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CANTI D'AMORE ARMENI
[da: Canti popolari armeni, a c. di Domenico Ciàmpoli, Carabba, Lnciano, 1921, pp. 5-6]
I
O spiriti del ciel, gentili uccelli,
vorrei salire sopra le vostre ali;
unirmi al vostro stuolo,
fuggir con voi;
vorrei staccar l'anima mia dal corpo,
vivere ne le nuvole,
trovarvi la diletta mia.
lo ho la nostalgia de gli occhi suoi;
io ho la nostalgia del suo cuscino.
Vorrei legarla con le trecce alla mia cintura;
e sospeso restar fra terra e cielo,
sino al giudizio estremo,
sino alla sentenza finale.
II
Una fontana, sul monte Menzur,
scorre sotto il salice chiomato;
dalla bocca d'argento
l'acqua discende nella vasca d'oro.
Due belle brune
son venute ad empir le loro brocche.
Due giovani, robusti come atleti,
passan di là a cavallo.
"O giovinetta, deh, per la gioventù di tuo fratello,
dammi una goccia d'acqua della brocca".
"È calda l'acqua mia; non è freddata;
più d'uno è morto per amor di noi".
"Versamene una goccia ch'io la beva,
e ch'io dopo ne muoia,
e avvenga come se mia madre mai
non m'abbia messo al mondo".
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