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SARANNO QUESTI I CATTOLICI?

Dario Chioli

   

I.

Mi ricorderò fin che scampo il 13 maggio 1981, quando si seppe dell’attentato a Karol Wojtyla. (1) Io ero allora in compagnia di una persona peraltro rispettabilissima secondo i comuni standard, “di buona famiglia”, cattolica praticante (a messa tutte le domeniche eccetera). Si seppe dell’attentato e il suo commento - udito con le mie orecchie e confermato dal suo atteggiamento - fu qualcosa come «Finalmente!».

(1) Per i noti limiti di Internet, non ho potuto rendere la elle tagliata polacca di "Wojtyla".

Questo cattolico praticante amava talmente il papa da essere contento che morisse.

Amava, forse, le novità...

Il Padreterno tuttavia non era, come dire, della stessa opinione: Karol Wojtyla, pur acciaccato, è ancora vivo adesso.

Vidi poi negli occhi di diversi altri cattolici una luce simile; sarebbero stati estremamente pronti a ritenere un segno del cielo quell’attentato.

Quel papa li infastidiva.

Avevano a lungo sperato un papa che permettesse loro al tempo stesso di definirsi cattolici e di fare quel che gli pareva, o un papa che li confermasse nelle loro aspettative, o permettesse loro di trincerarsi dietro una muraglia di dubbi ed esitazioni, e invece ecco un papa tradizionalista ma polacco, un papa di grande impatto mediatico ma che, per quanto conservatore, non rientrava affatto nel solito cliché del papa politico italiano.

Avrebbero forse accettato senza muovere un dito che il cristianesimo naufragasse del tutto, sarebbero stati felici di annegare in compagnia, o in compagnia salire su un’altra nave, o su un relitto in secca, riverniciato. L’importante era non star da soli, essere conformi allo standard, e non doversi impegnare in nulla che non fosse a loro stessi gradito.

Quegli stessi ora si mostreranno magari appassionati sostenitori di Giovanni Paolo II, forse per un motivo simile: essendo vecchio, aspettano che muoia e nel frattempo, proprio perché vecchio, sembra loro innocuo. E poi non è politicamente corretto prendersela con i vecchi, soprattutto se hanno contribuito alla caduta del comunismo...

Sono peraltro disposti a molti compromessi con la propria coscienza, sperando che il successore li assolva, e nel frattempo fingono - anche con se stessi - un’appassionata reverenza.

Io, che non so se sono cattolico - certo non lo sono per costoro né, spero, come costoro - (2) e che agisco, per quel che riesco, soltanto secondo i dettami della mia coscienza, infischiandomene delle norme canoniche di qualsivoglia tradizione, provo però fin dall’inizio per Karol Wojtyla una grande simpatia.

(2) Diciamo che sono «cattolico» in quanto di tale termine, che vuol dire «universale», si traggano tutte le conseguenze; non lo sono riguardo a ciò che, sotto tale etichetta, celi una qualsiasi volontà separativa.

Forse perché è anch’egli un poeta, forse perché mi è piaciuto il suo libro Varcare la soglia della speranza, forse perché prima di fare il prete ha lavorato e ha vissuto con una certa intensità.

Forse perché è uno straniero tra i cattolici italiani, com’era straniero Gesù tra gli ebrei  dell'anno 30, com’è straniero ogni essere spirituale nel mondo.

Forse perché non è antisemita neppure da lontano (che noia gli antisemiti, idioti di mente completamente amorfa, sempre lì a rivangare slogan sui nemici di Cristo, loro che il Cristo in realtà lo odiano).

Certo che essere spirituali è tutt’altra cosa che dire di esserlo. Ho conosciuto in varie circostanze così tanti sedicenti credenti che non hanno nessuna propensione ad ascoltare l’altro, per cui il cristianesimo è solo la bandiera dietro cui si nascondono per affermarsi nel mondo, che capisco benissimo - mi pare - quanto fosse profetica la propensione di Cristo per la Maddalena (è riportato in qualche vangelo apocrifo che gli apostoli avrebbero provato per lei una certa gelosia, e non ci sarebbe di che stupirsi; analogamente si osservino le risse intestine che ci sono tanto spesso tra i vari gruppi dei loro successori, e la difesa solidale che attuano però verso qualunque outsider).

Tutti questi suonatori di fanfare, sbandieratori di slogan (Gott mit uns), agitatori di santini (non più tanto di moda), non sono che pallide fotocopie del Grande Inquisitore di Dostoevskij.(3) Capitasse l’occasione, ricrocifiggerebbero sicuramente Cristo.

(3) Bisognerebbe proprio che chi non li ha letti, leggesse I Fratelli Karamazov, soprattutto  il libro V, capitolo 5 (Il Grande Inquisitore). Per contrappeso potrebbe poi leggersi Il Breve Racconto dell'Anticristo di Vladimir Solov'ëv, uno tra i primi e più potenti testi ecumenici.

Penso a quanti imbecilli sedicenti religiosi hanno visto nell’AIDS una punizione divina per i peccati (degli altri).

È tanto bello infatti credere che Dio pensi come pensiamo noi... ogni peccato (degli altri) una legnata ... (4)

(4) Tutto questo discorso, incluso l'inciso sull'AIDS, non vale certo solo per qualche isolato cattolico, bensì per molti leader di diverse chiese e gruppi religiosi o parareligiosi che della sessuofobia hanno fatto una facile bandiera.

   

II.

La vita spirituale cattolica consiste nell’identificarsi contemplativo col Messia (imitatio Christi), ma in questo processo ascetico ci si muove in qualche modo tra due estremi: Maria Vergine e Maria Maddalena.

La prima, madre del Logos, è inaccessibile alla consapevolezza dei più. La maggior parte di quanto ne viene detto purtroppo non ha rilevanza alcuna, è addirittura indigesto. Sarebbe infatti meglio in molti casi risparmiare le parole.

La seconda è quella che più potremmo comprendere: Maria Maddalena infatti passò dalle prostituzioni del mondo all’amore del Logos. E scelse la parte migliore.

Bisognerebbe che i cattolici, laici e sacerdoti, s’ispirassero alla Maddalena e trasformassero la prostituzione allo pseudocattolicesimo della loro testa nel cristianesimo veramente universale del cuore,(5) la magniloquente servitù a ideologie incomprese e affermate per conformismo in un taciturno pensiero conforme al proprio percorso spirituale, che affermi quanto è vissuto, e taccia dell’ignorato. 

(5) Per quanto eterodosso e discutibile sotto taluni aspetti, consiglio come interessante stimolo alla riflessione la lettura del libro di Jean Josipovici Catarsi di Maria Maddalena (Mediterranee, Roma, 1977).

Io non sono nulla, ma non perciò sono obbligato ad accettare le stupidaggini che mi vengono proposte.

E nessuno lo è.

Naturalmente non è che cambiando etichetta cambi molto. Uno stupido non è cattolico, protestante, ortodosso, ebreo, musulmano, indù, buddhista... è solo uno stupido.

   

III.

Di poche cose sono sicuro, ma di questa sì: se Gesù tornasse in questo mondo, avrebbe a che ridire rispetto al modo in cui se ne parla.

Non solo rovescerebbe di nuovo i banchi dei cambiavalute (questo stupido capitalismo assassino che tutti danno per scontato), non solo ritornerebbe a dire che il regno di Dio è «dentro» (contro lo stupido materialismo, fratello del capitalismo nel suo distruggere la percezione interiore), ma probabilmente ritroverebbe i suoi farisei buoni e i suoi farisei cattivi, e certamente chiederebbe a cattolici, ortodossi e protestanti donde hanno dedotto che lui consigliasse la divisione, e cosa hanno fatto per evitarla.

Gli avversari sono tutt’uno con l’Avversario, i nemici tutt’uno col Nemico.

E i tiepidi che non avversano ma neppure uniscono, avrebbero forse la sua comprensione? (6)

(6) Può essere giovevole rammentare come Dante ponesse gli «ignavi» all'inferno: «Questo misero modo / tengon l'anime triste di coloro / che visser sanza infamia e sanza lodo» (Inf. III, 34-36).

Forse bisognerebbe che le parole scritte diminuissero, e aumentasse il dialogo, ma il dialogo con cui ci si ascolta, non quello con cui ci si riconosce membri d’un gruppo. Chi usa un discorso religioso per integrarsi in un gruppo non è in ciò diverso dal cane che segna il territorio urinando in giro.

Per decine d’anni ho effettuato di tanto in tanto, quando se ne presentava l’occasione, un semplice esperimento: descrivevo a questa o a quella persona sedicente religiosa il problema di qualcuno (non che me lo inventassi, c’era davvero, ce ne sono sempre di problemi, e nell’ambito delle mie possibilità cercavo di risolverli) e osservavo. Nel novantacinque per cento dei casi non reagivano affatto, o dicevano parole di circostanza. Interesse zero. E non una volta o due, ma sempre.

Altre volte cercavo di parlare di argomenti spirituali. Se le mie parole non erano esattamente conformi ai loro slogan, alla particolare terminologia del loro gruppo religioso, l’interesse era nullo. Parlare loro dei padri o dei dottori della Chiesa era come parlare al muro.

Ignoranti e conformisti? Ciechi guidati da altri ciechi?

Cristiani?

Povero Cristo, come t’hanno ridotto...

Si fa per dire. Credono d’averti ridotto così perché non ti vedono come sei.

Gente così ama Cristo solo quando ha mal di pancia, allora il suo mal di pancia diventa la sua crocifissione, e si sente buona. Sentendosi buoni, credono di pentirsi, e credendo d’essersi pentiti, passano addirittura a credere di essere santi.

Essendo santi non osano dirlo (i loro simili non glielo permetterebbero!) e perciò sono talmente umili!

Essendo umili loro, gli altri, se non vanno d’accordo con loro, sono dei presuntuosi e perciò non sono dei veri cristiani...

Particolarmente non sono veri cristiani coloro che hanno dei problemi e chiedono loro aiuto.

Dovrebbero infatti limitarsi a confidare in Dio e ringraziare loro perché glielo hanno suggerito.

L’orfano e la vedova sono bestie cattive se non sono contenti di essere quel che sono.

Questi cristiani amano spesso i lustrini, darebbero un occhio per essere cavalieri di Malta o qualcosa di simile, perlomeno una laurea, per fregiarsi d’un titolo che ne copra la nullità. (7)

(7) Non diversamente da come taluni laici mangiapreti auspicano di essere ammessi nella Libera Muratoria o in altri gruppi più o meno segreti, al fine di sentirsi esoterici e importanti.

Nobili e regnanti si sono autoproclamati per secoli difensori della fede: la difesa della fede permetteva loro di credere di star facendo qualcosa di utile, al tempo stesso mantenendo quello stato di cose che ne permetteva i privilegi, consistenti sostanzialmente nel vivere da ricchi senza fare nulla.

Per molti cristiani questo sarebbe il massimo. Certo, solo se ne hanno la possibilità, se no magari lo considerano un peccato, un fasto inutile...

   

IV.

Qual è il senso di questa riflessione?

Non ho detto nulla che già non sappiano in molti.

Ho voluto solo ripeterlo.

La domanda che vorrei fare a vescovi e sacerdoti (quelli che lo sono seriamente) è questa: sono questi i cattolici, i cristiani? E se non lo sono, dove sono allora i cattolici, i cristiani?

Non saranno, come la pietra abbandonata dai costruttori, lontano da dove stiamo tutti guardando, là dove le parole proclamate tacciono, e bisogna ascoltare a lungo per sentire qualcosa?

È certo una domanda retorica. Sanno tutti che è così. E quelli che cercano davvero lo sanno meglio degli altri.

Bisogna tacere e ascoltare.

La voce di Dio non è nella tempesta, ma nella lieve brezza.

Lo sapeva Elia, lo sanno tutti.

Io ho solo voluto ripeterlo, perché Qualcuno non mi dica poi che in verità avrei dovuto farlo.

   

[25.IV.2004]

   

   

 

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