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LETTERA SIRIANA
Dario Chioli
A Maryam porgo encomiastici auguri. Secondo il volere di Allah possa ella fare come quel re che "tranquillo si apprestò a divertirsi secondo il suo piacere, coi nemici sotto i piedi e in mano il calice di vino" secondo il racconto di Nezami di Ganjè, persiano e ciononostante musulmano, direbbe un arabo, a parte il vino. In effetti Nezami più che altro parla di "fanciulle dalla sostanza di huri", il che può essere per te non eccessivamente sollazzevole, a meno che tu non assuma gli antichi costumi omoerotici persiani o turchi, nel qual caso sollazzo ne trarresti.
"Io, per la forza della passione e la scusa del vino, feci cose che sol fanno gli ebbri, e quella fanciulla dalle labbra zuccherine con intimità affettuosa non si sottrasse a quel gioco. Come vidi che era ben intenzionata ad amarmi, caddi, come la treccia, ai suoi piedi, baciai le mani dell'amica mia e più diceva "Basta!" più la baciavo. L'uccello della speranza s'era posato sul ramo e ampio e libero era il nostro conversare; giocavo all'amore con baci e sorsi di vino, con un cuore e mille anime, con lei. Le chiesi: Di che cosa hai voglia? Tu sei certo donna famosa: come ti chiami? Rispose: Sono una Turca dalle forme belle".
Stando a quel che tu altra volta raccontavi, i liberi conversari potrebbero anche riguardare le once d'oro del dono di nozze, e l'uccello della speranza il jet di qualche petroliere; ma ad esser troppo scettici, ci si rovina la vita. E forse talvolta ci si sbaglia: a detta di Fazil Bey, per esempio, "la georgiana non si lascia sedurre dal denaro e dai doni. Le offriresti invano le ricchezze di Kaarùn! - Per allontanare le georgiane bisogna ricorrere a delle astuzie, poiché hanno molto tenero il cuore. Esse non vogliono che un innamorato perda la vita per causa loro" (e Fazil Bey annota: "Vogliono degli amanti abili, che non si facciano sorprendere dai mariti o dai gelosi. Non vogliono che i loro amanti si battano per causa loro"). E se lo stesso Fazil Bey scrive che "vi sono tante puttane, in Aleppo, che basterebbero a popolare il mondo", bisogna però aggiungere che prima, di queste medesime Siriane, dice che "lo splendore della lor bellezza forma lo splendore del mondo"; e certo non v'è oro che basti a compensare lo splendore del mondo. Penso però che non sia il caso che tu parli delle puttane di Aleppo a qualche accesa nazionalista siriana, in primo luogo per evitarti reazioni piccate e in secondo luogo perché di Fazil Bey ci si poteva, già ai suoi tempi, fidare assai poco.
Per quanto riguarda gli affari tuoi, invece, sappi - se già non lo sai - che l'uomo degno di elogio "deve avere un petto leggero da sopportare ma un sedere assai pesante" e che inoltre egli "non mente quasi mai quando parla ad una donna". La sottolineatura è mia e le parole di Muhammad al-Nafzawi.
A Damasco dovrebbero esserci sia la tomba di Ibn `Arabi sia la casa in cui egli visse e nel 1240 morì, e dove si stabilì, nel 1855, `Abd al-Qadir al-Jaza'iri, l'insigne successore dello Shaykh al-Akbar morto nel 1883, di cui sto proprio in questi giorni leggendo una scelta antologica di Michel Chodkiewicz dal Libro delle Soste ("Kitab al-Mawaqif"). In tale casa sarebbe interessante sapere chi oggi viva, ammesso che esista ancora. Se ti capita di trovarla, dimmene qualcosa, così come della tomba di Ibn `Arabi e degli eventuali pellegrinaggi ad essa, cosa che m'incuriosisce parecchio, anche perché Ibn `Arabi, come molti esoteristi, fu spesso accusato di eterodossia e, se pure è chiamato il "doctor maximus" (Shaykh al-Akbar) dell'Islàm, non so però bene come lo vedano attualmente i musulmani comuni.
Dammi notizie accurate di te... e dei sufi, se per caso li incontri. Ti abbraccio.
[13.V.1985]
Nota.
Le citazioni di Nezami di Ganjè sono tratte da: Nezami di Ganje, Le sette principesse a cura di Alessandro Bausani, Leonardo da Vinci editrice, Bari, 1967, pp. 95 e 113.
Le citazioni di Fazıl Bey sono tratte da: Antologia dell’amore turco a cura di Edmond Fazy e Abdul-Alim Memdouh. Versione italiana di Decio Cinti, Studio Editoriale Corbaccio, Milano, 1923, pp. 77, 70, 69.
La citazione di Muhammad al-Nafzawi è tratta da: Muhammad al-Nafzaui, La Prateria profumata dove si trastullano i piaceri. Traduzione [di Mario Picchi] eseguita su quella dai manoscritti originali di René R. Khawam, Edizioni del Brigantino, Ravenna, 1980, p. 49.
Il libro delle soste di `Abd al-Qadir al-Jaza’iri [Abd el-Kader] curato da Michel Chodkiewicz e tradotto in italiano da Anna Silva fu originariamente edito da Rusconi, Milano, 1984, ed è poi stato ripubblicato da Bompiani.
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