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Rosanna Masoero

APPENA PRIMA DELLA TERRA DI MEZZO

Poemetto su Reano

 

Ora comincerò a narrare,
la storia adesso vi conterò
di appena prima, del posto reale,
e in mezzo ai colli vi porterò.

In mezzo ai colli c'è un alto castello
di pietra rosa come il tramonto,
bianca la luna dietro al cancello,
bianca la neve nel parco rotondo.

Un lungo viale di vecchi tigli,
rosso d'autunno, elfico oro,
raggi di sole tra l'umide foglie
a primavera,  il fusto moro.

E poi viole, viole, viole sui bordi
e grida d'uccelli e voli di tordi,
ma in mezzo all'estate un miracolo appare,
è un fuoco di lucciole, occhi di fate,
che spiano al buio, che danzan contenti,
che mostrano, lieti, la strada al passante
(ma solo a colui che non teme la notte)
e si riversano a frotte e a frotte.

Al fondo del viale, la magica valle
tutta rotonda, avvolta da scialli
di olmi e castagni, betulle e noccioli,
un piatto di prati dove il cielo si versa,
e per minestra la pace più tersa.

E poi conterò di muri e giardini,
di orti nascosti tra verdi stradini
e piante minuscole, tra sasso e sasso,
di tutta l'edera intorno a quel masso,
e i buchi segreti, le antiche coppelle:
c'infili la testa e là son le stelle.

Accanto, la quercia, casina di gnomi,
tra rami e radici ti chiaman per nome.
Poi dietro il sentiero, passato il roveto,
due macchie si stendono e sembrano un lago:
ci son le pervinche, del viola più vago.

Un poco cammini, e fuori del bosco
ti arriva l'incanto di un nuovo posto:
due sono i prati, vicini vicini
e peschi selvatici e biancospini.
Uno di sopra e l'altro di sotto,
e insieme formano proprio un bell'otto.

Se vuoi poi ritorni attraverso il paese
tra fumi di legna e rare botteghe,
la Cooperativa, i gatti all'intorno
seduti, sdraiati, di notte e di giorno,
la Lily del pane, l'Alimentari,
e i gatti, i gatti, i tipi più vari.


Han loro le strade celate agli umani,
sentieri invisibili, rotte di mari
tra muri di cinta, balconi e grondaie,
segreti comizi in mezzo alle aie.

Esplodono in grida, canzoni selvagge
ma sono degli angeli davanti alle pappe.
Si fan dar carezze e baci e grattini
e dopo, sul tetto, tra i cieli turchini.

Davanti a ogni casa, c'è un cane che aspetta,
il malcapitato che passa, che ha fretta,
e allora, severi, gli abbaiano contro,
chi poco, chi molto, chi cerca lo scontro.

Ma quando le notti felpate scendevano,
Camilla con Tito, il mondo esploravano,
allegri e liberi a combinar danni
(Camilla non più, ha finito i suoi anni).

Passato il paese, costeggi il pratone
che è rovinato da una costruzione
(ma solo di un poco, è ancora bello).
Era pieno di pecore dal bianco mantello,
in mezzo all'autunno, con cinque asinelli,
ed erano appena nati gli agnelli.

Vai su per un viale e la chiesa incontri
e dietro di essa cominciano i monti.
Chiesina un po' strana, presa da un quadro
di Vincent Van Gogh, nel suo stile magro.

E passi le case, dei salici e noci,
e delle mucche senti le voci,
fino a che giungi, ora un po' stanco,
a cominciar di Moncuni il canto.

 

 

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