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ESOTERISMO E FILOSOFIA DEI VIVI

Dario Chioli

   

SI PARTE

Cos’è l’esoterismo? Quante volte ho sentito fare questa domanda, a voce, per iscritto, o l’ho intravista abbozzata dallo sguardo.

È superfluo dire che ci sono un sacco di mistificatori e di stupidi, lo sanno tutti. Ma qualche volta si ha piacere di dimenticarlo e di ascoltarli, perché in fondo ci si diverte di più. E va bene così, perché cercare non significa annoiarsi.

Se però vogliamo andare un po’ più in là, possiamo partire da questo: l’esoterismo è, in primo luogo, la strada intima (il prefisso greco eso- vuol dire dentro), diversamente dall’exoterismo (exo- vuol dire fuori) che è la via dell’esterno, quella di tutti i giorni.

Ma cosa vuol dire “strada intima”?

Ecco, in primo luogo vuol dire rivolgere lo sguardo verso se stessi, riconoscendo almeno in parte i propri limiti: nessuno che sia pienamente soddisfatto dello stato in cui si trova, infatti, cercherà mai alternative.

Ora, se non siete tra i pochi fortunati a cui tutto gira splendidamente, riconoscerete che qualcosa di voi non è proprio il massimo: magari siete egoisti, presuntuosi, insensibili, oppure non avete interessi, o siete schiavi dell’altrui opinione e fingete cose che non credete, e così via.

Non è importante che capiate tutto; è importante che capiate qualcosa, e che di quel qualcosa accettiate le impietose conseguenze allorché valutate voi stessi.

Quando avete capito qualcosa, qualcos’altro cambia, anche se lì per lì non ve ne accorgete.

   

SI ARRIVA A UN BIVIO

Ora, è suppergiù qui che si arriva al bivio. Il bivio (o trivio) è un’immagine che piaceva molto agli antichi pitagorici, che la raffiguravano con la Y: il tratto verticale è la strada da cui si arriva, quelli diagonali le due vie che abbiamo davanti. Si faccia attenzione: non è possibile andare diritti, bisogna scegliere: destra o sinistra.

Nella maggior parte dei casi la scelta non è immediata, ma succede questo: che chi, non avendo chiaro cosa scegliere, indugia mentre effettivamente cerca di prendere la giusta decisione, sta già andando in realtà per la strada giusta, quella dei “vivi”; mentre chi semplicemente non vuole scegliere perché, cancellando dentro di sé il dilemma, s’illude di non dover procedere e starsene comodo, sta già andando per la via sbagliata, quella dei “morti”.

   

MEMORIA O DIMENTICANZA

Naturalmente ci sono migliaia di possibilità differenti, e non è per niente facile capire quale strada uno abbia preso. O perlomeno non è facile se uno usa i soliti schemi.

In realtà, per quanto vi possano essere eccezioni assolutamente fuorvianti, perlopiù chi ha scelto la via giusta, quella della memoria di sé (Mnemosine, dicevano i greci), si distingue per una miglior qualità generale, è più aperto agli altri e li ascolta con partecipazione, non sfugge alle responsabilità e non si precipita a giudicare, perché sa troppo bene quanto poco sa lui stesso (sapere di non sapere, secondo la formula di Socrate).

Chi invece ha scelto la via sbagliata, quella della dimenticanza di sé (Lete, dicevano i greci), si dà un gran da fare per costruirsi un mondo tutto suo, imperniato su alcune fondamentali strutture difensive, è chiuso agli altri e non li ascolta se non per ottenere qualcosa. Può essere erudito all’estremo, conoscere un sacco di cose, ma ciò nonostante non potrà mai capire nulla di fondamentale. Si è chiuso in un guscio, o possiamo dirlo anche in modo più drastico: si è chiuso in una bara già da vivo. Molte di queste bare poi hanno assunto nel tempo le etichette più sontuose, hanno ispirato migliaia di libri, miriadi di adepti (che magari amano anch’essi definirsi “esoterici”: mai fidarsi delle etichette).

   

SOLIDARIETÀ DEI VIVI E DEI MORTI

Infatti c’è da tenere presente quello che potremmo definire il principio di solidarietà: i “vivi” si capiscono tra loro, ma i “morti” anche, seppure in modo diverso. Per i vivi si tratta di scoprire nell’altro l’ignoto e per loro è comune l’esperienza dello stupore, della scoperta, la felicità del riconoscere nell’altro lo stesso piacere interiore. Per i morti si tratta di mantenere la propria immagine cimiteriale dell’universo, ogni outsider è un pericolo, ogni novità un rischio. Tutto deve rimanere fermo, oppure crescere sempre nello stesso verso: sempre più ricchi, sempre più dotti, sempre più gaudenti, ma mai diversamente ricchi, mai diversamente dotti, mai diversamente gaudenti. Per questo la via dei morti è affollata di tradizionalisti che identificano se stessi con la propria idea di tradizione e vedono un pericolo per la propria incolumità in ogni cambiamento.

E hanno ragione, perché dal loro punto di vista la via dei vivi è qualcosa di incomprensibile. Allorché la si comprende, si è sull’altra via, in quella che porta alla dottrina intima.

   

NUOVI SPAZI E NUOVO SGUARDO

E che succede allora?

Succede che essendo aperti al mondo e agli altri, si aprono in noi degli spazi. Orizzonti ignoti per uno sguardo nuovo che nasce.

A questo punto è importante riuscire a liberarsi prima possibile dei condizionamenti, innumerevoli, che ostacolano le nostre facoltà creative, la nostra libera indagine.

Bisogna capire che Dio è Ciò che sempre sta dietro, sia all’ignoto che al noto, ma non è mai né veramente noto né veramente ignoto. Nessuna formula, nessuna certezza ce lo danno, perché sta sempre lì. Ecco: dottrina intima, esoterismo è questo: riconoscere in noi un processo che sempre si rinnova, nel corso del quale ogni posizione statica è dissolta.

L’esoterismo non è un cumulo di nozioni, o l’adesione a una tradizione o setta particolare, l’esoterismo è la filosofia dei vivi, il fondamento del loro piacere di vivere, la passione del loro addentrarsi nel mondo del mistero.

   

LA VIA È SEMPLICE

Per questo addentrarsi si sono usate molte immagini, in molte tradizioni. Ne seguiremo magari alcune in altra occasione. Per adesso teniamo a mente questo: la via è semplice. Si arriva sempre, prima o poi, a un trivio: da una parte siamo arrivati e abbiamo due strade per proseguire.

Tutti i sapienti di ogni epoca e popolo sanno questo: se ami, se il tuo cuore ha nostalgia di una dimensione più ampia, sceglierai la via in apparenza più difficile; se la tua mente e il tuo cuore sono troppo contorti e non ami nessuno, sceglierai la via apparentemente più facile. Sanno anche questo: che la nostra vita non è mai quel che pare agli altri. La vita dei morti è oltremodo sgradevole per i vivi, ma anche viceversa.

Sanno anche una terza cosa: che i vivi amano intrattenersi tra loro, come i viaggiatori in attesa del treno che li porterà lontano. Per i morti invece importa solo il posto dove stanno, l’immobile. Per questo l’esoterismo è la via della comunicazione reale, mentre tutto ciò che è morto sta insieme solo per un principio di gravità.

   

[28.III.2007]

   

 

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