Issate le vele
Viene una vecchia nave. Issate le vele, la spinge il soffio della nostra vita.
Chi con noi parte l’erba santa vedrà, e il mondo illuminato dall’aurora.
2.III.1989
Donna e figlia
Donna e figlia ho! Cantate, arcani poteri! Una donna ho, una figlia ho.
Canta, potere del vento! Canta, potere della tempesta! Canta, potere dell’acqua! Canta, potere del mare!
La mia donna è dolce e chiara, la figlia mia è dolce e chiara. Canta, potere del fuoco! Canta, potere dell’incendio! Canta, potere della terra! Canta, potere della pietra!
Povero e ricco sono, il mondo è quasi concluso. Molto è stato preso, qualcosa forse è stato dato.
Quegli che di lassù guarda, anche lui danza in giro attorno al palo del mio cuore.
Quegli che di lassù regge le cose, anche lui canta avvolgendo i poteri intorno al palo del mio cuore.
2.III.1989
Dietro miriadi di parole
Dietro miriadi di parole, un uccellino che canta sul suo ramo.
Dietro miriadi di pensieri, una candela tremante.
Dentro il vento d’una notte d’uragano un vecchio ceppo.
Dentro l’abisso della morte l’occhio fiammante di Dio.
2.III.1989
Ti cerco
Ti cerco, o Tessitore. Il filo delle mie passioni tessi tu nel mio essere.
Ti cerco, o Musico. I suoni della mia mente accordali tu nella tua voce.
Ti cerco, o Sognatore. Le speranze dei nostri anni tramutale sognando il vero.
Ti cerco, o Cercatore. Chi t’insegue da molto cerca e trova nel tuo cuore di luce.
2.III.1989
Sui monti Qaf
Sui monti Qaf, mute e dormienti giacciono le aquile di un tempo.
Ghiaccio è il loro sogno.
1.IV.1989
Un dì venimmo
Un dì venimmo, e ce ne andremo presto; affrettiamoci dunque, che non venga sopra di noi, così in fretta, l’oblio, sopra di noi, così folli, l’oblio.
1.IV.1989
Fuga all’isola del sole
Nella contrada di pietra vago cercando stelle. Altari consunti dall’Ora ho conosciuto, vuoti.
Dolce è guardare la morte di quei che furono un tempo, certi che l’isola attende, foriera d’oblio, pur noi.
Vi è un’isola infatti ove il vento fa sorgere fronde di sogno da alberi presi dal sole su cui ci s’inerpica a Dio.
Ed essa ho veduto nel cuore star ferma e io, cieco, dormire, correndo per sassi e ruine, lasciando, oh follia, la sua sponda.
Vi torno, sortendo dal buio, nell’ora che sembro più fiacco. Giacendo risorgo, Fenice, lontano dai morti e dispiego le ali ed al sole mi lego paterno, né alcuno ricordi colui che fuggì nell’oblio.
6.VII.1989
Due canti
Due canti pronunciammo, ricchi di luce arcana. O mia tenera amante, febbrile luce d’oro, t’amo come la pietra ama la terra, t’amo come il delfino il mare.
6.XI.1989
Per noi fu strada la memoria
Per noi fu strada la memoria; ora il mondo nuovo che ne fu costrutto venga dal vento del mare ormai distrutto. Un soffio resti, che disperda morte nell’abbraccio lucente dell’ignoto.
6.XI.1989
La fine di un tempo
In molti la morte li ha presi, la mente ha sepolto i lor volti: l’oblio, signore del tempo, fa opachi gli specchi di ieri.
Nel centro del cuore la Notte, padrona di tutte le forme, oscura le luci e ci dona vertigini pregne d’ignoto.
31.XII.1989
In acqua ardente
In sacrificio abbiamo offerto ai Mani il mondo e il vuoto. La nube e il genio che ci oscura il cuore, in acqua ardente, sopra l’ara sacra, li sciolga il fuoco, vivido del dio.
7.III.1990
Dal ventre fluido della memoria
A guidarmi vo’ un sogno, che ritorni dal ventre fluido della memoria e dica quel che mente non dice, e della luce uno scettro mi forgi, ch’io cavalchi nei sentieri del Sole.
7.III.1990
Fin nell’oltremondo
Alcune volte il vento ha sradicato un albero possente, e le radici ne ha rivolto a taluno.
E poi gli ha ingiunto il dio che con passione le parti amare ne tagliasse e subito se ne nutrisse.
Così condotto, conobbe le visioni e nel suo palmo stretta era colonna che conduceva al cielo.
In cima ad essa un Occhio lo guardava, poi lo traeva fin nell’oltremondo.
7.III.1990
Se vino hai bevuto
Se all’ombra d’un albero hai seduto, piantane i semi in terra affinché sorgano tali alberi ancora.
Se vino hai bevuto, lascia un bicchiere colmo nella casa degli ospiti, per il viandante di domani.
7.III.1990
Girovago per molti sentieri
Girovago per molti sentieri, ovunque indagando, in nessun luogo ho trovato chi lo conoscesse.
Molti ne parlavano, c’era chi ne rideva, ma il re del cuore nessuno riconosceva.
Pazzi e sapienti egualmente mentivano, intessevano inutili vesti per il corpo invisibile.
Invero mi sono chiesto il perché della cosa, chino a meditare, senza nessun indizio.
Dall’Uno vengono i molti e i molti non tornano all’Uno; semi gettati dal vento, pochi producono frutto.
Nessuno del giro del mondo sa bene la causa e la trama e più i giorni passano, meno son quelli a cui noto è il destino.
In quest’ingannevole notte rimane soltanto il silenzio: che taccia non tanto la bocca ma il cuore, la mente, il pensiero. E quindi sperare, gettando al vento le formule e i canti, che ancor rigermogli da terra il seme di cielo dell’uomo.
7.III.1990
Anche se nessuno ci segue
Anche se nessuno ci crede noi ti proclamiamo: artefice creatore, sole del mondo, luogo del suo smarrimento, salvatore ed amante dell’intimo essere nostro.
Anche se nessuno ci segue noi ci avviciniamo; silenti ci distogliamo da quel che ci fu caro ieri.
7.III.1990
Preghiera del Tintore
Dal fuso della Parca amore e inferno furon tessuti in una sola trama. Per chi ci ama facci tintor di luce, che uniformi in luce d’Uno gli antri suoi deformi, e chi vi giaccia fa’ che, d’odioso in dolce tramutato, possa guardar chi a vita l’ha ridato diritto in faccia.
7.III.1990
Dissimile dall’oblio
Voglio, amor mio, nel mare profondo alla rosa nera del cuore guidarti. Poi, danzando in un’ebbra notte, accarezzare il tuo corpo in mezzo alla corrente.
O acque che la passione ha sospinto nella burrasca lungi da ogni terra, possa io bere dalla vostra coppa il liquido oro tempestoso dell’essere.
Lì angeli volano con la forza del cuore in un mondo di poteri dissimile dall’oblio. Se mai taluno uscisse dalla sua notte, l’accoglierebbe la loro gioia ardente. Però si mostrano solo per entro un soffio, che giunge dall’oriente a scuotere il corpo mortale. Li vedo di lungi, serpenti di fiamma che circondano il capo di pochi savi sconosciuti. E son essi infine a gettarci la fune per salire, o Dio, sul monte della tua luce.
22.III.1990
Ho visto uccelli color amaranto
Ho visto uccelli color amaranto uscire dal mio cuore. Erano in volo per monti e valli verso il tuo paese.
Volavano, oro rosso, nel mattino.
Seguendoli s’usciva fuor del tempo e altrove l’uno all’altra ci univamo: dal calice oro rosso sorbivamo.
31.VII.1990
Se conosci chi sono
O cara, attraverso il diamante della morte guardami. Lago infinito, in me nuota la sorte e le è ignoto a chi volgersi debba. Il destino è il mio specchio: mi conosci? Se conosci chi sono allora canta, o sussurra nel sogno. Moriremo.
31.VII.1990 |