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FINZIONE DI UN ADDIO

Dario Chioli

 

Addio.

Ho testé scoperto, e qui ve lo comunico, d'essere un prossimo candidato all'oltretomba.

Ve lo dico per lettera perché non mi secchiate. Vero dramma sarebbe per me, oltre a morire, dover sopportare e contraddire le vostre idee, profane e vuote, sulla morte.

Addio a tutti coloro che mi hanno causato lacrime. Felice di lasciarli.

Addio a tutti coloro che mi hanno dato gioia. Non ci sarà tempo di rovinare la gradevolezza delle nostre esperienze.

Addio ai miei amici, i tanti, li esento sia dal cercare lacrime sia dal cercare d'essere sinceri. Sarebbe così faticoso.

Addio ai miei amici, i pochi, brindate alla mia salute. Vado per un cammino lieve.

Addio ai miei amori, nella foga di comprendere noi stessi abbiamo spesso scordato chi ci era di fronte. Di conseguenza, alla fine non abbiamo capito proprio nulla. Ora che sto qui sul piede di partenza, mi sembra di capire che non c'era nessuno di fronte. Di fronte c'è solo Dio, e tutto il mistero e la profondità della psiche non sono che ciottoli senza importanza. Tutti noi non siamo per gli altri che specchi concavi e convessi, e il nostro ignoto, che ci lega, mercé cui tra noi ci amiamo, è solo, sempre, unicamente l'intangibile, il profondo, il misterioso Uno che non ha confini, che le parole non colgono. Dalla diade in giù non ci sono amore e conoscenza se non per trasposizione. Pertanto non c'è che da ridere, o cari, per queste illusioni.

Addio ai miei libri, orme di uomini che furono, alla cui salute brindo prima di partire. Seguendone le tracce, forse ne incontrerò qualcuno in qualche forma.

Addio a coloro che dei miei libri vorranno disfarsi, sono felice di non conoscerli. Possano vivere beati, e rinascere tranquilli bruchi.

Addio a questa carcassa, così poco atletica. Ai miei occhi miopi, ai reumatismi stagionali, allo stress. Lascio con piacere i miei raffreddori, che becchino qualcun altro. Le malattie che, se non morivo, avrei preso, sono a disposizione di chi le desidera.

Lascio con profonda soddisfazione anche tutti i miei tratti nevrotici, che ossessionino pure liberamente qualche altro appartenente all'orbe terracqueo. Qualcun altro strizzi gli occhi, si morda le unghie, soffra di emorroidi.

Addio a tutti gli uomini seri, alle loro indigestioni di doveri e pensieri, incombenti, grevi, bugiardi. A tutti i maestri religiosi esperti in contabilità, a tutti gli ideologi riciclati settanta volte per la noia di noi tutti.

Arpocrate è sulla porta, il dito incute silenzio. Addio, amici, l'amore perdura eterno e il resto se ne va.

 

[26.XI.1992]

 

 

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