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Dario Chioli

LE RADICI NELL'ARIA

 

 

 

I.

Due modi per comunicare hanno gli uomini:
la parola e il silenzio.
 
Con la parola gli uomini s'allontanano;
con il silenzio non s'avvicinano.

 

II.

La parola è duplice;
il silenzio è duplice.
 
La parola articolata e la parola inarticolata,
il silenzio dell'assenza e il silenzio della presenza.

 

III.

La parola articolata è duplice,
la parola inarticolata è duplice;
duplice è il silenzio dell'assenza,
duplice il silenzio della presenza.
 
La parola articolata può essere insipida o sapida,
la parola inarticolata può essere debole o forte;
il silenzio dell'assenza può essere doloroso o gioioso,
il silenzio della presenza può essere umano o divino.
 
La parola insipida è quella detta per caso, per follia, per obbligo;
la parola sapida è quella motivata, saggia, illuminante.
La parola debole è il grido di chi si arrende, di chi soffre passioni;
la parola forte è il grido di chi combatte, di chi gioisce delle proprie vittorie.
 
Il silenzio doloroso è la distruzione delle forme;
il silenzio gioioso è la consapevolezza che proviene dalla distruzione delle forme.
Il silenzio umano è addentrarsi nel sentiero inespresso;
il silenzio divino è stare di qua e di là secondo i dettami della volontà inespressa.

 

IV.

I dettami della volontà inespressa si carpiscono dal vento:
se il vento scema ti fermi, se accelera ti affretti.
 
Carpire dal vento è facile e difficile;
seguirne il ritmo è sublime passione.
 
Per udire lievi brezze bisogna tacere;
per reggere il ciclone bisogna starne al centro.

 

V.

Tre cose vi sono nella tua coscienza:
ciò che sai, ciò che non sai e ciò che non sai se sai.
 
Vi è chi s'attacca al sapere e ne gode
finché dura.
 
Vi è chi s'attacca al non sapere e ne gode
finché dura.
 
Vi è chi non s'attacca perché non sa dove attaccarsi
e quello dura.
 
Chi non mente è trascinato dal vento del nulla
mentre chi mente è distrutto dal vento del nulla.
 
Chi mente ha messo radice nel mondo mortale,
chi non mente ha posto radici aeree.
 
Le radici del mondo mortale
sono fatte per essere strappate.
 
Le radici nell'aria
sono fatte per giocare col vento.

 

VI.

Cinque sono i sensi,
uno il vento che li nutre.
 
Cinque le sapienze,
una l'amante che le nutre.
 
Chi possiede cinque cose
le perderà tutte.
 
Chi tutte le ha donate
è per sempre in ognuna di esse.
 
Una è l'amante,
uno l'amore.
 
Il vento è la parola ultima:
il corpo dell'abbandono è infinito.

 

VII.

Sette sono i giorni con cui scandisci il tempo,
uno però è il tempo stesso.
 
Quest'uno se lo cerchi non lo trovi
e così è per tutto.
 
La natura del tempo non è chiara,
e non è chiara la natura della mente.
 
Dalla parola articolata insipida
risali alla sapida,
da questa all'inarticolata debole
e da questa alla forte,
da questa al silenzio dell'assenza doloroso
e da questo al gioioso,
da questo al silenzio della presenza umano
e da questo al divino.
 
In questo sentiero più volte
le domande cambieranno.
 
La divina presenza
è la cosa più chiara,
eppure è fosca notte
per la mente destinata alla morte.
 
Chi vuole una facile chiarezza
distrugge la propria vita.
 
Chi vuole un facile onore
perde il proprio nome.
 
Se il mondo è un sogno è certo che tale sogno
è stato sognato da un vero artista del sogno.

 

VIII.

Profondo sonno, sogno e risveglio
sono tre volte legati al nostro essere.
 
Una prima volta al corpo,
che dorme, sogna e veglia.
 
Una seconda volta alla parola,
che dorme, sogna e veglia.
 
Una terza volta al silenzio,
che dorme, sogna e veglia.
 
Il sonno del corpo è l'universo,
il sogno del corpo è la mente,
il risveglio del corpo è la sofferenza.
 
Il sonno della parola è la parola articolata insipida,
il sogno è quella sapida,
il risveglio è l'inarticolata debole.
 
Il sonno del silenzio è l'inarticolata forte,
il sogno il silenzio dell'assenza doloroso,
il risveglio quello gioioso.
 
Oltre a questi nove ci s'incammina per il sentiero della presenza
dove sopravanza se stesso chi se stesso abbandona,
nella propria presenza trovando il lume segreto del dio.

 

IX.

Di là da tutto
resta l'inespresso.
 
Sfugge chi afferra,
dolce si dà a chi lascia.
 
Se davvero non lo trovi,
sei su una buona strada.
 
Realtà che consistono nel donarsi
non possono essere comprate nel mercato della tua mente.

 

17.V.1999

 

[da: Su tutti i volti amanti. Poesie tra due millenni]

   

 

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