LA STRADA DELL'INTENSITÀ
Dario Chioli
Possiamo percorrere una strada per - diciamo così - "capire" cos'è l'amore e quali siano i suoi aspetti non ordinari.
Questa strada è la strada dell'intensità.
Infatti si viene trattenuti in questa via da un innamoramento, come si è altrove trattenuti da una bella canzone, da un profumo ignoto.
L'amante si dissolve nell'amante.
In lui si sveglia lei. In lei lui.
Se poi non hai incontrato una persona dagli intenti simili ai tuoi, allora l'amante del tuo corpo può anche non esserci, essere sostituito del tutto dall'amante interiore.
Il ripetitivo, il meccanico, il ritualizzato non hanno qui alcuna funzione, neppure esistono, come non vi esistono le categorie del vivere e del pensare ordinario.
Il pericolo di questo metodo è che se chi lo applica non si trasforma in poeta, si trasforma in un folle.
Dicono i tantrici che la shakti interna, una volta risvegliata, genera facoltà poetiche; ma se va male, malattia e follia.
Ecco perché tale metodo è stato assai spesso osteggiato, negato, nascosto.
Tale via non è molto amata dai potenti, dalle gerarchie religiose, dagli intellettuali. È una via di svelamento anarchica, dove tutti sono re.
L'innamorato che non si sente egli stesso re, non è un innamorato.
E se la sua amata non è a sua volta regina, non c'è amore.
Chi poi i suoi compagni non li vede come suoi pari ma solo come suoi servi, è un cialtrone e non segue questa via.
Tale via è odiata da tutti i ritualisti, dai conservatori, dai fanatici e dagli ipocriti. Perché al seguace di questa via risulta evidente chi mente, chi dissimula.
Non è una strada adatta alla menzogna.
È una via talmente semplice che sembra impossibile che esista. Una via accessibile a tutti, e soprattutto a coloro che non hanno un personaggio da difendere.
Basta porsi una domanda per volta. E rispondersi ogni volta senza nascondere le proprie meschinità, che inevitabilmente scopriremo.
E confidare nella compassione dell'amante.
E sapere che non vale nulla ciò che non è intenso, che sensibilmente non modifica il tuo essere, non stupisce il tuo cuore.
E sopportare che proprio questo nulla predomini in te e nella tua amata per giorni, mesi, anni, finché piaccia a un più profondo Nulla di farti sprofondare in Sé, nudo e libero dal peso dei tuoi limiti.
E con te egualmente nuda e libera anche la tua amata.
E sapere che se menti diverrai qualcuno, un qualcuno che ti resisterà, ti ostacolerà nel cammino verso il tuo intimo segreto.
Ma che se accetti il peso e la fatica, la vita stessa si svelerà per te come l'unica guida possibile.
Senza maestri, senza guru, senza parassiti che si nutrono della tua fame, senza vermi solitari prodotti dalla tua malattia.
Quale amante infatti potrà mai essere ammaestrato da uno che non ama?
Egli può solo esserne tentato.
Ma solo l'amante lo può condurre.
Secondo una tradizione ebraica, in ogni attimo Dio crea un angelo, e ciascuno è diverso dall'altro.
Nel tuo proprio attimo il viso dell'amante.
Nessuna mappa te ne darà notizia, il cammino che vi porta è lungo quanto il tempo dell'universo.
Ma il tempo dell'universo è l'angelo di un istante.
Alla semplicità si oppone la complessità, all'amore le forme rigide dell'odio.
Tali forme spesso assumono i tratti della religione, del metodo spirituale, della conoscenza.
Allora viene descritta - com'è chiara! - una strada che dovresti percorrere.
Ma questa strada non esiste, è un tranquillante fantastico per la tua mente.
Hai una strada nota!
In fondo ti basta essere un nobilotto qualunque, non t'importa essere re.
Ma i mezzi desideri non si realizzano - morirai.
Religioso, spirituale, riverito, sapiente - morirai.
A chi non ha sarà tolto anche quello che ha.
A chi non ha amore, cioè, sarà tolto il resto.
Chi ama ha già tutto, un tutto che non gli si può togliere affatto, e che nessuno gli vuole togliere.
È bello, non stona nella Corte d'Amore.
Ma il mentitore - morirà.
Nessuno vuol vederlo.
La sua parola è un fastidioso romorio, in viso ha una maschera assurda.
Vi sono vie di mezzo, per chi non ha semplicità, vie che tanto sono complesse quanto sono erronee, e però servono con l'amo loro ad agguantare pesci.
Ti si agguanta perché non sei libero.
E allora ti si dice che fare - e tu fai.
E tutte le ignoranze del tempo e del luogo ti entrano nella mente.
Cani che s'aggirano chiamando "mondo" la propria cuccia.
La speranza è che comunque, per l'insoddisfazione, il tuo cuore si ricordi di ciò che ha scordato.
Ma coloro che tengono la canna da pesca perlopiù non sanno che, se il destino del pesce è di abboccare, il compito dell'uomo è invece di giungere a neppur vedere l'esca che sta sull'amo.
Non sanno che l'amore deve renderlo cieco, e tale sua cecità salvarlo dai pericoli del mondo.
Ti sei innamorato, e cerchi compagni che t'assomiglino, e fatichi a trovarne. Trovi però tanti pescatori che ti si mostrano amici - purché tu apra la bocca.
E allora ti capita di avere una donna.
È semplice, la ami, è pura magia.
Però avete ingoiato un bel po' di ami, tu e lei.
Allora vorreste formule magiche perché duri la meraviglia che tutto quel ferro pungente vi rovina.
Ma nessuno vi toglierà gli ami dallo stomaco, vi diranno anzi che è quella la realtà, e che il vostro soffrire è il segnale che sbagliate qualcosa, che dovete invertire la direzione.
Tutti coloro che non amano, quando non amano, da sempre, non possono che dire stupidaggini sull'amore.
Sembra strano che siano milioni a dirle.
Eppure le hanno dette, le dicono.
E noi stiamo lì a sentirle.
Coloro che non amano, poi, vogliono l'amore strano. Vogliono e gli si dà.
Procedure segrete, non alla portata di tutti.
Alla portata di tutti è amare, a Dio piacendo, e trascurare il resto, nei fatti ma prima ancora nella testa.
E sapere che non è così nobile riempirsi la testa e la bocca di nozioni dubbie.
E che non c'è segreto se non sobbalza il cuore.
E che delle molte bandierine che abbiamo sventolato negli anni, l'unica verità è il vento che le agita.
[26.X.1998; pubblicato su L'Età dell'Acquario, n. 114, marzo/aprile 1999]
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