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I SETTE PENSIERI DEL PRINCIPE DELLA TORÀ

MEDITAZIONE SULLA TRASFORMAZIONE INTERIORE

   

Dario Chioli

   

(cfr. Genesi 12, 1-3; 5, 24; 18-19; 28, 11-19; 1 Re 18, 40;

Genesi 22; Deuteronomio 34, 6)

   

I.

Noi che così spesso muoviamo i nostri passi verso le case oscure,

dimore delle oscure potenze che ci attraggono nell'irreale,

noi che così spesso volgiamo i nostri occhi verso le visioni oscure,

inviateci dalle oscure potenze per distoglierci dalla consapevolezza del mondo vero ed avvincerci nell'irreale,

noi che così spesso apriamo le nostre orecchie ai discorsi oscuri,

ispirati dalle oscure potenze per sopraffare il discorso veridico asservendo la nostra mente nell'irreale,

noi che così spesso con le nostre forze generiamo nei mondi oscuri,

nutrendo le oscure potenze con la dispersione della nostra luce,

possano i nostri passi volgersi verso la casa della vita, tempio dell'unicità,

possano i nostri occhi volgersi alle visioni lucenti, porte dell'unicità,

possano le nostre orecchie inseguire i discorsi sacri, strade dell'unicità,

possano le nostre forze congenerare tutte il Principe della Torà.

   

II.

   

Possa il Principe sorgere dalle nostre membra, figlio dell'intento, guida verso l'Unico.

Possa il Principe distoglierci dall'inconsapevolezza,

svelando sotto il velo del mondo la Torà,

nella Torà la luce,

nella luce l'unicità,

nell'unicità il luogo dell'Incommensurabile.

Invochiamo quindi il fuoco di Metatròn, Principe della Torà,

perché in noi divampi sacrificando all'Altissimo i profeti di falsità,

e arda stabilmente sull'altare dell'unificazione.

E il Principe della Torà sorga così.

Ogniqualvolta dal cammino verso le dimore oscure ci volgiamo verso la casa della vita,

possa egli mediante questo rivolgimento stabilmente insediarsi nel nostro cuore, luogo dell'unicità.

Ogniqualvolta affascinati dalle visioni oscure ce ne distogliamo commossi da una visione lucente,

possa egli mediante questo commovimento stabilmente insediarsi nel nostro cuore, luogo dell'unicità.

Ogniqualvolta compiaciuti di discorsi oscuri ce ne disgustiamo intonando la nostra voce su un discorso veridico,

possa egli mediante questa intonazione stabilmente insediarsi nel nostro cuore, luogo dell'unicità.

Ogniqualvolta generando oscure generazioni nel corpo, nel mondo e nella mente ci interrompiamo e ce ne pentiamo,

possa egli mediante questo pentimento stabilmente insediarsi nel nostro cuore, luogo dell'unicità.

E possa infine, di insediamento in insediamento,

in noi costituirsi come luminoso corpo il corpo del Principe della Torà, angelo del divino fuoco.

Possa il suo occhio sostituire il nostro occhio,

possa il suo orecchio sostituire il nostro orecchio,

possa la sua mano sostituire la nostra mano,

possa ogni suo membro sostituire ogni nostro membro,

possa ogni sua parola sostituire ogni nostra parola,

possa ogni suo pensiero sostituire ogni nostro pensiero,

possa ogni suo gesto sostituire ogni nostro gesto.

Possa di noi permanere soltanto l'intenzione generatrice del Principe,

come di chi abbia tessuto una veste e avvolto in essa si mostri a un caro ospite,

e l'ospite gli è così caro che a lui tutto si vuol mostrare,

ed ha perciò intessuto nella propria veste tutto se stesso.

   

III.

   

Il primo pensiero

Possa dunque sorgere il primo pensiero del Principe della Torà.

E questo primo pensiero manifesta come non vi è altra realtà che l'unicità.

E tale primo pensiero ci dimostra irreali tutte le nostre paure di cadere in potere delle forze oscure.

Perché questo primo pensiero è un fuoco che brucia ogni identificazione mediante l'identità.

E la nostra identità non ci sembra più quella di prima:

il Principe della Torà è impegnato in una rischiosa avventura, ma è pur sempre un principe.

E questo primo pensiero è la consapevolezza di essere tale.

E questo primo pensiero è Abramo, a cui Dio ingiunse di andarsene dal luogo in cui stava,

di andare verso se stesso e il proprio mondo.

   

*

Il secondo pensiero

Possa dunque sorgere il secondo pensiero del Principe della Torà.

E questo secondo pensiero manifesta che vi è un sentiero che porta all'unicità.

E questo secondo pensiero ci mette in guerra con le forze oscure.

E queste forze oscure sono già sconfitte, perché la loro propria identità è sconfitta;

ma bisogna ciononostante combatterle.

Mediante questo secondo pensiero distruggiamo dunque le identificazioni di cui abbiamo concepito l'irrealtà.

E ogni distruzione generi una parte del corpo luminoso del Principe della Torà.

E questo secondo pensiero è Enoch, il profeta del sentiero, che Dio prese perché con lui camminava.

E camminando il suo corpo fu trasformato nel corpo di fuoco di Metatròn.

   

*

Il terzo pensiero

Possa dunque sorgere il terzo pensiero del Principe della Torà.

E questo pensiero manifesta che vi sono potenti alleati per chi combatte la buona battaglia contro le forze oscure.

E questi alleati vengono volentieri alla guerra se si fa loro appello.

E sono schiere che non hanno fine, il cui limite non fu mai veduto.

E il terzo pensiero del Principe della Torà è la certezza della vittoria.

E il terzo pensiero sono gli Angeli di Lot che distrussero la città di Sodoma e colei il cui cuore a Sodoma ritornava.

   

*

Il quarto pensiero

Possa dunque sorgere il quarto pensiero del Principe della Torà.

E questo pensiero manifesta che vi è un mondo chiaro per chi si è impegnato nella lotta contro le forze oscure.

E questo mondo è il luogo dov'egli siede con i suoi potenti alleati.

E questo mondo si manifesta nel cuore e risuona per tutte le membra, per tutti i pensieri, per tutte le parole.

E questo quarto pensiero è un mondo nobile che s'instaura invece del mondo della servitù.

Ed è la consapevolezza come d'un tenue ricordo dell'impareggiabile, del luminoso abisso di sopra.

E questo pensiero è la scala di Giacobbe che sale da Luz alla Casa di Dio,

e su cui vanno su e giù coloro che salgono all'abisso di sopra o ne scendono verso questo mondo intermedio.

   

*

Il quinto pensiero

Possa dunque sorgere il quinto pensiero del Principe della Torà.

E questo pensiero è il muoversi nell'abisso di sopra.

Come in un sogno ci si immagina d'essere il Principe della Torà e si muovono passi secondo le divine determinazioni.

E tutto ciò risuona in un'immensa nostalgia che il mondo non sia del tutto questo.

E il quinto pensiero è l'inizio della trasformazione del mondo tramite il Principe della Torà.

E la trasformazione del mondo si compie sottraendo all'abisso di sotto ciò che appartiene all'abisso di sopra.

E il Principe della Torà ci appare come un pensiero concepito lontano dalla nostra ordinarietà,

presente nel nostro cuore come un'ombra chiara, spesso difficile da percepire.

E il Principe della Torà volge il suo occhio verso di noi e soffriamo dissolvendoci verso di lui,

come il minore rispetto al maggiore, come l'onda rispetto al mare, come il gioiello rispetto alla miniera d'oro.

E questo pensiero è Elia che, pur mentre fuggiva da Gezabele, scannò i falsi profeti.

   

*

Il sesto pensiero

Possa dunque sorgere il sesto pensiero del Principe della Torà.

E questo pensiero è la rinuncia a se stessi in favore dell'Unicità.

Paragonando la nostra immagine ordinaria in potere delle forze oscure con l'immagine del Principe della Torà

non possiamo esitare.

Nulla del mondo nostro intermedio e incompiuto può sussistere se non assumendosi nell'abisso di sopra,

se non rinunciando alla propria forma individuale in favore della forma originaria.

Il sesto pensiero è la certezza che in questo cammino di lotta e sofferenza non vi è altra speranza che perdersi,

abbandonando la forma oscura derivante dalle potenze oscure in favore della forma chiara del Principe della Torà.

Il sesto pensiero è Isacco figlio d'Abramo,

e appartiene a colui il cui più fido alleato è l'angelo della morte, per cui la vita non è tale se non nell'unicità.

E tutto il resto viene sacrificato.

   

*

Il settimo pensiero

Possa dunque sorgere il settimo pensiero del Principe della Torà.

E questo pensiero è il Principe stesso autoconcepito,

la cui natura è generata dall'Unico,

il cui sguardo si volge all'Altissimo,

il cui orecchio si apre al Potente,

il cui gesto manifesta le intenzioni del Creatore,

la cui mente risiede nell'Infinito,

il cui amore giace nell'Imponderabile.

E questo pensiero si manifesta in Mosè, la cui mano conduce il mondo a Dio, e Dio a lui,

tant'è che Dio, il Nascosto per eccellenza, lo nascose,

dopo essersi, in quanto Evidente per eccellenza, tramite lui reso evidente agli uomini nella Torà.

E la mano di Mosè segue la mano di Dio,

come la Torà si manifesta nella sua evidenza secondo le necessità del proprio senso segreto

e come l'uomo vive perseguendo intenti personali in cui in realtà si nascondono le intenzioni del suo Creatore.

Il settimo pensiero è il Sabato del mondo,

l'unificazione con la divina Presenza,

la Torà conosciuta e manifesta nel Principe.

E l'uomo in cui Metatròn e la divina Presenza si congiungono in questo Sabato,

trova il santo Nome, rivelato nel Principe della Torà.

Possa questo Nome essere ritrovato per la gloria dell'Altissimo,

che sempre risplende nel cuore del Principe.

   

[1998]

   

 

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