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DAL BARDO THÖDOL ALLO SPIRITO DI SISTEMA
Franco Orlandi & Dario Chioli
Franco Orlandi, 7/5/2009
Ogni tanto immagino una luce bianca davanti a me che diventa sempre più intensa grande e luminosa. Poi la porto dentro di me e così anch'io divento quella luce. E tutto intorno a me splende. Quindi tutto si affievolisce e rimango silenzioso.
Cosa sto combinando? Avrà un significato ed un senso?
È una cosa che non posso fare la sera dopo cena perché altrimenti vado a letto molto sveglio. È così!
Ho letto qualcosa sul Libro egiziano dei morti e l'ho trovato molto interessante. Da parecchi anni il tema della morte mi preme dentro. E vorrei trovare note di serenità .
Dario Chioli, 7/5/2009
Se trovi che ti giova questa pratica, perché no?
Ci sono pratiche analoghe, credo, sia nel buddhismo che nell'induismo.
Il collegamento luce-pace sembra corretto e proficuo.
Ed è vero che la luce bianca appare legata alla morte, c'è anche nel Bardo Thödol, chi vede la luce bianca e la riconosce, non passa attraverso il bardo delle rinascite.
La luce bianca comprende tutte le luci, è la somma trasfigurata di tutti i colori, la somma che è più degli addendi messi insieme.
Franco Orlandi, 30/5/2009
Puoi immaginare perché è accaduto e continua ad accadere tutto ciò fuori di te e dentro di te?
E, se come dicono gli orientali, è solo illusione, perché ?
E, se non è illusione, perché?
Dario Chioli, 30/5/2008
Che la vita sia solo illusione è, come dire, un'interpretazione "povera", derivante dalla nostra incapacità di percepire sino in fondo.
Viceversa il "perché" sta in un'interpretazione "ricca", che difficilmente riusciamo a far nostra, se non in qualche sprazzo percettivo del tutto asistematico.
Del resto lo spirito di sistema è una sorta di struttura parassitaria e non porta a nulla di reale; la realtà è sempre nuova e unica, in ciò manifestando l'Unità di Dio.
L'unica risposta che so è incrementare in sé, per quanto si riesce, il dolce e il tenero, le qualità che nell'infanzia erano vissute inconsapevolmente.
Dove c'è figlio, può esserci la madre; dove c'è recipiente, è possibile che si riempia.
L'innamorato dunque, ancora e sempre, che non si interroga sulle strade che non siano la sua, sulle strade verso altri amori. Egli cerca l'amore suo, che per lui è l'unico amore esistente, è la sua ragion d'essere. Quando pensa ad altro, magari si sente in colpa; quando si dedica ad altro, forse si sente traditore. E anche se nessuno sa dirgli dove esattamente sia l'oggetto del suo amore, e anche se nessuno lo incita, procede nel suo cammino.
Franco Orlandi, 30/5/2009
Non arrivo ad intendere che «lo spirito di sistema è una struttura parassitaria e non porta a nulla di reale». Che cos'è lo spirito di sistema?
Per il resto ci sono momenti in cui sento di essere un romantico dello Spirito. Come te. Non mi vien da chiedere nulla, se non pienezza.
Però leggiamo, studiamo, meditiamo, ci confrontiamo, e quindi il perché a volte "urla". A volte è martellante.
È difficile per me essere libero da questa costrizione interna. Solo un 'esperienza dello Spirito può far tacere l'urlo.
Il dolce, il tenero, l'arrendevole. Le qualità dell'acqua. Si arriva sempre, dunque, alla parola fatidica: amore.
Non so perché ma in questo momento mi sovviene la storia di Abu Kasem e delle sue babbucce. La conosci ?
Dario Chioli, 31/5/2009
Non mi ricordo di Abu Kasem.
Lo spirito di sistema è la tendenza a trarre conclusioni dall'apparenza senza prove sicure, tanto per dare una risposta a tutti i costi.
È una disposizione mentale difficilmente evitabile. La si vede bene all'opera quando si voglia per esempio ritenere simili tutti i propri momenti di preghiera o di generosità, quando invece si sa benissimo che vi sono preghiere che vengono dal cuore ed altre che sono solo fiati stantii, generosità obbligate e generosità amorose.
O quando si voglia applicare un criterio legalista, mentre si sa benissimo che la legge è fatta per l'uomo e non viceversa, e che la legge limita ma non elimina, e anzi talvolta perpetra, l'ingiustizia.
O quando si cerchi di far rientrare nella propria Weltanschauung tutte le cose, anche quando vi siano ben poche basi.
Il "sistematico" tende a non accettare la propria ignoranza, a ritenerla quasi una inconfessabile colpa.
Perché inconfessabile, tende a dimenticarla e a sostituirla con una fasulla imitazione di certezza.
Così facendo, la vita passa, e si giunge alla fine. Lì sarebbe forse sufficiente un'unica abbagliante certezza, mentre il sistematico vuol portarvi un mucchio di formule e slogan che ha deciso di chiamare "verità".
Tale sua pseudoverità impedisce la visione della verità. Per voler sapere tutto, non si sa alcunché. A voler tutti i nomi, s'è perso il proprio.
Franco Orlandi, 31/5/2009
Tu poni una barchetta (che fa anche acqua) in un oceano mosso...
Dario Chioli, 31/5/2009
Nel peggiore dei casi si può anche confidare in qualcuno che cammina sulle acque e calma le tempeste...
La cosa può funzionare "dentro" e magari funziona anche "fuori"...
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