Antarte I
Cerca, Antarte, cerca che ti dica la coltre - verde è la coltre. Forse è sperare, Antarte, di correre amorosa tra le vite strane dei campi. Forse, Antarte, vorresti un bacio, vorresti una carezza. Forse, Antarte, vorresti una mano che non chiedesse che una stretta per portarti - dove, Antarte? Forse a chiuderti in sé, la mano, divenuta coltre di sogno eterno, a farti vivere senza timore, a farti sorridere e baciarti il sorriso. Sempre, Antarte, a vivere di gioia, a sentire il bacio della gioia e calore immenso nella cornice del mondo.
19.VIII.1972
Antarte II
Come ti vedo, Antarte, ti ritrarrei, Antarte; come ti vedi, Antarte: sola, seduta. Perdi lo sguardo e seguiti a cercarti. Vedi, Antarte, come ti scendono i capelli sulle spalle, come sottili: vedi, Antarte, sono la culla degli sguardi. Vedi, Antarte, come il tuo braccio si muove, come si flette leggermente posandosi: ecco, Antarte, la dolcezza della sera che pervade gli uomini. Vedi, Antarte, il tuo seno dolce: ecco, Antarte, la fine del giorno, l’oblio. Guarda, Antarte, come il tuo grembo vive: qui è, Antarte, il riposo e il risveglio, scordarsi una vita e ritornarvi nuovo. Ascolta, Antarte, ascolta il silenzio e senti come prende il tuo corpo, come ti pervade la sua malinconia. Attendi, Antarte, attendi ancora un poco: qualcuno infine ti conoscerà.
19.VIII.1972
Antarte III
Ti sei svegliata, Antarte, negli occhi ti riluce il bagliore dei tuoi sogni: ti pervade allegrezza.
Hai riposato, Antarte, il sole viene accanto a chiamarti. Ti siedi, un’ignota speranza ti sommuove l’anima.
L’anima si alza da sola e risogna illusioni. Antarte, è ora, levati, su, il mattino ti attende.
Antarte, la tua immagine gioca nello specchio; continua ora il tuo cammino, Antarte; Iddio ti vede, Antarte.
19.VIII.1972
Antarte IV
Vai, Antarte, dissipa i sogni nelle rughe del cuscino. Rosso è il cuscino, Antarte, rosso più del tuo sangue. Ti ci sei perduta, Antarte, vi hai delirato, Antarte, ci hai sognato, Antarte. Va, Antarte, hai sciolto i capelli e sognavi d’averli disciolti, non hai vesti indosso, Antarte, e lo sognavi. Sognavi un rosso vivo di sangue veloce nelle vene, e ti ci sei perduta, Antarte. Antarte ti riguardi, ombrata. Lo sguardo discende, ti percorre sino ai piedi e coglie l’immagine della tua solitudine. Va, Antarte, scorda la nuvola che passa; va, e rinserrati nella gioia profonda del mattino.
10.VIII.1972
Antarte V
Lo hai guardato, Antarte. Che ti osservava, gli hai rivolto uno sguardo fitto di pensieri, e gli foravi l’anima. Antarte, un momento ti vide: pauroso ritrasse la fronte. Antarte, Antarte, è il tuo nome luce di nascita e tramonto.
22.VIII.1972
Antarte VI
Se mi vedi, Antarte, fa’ ch’io ti veda, affinché io contempli la tua semplice bellezza, la tua intima grazia, affinché riposiamo su un’amaca grande, cosparsa di profumi, in un giardino vasto, accecati dal sole.
22.VIII.1972
Antarte VII
Mentre muta ogni cosa, Antarte, sempre vivo è il tuo nome. Vive sebbene non sappia il tuo volto, resta ma non so la tua voce. Io non so il tuo respiro, Antarte, forse è l’aria d’amore che il vento sparge la sera. Io non so perché t’ami, Antarte, forse in te sento il respiro della terra, gran madre, e di tutte le donne a cui mi volgo cercandoti, Antarte.
22.VIII.1972
Antarte VIII
Antarte, scavalchi dalla sedia e ti affretti per lui. Oh il richiamo! Antarte, sta’ calma! Piano o ti farai male! Antarte è corsa giù senza ascoltarmi. Fa’ che non rotoli le scale, o Signore, giacché è così felice che sembra disperata.
22.VIII.1972
Antarte IX
La donna che cerco si chiama Antarte. Per lei non versi ma parole, non dipinti ma volti; per lei non sogno in cui si raffiguri, solo realtà; altra arte non sa se non la vita, perché non esiste che il vivere e la felicità è l’arte più profonda. Antarte si alza al mattino svegliata dall’alito di Dio; Antarte pare di vento, fora le nubi per portare calore. S’è alzata da un sonno pensoso e indugia un attimo a guardare: guarda le immobili trame di luce nell’aria, percorre a ritroso la pioggia, dissolve le nubi e asserena. La sua vita le è cammino leggero, e non teme, non perde fiducia. Antarte corteggia la vita con un suo canto privo di parole, fatto di respiri fondi e contentezza che non vuole bagliori. La sua anima s’insinua in ogni anfratto e ogni angolo le porta certezza e allegria. Quando poi incomincia a far sera quietamente riguarda il suo giorno. La sua cena è saluto alla luce, e la notte la guida nel sonno.
23.VIII.1972
Antarte X
Quando Antarte cammina, la via risuona del suo passo leggero e qualcuno la ode echeggiare ed ascolta e poi grida alla notte e lontano s’accende il suo lume ed Antarte lo vede e si ferma, e risente parlare la strada e la segue e ne vede alla fine una fievole luce che muore e si spegne se corre.
30.VIII.1972
Antarte XI
Quando Antarte piange, corre il vento a rubarle le lacrime, e le porta con sé per la terra. E ogni tanto sul cuore mi cadono, e ne sento il richiamo e mi chiedo ove corra, donde venga, e perché.
30.VIII.1972
Antarte XII
Quando Antarte ride, i mulini di vento del cielo ristorano le anime, e un velo d’euforia prende gli uomini, e seguono a cori il riso d’Antarte al cielo.
30.VIII.1972
Antarte XIII
Quando Antarte ama, la dolce malinconia delle cose cercate ne avvolge l'anima, che si tende scrutando a esplorare ogni vuoto. Allora Antarte sente che i pensieri dell’uomo, quale bosco intricato, la separano dal tempo e la lasciano sola.
30.VIII.1972
Antarte XIV
Quando Antarte pensa, ammutolisce il mondo. E nessuno vive, che non sia lontano.
30.VIII.1972
Antarte XV
Quando Antarte scopre la tristezza degli uomini, vorrebbe condividerla quale loro compagna, e però la sua vita, così ricca di luce, volge in riso il dolore, le fa scordare il pianto.
30.VIII.1972
Antarte XVI
Quando ad Antarte va il vasto cielo negli occhi, si copre tutto d’azzurro ed altri universi vengono dietro il velo delle nubi.
30.VIII.1972
Antarte XVII
Quando Antarte dorme, ogni cosa è immersa nella quiete fonda di chi non sa più d’aver sofferto e vive sereno il suo giorno.
30.VIII.1972
Antarte XVIII
Quando Antarte siede, con lei si siede il passero che, lontano sulla chioma dell’albero vicino, ne osserva il sembiante chiarissimo e ne prova piacere.
30.VIII.1972
Antarte XIX
Quando Antarte canta, con lei canta l’aquila che spicca dalle cime, o il murmure cupo delle acque, o l’eterno ritorno della luce, o l’andare tranquillo lungo il fiume, o il crescere lieve tra rugiade.
30.VIII.1972
Antarte XX
Quando, Antarte, ride la tua fronte, ché un raggio di sole vi colora i capelli, riccioli d’aria ti rinfrescano il seno mentre tu corri portata dalle correnti ventose.
30.VIII.1972
Antarte XXI
Quando Antarte scopre un fiore, la sua anima dà un piccolo grido di gioia e la natura, a vedersi strappare il suo fiore, chiude gli occhi indulgente.
30.VIII.1972
Antarte XXII
Quando Antarte riconosce un amico di lontano, lo chiama piano, poi corre se non la vede e lo avverte con dolcezza accarezzandogli il braccio mentre cammina.
30.VIII.1972
Antarte XXIII
Quando Antarte vede un bimbo, attratta lo osserva; poi, chiusi gli occhi, più non lo trova. Li volge.
30.VIII.1972
Antarte XXIV
Un’intima sofferenza ha offuscato la freschezza splendida di Antarte. Per la mia vita, per l’amore di Antarte lo giuro: più del corso del tempo immortale presente e viva io la renderò. L’attimo per sempre brucerò, brucerò il computo degli anni e il cupo sofferto decadere: anima grande sarà sopra gli spazi.
28.I.1973
Antarte XXV Dissero parole. Negarono parole. Creavano parole. Erano parole. Dubitavano, essi pazzi, e parlavano. Uscì Antarte dal folto della selva. Gli passò, muta, dinanzi, come in sogno svanì. Infine tacquero, rinsaviti scrutarono a lungo la calma dell’azzurro cielo.
24.2.1974
Antarte XXVI
Quando Antarte si mostra senza luce nel volto, si fa grigio di perla su nel cielo, incombente; cade acqua, ricordi, cade acqua, speranze, cade acqua, fantasmi, dentro il cuore di Antarte. Il suo capo l’avvolge tutto un’umida nebbia; banchi grigi soavi dentro gli occhi le vanno; tutto intorno è irreale, velo soffice, casa di riposo leggero, e anche altare del tempo, dove ognuno ritorna.
23.IV.1974
Antarte XXVII
Se, Antarte, il giorno intorno a te fiorisce, vola in migliaia d’ali e non fermarti.
14.IV.1975
Antarte XXVIII
Quando riscopro in Antarte il mio destino, ali di morte mette la mia vita. Potessi bere il mare del tuo vivere o bere, Antarte, il tuo silenzio eterno.
14.IV.1975
Antarte XXIX
Bella è la vita e bella è Antarte viva: nasce nell’aria.
14.IV.1975
Antarte XXX
Ciò che ho scoperto mai non ho perduto: la vita intera è chiusa nel mio canto. Tu sei un canto, Antarte, in te ho scoperto tutte le terre.
14.IV.1975
Antarte XXXI
Nei tuoi abissi vivo, Antarte, cado. La morte è tutto, avvolge tutto il cielo. E luci spente con te vanno splendendo.
14.VI.1975
Antarte XXXII
Dolce ragazza che ben nuovi accenti doni alla vita, Antarte che non hai nulla che possa ricordare il male del nostro cuore, la tua vita lieve gioca col vento tra le dita, e stringi dentro il tuo seno un grappolo d’azzurro.
28.2.1976
Antarte XXXIII
Giocami accanto come un bimbo gioca, adolescente donna del pensiero: le mille mete da noi perseguite fra te e me non son forse concluse?
28.2.1976
Antarte XXXIV
Quando mi torna vivo nella mente il vento, Antarte, che tu scatenavi e i saturnali di speranza e i fuochi fatti di foglie verdi sfrigolanti, cala su me la bruna notte il manto delle visioni d’epoche perdute.
28.2.1976
Antarte XXXV
Curvi il capo sul tuo ventre, Antarte, e nel profondo dell’epoca corporea guardi le terre del mare, sprofondate e perse sotto abissi di stelle sotterranee. Chi volgerà verso di te lo sguardo, o silfide perduta, o tu senza memorie, incoronata dei fiori della solitudine, solitudine vasta che ci pone l’uno all’altro di fronte come cose sperdute di cui colga l’oblio ogni grandezza, così spesso solo di veli di schiuma fantastici intessuta?
28.2.1976
Antarte XXXVI
Pongo corone di soli sul tuo capo, e tu non vedi. E del giallo tramonto non sai tu stessa quanto in te risplenda.
28.2.1976
Antarte XXXVII
La levità dei giochi non fu mai così vasta e profonda come questo accarezzare il tuo sguardo. Se verrà un tempo in cui dentro il suo gorgo ogni uomo scompaia, tu resterai di là dagli universi, e lo splendore del dissolvimento coronerà il tuo sguardo di vittoria, e d’onda in onda io serenamente dal diluvio di morte mi libererò e nel dolce tramonto accorrerò al tuo regno immortale, conoscendo quest’abbraccio infinito, che da sempre splendidamente intrecciammo in segreto.
28.2.1976
Antarte XXXVIII
Quando Antarte si china, per caso o per cercare come il suo giovane corpo si pieghi, io ne osservo le nascite segrete. E dentro il vuoto vorrei fondermi in essa, esserne vivo.
28.2.1976
Antarte XXXIX Con leggerezza poni la mano sul seno e lo accarezzi, e sorridi, e tutta presa mediti pensieri che tu medesima non sai se riconoscere veri o bugiardi. Ora però t’invade la tristezza, questa tua immagine guardi ed hai timore che sia altro da te, e per la paura impazziresti forse, o moriresti, se un pianto muto non ti nascondesse pietosamente la coscienza, un attimo volta in quel vuoto, e subito rinata nella violenta effigie della vita.
28.2.1976
Antarte XL
Quest’effigie di vita cos’è mai? La muta ombra che da anni insegui dov’è scomparsa, e donde viene a luce quest’incosciente simulacro di morte?
28.2.1976
Antarte XLI
Le tue domande, Antarte, molto spesso non ricevon risposta dagli uomini. Ma tra me e te corre un ponte di luce, il tuo morire vi corre assieme al mio, e quando a riva ce ne torneremo che ci varrà l’esistere del fiume? Penetrati di acque più profonde, tu sei la mia sapienza, io la tua, e non c’è più per noi dio che chieda d’effigiare parole sopra i muri.
28.2.1976
Antarte XLII
Donna che intorno a me corri veloce turbinando coi piedi in folle danza, a questi vortici volgo il pensiero: una danza di mondi vi disveli. Meteore, comete, astri vaganti fanno pressione d’inattesa forza: è certamente quella del creare un’energia che somiglia a questa. Perché ti fermi dunque e non prosegui nel tuo turbine folle illimitata? Ma non è, tu mi dici, che finzione priva di vita l’immagine antica?
28.2.1976
Antarte XLIII
Baciarsi gli occhi reciprocamente nella dolce tristezza che ci unisce, così tu vai dicendo, Antarte, invero così tu dici, e quando anche più breve il corso della vita divenisse, le tue parole tu non muteresti e sempre cercheresti, fino all’ultimo, quello che ognuno in quel lontano abbraccio dei giorni marini, Antarte, ha perduto.
28.2.1976
Antarte XLIV
Ora beve il mio canto umor di terra, e sulle vie segrete incamminati della terra infinita, liberati, io e te, Antarte, incontriamo la quiete. Non c’è quiete dove l’uomo brucia, corpo che arde di potersi fondere in corpi che non possono ricevere: uomo e donna si sforzano ma fugge per mille rivi di linfa vitale quello splendore ch’essi ricercavano, e il desiderio mente e si fa piana ogni speranza, e tacciono le grandi cose che il mondo potrebbero rifare, e in un collasso di nervi si disfà tutta la gran ricerca d’una vita. Di qua dal senso cosmiche visioni spingono il carro del pensiero al fiume di conoscenza, traboccante amore, e qui la donna che pare di cielo dona le labbra per fare silenzio. Ha nome Antarte e mille nomi ancora e gli umori terrestri in essa stanno come linfe di vita, non per sogno, così che in essa mi abbandonerò conoscendovi il senso della terra.
28.2.1976
Antarte XLV
Per quel piede che scende dalla sedia, affusolato e bianco, in verità io non dirò poesie. Che me ne faccio d’un piede, pur grazioso, se non ho la padrona? E come posso abbracciar tutto il corpo se non è che fantasia di poeta? O forse vuoi, piede grazioso dell’amata Antarte, ch’io finisca a un dipresso da Narcisso, in un’acqua ingannevole affogando?
28.2.1976
Antarte XLVI
Alla fine d’un giorno che ha passato contemplandoti ancora, è forse ingiusto, amata Antarte, che il poeta stesso prenda in giro le tue carezze ariose? Così spesso gli vengono alla mente dei curiosi pensieri, ed ha bisogno di sorrider di tutto, te compresa, perché, Antarte, che mai succederebbe se il tuo cuore leggero mi apparisse come il pietroso cuore della gente che non vuole ferite e può ferirsi perché ha paura sempre di morire? Non c’è per te, Antarte, una tal morte, c’è l’ironia soltanto, ed è piuttosto contro di me rivolta, che talvolta vo razzolando folle innanzi ai sogni. In quei momenti ch’io mi sembro pazzo, con l’ironia ricaccio la follia. Ma nel tuo grembo quieto e divino sta’ certa, Antarte, sempre io ritorno.
28.2.1976
Antarte XLVII
Antarte, la vergine dalla chioma fluente da epoche infinite, suprema al di là e al di qua dell’Albero del Mondo, nella sua nudità di regina senza tempo, sconfitte le tenebrose porte dell’indifferenza, ho veduto rivolgersi al mio cuore confitto nel mezzo d'impietrite vegetazioni d’uomini, l’ho veduta chinarsi a raccogliere un fiore sull’orlo del tripode vitale, e mi svegliai al suo profumo intenso. Così disparve dopo breve sosta e mi rimase un vuoto, e la sua strada.
10.VI.1977
Antarte XLVIII
Lungo assopita Antarte ora ridestati nel guardare quest’uomo che s’impaglia e vorrebbe bruciare. Fammi fuoco perché possa cantare, alta ti chiama la mia voce al ricordo, leggi in cuore il bagliore del vivere, s’inarchi il tuo corpo di viva ancora un giorno, che io possa vederti trasmutare quale acqua e vento e fumo e fuoco dentro i veli del cielo. 23.III.1980 Antarte XLIX Solo, avvertendo l’unità del mondo, me ne andavo tra me assorto senza scopo, e mi apparisti, limpida Medusa, ancora una volta Notte chiara e bella, Antarte tra cortei sereni.
23.III.1980
Antarte L
Dal tuo seno di latte inspiro a notte, o dolcissima Antarte, tale balsamo che mille antichi saggi ben forniti d’alambicchi e di libri non saprebbero sì bene farne. È tal forbita luce la tua, che pare uscir liberamente dalle mani del fuoco.
23.III.1980
Antarte LI
A distanza di secoli - millenni quasi parrebbero i giorni che trascorrono troppo veloci - ti vedo novamente, mentre più terso e fisso, più maturo certo è l’intimo occhio. Tu sorridi come ancora dicessi: Novamente mi vedrai con lo sguardo della mente. Certamente avevo molte cose da fare e non vedevo le tue labbra di miele nel regno del silenzio.
23.III.1980
Antarte LII
Di limpide canzoni tu m’insegni la chiave, la parola mi doni senza limite: onda verace in cui s’affonda il periglioso viaggio, parola fievole non udita da molti. E tale è il mondo che il disgusto mi prende e, nell’uscire, trovo te sulla soglia della vita.
23.III.1980
Antarte LIII
Rinnovare l’antico, dolce donna, è difficile e oscuro, e i più non sanno che può essere vero se si ha anima abbastanza che ne trabocchi il cuore. Allora in tale mare si disperdono mille immagini pure che dissetano le umane menti assetate di riposo. In tal modo un limpido canto s’innalza e nella notte e nel giorno ancora evoca la voce mia per te un universo in cui tu puoi, giovane fata, danzare sola e per chi la tua natura insegua.
23.III.1980
Antarte LIV
Forte e potente è il tuo cuore e la vittoria già ti arride, se Antarte sai guardare. Ella non ama chi per lei soccombe, chi ingannato da specchi s’illude d’amare; ella dà amore a chi con forte sguardo una strada scolpisce nella roccia dei sogni. Nella danza dell’ira entrambi danzeranno e sulle ali della morte costruiranno una Parola. Essa vagherà per i sette regni d’illusione e narrerà di antichi cavalieri vaganti giunti sino alla soglia di castelli di diamante, che contro ogni governo d’inutili pensieri alzarono la spada di molle argento sul muro e con tale ferocia fendettero la propria anima che le mura s’infransero e scolpirono nella rovina una strada nuova mai percorsa da alcuno. Di come un grande fuoco li prese al cospetto di quell’impossibile barriera senza speranza, di come avanzarono nel regno della morte scoprendo le magiche canzoni d’Orfeo, uomini nati dalla disperazione, che un’epoca di morte ricacciò dal suo seno. Giunsero infine alla mirabile soglia e tanto poté il loro odio che non resse l’apparenza, mutandosi in realtà. Molta fu allora la pace e molto chiara essi scorsero la danza armoniosa in cui scioglieva il suo corpo dolcemente Antarte figlia del fuoco e della morte. Forte e potente è il suo cuore e solo ama quelli per cui solo vederla è vivere. Tali essi sono che per essi si trasmuta in vita e sangue - ché non possono morire - quell’amore che è morte.
23.III.1980
Antarte LV
Ho nel mio cuore l’orma dei teneri passi con cui fanciulla gioivi correndo nel vento, o come madre velata dalla dolcezza fulminavi pensosi castighi senza domani. Ho nel cuore il ricordo, ore felici di un bimbo che contemplava le luminose stelle, sento i suoi pensieri, il tocco delle campane che ne cacciava ogni male e lo scuoteva dall’ozio. Ora, se pure accanto a me rollassero tamburi fragorosi, non volgerei lo sguardo; però ricordo come fosti stella, e bimba e madre, e castigo e campana, e ti vedo che sempre da vicine regioni mi segui con lo sguardo, Antarte, e mi accarezzi fin nell’intimo cuore. Tale sogno mi conduce e arricchisce, e tu, figlia del vento, ancora un poco attendi il mio ritorno.
23.III.1980
Antarte LVI
Nel giorno in cui la luce apparve, e con essa il giorno, e con esso l’apparizione, tu Antarte danzavi.
Contemplandoti giù nel profondo d’un limpido specchio, apprese il mondo a danzare. In tale specchio ora danzo e ti guardo, per traslato, nello specchio del vivere. Tu emergi dal profondo del cuore. Qui ogni eco è silenzio, vuoto ogni riflesso, insostanziato, silenzioso, mite sta l’infinito in cui tu giaci. Ovunque dove un luogo si stende sempre danzi, ed è tal ballo tenebrosa morte che dissolve ogni uomo che non è forte abbastanza da vederti nuda nella tua fissità svelata o nel tuo entrare dentro il lago del mondo, che non ha tale fuoco da avvolgerne tua danza all’origine stessa della vita.
23.III.1980
Antarte LVII
Di là dal freddo corpo, ben oltre gli schermi del pensiero, dietro sette mari e più, molto profondi e mortali, dietro sette catene di monti e più, molto alte, invalicabili, nel segreto di una valle pura dove nascono mille sorgenti, tutte molto gradevoli e fresche, ecco un uomo che s’aggira inquieto e non cerca che quell’unico fiore, insensibile tra molte bellezze e sapendo suo solo destino contemplarlo sbocciare nel cuore. I cavalli del cielo correranno per richiamo ad Antarte e poserò su di essi impalpabili selle che non si possono distinguere dal sogno. Su essi fiera cavalcherà la danzatrice con una nuova variante di balletto.
23.III.1980
Antarte LVIII
Tale, Antarte, è il tuo sogno: una marina infinita onde si scosta ogni occhio che veda. Ma chi ogni cosa ha veduto anche vi torna, e non è infelice. Egli è piuttosto allora il nuotatore che si getta nell’onda e vi si trova a suo agio perfetto.
23.III.1980 |