| www.superzeko.net   |
Cosimo Esposito
SULLA LIBERA RICERCA SPIRITUALE
PENSIERO SOGGETTIVO, PENSIERO OGGETTIVO ED ONNIPERVADENZA
Invocazione | Premessa | La ragione di questo scritto | Il pensiero soggettivo | Il pensiero oggettivo | L'onnipervadenza | Preghiere per trascendere il pensiero soggettivo
Oh, Sophia...
Io, che t'invocai nella caduta
e non mi soccorresti...
Io, che ti chiamai nel dolore
e non mi udisti...
Nell'anelito della risalita
tu venisti a me...
Nello sprezzo del pericolo
tu mi aiutasti...
Nella quiete dell'arrivo
tu mi amasti...
Descrivo qui il cammino che io stesso ho percorso per giungere all'onnipervadenza, ovvero al sentire spirituale.
Tale sentire non si può acquisire con la semplice lettura di quanto è successo a un altro, ma tale lettura può comunque costituire uno stimolo affinché leggendo ci si possa confrontare con se stessi, capire la propria stessa verità.
Posso essere d'aiuto in quanto anni addietro già percorsi questa strada, e ne conosco la segnaletica.
Ma quanto a camminare, beh, questa è una cosa che riguarda solo te. Dei rischi di questo cammino, solo tu puoi assumerti la responsabilità.
Io sono sopravvissuto a questi rischi, che sono poi ben poca cosa, infine, poiché questo sentire è un rinascere alla vera vita.
La mia esperienza può essere di conforto, ma non si può farne un modello poiché, se il cammino è uguale, molte e diverse sono però le strade personali.
Il premio è la libertà, non quella che nasce dalla mente libera, bensì quella che consiste nella libertà dalla mente.
E se un giorno, arrivando a conoscere questa libertà, ne assaporerai la fragranza, sappi che è la medesima che mi anima.
Non la cedere per nulla al mondo, e a questo non soccombere, perché la perderesti.
E se poi penserai che io ti abbia aiutato, ripagami allora aiutando gli altri.
Questo scritto nasce dall'esigenza di comunicare ai miei amici il frutto di vent'anni di libera ricerca spirituale.
Miei amici sono tutti gli spiriti liberi, i quali sentono nel loro cuore la medesima tensione ideale che ha spinto i pionieri di ogni epoca a non conformarsi ai luoghi comuni e a non accettare mai le verità preconfezionate, sempre consapevoli che una verità diventa tale solo nel momento in cui si fa esperienziale. Poiché le uniche verità sono quelle che nascono dal vissuto e dal quotidiano, per opera di quei pochi ribelli anticonformisti che, rischiando, in primis hanno messo in discussione tutto, per poi riprenderselo e farne il punto d'appoggio su cui sollevare gli universi interiori.
A questa punta di diamante dell'umanità, a questi ribelli creativi, massa critica di ogni salto coscienziale, io mi accomuno. Sfidando il karma ed i Guardiani Cosmici, questi spiriti prometeici da sempre hanno cercato, in un anelito di libertà e conoscenza, di aprire nuovi percorsi, rischiando poi di perdersi negli oscuri meandri dell'inconscio, nel tentativo di attraversare a nuoto l'immenso oceano dell'esistenza.
Onore ai tanti valorosi fratelli caduti, e un grande omaggio ai pochissimi fortunati Eroi che, arrivando all'altro lato della riva, hanno creato delle secche pedonabili in cui far confluire una moltitudine di anime.
Spregio invece alle grandi scuole misteriosofiche, che hanno precluso ai figli di Esaù l'attraversamento, ed ai figli di Giacobbe il compimento dell'Opera. Questi cattivi guardiani, trascurati custodi dei ponti immensi costruiti dalle grandi Emanazioni divine, sono diventati i carcerieri dell'umana specie. Riecheggiano per loro dalla notte dei tempi le parole eterne del Cristo: «Guai a voi, nuovi e vecchi sacerdoti dell'Iddio Altissimo, che avete nascosto le chiavi della divina scienza a chi anelava al sapere divino. * Voi avete profanato i Grandi Arcani abbassandoli alle esigenze egotiche e ad una falsa compassione, pensando a salvare i corpi e non a rigenerare gli spiriti, disprezzando così il sacrificio delle grandi Entità che consapevolmente si resero prigioniere del tempo e dello spazio per aiutare noi naufraghi».
* Parafrasi da Matteo, 23, 13.
Gloria invece a tutti coloro che hanno dato la loro vita per la salvezza degli altri. I loro spiriti liberi ci attendono al di là dei ponti e delle rive, eterni traghettatori fin dell'ultimo fratello e dell'ultimo essere umano. A tutti costoro eleviamo una silenziosa preghiera.
Il pensiero soggettivo è il primo gradino della vita spirituale, esso nasce dalla volontà di autoaffermazione di ogni essere umano e si correla alla sfera egotica. Infatti, non essendo un pensiero unidirezionale, è ancora insufficientemente motivato.
Buona parte dell'umanità gira in tondo su questo tipo di pensiero, non riuscendo a trovare il giusto sbocco e la normale crescita per effettuare il salto ad un gradino superiore.
Ora vediamo le varie cause che impediscono questo processo, che dovrebbe, come tutte le cose normali, avere una sua naturale evoluzione.
Uno dei primi problemi in assoluto è l'aver acquisito una totale dipendenza e fiducia verso gli standard di accumulo della memoria, sia verso quella reattiva automatica, sia di riflesso verso quella ancestrale.
Non voglio qui addentrarmi sul funzionamento degli standard reattivi automatici, né su quelli ancestrali, poiché non faremmo che aggiungere altri dati ai tanti che uno deve riverificare e riabilitare sul piano dell'Onnipervadenza spirituale.
Dagli standard reattivi automatici nasce comunque la nostra cultura tradizionale, frutto dell'educazione ricevuta fin dai primi attimi di vita, compresi i prenatali, insieme a tutti gli standard di vita frutto del secolo in cui viviamo.
Per quanto riguarda invece gli ancestrali, in essi vi sono le egostrutture delle precedenti vite, e tutti gli standard evolutivi microcosmici.
Ma ogni dato aggiunto è pacciame, se va a dare forza alla sfera egoica, che potremmo descrivere, secondo quanto già espresso, come il pensiero soggettivo dominante.
Si prenda spunto dalla scuola socratica, in cui si imparava prima la saggezza-innocenza generata dalla spontaneità, a cui si dava spinta e forza, e solo dopo i vocaboli con cui nominare le cose. Si individuavano prima i talenti e le basi di ogni essere, e poi il normale grado evolutivo, mantenendo il rispetto verso di esso, senza ridurlo in qualche gerarchizzazione.
Attualmente tutto questo non succede, la velocità di vita e il differente approccio esistenziale portano oggi l'essere umano a sorbirsi un condizionamento mnemonico in cui il bambino, al contrario, impara a reprimere la spontaneità a favore di un logorroico carico mnemonico, nozionistico, educativo e comportamentale. Questo carico lo decentrerà gradualmente umano dai suoi talenti innati, e quindi ne destituirà l'io primario sostituendolo con un automatismo mnemonico-funzionale, che pian piano lo farà scadere dalla fonte primaria di consapevolezza, portandolo sempre più fuori dal tempo presente verso un ordine innaturale vacuo e privo di scopo. Così i molti sono resi sempre più prevedibili e tristi nella loro funzionalità, essendo state fatte perdere loro l'innocenza e la percezione dell'attimo fugace.
Forse Gesù, quando diceva ai suoi discepoli che bisognava tornare come bambini, in realtà intendeva il dovere di reagire a dinamiche di vita simili.
Risulta dunque abbastanza chiaro perché la normale evoluzione viene bloccata sul nascere a vantaggio di una robotizzazione di massa. Riepilogando, potremmo sintetizzare dicendo che la prima mostruosità avviene nel momento in cui la didattica scolastica crea mostri funzionali. Questa didattica perlopiù pone l'enfasi sull'imparato, e non sulla capacità dell'essere di imparare. Benché infatti la scuola stia subendo delle trasformazioni incredibili, è ancora lontana da una vera scuola esistenziale, creativa, spirituale.
Il secondo momento importante dell'evoluzione del pensiero soggettivo è la fase adulta, in cui l'essere umano ha prodotto più o meno tutte le sue scale funzionali, a seconda di come i dati acquisiti siano stati configurati in una moltitudine di maschere sociali e rapporti familiari ed extrafamiliari, tutti peraltro insufficientemente motivati.
Questo costituisce dunque un cocktail esplosivo di babelica memoria in cui la comunicazione si riduce al confronto di facsimili di funzionalità comportamentale precostituita in alternanza con dati mnemonici. Ciò è ben lontano da quel che dovrebbe essere un vero rapporto, il quale dovrebbe al contrario nutrire cuore ed anima, e consistere in un flusso continuo di energie comunicative entranti ed uscenti.
I confronti ora avvengono invece su una base di continua conflittualità più o meno mascherata, in cui l'unico dio è l'interesse acquisito, o il fine che ci si propone in esso. In questa continua meccanizzazione piena di ipocrisia raramente uno dirà ciò che pensa. Va da sé che all'essere umano, in questo dedalo in cui si è confinato, fuori dal progetto evolutivo originario, è assolutamente impossibile poter assurgere ad un'evoluzione oggettiva.
L'individuo così composto sembra più che altro un proiettore cinematografico che filma il suo pensiero sullo schermo della vita, e che mai coglierà il fine vero dell'esistenza.
Allora ci si domanderà come poter uscire da questo labirinto, in cui si è schiavi di questo Minotauro della funzionalità mnemonica, che sembra quasi essersi data una vita propria, in una sorta di specializzazione datistica. Questo gigantesco King Kong di efficientismo, che tiene prigioniera la nostra anima, deve essere debellato. Teseo dovrà uscire dal labirinto con l'aiuto di Arianna, che altro non è che la sua anima, il suo essere, la parte sua più vera.
Dopo questa Escursione Mitologica attraverso una chiara allegoria simbolica, passiamo a un approccio un po’ più pragmatico.
All'inizio abbiamo dunque da un lato un essere umano che deve evolversi e in cui, di là dalle memorie ancestrali, è insita un'energia interiore che presiede alla sua evoluzione e che, come una bussola, segna sempre il nord. D'altro lato, abbiamo una società insediata in un determinato contesto storico, che ha un suo nord ipotetico, e una sua idea che non collima con i dettami dell'Eternità.
L'individuo riceve perciò due indicazioni di nord, qualora perlomeno sia restata ancora in lui un po’ di sensibilità e non sia totalmente robotizzato. Come sceglierà quale seguire?
Ci sono diversi metodi. Ulisse si fece legare al palo per sfuggire al canto delle Sirene. Cristo Gesù parlò di strada larga e strada stretta. L'indiano Osho più recentemente parlava di Zorba-Buddha.
Ma io credo che ci siano dei metodi più semplici, meno artificiosi, direi quasi – nell'accezione piena del termine – proletari, alla portata di tutti.
Per cui lasciamo fuori i monasteri, lasciamo fuori le Rolls Royce e le imprese titaniche, e mettiamoci comodamente in pantofole.
Oh, beata ordinarietà, che è la più titanica delle imprese!
Basterà che, dopo una buona inspirazione ed una profonda espirazione, provvedendo a slacciare eventuali cinte o abiti stretti, in una luce di penombra, per la prima volta diventiate voi stessi osservatori dei vostri pensieri, immagini e parole.
Certo non è facile come sembra, poiché molte zone del corpo hanno già da tempo acquisito abitudini automatiche, e sono sottoposte al carico di tensioni incredibili. Quindi sarebbe opportuno, perlomeno nei casi di maggior rigidità, sciogliere il corpo con una preparazione anche di pochi minuti, o con mezz'ora di ginnastica da camera, o una corsa, per rilassare il corpo.
Per eseguire l'esercizio di osservazione dei pensieri ci si potrà stendere supini, o sedere in una comoda poltrona o, in seguito, assumere la posizione che più viene congeniale. Infatti l'enfasi va posta non su come eseguire l'esercizio, ma sulla capacità di osservazione nei confronti della vostra mente, il tutto eseguito con una mite passione che coinvolga il vostro centro cardiaco (bisogna metterci il cuore), poiché sarà questo il crogiuolo in cui voi purificherete voi stessi da ogni tipo di immondizia accumulata nel tempo e nello spazio.
Si può iniziare con pochi minuti, e poi protrarre anche per ore. Se la cosa poi vi prenderà, fatene uno stile di vita, il vostro stile.
Personalizzate questo stile come meglio credete.
Da una piccola apertura del cuore pari a una piccola mulattiera, potrete costruire la vostra autostrada su cui convogliare le cose più disparate, fino a contenere interi universi. Alla fine non ci sarà più bisogno di fermarsi a fare questo esercizio di base, ma la vostra stessa vita diventerà l'esercizio, poiché diventerà carne e sangue di voi stessi.
Bisogna essere umili e pazienti, non pensare al tempo che ci vorrà, non pensare ai risultati, poiché è la mente che conta il tempo e vuole rendimenti contabilizzati. Col cuore invece dilaterai le cose. Sarai meno frenetico poiché pian piano incomincerai ad uscire dal turbine vorticoso dei pensieri automatizzati e rafforzerai il tuo io primario.
A questo punto bisogna aver chiaro che tutto l'iter consiste nel porre le situazioni automatiche sotto il controllo del nostro io primario evolutivo.
Ma tutto ciò non dovrà comportare una rivoluzione nell'ambito della persona, nel senso di un cambiamento di abitudini, o di qualcosa di simile. È solo importante che l'individuo capisca il motivo base del perché fa o faceva certe cose.
Questo bisogna specificarlo perché in molte scuole di pensiero, al momento di questo primo risveglio, vengono imposti o nuovi iter mentali da sostituirsi ai primi, o vere e proprie rivoluzioni consistenti in cambiamenti di vita, repentini cambi di lavoro, crisi familiari, e chi più ne ha più ne metta.
Gesù ha usato una bellissima frase: «Voi state nel mondo ma non siete del mondo». * Il cambiamento deve essere qualitativo, nel senso che ora siete voi ad avere in mano le redini della mente automatizzata, così che potrete guidare il carro della vita dove voi vorrete.
* Parafrasi da Giovanni, 17, 14-16.
Però, se tutto ciò dovesse portare a scaricare aggressività su chi ha bene o male causato i vostri condizionamenti mentali, avrete mancato il punto, poiché non avrete generato la compassione. Va capito che anche gli altri sono a loro volta vittime, per cui non bisogna mai perdere di vista il cuore, bensì sviluppare la pazienza e la vera carità, e ricordare che il cuore sopporta tutto, capisce tutto... e molto di più...
Però, se ci saranno delle situazioni in cui voi penserete di dover agire diversamente, sappiate che ognuno deve caricarsi la propria croce di responsabilità e camminare. In queste scelte ognuno è solo con se stesso, anche se gli può essere di aiuto sapere che per nessuno la via del cammino interiore è stata facile.
Il pensiero oggettivo è il secondo gradino della vita spirituale. Come abbiamo spiegato in precedenza, è la scoperta del nord interiore. È l'aprire per la prima volta gli occhi alla vita, senza uno schermo su cui proiettare ma guardando la realtà per ciò che è. Da qui appunto: pensiero oggettivo.
Oggettivo non inteso come oggettivazione di qualcosa, ma nel senso di reale, di obiettivo. Molti confondono tutto ciò per una mancanza di emozioni, ma è molto differente. Poiché guardare le cose per quello che sono non significa non provare più dei sentimenti per esse, ma guardarle senza gli attaccamenti della prima fase, non più in base a un dato acquisito, o per tradizione, bensì con l'occhio della compassione che ci accomuna nel cammino spirituale. Per cui un padre, una madre, perdono il loro ruolo di trainer comparativi ed assumono all'occhio del risvegliato quello di fratelli planetari alla ricerca dell'identità perduta.
Nella prima fase, c'è un taglio di tutti i cordoni ombelicali energetici, educativi, sociali. Il ritiro delle proiezioni strumentalizzanti della persona è anche un ritiro energetico (dell'energia sottile): l'essere si riprende tali energie.
Quindi da adesso il rapporto con il prossimo non sarà più indebolito da una carenza di motivazioni interiori, ma nascerà dal rapporto di liberi cuori che liberamente danno o decidono di dare. Perché ora, ciò che li spinge, non è più sentimentalismo, ma vero sentimento, generato dal discernimento di uno sguardo pulito, che vede il vero e di questa verità si compiace, senza pensare da chi proviene, o chi è la persona che la enuncia.
Non sarà più importante infatti da dove viene la predica, ma la predica in se stessa; questo è ciò che io intendo per pensiero oggettivo. L'essere rinnovato della prima fase non si ferma più alle apparenze, alle convenzioni, avendo imparato ad osservare. Nulla più lo tradirà, da acuto osservatore vedrà le cose per ciò che sono e capirà la stupidità assurda di tutto ciò che è convenzione ed ipocrisia. Per lui, ci sarà il monaco, se esiste, non più l'abito.
Quanti nostri fratelli sono stati trucidati nel passato, quando le convenzioni erano quelle di un regime di barbarie, quando, poveretti, dovettero oggettivare il loro pensiero interiore in un passaggio obbligato.
La storia è piena di questi martiri, li possiamo trovare nelle religioni, nella politica, nella scienza, nell'arte, in tutte le manifestazioni del sociale di ogni epoca. Uno di questi, il Cristo, era la Luce stessa che venne a visitarci.
Ora, io non cerco di spingere nessuno al martirio, o alla codardia, solo far capire che in questa fase ci vuole molta cautela e discernimento.
Anche per me questa fase non è stata facile, e se non avessi avuto un aiuto dall'alto non ce l'avrei mai fatta. Ma non bisogna rattristarsi o intimorirsi, perché oggi la massa critica del pianeta relativamente a tali realtà è così cresciuta, che molti dei pericoli di ieri oggi sono bazzecole. Le strade ormai sono spianate, anche se non ancora asfaltate o pianeggianti, ancora piene di rovi e spine, ma comunque percorribili.
Oggi certe realtà sono accettate, si può viaggiare con più tranquillità, quindi niente paura e camminare.
Ma allarghiamo ancora il discorso sulla realtà oggettiva.
Questa realtà di per se stessa e con le dovute cautele crea uno spazio terapeutico intorno a noi, poiché ogni soggetto che si muove in questa direzione tende a riequilibrare tutti i rapporti nella giusta ottica, quella oggettiva per l'appunto.
Quindi il carico di responsabilità purtroppo – e questo sfata il mito che la meditazione sia una fuga dalla realtà – in verità aumenta. Adesso i nostri occhi sono aperti, non li possiamo più chiudere, la nostra coscienza è attiva, non possiamo più appisolarci. Quindi il problema non è più delegare a qualcuno, o a qualcosa, le nostre responsabilità. Una volta attivata, l'energia evolutiva deve compiere il suo corso. Dio adesso è sveglio dentro di noi, non ci sono più dèi esterni a cui delegare, o da pregare. Noi stessi siamo responsabili di ogni cosa intorno a noi, e dobbiamo porre l'impegno adeguato in ogni circostanza. Non ci possono più essere giustificazioni di sorta, ogni nostra mancanza è un'omissione consapevole. E non possiamo più dare la colpa a questo o a quest'altro di quanto succede, ma solo a noi stessi.
Quindi nella meditazione, lungi dal trovare chissà quale paradisiaco retaggio, siamo invece chiamati ad una maggiore responsabilità e ad un maggiore impegno. Adesso siamo parte attiva del creato e per le eventuali nostre mancanze saremo chiamati in giudizio dalla nostra coscienza e dal Nume che vi presiede. Sono finite le realtà automatiche di memoria reattiva, adesso ogni cosa passa per la realtà coscienziale.
Ora si vive l'attimo. Ormai la nostra realtà è quella del tempo presente, non si torna più indietro. Possiamo restare statici a nostro rischio e pericolo, ma non senza difficoltà, poiché ogni realtà non in linea con il pensiero razionale (cioè con il pensiero vero) che tenteremo di giustificare, ogni atto di ipocrisia, lo pagheremo sulla nostra pelle. Sarà come dare delle coltellate alla nostra anima. Ecco perché molti fratelli nel passato hanno sacrificato il corpo, e non l'anima. Perché erano consapevoli che il tempo ha poco valore rispetto all'eternità.
Ciò non dev'essere motivo di scoraggiamento per i ricercatori. Dalle cadute interiori ci si può sempre rialzare, anche se certo... con quanta fatica, allorché si è fatto a meno delle corazze mentali...
In questo stadio infatti la sensibilità è molto attiva, è consigliabile frequentare gente positiva, che come voi che si interessi a queste tematiche, poiché allora gli scambi energetici sono migliori. Evitare posti pesanti, dove le onde pensiero siano intrise di mera negatività, cercare la compagnia di gente costruttiva e saggia. E ce n'è...
Ma è un'indicazione di massima. Se infatti la vostra stazza interiore è particolarmente solida, muovetevi tranquillamente in ogni ambiente, anche i negativi devono essere aiutati.
Ma se non avete l'energia adeguata, non ve ne rammaricate, qualcun altro più avanti nella ricerca interiore lo farà per voi, e per noi tutti. La divina Provvidenza non nicchia, ogni essere umano è chiamato alla salvezza.
Giunti a questo livello, non ci sarà bisogno di ricordarvi queste cose, perché le capirete da soli. Forse le elaborerete ancora meglio di me: ogni uomo di saggezza, non fa altro che passare il testimone, ma ognuno imprime alla corsa la propria velocità.
Anche una sola persona può per risonanza cambiare le carte in tavola della vita. In realtà, quando si parla di modificare il karma, si parla proprio di questo, di deautomatizzare i meccanismi antichi, cosa che con un po’ di sforzo tutti possono fare.
Quindi il destino va a farsi fottere ogni volta che un meccanismo automatico sparisce, la vita in realtà si reinventa in ogni momento, e non esiste una predeterminazione come qualcuno vorrebbe far credere, quasi una cappa che graverebbe sulle nostre teste, una spada di Damocle a cui nessuno si può sottrarre.
Anzi, direi che nel passaggio al pensiero oggettivo non solo noi cambieremo il nostro destino, ma andremo anche a scombussolare quello degli altri. Poiché siamo tutti collegati, in una maniera o nell'altra, per cui anche un piccolo movimento del singolo per risonanza pervaderà il tutto. Noi siamo onde in mezzo al mare, e il mare è l'umanità, e siamo tutti collegati, nessuno escluso. Ecco quindi che il passaggio alla realtà oggettiva va ad intaccare uno spessore dell'esistenza ancora più profondo. Bisogna saperlo gestire, poiché da questo dipenderà gran parte degli avvenimenti futuri, e non si potrà più dire «Non è stata colpa nostra».
Le onde sono diverse ma il mare è uno. Godiamoci questo passaggio, poiché l'affinità raggiungerà in certi momenti picchi immensi. Ci sarà concesso di essere in una maniera nuova.
Ogni cosa sarà intrisa di luce diversa ogni giorno.
Non ci sarà più ripetitività, neppure nella quotidianità, poiché ogni giorno, anche se uguale, avrà sfumature diverse.
Vi meraviglierete della grande energia che acquisterete in questo livello, poiché attingerete all'energia del presente, la quale è fresca e dinamica. Questa attinge al pozzo inesauribile del cuore, quel crogiuolo famoso in cui, come già accennato, passerà ogni cosa.
Gioirete di ogni piccola cosa, poiché l'accettazione dell'altro non sarà più una norma educativa imposta da qualche tipo di galateo, ma sarà il confronto con un prolungamento di voi stessi, nel quale visiterete un altro degli aspetti che l'energia assume nell'eterna metamorfosi del creato.
Essere – avere – fare, questa diventerà la giusta sequenza evolutiva. Ogni cosa nascerà dall'essere.
Quindi, assisi alla guida della vostra entità, voi stessi coniugati con essa, dirigerete il vostro microcosmo secondo il discernimento che nasce dall'oggettività. E non sarete più in quella sorta di schiavitù mnemonica automatica in cui eravate nella prima fase, in cui a guidare era un falso io, sommatoria di automatismi ancestrali e di condizionamenti in atto, mentre invece la vostra vera essenza era nel migliore dei casi succube dell'artificiosa, oppure totalmente inconsapevole.
Se questi dati fossero davvero utilizzati, quanta gente spacciata per malata, schizoide o schizofrenica potrebbe essere riabilitata, quanti depressi potrebbero capire che la loro anima soffre per carenza di significato, o perché è impossibilitata ad essere operativa, in quanto succube degli automatismi acquisiti.
Altri prima di me hanno enunciato tutto ciò, e come loro sarò fra i tanti che cantano alla luna, se nessuno decentrerà l'interesse economico a favore dell'essere e dell'evoluzione, nessuno si convertirà ad un modello teocratico, prima interiore e poi esteriore, in cui su eventuali scranni simbolici porre assisi coloro che hanno già maturato un processo evolutivo e nei quali l'impersonalità oggettiva dirige l'essere a favore di tutti, senza discriminazione alcuna, al pari del sole illuminando e nutrendo ogni vivente ed istruendolo nella sua crescita con la stessa intensità e naturalezza di una madre che allatta la sua creatura e gli passa la linfa e l'humus vitali; coloro che sono capaci di nutrire nella globalità la persona, non più con dettami scritti, leggi e ordinamenti vari, ma con l'unica legge universale, solvente eterno di ogni cosa, in grado di attraversare gli universi ed attingere alla suprema vetta, alla realtà onnipervadente del tutto, il Cuore.
È infatti il Cuore la legge eterna ed universale, il metro di misura del creato, il testo unico della legge della vita, il diritto civile di ogni universo rettificato, il tribunale eterno delle anime, il generatore di misericordia nel rinnovarsi degli eterni cicli vitali, l'utero partoriente gli angeli soccorritori di ogni umana pena, il sigillo di ogni sapere iniziatico, la cartina di tornasole di ogni universale saggezza, metro di misura dell'evoluzione di tutti gli esseri dell'universo, flagello dei demoni potenti, causa di caduta per ogni Arcangelo superbo...
Oh signore Iddio, che tra i tuoi figli prediletti ci mandasti il più umile nella grandezza!
Egli lavò i piedi ai suoi discepoli, mostrando a tutti gli esseri senzienti dell'universo che nella scala planetaria anche le zone più remote del macrocosmo e del microcosmo umano, le più lontane dal sole interiore, sono irrorate dal sangue della vita, per cui sono sacre, e per diritto parte integrante del tutto, dell'universo e dello Spirito onnipervadente (l'entità regolatrice del cosmo intero), nonché oggetto di redenzione.
La similitudine dell'azione cristica è chiara, ed è diventata pietra di paragone per tutti, per i Troni, le Potestà, le Virtù e gli Angeli di ogni specie, supremo insegnamento di totale impersonalità e di compartecipazione al Cuore assoluto del cosmo.
Infatti gli esseri, anche quelli spiritualmente raffinati, sono consapevoli delle differenze, di gradi e livelli. Ma il Cuore ignora ciò completamente, poiché, andando al centro dei problemi, non vede differenze. Lui ama, soccorre l'indigenza, non razionalizza: ogni altra cosa potrà essere sanata dopo. L'esempio del Cristo è chiaro, e mostra alle sfere più evolute dell'universo quanto la loro grandezza ed evoluzione diventi poi un limite se da essa ci si fa imprigionare e sovrastare. Poiché la cosa più gradita a Dio è lo spogliamento da ogni cosa e l'azione diretta del cuore.
Questi è il motore del cosmo da cui attinge ogni parte dell'universo. Questi, come per mezzo di un reticolo di vene e capillari, irrora l'energia che nutre e pervade ogni cosa. Questi è la culla della scintilla divina, questi è l'eterno braciere in cui giace l'incontenibile frammento del fuoco perpetuo, che si autoalimenta da sempre e per sempre, fino al consumarsi dei secoli.
Alfa e omega, momento culmine della reintegrazione finale in cui il separato sarà ricongiunto all'eterna matrice.
Ciò che si staccò, ritornerà a Ciò da cui s'è staccato. O grande Mistero, o eterna Perifrasi, o Giaciglio ultimo e Patria e Realtà ultima dei cuori affranti ed affaticati. O grande Canaan divina, Meta ultima di noi tutti.
Siamo andati tanto lontano, ma quando il cuore arde è bello farlo parlare.
* * *
Ora fermiamoci un attimo e facciamo il punto, se no c'è il rischio che questo scritto diventi molto iniziatico, mentre io voglio che sia cibo per tutti i palati ed intelletti.
Siamo partiti dall'essere, decentrando e riabilitando l'io primario.
Adesso possiamo parlare dell'avere, ma del vero avere, quello che nasce dal nostro interiore commisurarci, non dal possesso egotico.
Ciò che è frutto della nostra interiorità, non acquisito per eredità, legge o quant'altro. L'avere che nasce dall'essere è ben altra cosa, è connaturato ad una identità interiore reale.
In realtà gode di ciò che ha, poiché questo è il vestito esterno della sua interiorità.
Si sente a suo agio in questi panni, e li porta in maniera rilassata, poiché sono l'esatta estrinsecazione della sua natura.
Egli non ha paura di perdere ciò che ha, poiché è la sua capacità interiore che ha costruito tutto ciò. Un costruttore di case non perderà mai la capacità di saper costruire. Potranno mancargli i materiali o le commissioni, ma lui sarà sempre potenzialmente e fattivamente un creatore. Non si preoccuperà mai più di tanto dei suoi beni, poiché è lui che li gestisce e li ha accumulati. Essi non sono espressione della carenza di qualcosa di interiore. Non stanno compensando le paure della vita o degli eventuali pericoli insiti in essa.
Egli è parte integrante del Cuore Eterno, e sa che la linfa sanguigna da lui pompata pervade tutto. Ha una totale fiducia nell'esistenza, la sua realtà non è dettata dalla paura del vivere ma dal suo contrario. Per cui non sentirà mai gli artifizi di reattiva memoria, annuari sciagurati di disgrazie e di quant'altro accaduto alla specie umana. Ha una totale fiducia nelle cose, e con giusto discernimento vede la soluzione giusta per tutto.
Il suo avere gli è congenito, non è separato dalla sua natura. Come Mida, il suo potere è un potere interiore, e non ha più problemi di sorta.
Valgono le parole del Cristo: «Cercate prima il regno dei cieli, poiché ogni altra cosa vi sarà sovraggiunta, essendo già vostra». *
* Parafrasi da Matteo, 6, 31-33.
Quindi l'enfasi non sarà sul posseduto, ma sulla capacità di procurarselo. O massima divina! Se capissimo tutti questo, quanti sentimentalismi inutili, quante persone oggi osannate butteremmo giù dalla torre, osannando invece chi sta creando negli altri il presupposto per innalzare la consapevolezza, canna da pesca con cui sopravvivere pescando nell'armonia del creato.
Diamo al nostro prossimo delle mani con cui nutrirsi, e non mettiamo loro cibo in bocca, se non in maniera transitoria!
Il provvisorio però oggi sembra diventato la strada, il metro ed il fine ultimo, e così ci si dimentica come vada piuttosto riabilitata l'altrui capacità di sopravvivenza, rimuovendo casomai gli impedimenti esterni che tale riabilitazione impediscono, soprattutto quelli politici e religiosi.
Cuore, sì! Ma nutriamolo con il nettare del discernimento.
* * *
Ambrosia divina e luce dell'intelletto.
Dopo l'essere e l'avere, siamo arrivati quasi senza accorgercene al fare, compimento di ogni cosa. Ora, in armonia con il discernimento che nasce dal fuoco del cuore, crogiuolo in cui si bruciano falsi scopi e false verità, e rinnovati nella luce della chiarezza che ne consegue, siamo diventati paladini, veri eredi di Parsifal, di diritto partecipi della grande Tavola Rotonda in cui Artù è il Re Cuore, centro di ogni cosa. Come Parsifal, abbiamo ritrovato il Graal, solvente universale in cui ci siamo rigenerati dalla caduta del nostro essere, nettare di sapienza e di risveglio iniziatico.
Nella circolarità della Tavola attingeremo da ogni paladino le doti interiori, e ne potremo usare le virtù e indossare l'abito.
Tra ciò le doti lancillottiane sono le più gradite al Cuore-Artù . Ma ormai l'eterogeneo Parsifal, come la XXII carta dei Tarocchi o il Jolly che può coniugare qualsiasi realtà, può vestire tutti i panni, sapendo che lui non è i panni bensì l'indossatore. Potrà fare qualsiasi cosa, se lo vorrà, nella circolarità polifunzionale dell'assise, come nei XXI archetipi-base che compongono il tavolo della vera esistenza.
Il XXII, Parsifal, li racchiude tutti. L'empatia sarà nella sua pienezza, e pervaderà ogni cosa. Il fare sarà onnidirezionale. Chiuso il periodo dei compartimenti stagni e delle specializzazioni, centrato l'essere e acquisita una visione circolare, il fare diventerà multidisciplinare, poiché ogni realtà ci compete e ci tocca, in quanto diretta emanazione dell'Uno-Cuore da cui tutto prende vita.
Non si meraviglino, tuttavia, né si preoccupino i vari potenti del mondo, poiché non è in atto uno spodestamento nei loro confronti. Il cuore infatti è lontano dal potere quanto il polo nord dal polo sud, è tanto lontano dalla violenza dell'ego quanto l'acqua dal fuoco.
La nostra rivoluzione è la grande ribellione dei liberi cuori associati, domiciliati nel libero universo, nel numero dell'assoluto, nella città del tutto, nella provincia dell'eterna libertà, in quella nazione dell'infinito amore. Per cui non vi sono rivolte, bensì centroversioni.
Non vogliamo smantellare governi, ma sovrastrutture interiori.
Non vogliamo la testa di qualcuno, ma il recupero e la riabilitazione della nostra. Se poi tutto questo porterà alla caduta dei vostri regni fatui ed all'avvicinarsi del vero regno di luce, beh, che volete? Forse rinnegare la vostra natura e ricacciare il vostro Padre misericordioso? Volete forse diventare dei parricidi?
Quindi non vi allarmate e non contendete con l'evoluzione, rispettate questi piccoli fanciulli: essi non portano né doppi calzari, né doppio mantello, ed hanno abbandonato il potere loro conferito di scuotersi la polvere dai calzari. Sono meno che agnelli, ma portano il messaggio del vostro vero Creatore.
Portano la sempre vecchia e sempre nuova buona novella. Proteggeteli, poiché sono le emoglobine del sangue del Padre. Non li perseguitate poiché uccidereste le vostre stesse difese. Detergete loro il sudore e date loro un giaciglio, anche solo per una notte, e farete arrossire gli angeli nei Cieli.
Poiché i virgulti più forti sono in tutt'altre faccende fascinati, nutrite questi piccoli arbusti che con animo lieve hanno risposto alla voce del Padre. Forse sono l'ultima spiaggia per questa nostra umanità che aspetta la Luce di Allah.
Non aspettatevi grandi scenografie da costoro, poiché rifuggono dalle luci della ribalta. E se mai ci sono portati, nella loro impersonalità, avendo superato la fase soggettiva, non cercheranno scopi utilitaristici, né personalistici, ma si adopereranno lavorando per la vigna del Signore, che ha il suo centro nel cuore. E aiuteranno a pulirla, a tagliare ciò che di secco e malato ci possa essere, per farle dare il massimo del frutto.
Su questi fratelli sparsi dappertutto, io invoco la protezione dall'Alto, affinché l'occhio onniveggente del Padre non faccia mai mancare loro il necessario, e preservi loro la vita difendendola dalla maligna perfidia.
Bene, fratelli, questo è il fare, degna estrinsecazione di un avere nato dall'essere, sorgente energetica primaria evolutiva.
È chiaro che questa divisione ternaria in realtà ha solo una funzione dialettica, poiché queste tre cose si compenetrano. Non si pensa in termini di essere, avere o fare, ma come nel caso del respirare o di altre funzioni naturali, anche questo riveste il carattere di una normalità senza sforzo alcuno, tanto meno sforzo di pensiero.
Il creativo lo è per il semplice fatto che non imita nessuno. Egli non agisce in base ad un modello. Lui non ha bisogno di essere qualcuno, o qualcosa... è se stesso!
Nell'intimo, pensiero ed azione si sono fusi in un connubio, nelle nozze alchemiche. La dualità post-riflessiva è sparita per fusione.
L'energia bipolare kundalini ha trovato il punto di confluenza. L'unità direttiva energetica ora eroga potenza creativa, la luce è accesa. Ora la bussola segnerà sempre il nord, il bene diventerà congenito. Non ci sarà più bisogno di comandamenti morali per la persona. La sua vita sarà infatti compiutamente etica, ma senza pensarci, poiché questo sarà ormai sangue e carne della sua natura.
Ogni suo gesto sarà spontaneo, dirà sempre quello che sente, ogni sua sensazione sarà oggettivata e resa palese. Non avrà importanza dove sarà, lui sarà sempre se stesso. Mediante la propria libertà interiore, avrà teocratizzato il suo essere.
Dio-Cuore sarà il centro stesso attraverso cui ogni cosa sarà filtrata, gli altri poteri essendo decaduti dentro di lui, le zone d'ombra scomparse perché completamente deautomatizzate. Le entità sottili non potranno più succhiarne energia, né muoverlo come una marionetta, la sua aura risulterà pulita, o al massimo provvista di qualche facsimile di servizio che gli risulti necessario, ma che lui stesso potrà smontare a piacimento.
Per facsimile intendo una determinata egostruttura creata per realizzare un determinato scopo soggettivo. Ciò però non implica né genera karma, poiché è generato dal pensiero cosciente, sotto l'influenza della realtà oggettiva. Per essere ancora più chiari, pensiamo ad un attore che recita una parte nel palcoscenico della vita, ma che è totalmente consapevole che sta recitando una parte che lui ha creato, e che nel momento in cui la eliminerà la recita finirà, poiché lui si riattiverà nell'integralità della sfera oggettiva. Va da sé che, riguardo ad ogni azione generata in questa recita, in positivo o in negativo, l'essere saprà chiaramente di averla attirata a sé consapevolmente nel suo spazio vitale per un qualche scopo, in conseguenza del libero arbitrio, in armonia con quello che è l'intento evolutivo del pensiero oggettivo.
Per questa ragione molte volte si potranno vedere delle contraddizioni in un maestro di vita, ma esse saranno in realtà finalizzate ad una azione nel quotidiano, alla generazione di equilibri funzionali nella commedia esistenziale.
Non sempre tuttavia si può estrinsecare una totale apertura oggettiva, né bisogna dare le perle ai porci, o traumatizzare uno spirito debole. Una bistecca data ad un bimbo troppo piccolo non lo nutrirà, potrà persino ucciderlo.
In questo caso un facsimile di servizio genererà il dovuto filtro, tramite cui verrà passato latte al neonato, e questi verrà nutrito secondo il suo livello evolutivo.
Ma questa è compassione, non ipocrisia. La verità infatti sarà data, sia pure solo quella che l'individuo è in grado di recepire, digerire ed assorbire, del resto un'altra sarebbe inutile.
Per questo un maestro, al pari di un attore, userà tante maschere, secondo la sua abilità, ma sarà sempre consapevole che il vero messaggio non è nelle parole bensì tra di esse, non nel vocabolo ma nella musicalità che conferiamo alla parola, nel cuore che ci verrà messo. In realtà, il vero messaggio, è fra cuore e cuore, o nella possibilità di sintonia fra di essi. Solo così si potrà instaurare un vero dialogo, se no sarà tutta una lotta dialettica e soggettiva, basata sui conflitti generati dai punti di vista.
Beati gli spiriti umili che hanno il dono della percezione che fa risparmiare parole, e ci dona tempo in più per glorificare il creato.
Maledetta sii tu invece, logorroica mente ammaliatrice e ipnotizzatrice di anime. Arriverà il giorno che Maria – l'anima – ti schiaccerà il capo. Finirà allora il tuo discorrere vano, e i Numi del tempo presente, liberati e trasformati in unità di attenzione, renderanno gloria all'eterno Spirito che tutto pervade e permea.
Ora passiamo a trattare l'onnipervadenza, termine che indica la capacità di pervadere ogni cosa.
Ci si potrà chiedere come possa un essere umano non usare più dati mnemonici o, nel migliore dei casi, neppure farsi condizionare da questi. O come, una volta conseguita l'oggettività nelle cose, quindi dopo aver abbandonato tutte le corazze o stampelle esistenziali, possa agire, vivere, essere in questa realtà sociale o comunque nel mondo.
Dico questo perché chiaramente il neofita che non ha mai sperimentato dei flash percettivi relativamente a queste cose troverà un po’ difficile seguire tutto questo. Per cui mi potrebbe mandare al diavolo pensando: «Ma che dice questo tipo, come ci si può gestire senza usare la mente, senza blaterare un qualche cosa, senza adeguarsi all'interlocutore? Come si può dire sempre ciò che si sente?»
È logico pensare questo, ma proprio qui sta il punto, un punto che nel passato si chiamava passo di fede.
Era questo, affrontare un argomento senza sapere di che cosa si trattava. Dovevi sbrigarti sul momento, fare affidamento solo su te stesso, la mente non aveva dati sull'argomento, dovevi per forza fare un salto, e in quel momento si scatenava dentro di te un'energia incredibile. Per la prima volta eri totalmente nel tempo presente, la mente smetteva di parlare, la risposta poteva venire solo dal tuo essere, da dentro te stesso. Però quel te stesso non era più la mente, ma la tua presenza spirituale. Era tutto il tuo corpo che agiva, e la soluzione era già nelle cose, era già insita in esse, interagiva con esse in un abbraccio energetico.
Da qui la pervadenza.
Toccare le cose con il proprio essere, capacità speciale dello spirito.
Superato questa prima impasse, è come se tu toccassi con la tua energia le cose, è come se tu e la cosa vi coniugaste, dimodoché tu sai senza mediazione ogni volta quale sia il problema. Per i cultori di studi orientali, potrei citare il koan del suono di una sola mano, diventato ormai un classico, oppure la spinta improvvisa che fa precipitare dalla finestra il discepolo, chiaramente dopo che tutto è stato preparato, con gente in basso che ha sistemato il tutto per prevenire danni fisici.
Il principio era sempre quello: nel koan non c'è risposta logica, per cui prima o poi la mente deve stopparsi.
Allo stesso modo la spinta improvvisa e la caduta dalla finestra bloccano per un attimo la mente e così la persona può fare il salto.
Gli shaolin nel loro monastero avevano addirittura una prova di una drasticità incredibile, ma i loro maestri li avevano talmente bene addestrati che era quasi impossibile per loro non superarla. Entrati in cunicoli in penombra, dovevano superare prove non programmate ed improvvise, in cui la mancanza di tempestività causava la perdita della vita. Il susseguirsi delle prove e la loro natura era talmente varia che il monaco guerriero non poteva usare cose a lui note, né quindi il supporto esperienziale mnemonico.
L'individuo era costretto a stare totalmente nel tempo presente e a centrarsi completamente sull'essere, fino alla prova finale in cui, per poter uscire dal labirinto e trovare la luce, doveva con gli avambracci spostare un braciere ardente.
Nell'impresa il monaco riceveva in un tatuaggio perenne i draghi infuocati impressi ai lati del braciere, segno indiscusso di superamento della prova.
Certo oggi i sistemi sono cambiati, le prove meno drastiche e più consone ai tempi in cui viviamo, ma quello che volevo far capire, per lo meno intellettualmente, è il fine che tali prove si proponevano, cioè di portare il discepolo alla prova finale oltre la mente, alla totale centratura sull'essere, cose che per grandi linee s'erano già accennate parlando del pensiero oggettivo.
Allora la persona userà un altro modo di rapportarsi con le cose: le pervaderà, poiché gli si sarà sviluppato il sentire spirituale, e il basso mondo astrale non avrà più potere su di lei, la paura di non sapere non ne bloccherà più l'essere nei meandri mentali, tutte le sue paure non potranno più proiettarla in un mondo astrale emozionale illusorio.
Sa che sopravvivrà al corpo, sa che nel suo essere vi è la realtà ultima, e non si farà più stritolare dalle paure mentali.
La stessa morte, quando arriverà, non sarà la proiezione di un'idea mentale, ma la persona, in uno stato di assoluta centratura, passerà tranquillamente ad uno stato fuori del corpo in una unione energetica. Per cui sperimenterà in se stessa, libera dal corpo, tutte le capacità dello spirito. Infatti era il basso mondo astrale che stritolava nelle sue paure l'essere, che di per sé è un essere increato, potente, un frammento dell'immenso spirito cosmico.
Liberato ormai da tutti gli impigli mentali, l'uomo non avrà più bisogno di contrarre qualche punto particolare del corpo per generare attenzione, ed è quindi fuor di dubbio che ogni somatizzazione andrà a farsi benedire. La mente aveva degli agganci su determinate parti del corpo, ma nel momento del salto nell'essere, anche tali agganci saltano, e con essi ogni realtà ingenerata somaticamente.
Ora l'essere usa tutta la sua totalità, l'impatto energetico con le cose è immediato, i sensi esterni divengono subalterni.
È un po’ la vecchia storiella del famoso sesto senso. E in realtà si ha veramente l'apertura di questo sesto senso.
Nella mia esperienza ricordo un particolare curioso: riuscivo a sentire nelle persone le zone contratte del loro corpo, sentivo i punti in cui loro non erano rilassati, e da lì potevo capire la ragione dei loro problemi. Percepirne i pensieri era facile, anche se poi, essendo rinchiusi ed esasperati nella realtà soggettiva, nella maggior parte dei casi non lo ammettevano, e non me ne davano riconoscimento.
Tuttavia queste cose non sono fenomeni da baraccone da esibire in pubblico, vanno piuttosto utilizzate a fini terapeutici e di aiuto. Se no, è come se, ad un certo punto, nel mondo un grande terremoto avesse invalidato il camminare dell'uomo, ed egli camminasse a carponi, e poi qualcuno per qualche motivo riuscisse a recuperare l'uso degli arti e si mettesse a fare il giocoliere con le gambe risanate, o altri simili numeri da circo, per farsi battere le mani da spettatori purtroppo zoppi.
Questo sembrerebbe piuttosto idiota; infatti dovrebbe piuttosto ingenerarsi in noi compassione nel vedere i nostri fratelli invalidi, nonché il desiderio di soccorrerli, e così pure di portare la luce nelle loro coscienze, affinché si riabiliti il loro essere spirituale, e possano ritornare alla vera loro vita.
Ritornando alla mia esperienza, per molti anni dopo aver conseguito questo livello ho trascorso una vita molto ordinaria, lavorando, mettendo su famiglia e crescendo due figli. Però questo stato pulsava dentro di me e, benché usassi molti facsimili di protezione, il mio essere innato prorompeva oltremisura. Infatti è un po’ difficile contenere l'essere, soprattutto quando si vive in una realtà sociale che sta scivolando in un degrado sempre più rovinoso.
Per questo ho deciso di mettere per iscritto la mia esperienza, perché potesse essere di aiuto a qualcuno, e per mostrare che non è tutta una baggianata quello che ha a che fare con la meditazione, per dare qualche indicazione a chi seriamente ha intrapreso questo arduo ma non impossibile cammino.
L'individuo che ha acquisito l'onnipervadenza, o sentire spirituale, ha infatti ormai una marcia in più rispetto agli altri, una maggiore consapevolezza, una più profonda visione delle cose.
Non vivrà più in superficie, il suo andare non è più in orizzontale bensì in verticale, il suo cammino consiste ormai nell'andare fin dentro alle cose, e i rapporti con le altre persone non potranno più essere futili, perché lui vedrà i giochi dell'ego e capirà i motivi del vano parlare.
Pervadendo la persona che ha di fronte, ne vedrà i blocchi interiori (vicino a persone di questo tipo infatti si è nudi).
In questo stato ormai non si vive più sulla scia dei condizionamenti sociopolitici e ambientali, che casomai si possono usare, senza però che usino noi, poiché ne conosciamo gli agganci interiori, le motivazioni egotiche coattive.
Si risponde solo alla voce del cuore, e non si inseguono più fantasmi od illusioni; ormai si è imparato a vivere senza di essi. Eppure viviamo, scaldiamo i nostri cuori e ne traiamo energia e sostentamento.
Siamo morti in vita, abbiamo ucciso la nostra ego-personalità in un input esistenziale dell'essere per cui abbiamo trasceso da vivi ciò che ci spettava da morti.
Ora l'intero universo è nostro, sappiamo che sopravvivremo alla morte, sappiamo che non siamo il corpo ma l'essere, benché questo, compenetrato, ormai non sia più una corazza ma una vera e propria emanazione di noi stessi.
Ormai la deprogrammazione è avvenuta, adesso siamo noi che scriviamo i programmi all'occorrenza, usandoli e disfacendoli.
Usando l'eterno pervadere possiamo iniziare qualsiasi cosa, ben sapendo di poterne chiudere il ciclo, poiché l'intenzione dello Spirito non ha eguali. Riponendo totale fiducia nel centro cardiaco sapremo che ogni realtà etica che si configurerà nel nostro essere avrà il degno conseguimento e la giusta riuscita.
Ormai entrati nel processo evolutivo, nulla sarà in grado di abbatterci, poiché saremo consapevoli che ogni postulato in positivo si regge su uno in negativo. Azioni e reazioni non potranno più scuoterci, casomai affinare lo spirito ed attuare maggiori riabilitazioni interiori.
Tuttavia noi non siamo depositari di chissà quali chiavi iniziatiche, non siamo dei Superman travestiti da Clark Kent, non abbiamo da rispettare silenzi esoterici; la nostra evoluzione nasce dal nostro sforzo interiore intenzionale e dall'aiuto della divina Provvidenza in cui confidiamo e di cui abbiamo continuamente riscontri. L'Archetipo base in noi è diventato carne e sangue, non abbiamo segreti, siamo trasparenti.
Per noi è il cuore la grande chiave dell'Arcano, ed è la più accessibile delle strade, anzi la strada per eccellenza.
Le parole del Cristo per noi sono chiare: «Guardate i gigli dei campi, vi dico che Salomone con tutta la sua conoscenza non era loro pari». * Rimandiamo dunque gli amanti dei sigilli iniziatici alle memorie di francescana beatitudine.
* Parafrasi da Matteo, 6, 28-29.
A compimento di tutto poi valgono le parole dell'Apostolo di Gesù, quelle dell'inno all'amore: «Quand'anche conoscessi tutte le lingue degli uomini e degli angeli, o avessi il dono della profezia, dei miracoli, se non avessi la carità, cosa sarei? La carità è amore, e l'amore sopporta tutto, crede tutto. Ogni cosa è destinata a passare, solo la carità resta». *
* Parafrasi da san Paolo, I Corinti, 13, 1-8.
Ora, il primo passo sulla strada dell'Onnipervadenza può nascere da una parola o da uno spunto che apra una catena interiore di collegamenti che risveglino antiche cose mai sopite. Se io sarò riuscito in questo intento, se avrò stimolato a seguire vecchie e antiche intuizioni, e riacceso la fiammella della speranza, questo scritto avrà raggiunto il suo scopo. E se poi avrò contribuito a risvegliare la fede, che gioia per il mio cuore, e se un giorno scoprirete che conseguenza di tutto ciò sarà stato il pervadere della carità, che festa nei cieli…
PREGHIERE PER TRASCENDERE IL PENSIERO SOGGETTIVO
Recitate con il massimo
della concentrazione, focalizzando l'energia nel centro cardiaco, faranno
breccia nel subconscio
portando energia dal cuore e spazzando via molte egostrutture.
O Signore del creato
O eterna luce cosmica
Vedo il soffrire e non mi tocca
Vedo il sopruso e non mi fermo
Vedo il dolore e non mi commuovo
E questa perfezione...
E questa vera pace...
E questa retta strada...
O mio Dio
Che tristezza essere uomo
O fiamma divina
O divino cuore
Ho un tetto per abitare
Ho un lavoro per sopravvivere
Ho un gruzzolo da custodire
Perché non vieni a trovarmi...
Perché non ti riveli a me...
Perché non odo la tua voce...
O mio Dio
Che tristezza nelle cose
O scintilla eterna
O Spirito divino
Ho riposto nella logica il mio vivere
Ho riposto nella memoria la mia vita
Ho riposto nella ragione le mie emozioni
In cosa ho sbagliato...
In cosa mi sono smarrito...
In cosa non ho avuto ragione...
O mio Dio
Che tristezza il ragionare
O Signore di perfezione
O luce increata
Sono cresciuto e sono forte
Sono cresciuto e non ho paura
Sono cresciuto e nulla mi tocca
Ma Padre dove è la guerra...
Ma Padre dove sono i nemici...
Ma Padre dove è il combattere...
O mio Dio
Che tristezza il guerreggiare
O eterno divenire
O pace assoluta
Mi sono amato e sono fiero
Mi sono amato e sono ricco
Mi sono amato e sono grande
Padre perché non mi amano...
Padre perché non mi cercano...
Padre perché non mi accettano...
O mio Dio
Che tristezza il me stesso
O grazia divina
O pace immensa
Ho sempre corso per primeggiare
Ho sempre corso per incrementare
Ho sempre corso per accumulare
Padre dov’è il premio...
Padre dov’è la ricompensa...
Padre dov’è il mio riposo...
O mio Dio
Che tristezza il vano correre
O eterna luce
O fiaccola imperitura
Indurii il mio cuore e presi
Indurii la mia anima ed ebbi
Indurii il mio sentire ed acquisii
Padre perché sono triste...
Padre perché non gioisco...
Padre perché non percepisco...
O mio Dio
Che tristezza il vano acquisire
O genesi immortale
O eterno rifiorire
Conobbi la cultura e la possedetti
Conobbi la scienza e la usai
Conobbi l'arte e la incorniciai
Signore perché non è satollo il mio intelletto...
Signore perché non è saturo il mio bramare...
Signore perché non è sazio il mio animo...
O mio Dio
Che tristezza il vano possedere
O spazio infinito
O glorioso ristoro
Sfidai gli animali per avere
Sfidai gli uomini per fare
Sfidai gli dei per regnare
O incanto eterno perché non ho pace nel vivere...
O incanto eterno perché non ho la quiete nel fare...
O incanto eterno perché il mio regno è desolazione...
O mio Dio
Che tristezza non essere
Cosimo Esposito:
Sono nato nelle Puglie, più precisamente a Matino in provincia di Lecce, dove attualmente risiedo. Finita la scuola media, mi trasferii in Toscana, dove conseguii il diploma di scuola media superiore. Erano gli anni caldi del `68. Dopo un breve ma intenso impegno politico, in cui fui fautore e pioniere di lotte di rinnovamento, subii, insieme ad altri, il fascino del mito Morrison e della sua corrente di pensiero.
Sperimentai allora l'apertura traumatica del primo chakra e lo svolgersi del serpente kundalinico. Fu un'esperienza devastante, poiché avvenne senza gradualità, solo una grande forza interiore ed una notevole dose di fortuna mi impedirono di essere annientato dalla grande energia così liberata.
Questa esperienza mi cambiò totalmente l'esistenza, e mi portò verso la ricerca spirituale e della libertà interiore. Rinunciai agli studi universitari e mi dedicai ad uno studio autonomo.
Nel 1976 durante il servizio militare conobbi un iniziato di Yogananda che mi spiegò i rudimenti del Kriya-yoga, e mi regalò il libro del suo maestro Autobiografia di uno Yoghi. Finito il militare, ritornai a casa intenzionato a partire per l'oriente; il fascino dei maestri indiani si era insinuato prepotentemente in me, portandomi a rielaborare totalmente la figura del Cristo e del cristianesimo.
Ma mentre ero intento a pianificare la mia partenza, m'imbattei in un'altra scuola di pensiero, l'antica e ormai pressoché sconosciuta scuola pitagorica metapontina, che aveva una sede non lontana dalla mia provincia di residenza. Lì conobbi un superstite depositario della scienza numerologica e ideogrammatica nonché delle parole di potenza.
Fui affascinato da questo mondo magico e misteriosofico, tanto che accantonai l'idea di partire per l'India. Vissi tre anni molto intensi in cui ampliai il mio spazio interiore, creandomi un cenacolo di amicizie spirituali.
In quegli anni sperimentai un’inattesa apertura del quarto chakra. In uno stato di ordinario rilassamento, steso sul letto della mia stanza, avvertii un calore fortissimo nella zona del cuore, simile ad una palla di fuoco, ma non tale da procurarmi dolore, bensì un’intensa beatitudine simile ad un'estasi. L'esperienza continuò e il calore fortissimo, simile ad un fuoco, si spostò lentamente verso il centro del petto dove si fermò per poi lentamente dissolversi. L'esperienza non fu accompagnata da nessuna visione.
Chiesi al maestro dell'esperienza avuta, ma lui mi rispose di non saperne nulla.
Ormai anche questa fase giungeva al termine. Il desiderio di conoscenza e l'estroversione mi portarono verso un impegno meno esoterico e più pragmatico e spirituale, sicché ben presto avvenne la rottura con questo depositario degli antichi arcani.
Un'altra scuola di pensiero aveva suscitato la mia attenzione: il messaggio veniva dalla lontana Poona e il maestro era Bhagwan Shree Rajneesh (poi Osho). Nei suoi libri mi identificai totalmente, e il suo invito a visitare e vivere nella Città del Sole che stava creando, retaggio di campanelliana memoria, mi attrasse prepotentemente.
Nel 1978 fui a Poona, e pochi mesi dopo presi il mala, con il nome di Swami Veet Atto, «aldilà dell'io», nome iniziatico che indicava la strada da seguire.
Dal 1978 al 1979 sperimentai a Poona tutto lo sperimentabile in una catena di gruppi terapico-energetici diretti da terapisti discepoli diretti di Rajneesh. Nella comune conobbi Rostagno, Silvestri, Valcarenghi, la Macchiavelli e molti altri.
Ma anche questa esperienza giunse al termine. Rajneesh andò in Oregon, e io ero stanco, per cui tornai a casa a riprendere fiato. In India avevo avuto esperienze di vetta, ormai l'onnipervadere aveva fatto capolino in me, restava solo da pulire un po’ di dinamiche esistenziali.
Pochi mesi dopo il ritorno dall'India conobbi l'attuale compagna della mia vita, poi vennero al mondo due bei bambini, e dovetti occuparmi del negozio di mio padre, avuto in eredità, che portai al massimo dell'espansione in pochissimi anni, facendo di un piccolo negozio di fiori un grande centro commerciale del regalo. L'energia aveva preso il trend di una sana ordinarietà, ma la vena della ricerca e della curiosità spirituale erano ben lungi dall'essersi esaurite.
Feci ancora esperienze con la scuola americana di L. Ron Hubbard, Scientology. Sperimentai su me stesso l'auditing professionale, con una regressione cosciente su una ventina di vite passate. Ma ben presto anche questa esperienza si chiuse per l'esasperato didatticismo insito negli insegnamenti della scuola. Conobbi poi anche il teosofo Bernardino Del Boca e lo stimmatizzato Giorgio Bongiovanni, e seguii attentamente la fenomenologia dei fenomeni extraterrestri.
Sentivo però soprattutto il bisogno di trasmettere la mia esperienza e di creare un adeguato contesto di ricerca spirituale. Per questo fondai il centro culturale Omnia Pervadens, in cui cercai da allora di applicare in maniera pragmatica le conoscenze acquisite, impegnandomi per la ricomposizione della frattura esistente nella realtà sociale tra essere ed avere.
Questo, negli ultimi anni, ha avuto come naturale conseguenza di portarmi a lottare contro il dilagare della quarta mafia, in particolare contro le oppressioni criminali estorsive ed usuraie nella provincia di Lecce. A questo fine è nata anche un'Associazione Commercianti Antiusura e Antiracket che considero naturale prolungamento di Omnia Pervadens, e che cerca di ridare coraggio e forza alla comunità civile.
Se vuoi invia un commento, specificando da che pagina scrivi: |