da un agente secondario che è la parola sua, e giusta i tipi che sono le sue idee, e con un'intelligenza, una sophia che non è altro che uno degli attributi suoi; che il mondo visibile sia immagine dell'invisibile; che l'essenza più pura dell'anima umana sia l'immagine di Dio; che l'anima preesistette al corpo; che l'esistenza sua terrestre non ha altro scopo se non se di svilupparsi dal corpo, prigione o sepolcro di essa; che s'eleverà nelle regioni superiori, allorché sia di quest'esistenza purificata: tutto questo complesso d'opinioni, cui certo non manca né ardimento né vaghezza, fu da Filone tramandato ai Gnostici. Se egli ne trovò gli elementi nei sistemi di Zoroastro, di Platone, di Pitagora, nei codici sacri degli Ebrei, e nelle tradizioni arcane della Grecia e dell'Egitto, ne formò per altro un corpo di dottrina, superiore a quanto altrove ritrovò. Filone non è semplice compilatore, né adotta alla cieca le opinioni altrui, ma le modifica secondo conviene al suo sistema, possedendole, come dice egli, per scienza superiore, per una sorgente di verità universale, di cui le altre dottrine posson essere ruscelli divisi, ma non ne sono che tributari.
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