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UNA NOTA SUL LOGOS IN MEISTER ECKHART

Licio Zuliani

   

meistereckhart

Meister Eckhart (1260-1328)

Per informazioni biobibliografiche su questo grande teologo, cfr. http://www.mistica.info/uneckhart.htm 

   

Meister Eckhart ha dedicato all’esegesi del Logos/Verbo un’intera opera, il Commento al Vangelo di Giovanni, edito in Italia per i tipi di Città Nuova a cura di Marco Vannini, che di Eckhart è oggi probabilmente il massimo esperto italiano.  
Le citazioni in corsivo sono dal Vangelo di Giovanni, da 1,1 a 1,5.

Sintetizzare il pensiero di Eckhart non è facile: se un pensatore della sua forza ha usato tanta pergamena per spiegarsi, un valido motivo ben ci sarà. Comunque sia, tanto per cominciare, tenterò di esprimere con  mie parole il suo commento al famoso incipit del Vangelo di Giovanni, da «In principio era il Verbo» a «e le tenebre non l'hanno compresa».

In principio era il Verbo,

La concezione eckhartiana del Logos/Verbo poggia sulla certezza che ciò che viene prodotto da un qualsivoglia produttore, dal comune artigiano a Dio, preesiste nel produttore come idea e parola (logos). 

Di conseguenza non meraviglia che Meister Eckhart sia da molti considerato un neo-platonico in ritardo. Ma la verità ha forse un tempo? O non è, sempre, qui ed ora? Molti hanno del resto riscontrato  sorprendenti consonanze anche tra le concezioni di Eckhart e quelle dell’indiano Shankarâcârya, massimo teorico e commentatore vedantino dell’ottavo-nono secolo d.C., del quale è presumibile Eckhart non potesse avere conoscenza.

Scrive poi Giovanni:

e il Verbo era presso Dio,

Nella medesima concezione di produttore-prodotto, una cosa che procede da un’altra è distinta da essa ma denota anche una certa uguaglianza. Ma qui Eckhart va oltre ed afferma che in questo tipo di realtà univoca, non analogica, il prodotto è sempre uguale al produttore. Perciò quello che procede è figlio del  produttore-padre nonché della medesima natura, che riceve integralmente dal suo principio. Per questo subito dopo è scritto:

e il Verbo era Dio.  

Il Figlio/Verbo quindi, anche se nella sua manifestazione mondana può essere distrutto, permane nel Padre da sempre e per sempre, e sempre nasce e sempre è nato: 

Questo era nel principio appresso Dio. 

E questo è anche ciò che indica il tempo imperfetto "era", che rappresenta la continuità. 

Per inciso, come in tutte le questioni che riguardano il trascendente, un atto di fede è indispensabile, è la roccia sulla cui base costruire. Se aprioristicamente non crediamo in Dio, nel Principio trascendente infinito, tutto si oscura ed anche la logica più stringente è vana. 

Qui siamo tuttavia lontani da concezioni fideistiche emotive ed irrazionali. Le verità trascendenti, nella esposizione eckhartiana come in quella di altri grandi maestri della spiritualità, possiedono una straordinaria corrispondenza razionale, che personalmente trovo interamente condivisibile.

Per mezzo di lui sono state fatte tutte le cose, e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che è stato fatto. 

Il produttore-artigiano possiede nella sua mente l’idea, il concetto, la parola tramite cui crea il prodotto; in mancanza di ciò nulla può fare.

In lui era la vita,

In lui era l’idea vivente del progetto.

e la vita era la luce degli uomini.

Qui il paragone con l’artigiano trova la sua piena corrispondenza e giustificazione. Dice Eckhart: «La parola, in quanto idea, appartiene alla facoltà razionale, che è propria dell’uomo… perciò il Verbo non è solo vita, ma quella vita che è luce degli uomini», che è quanto dire che il Figlio è vero uomo e vero Dio.

E la luce risplende nelle tenebre,

Qui Eckhart si diffonde sul Verbo, luce degli uomini, l’unica che risplende nelle cose create e a risplendere della quale sono le sole idee. Nulla di realmente buono si può ricavare dalla realtà manifestata qualora sia separata dal suo Principio, perciò è scritto:

e le tenebre non l’hanno compresa. 

Il Verbo, Logos o Idea delle cose, si trova in esse e tuttavia completamente al di fuori. Difatti, anche quando la realtà manifestata si corrompe, permane immobile la sua Idea. È quindi l’Idea la luce che risplende nelle tenebre, cioè nel manifestato; ma la luce non è compresa nelle cose, vera notte quando separate dal loro Principio, il Logos/Verbo.

Tutto ciò è in accordo con tutte le dottrine tradizionali, ed è forse proprio questo il motivo della condanna comminata a suo tempo dalla Chiesa a Meister Eckhart con la bolla In agro dominico (il nostro era domenicano).

Quando una dottrina si trasforma in religione essa si rivolge, giustamente,  a tutti i fedeli senza distinzione. E forse Meister Eckhart ha avuto il torto di offrire le sue perle coram populo, solo Dio lo sa, però noi oggi vediamo di farle fruttare e di non gettarle ai porci.

   

[23/11/2009]

   

 

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