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Dario Chioli

JORG URM IL VIANDANTE

    

   
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1976Jorg Urm IVJorg Urm X
Jorg Urm IJorg Urm VJorg Urm XI
 Jorg Urm VIJorg Urm XII
1977Jorg Urm VIIJorg Urm XIII
Jorg Urm IIJorg Urm VIII 
Jorg Urm IIIJorg Urm IX 
 
 
 

Jorg Urm I

Jorg Urm da Hatti, il viandante,
lo scomparso, il fuggente navigatore,
presto s’appressa, laggiù lungo i limiti
del mare Oceano, ai confini del mondo
dove la vista s’apre sul nulla,
verso l’orrido sconfinato del Tartaro;
presto s’appressa, avviandosi
intorno a un suo Gorgo con ira,
sempre più verso il centro proietta
il suo corpo, guidando la nave
sempre più verso il punto d’uscita.
Ma non esce, non sa come uscire,
e per ere, per secoli, eoni
sempre in tondo sul limite buio
si proietta, si getta, s’accende
d’ira invano: non può sprofondare.

3.XII.1976

   

   

Jorg Urm II

Da lungo tempo Jorg Urm inseguiva
nelle vesti sconvolte dal vento
di Aase dagli occhi neri
le parole dei canti perduti.
Lungo il deserto incendiato dei pensieri,
lungo le rive del mare che circonda il mondo,
lungo i confini di cenere del vuoto
va Aase, portata dal vento.
Aase si sveglia, Aase s’incammina
e si dirige alla baia di Jorg Urm.
Jorg sulle navi dalle curve prue,
volto verso terra, ode la voce di Aase;
ma Aase non c’è, Aase è andata via,
dentro gli obliqui canali dell’aria.
C’è forse un segno per trovare Aase?
C’è forse un sogno per dimenticarla?
Jorg Urm non sogna, rifiuta di dormire:
cercherà Aase all’interno della terra.
Aase si sveglia, nei circoli del cielo
s’era racchiusa, s’era addormentata:
ecco si vede oramai sepolta
da troppa cenere, da troppo fango e sogno.
Aase s’è alzata, Jorg Urm l’ha cercata,
verso la stessa meta entrambi andarono,
ma ecco, Aase più in là se n’è andata,
ed ecco, Jorg troppo indietro l’ha lasciata.
Così alla meta Aase e Jorg passarono,
cento volte passarono, ma non s’incontrarono.
 

27.I.1977

   

   

Jorg Urm III

Di questa stirpe cresciuta in solitudine
alzo al cielo la canzone bardica.
Verso dalle stelle il nettare nelle mie parole
e a piene mani raccolgo
il Graal lucente della conoscenza.
Sono i miei occhi perennemente avvinti
e l’eco ripercuote per sempre il mio nome.
Così nelle solitudini e negli spazi lontani
si fa essere e universo il nome di Jorg Urm.

9.2.1977

   

   

Jorg Urm IV

Scorre su un’armonia inaudibile
verso i centri dell’essere dove si spegne il tempo,
segretamente, il nome di Jorg Urm.
Chi lo ode e non sa se ne va annoiato
ma io, in silenzio e a lungo ripetendolo,
come in uno specchio dell’umana natura
volentieri confondo in ciò che non esiste
l’esistere vero, come fa Jorg Urm,
il dèmone benigno e ironico che scopre
le cavità segrete dell’inconfessabile.

9.2.1977

   

   

Jorg Urm V

Jorg Urm è via, e nel vento si mostra,
tragico e dolce, il rosso specchio di Aase,
Aase che corre sui prati calpestando
nel suo gioco inquieto esseri a migliaia,
esseri vivi che al pari di lei
abbatte la spada remota di Jorg Urm.

9.2.1977

   

   

Jorg Urm VI

Per i miei occhi invoco la cecità più totale,
il nero abisso in cui nulla è sensibile,
perché come un uccello notturno
possa librarmi in un volo invisibile
sulle correnti del vento in mezzo agli uomini
come un terrore notturno che avvinca
gli occhi bugiardi, li penetri e dischiuda
verso il segreto che ognuno
nei suoi anni di vita ricaccia
in illusorio inferno, quali
la paura e sgomento di vivere.

9.2.1977

   

   

Jorg Urm VII

Nella morte mi specchio ed è
l’unico specchio che dia
l’immagine dritta e non
la magica beffarda ironia
che stravolge passato e futuro.
La destra e sinistra del vivere
chi sa se davvero sian sogno
oppure il segreto più strano,
cammino lucente del saggio
a uscir dalla grotta del nulla?

9.2.1977

   

   

Jorg Urm VIII

Aase sorge danzando dal buio,
l’ombra oscura è Jorg Urm.
Io guardo e Aase passa,
e cammino con Aase.
Io guardo e Aase è vana,
come un filtro di cielo.
Io guardo e Aase è un’ombra,
e io sono Jorg Urm.

9.2.1977

   

   

Jorg Urm IX

Forse che è nero il buio?
O non è nero davvero, ed è piuttosto
il nostro simbolico trasporre
dall’essere all’apparire a far sì
che noi ci poniamo davanti
ciò che abbiamo più vero nel cuore?
Così Aase si volge a Jorg Urm,
così Jorg si protende per Aase,
e fors’anche si stacca da Jorg
la bifronte figura di Urm.

9.2.1977

   

   

Jorg Urm X

Giano cammina in due versi
né mai si spezza. Perché
l’uomo nel gorgo delle idee
vuol discernere un sentiero e non corre
verso l’immobile lacerazione?
Inverosimile il volto di Giano ci appare,
una parola insicura, un mito
dai molti significati.
Eppur non è Giano una vita
pari a quella di Aase e di Jorg Urm?
Ma ci pare sia vano richiedere
i segreti del myste, che mai
tornerà dal sepolcro dei secoli.
Come un fauno però Jorg si volge
dentro il folto dei tempi, e cammina
con lui Aase, e un iddio li sostiene.

9.2.1977

   

   

Jorg Urm XI

Quando diranno Pace gli uomini, se mai lo diranno,
felici saremo, dicono, ed allora
vedremo il volto di Dio, e tutto chiaro
sarà per la nostra sofferenza.
Eppure già da tempo il cuore ha dato fiori,
un campo ricco di cose da vedere,
e chi vi è andato ha già scritto mille volte
sul dorso dell’esistere la parola Pace.
Così ragiona Jorg Urm nella sera,
stanco di pensare, chino sulla ragione,
e Aase, un’ombra, accanto a lui appare
e gli apre l’uscio degli spazi onirici.

9.2.1977

   

   

Jorg Urm XII

Le infide promesse:
guardati dalle infide promesse.
Chi sa se nel mondo ti conduce una stella
o una sceòl di oblio.
Le voci legate sono più
delle voci libere,
le occasioni nascoste più
delle occasioni apparenti,
e spesso nel gorgo dell’esperienza
si perde l’uomo
senza visione e senza paura se non
quando all’ultimo vede l’abisso.
Così ragiona Jorg Urm in cammino,
e col bastone saggia la sua strada.

9.2.1977

   

   

Jorg Urm XIII

Si pensa che Alef, figlia del Sole,
levasse i suoi passi nella Luna nuova,
sicché tremavano le Stelle nella sede
di re Chronos e Urano. E così si dissuade
talvolta l’uomo dalle strade dolci
e nel nero bagliore delle ceneri
cerca il candido abisso e il caducèo.
Stava Jorg nella notte volto al cielo,
sicché aveva nel volto immenso specchio;
stava Urm nella notte volto al buio,
e gli bruciava in petto grande arsura;
perciò vide Jorg Urm dentro ogni sfera,
come un pensiero che accarezza il cuore,
Aase figlia del mare.

5.V.1977

   

    

   

 

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