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L'ACQUA DI LUNA

Dario Chioli

   

Un giorno la Luna sorse dal mare e splendette sugli uomini. Alcuni dicono, è vero, che vi fosse già prima, ma essa è giovane, e in ogni modo vi fu chi la vide per primo.

2. Quando gli occhi si aprirono e tutto ciò che era buio e foschia si fece chiaro, e l'informe ebbe forma e la morte diede luogo alla vita, il cielo mostrava le infinite stelle e nessuno ti distraeva, o mio cuore.

3. I centomila uomini che siedono nel paese dell'anima rimasero silenziosi e solo l'Artefice si levò, con un gioioso grido che nessuno udì. Oh quanto, quanto è incredibile quel che gli apparve!

4. Cose mai né vedute né credute né state, cose ignorate, e favole e dolori non immaginati, e gioie non presumibili, questo vide, e il suo essere fu pieno di luce e i centomila uomini oscuri disparvero.

5. Curioso, accortosene, spense per un attimo la propria luce. Ma ecco, anche il buio era libero e puro: non vi era più alcuno.

6. Allora gettò via la lanterna del suo cuore e danzò nell'oscurità, e le sue mani costruirono nel sopra le cose già state e nel sotto le cose a venire e nel mezzo le cose che sono, e con i resti della lanterna si costruì un inaccessibile palazzo, e qui posò guardando le cose svolgersi.

7. Diresti che furono le cose di prima, e che tornarono i centomila uomini. Tu lo diresti, ma lui non lo disse.

8. Questo lui che io sono giacque a lungo silenzioso, pieni gli occhi della passione del mondo, e poi volle bere, tese la mano e afferrò un boccale, e bevve acqua pura.

9. Allora l'angelo venne e gli chiese della sua patria, ma egli ancora bevve dalla pura acqua del boccale, e pure l'angelo sedette e bevve, bevve a lungo.

10. Poiché noi giudicheremo il mondo, ma l'attimo non è questo, non è questo l'attimo che ci tocca, perciò beviamo, beviamo a lungo acqua pura.

11. Allora l'angelo lo guardò e la sua luce lo avvolse e l'Artefice rimase per un istante circonfuso di luce. E fu nuovamente solo, e ancora si versò un bicchiere.

12. O tu che cerchi della terra pura, raggiungi l'Artefice e ti verserà un litro di magica acqua che rende limpidi, un secchio d'immaginazione, un boccale d'invenzione, e vedrai così subito ciò che hai cercato. Ma non dimenticarti di gettare il tuo desiderio alla Luna, che governa gli oceani dei paesi del cuore.

13. Sii tu fanciullo o fanciulla, giovane o vecchio, vieni accanto a me, siediti e accetta un bicchiere, sia vino o sia acqua, sia nettare o sia fuoco, vita o morte, virtù o dolore, che importa? Berremo e danzeremo nel modo che s'addice.

14. Forse tu credi alla verità. Ma credi forse sia quella che qui ti condusse? O illuso, o pazzo, ruote di menzogna conducono il carro della sapienza, finzioni piccine e finzioni grandiose sono i mattoni del castello, molto spesso e grosso e a cui s'addice cascare in testa agli imbecilli, entro cui cresce l'albero dell'universo.

15. Che ne sai tu di quel che fu e di quel che sarà per colui che si avvicina? Non lo vedi come gioca, come impara l'arte dell'illudere e del mentire? E quell'inetto che non sa mentire somiglia al carbone e alla cenere la cui verità è morire.

16. Gloria al menzognero, a colui che può mentire in piena libertà, versare sulla presunzione dei folli tonnellate d'inferno e paradiso, dargli addosso col bastone o carezzarli come un amante. Chi lo condurrà dove non vuole? Chi vedrà, se non chi vuole?

17. Forse da un paese lontano molti messaggi sono giunti, molti splendidi viaggiatori l'han salutato, molti canti sono sgorgati dalle sue labbra, e pure molta stanchezza l'ha preso, dolore l'ha raggiunto, impazienza l'ha scosso, seppur sempre si è seduto a bere acqua pura. Ma tu, venuto dai centomila paesi, che ne sai tu? Che sai dell'Artefice innamorato della Luna?

18. Felicità e splendore, e una potenza che nessuno vede: questo il retaggio, questa l'eredità da quelli che andarono lontano verso innominati paesi. Però tenebra e nebbia sono attorno, e danzano in onore della dimenticanza. O tu, miglior danzatore, bevi al rosso fiume del ricordo!

19. Una donna che afferra un leone e lo tien fermo, un pazzo che danza sull'abisso, qualcuno che ti scruta alla luce della lanterna del tuo cuore, e mille immagini giunte da lontano, più grandi di te, più forti di te!

20. Se tuttavia tendi le mani verso il vuoto, molti universi afferrerai, il piccolo padroneggerà il grande, l'effimero conterrà l'infinito, e tu resterai, forse per sempre, forse per più ancora.

21. Perché non sai che c'è un tempo più infinito del sempre? un paese più esteso del dovunque? E questo luogo e tempo meravigliosi, tu li celi, nessun altro.

22. Alzati dunque in piedi e sii tramite tra terra e cielo, e creati ricordi che tu possa cantare.

23. E ancora vienimi appresso e bevi con me una coppa di acqua pura. Non nettare o ambrosia, ma la stranezza incredula delle cose che sono. Esse ti guardano e dicono: Chi è costui che ci coglie come fiori? Chi è costui che nell'uso ci dà anima, ci uccide mentre concede visioni, dà un senso, strappandoci, alle nostre radici?

24. Meraviglia e splendore e lo sguardo di un fanciullo che non ebbe esistenza, eppur si celò nell'essere e di lì di continuo cerca ovunque chi lo possa accogliere.

25. Acqua pura è il suo nome. E sua madre è la Luna. Suo padre è il vuoto che non c'è. Tu sei il suo corpo, il mondo è la sua anima. Talora chiamarono Sole il suo spirito. Si muove nella brezza che accarezza i fiori dei campi, beve la rugiada e si nutre di esseri morti che con ciò tornano a vivere. Sempre e dovunque sono le sue parole, un sussurro di gioia il suo pensiero, il desiderio dell'amante il luogo celato del suo cuore. Il guardiano è colui che ti porge il boccale. Un riso profondo è la sua mano, e tu lo chiami guardando nello specchio del tuo cuore.

26. E lo specchio del tuo cuore è un lago, sulla cui superficie giace un'isola.

27. E su di essa si estende una fitta boscaglia.

28. E la Signora del lago ti contempla di nascosto mentre attingi con la mano, senz'affanno, della semplice acqua.

29. E tu giaci, sopraffatto dal ricordo, nell'amoroso abbraccio della vita.

   

[21.VII.1981]

   

 

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