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IL TRONO DELLA FORTUNA
Dario Chioli
Sorridi, amico mio, sorridi. Tutto ciò che si perde nella notte è con te per sempre. Così pure gli dèi che in verde stagione su terrestri olimpi indagasti, non mai fuggirono dal rifugio del tuo cuore.
2. I paesi notturni gettano nell'oceano della tua mente infinite miriadi di stelle. Immagini acute penetrano nella tua vita e ne divengono travestite guide.
3. Oh quanto hai pensato d'esser condotto da un chiaro pensiero, e il destino ti portava come un profumo il vento, sinché giungesti dove era la tua origine, e in un gorgo di tempo vedesti il tuo fiore.
4. Oh quanto hai creduto di conoscere cose e uomini, e non era che un'efflorescenza fugace sulla corteccia del tuo ceppo.
5. Chìnati all'albero, ascolta le radici, odora il tronco, interroga la linfa. Un aereo spirito ti risponderà.
6. Alchemici elementi sosterranno il tuo trono. Nel fuoco dell'abisso ali sorgeranno dal sogno e porteranno la tua fortuna.
7. Dèi antichi attendono una voce che li chiami. Una serenità dolce in cui rivivere e parlare.
8. Invisibili fortezze nere su picchi a mala pena intravisti celano il luogo vivo dove pulsano i loro cuori.
9. Odili, amico, sii sangue e spazio, cielo interiore, da' loro il lunghissimo attimo della percezione.
10. Quando dèi luminosi in tua vece compiranno le azioni, tu libero volgerai, in apparenza di stella, oltre ogni sorta d'orizzonte.
11. Lascerà la tua immagine una traccia, un segno, un intarsio di passato in ogni presente che seguirà. Quanti, quanti attimi di lontane epoche costituiscono il tuo presente! E quanto lieve incisione è la tua storia.
12. Un uomo che passava mi lasciò una parola che celai nel Santuario.
13. Molti che lo costruirono, pure rimasero fuori, e non conobbero il colore del fuoco. Poi quegli passò, e il rito fu compiuto.
14. Quasi non hai veduto il suo volto. Destini presero le sue mani e la sua voce, e posò semi senza prezzo e non seppe mai nulla.
15. Altri sapeva e posò egualmente, perché era egli stesso un destino.
16. Entrambi i semi crebbero, nessuno poté stroncare gli alberi. E finirono nel silenzio, in apparenza di stelle.
17. Ti diede qualcuno il nome d'un arcano della terra o del cielo. Lo chiamasti e rispose. E tu posasti un canto sulle labbra degli uomini.
18. Un canto che mormora, un canto che urla, che scuote il mare, che scivola tra le rocce. Un canto che avvolge, che penetra e confonde. Un canto che rende sacro, che costruisce potere.
19. Sorriso e passione giocano e si combattono sull'aspro fiore bianco della morte.
20. Esseri fantastici sfuggono dai loro intrecci, esseri che ti vivono, esseri che ti apprendono. In figura di cenno si mescolano con le tue mani. Le cose che tu fai, le tue azioni, sono vive. Vive della tua vita, del gioco che cela la stella.
21. Qual niveo languore ti coglie, quando le tue azioni muoiono e fioccano! E tu che già cogli cielo e terra, non sopporti e fuggi dall'angoscioso lamento.
22. Dolce è il loro sogno, e lacerante il dolore, quando gli sfugge la vita per te che ti muti in stella.
23. O tu che osservi questo, non guardare più, vòltati: sirene ti suonano in magica arte il tuo mondo e tu vedi la figlia del nulla.
24. Per magica arte dischiudile strade d'oblio. Si perda nel nulla, o il fuoco la bruci, o dissolva essa stessa il tuo nulla in se stessa.
25. Rimani, scarno atto che conosce, nudo e bello, proteso sul mondo in due volti. Ogni cosa che è, tu devi compirla: interiore è la fiamma che resta, poi che il mondo s'è spento.
26. Guarda attorno: la cenere è viva, in sua morte si celano mondi scomparsi. Tu sei libera fiamma e ricordi.
27. Esce dal seno di pietra la folgore bianca del cielo, celante ogni cosa.
28. Taci, taci ancora, amico. Il silenzio ti è madre e padre. Non vi è esito fuor della notte, di notte.
29. O silenzioso, nutrito del sogno delle stelle, Luna e Sole si porranno sul tuo letto e vedrai l'amplesso irripetibile, il fuoco dell'angoscia trasmutato in esseri di danza, e nel centro della danza per te l'unico specchio.
30. Se lì ti specchi, chi ne potrà dire?
31. Un racconto ti cela la strada. Un racconto tessuto per fermarti, perché non entri nessuno. Sii tu Nessuno, e libera fiamma ardente. Divieni tu stesso la favola raccontata. Divieni tu stesso il tessitore primigenio.
32. Sii tu figlio del cielo, per possedere la terra; figlio della terra, per possedere il cielo; e un amore lontano, per non possedere nulla.
33. Perché infine, amico mio, è triste il racconto per chi ascolta, quando il cantore se n'è andato. Ciò che possiede suona vuoto, e tagliente è il freddo del tempo. Ma se puoi tu stesso cantare, che altro mai vorresti possedere?
34. Un canto di potere è il velo di cui t'avvolgi. E mentre il fiume corre lontano, ascolti parole dei figli del cielo, e la fiamma tua si fonde alla donna d'abisso, che è sorta creandoti uomo in sue danze di fiori.
[15.I.1982]
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