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IL LUOGO DELLA MEDITAZIONE

Dario Chioli

 

La meditazione non è tanto un fare quanto un luogo. Si ha quando la bilancia non si abbassa dalla parte del mondo ma verso il paese misterioso dell'interno, quando la parola e la discriminazione, esauste, si fanno da parte, e sorge, incantandoci, l'antico Amante. Perché la meditazione non è altro che amore, amore che deve pervadere l'intenzione ed il respiro se si vuole che quello stare in disparte che generalmente ad essa si connette abbia senso. Il respiro è il ritmo proprio della natura in tutte le percezioni di tutti i viventi, e l'amore è la base e lo scopo di ogni comunicazione, anche quando ciò viene ignorato. Ed è solo per questo amore, danza e gioco di Dio, amplesso dell'anima con i travestimenti creaturali di Lui, che la natura manifesta il suo splendore.

E natura è fuori e dentro, corpo e spirito, azione e pensiero, perché tutto sta insieme, tutto è cosa, occasione, strada. E anima è invero soltanto eros, amplesso, verità della cosa abbracciata dalla cosa.

Quando sei lì seduto non devi tanto cercare il vuoto, la dimenticanza dei pensieri, o tracciare forme, spasimare per ciò che pensi ti attenda. Rinuncia invece a tutto tranne a Quello, al Principio che vien creduto astratto, ma al cui confronto il cosiddetto mondo reale non è neanche un'ombra.

Rinuncia a tutto tranne alla passione per Quello, tu anima che non esisti che per Quello, tu corpo che non vibri che al diapason di Quello, tu sangue che non corri che verso Quello, tu seme che non insorgi che per il richiamo di Quello dentro ogni forma.

Ora sei lì, quante forme corrono, figlie dei tuoi sensi, e cerchi la loro origine. E l'origine è nel tuo respiro. Trasforma con le armi dell'amore il tuo respiro, dilata il mondo dalla strettezza dell'universo alla sconfinata ampiezza dell'anima.

Non vi è nulla che tu debba cercare, devi solo assistere e, se vuoi, chiamare. Chiama Dio, chiama la divina Potenza, che trasformi la tua forma nel distruttore delle forme tramite la cui maestria il limite all'Amore, l'argine di separazione tra l'io e il Tu viene spezzato.

E vedresti Dio se non volessi vedere invece il tuo io. Ma puoi guardare Dio anche nel tuo io: il Misericordioso ti concede di gettare uno sguardo tramite il velo dell'io nel Suo mistero.

Vedi amando te stesso e cercando nell'amore di te stesso la comprensione degli altri, che si ha solo nella gioia, nel respiro equilibrato che ti mette in armonia coi tuoi simili, che non guadagnano affatto ad essere interpretati dalla tristezza, e amano invece lo stupore amoroso di chi ne veda l'infinita intrinseca bellezza.

Comprendere è amare, amare è comprendere. Ciò che è diverso da questo semplicemente non ha peso, è come l'umor tetro d'un'immaginazione.

E amare accende il fuoco, il fuoco accende l'amore. Nel sacrificio interiore la Parola viene sacrificata, uccisa col silenzio della discriminazione, e trasformata risorge in mistica folgore che penetra l'oscurità.

Tratta col fuoco erotico dell'anima la tua mente, perché alchemicamente si tramuti nel corpo immortale che sperimenta l'eterna estasi di cui già qui, ora, puoi avvertire un'anticipazione nello sciogliersi della fissità della mente nell'acqua ardente dell'amore che pervade il respiro, il sangue, tutto il corpo.

Qui e ora non c'è nessun tempo, nessun luogo, nessun nome e forma: nessuno vuole qualcosa da te. Solo quell'amore che da te stesso trabocca come dono verso l'Infinito, solo Quello, solo Quello è la nostra passione.

   

[14.X.1995; pubblicato con il titolo Sulla meditazione su L'Età dell'Acquario, n. 119, gennaio/febbraio 2000]

   

   

 

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