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Dario Chioli

TUTTI I GIOCHI CON TE VORREI GIOCARE

   

  

Tutti i giochi con te vorrei giocare.
Non sopporto l'idea che tu mi sfugga,
Che a qualcosa tu giochi che non so.
Vorrei seguirti ovunque, nello ieri
Esser stato con te, ed anche domani
Non con altri desidero sostare.
Non lo spazio né il tempo mi soddisfano,
Altri luoghi, altre vite voglio avere
Per poterti godere, altre esistenze.

Ogni forma si apra, ogni sentiero
Mi si srotoli innanzi, ogni momento,
Ogni cosa diventi, sempre, luce.
Mi divelgo dal cuore sussistenza
Ché non posso restare se tu sei.
Nel disperdermi ho gioia, nel morire
Intensità di vita, veramente
In ogni cosa, in ogni modo, in ogni
Eco del mondo che svanisce fievole.

Se innanzi a me passa un ebreo io penso:
Ecco che va alla casa di preghiera,
Lì si dondola e invoca e con lui io
Vorrei pregare e dondolare ed anche
A memoria saperne libri, vita,
Per gli occhi suoi conoscere, sentire
Pulsare il cuore, e ridere la mente
Mentre si avverte solo e così stando
Gli s'apre il cuore e v'entri, amore mio.

Se però osservo, passando per via,
Un fedele dell'Unico, e il tappeto
Gli è rivolto alla Mecca, il volto a Dio,
Con lui vorrei curvarmi sul tappeto
E recitar potente litania
Dei nomi santi e del santo Corano,
E con lui digiunare mane e sera
E astenermi dal vino, se non sei
Tu stesso, il Vignaiolo, che m'inviti.

E se mi passa innanzi un vecchio frate,
Di quelli che non trovi tanto spesso –
Faccia piena di luce, cuore aperto,
L'aria di chi passeggia per il mondo
Pronto ad andarsene al primo richiamo –
Ecco con lui vorrei chinarmi e sciogliere
Il timore di vivere, ed alzare
La voce implume, perché prenda ali
L'anima uccello che mi chiami fuori.

Ma se anche al mio occhio si presenti
Uno che pianga sull'amor di Rama
E Sita, o Krishna gli colori il viso
D'entusiasmo e di gioia, oppure aspiri
A raggiunger la calma, con lui giaccio
Gambe incrociate, cercando nel cuore
La fiamma accesa, ché mai spento è il lume
Se non mi lega il mondo, se mi lascio
Dietro le spalle tutto tranne te.

E che passione pure abbandonare
Ogni passione, avanti ad un seguace
Del re dei re dei meditanti, il Buddha,
Perseguendo il silenzio nella mente
Per sentir nel silenzio il suono vivo
Del mondo inesprimibile, che è a noi
Quale morte del noto, quale vento
Che abbia spazzato tutto. E senza nome
Solo contempli te, l'innominato.

O se magari attraversando un passo
Di montagna, nel mondo o dentro l'anima,
Mai incontrassi l'emulo del Vecchio
Che insegue il Tao da fermo, che non lascia
Impulso alcuno dominarlo, ebbene
Come vorrei con lui spegnere il senso
E versarmi d'un subito oltre tutto,
Solo restando immerso nel non detto
Perché s'è spento ogni riflesso e nome.

Ma poi, se giro per la strada e nulla
C’è di tanto attraente, fa lo stesso.
Non sarà per campana o per richiamo
Che tornerò da te. Già non mi muovo,
Ché non voglio tornare, ma restare.
E resto nonostante ogni dolore,
E sosto nonostante ogni mio errore,
E sapendomi nulla sono nulla,
Ma questo nulla so che sai colmare.

È l'imprevisto che mi porta innanzi,
Ma non che sia segreto: a chi mi guardi
Tutto pare normale, eppure so
Che nulla è mai normale: sempre nuovo
Ogni giorno, ogni anno, sempre vivo
È il tuo richiamo. Ed io mi fermo e grido
Tacitamente, e tu muto rispondi,
Ed ambedue ci intendono gli amanti
E nessun altro. È vana ogni domanda.

  

25.2.2007

   

 

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