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SENZA RISPOSTA

Dario Chioli

 

L'inganno sollevò la sua gran veste e le cose si fermarono. Il corruttore del mondo si levò verso il cielo e disparve. Le attonite esistenze conobbero in quale terra stessero mezzo affondate, e le lepri colpite dal cacciatore si avvidero di essere vive ma non fuggirono.

Miriadi di veli cadevano dissolti, e s'appressava, dirompente, la luce. Udendone il tempestoso nascere, le luci dei mari emersero dagli abissi. Le radici del mondo si scossero dalla loro plurimillenaria indifferenza e parvero prossime a sentire emozioni. Il tempo ristette, in umile attesa, sempre più inchinandosi, e la volta dello spazio sempre più s'incurvava sotto il peso delle improvvise sapienze.

Con incoscienza presi l'arpa e cantai, ma non furono che acute strida. Presi l'arpa e la spezzai, ma non uscì suono. Allora si ruppe il mio agire.

Corsero a noi i messaggeri e le guide, e ognuno di loro e di noi pronunziò il proprio nome, e ognuno ebbe il suo vento che lo portò lontano. Io solo rimasi. E dissi: "Com'è questa strana sentenza?" E nessuno rispose. E dissi: "Costruirò la nave del mio viaggio e spezzerò la volta curva del cosmo. Ben vi sarà qualcuno, di là". E nessuno parlò. Dissi ancora: "Forse potrei restare qui dove sono; qualcuno certamente verrà a cercarmi".

Stetti dunque lunghi giorni e lunghe notti solo sulla superficie del mondo, ma nessuno venne. Fui allora sorpreso e ancora parlai:

"Tutti sono partiti e io solo sono rimasto. È partito persino l'Ebreo Errante; dovrò forse prenderne il posto, in queste solitudini? Oppure infine qualcuno si ricorderà di me, verrà e mi chiamerà? E se così non avverrà, che mai farò? Come passerò queste infinite età che mi stanno innanzi? Il tempo medesimo è partito, lo spazio non è più quello: restano solo le mie creazioni, i miei sogni di parole, le creature fatte dal mio canto.

Ma ecco cosa farò: costruirò realtà per queste figure. Sì, questo farò: troverò loro lo spazio e il tempo per vivere. Sarò il donatore più generoso, l'amante più comprensivo. Darò loro parola e amore, e vivranno, privi di male, in questo luogo, come immersi nel ricordo d'un'infanzia ridivenuta realtà. Nessuno sarà più felice di loro. Nessuno, di quelli che vissero nel tempo, avrà provato tanta serenità, tanta luce nel cuore. Essi conosceranno questa unica verità della solitudine perfetta della loro specie, e per questa coscienza si confermeranno nel mutuo amore. E io non sarò assente: io stesso fruirò delle loro conoscenze, senza desiderio di mutarle e senz'altro potere che quello del mio amore, poiché darò ad essi tutto quello che possiedo, affinché non siano diversi da me.

Cosa mai potrebbe sostituire questa magnifica libertà? Cosa potrebbe pretendere precedenza su di essa? Non sono così povero che mi manchino i sogni, e la realtà qual era un tempo è svanita. Questo mondo è dunque assai aperto ai sogni, e se prima spezzai la mia arpa per quella strana combinazione di eventi inattesi, ora però sonerò sulle corde dell'umanità, e io stesso mi farò suono e amico dei suoni.

A lungo ho pensato a cose irreali, mentre le cose che dicevano vere scorrevano sotto i ponti della vita, onde che nessuno vide, che non diedero luce. Quelle ore vissute intensamente non torneranno dunque qui, con le loro ali, il loro desiderio di voli? Le parole pronunciate non parvero raggiungere il bersaglio della verità, ma andarono forse perdute? In qualche luogo sono rimaste: nessun vento può portarle via se non portando via anche me.

Le illusioni si faranno dunque vittorie, e la verità apparente cederà il campo al proprio volto nascosto. I miei prigionieri io li libererò, come ogni verità libera i suoi. Mille segreti stanno celati nella mia mente, segreti che hanno facce e cuori e verità loro proprie con cui giocare. Sonerò con loro melodie efficaci, e questa immobile incertezza diverrà realtà".

 

[18.I.1976]

 

 

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