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DIALOGO CON ROBERTO ROSSI TESTA
DUE PAPI
4/4/2005
Roberto - Sono veramente tristissimo per la morte del Papa, peraltro attesa ormai da tempo. In nome della Tradizione io l'ho sempre contestato, ma solo ora che non c'è più mi rendo conto di come mi fossi affezionato a lui, per la sua eccezionale capacità di partecipazione alla sofferenza di ognuno. Sarà ben difficile per chiunque, ora, succedere a un Papa come lui.
5/4/2005
Dario - È ben strano che tu contestassi, come molti altri, il papa in nome della tradizione, mentre altri, molti anch'essi, lo contestavano per la ragione opposta.
Se è vero che in medio stat virtus, si possono trarre conclusioni a lui favorevoli...
Io anche c'ero assai affezionato, nonostante il mio scarso cattolicesimo, c'ero attaccato come cristiano e mistico. Di tutta la tradizione in realtà, ben sai, se diventa tradizionalismo, non m'importa nulla.
Il futuro ha le sue esigenze, non solo il passato, e ambedue vengono rispettati solo se si vive nel presente, nel luogo dell'oggi dove ci assumiamo le nostre concrete responsabilità.
Inoltre Wojtyla era un discreto poeta e un leggibilissimo autore, e non è poco. Trovo forse un po' esagerata tutta la storia dei papaboys, anche se non fatico a credere che spesso potesse preferire i giovani a certi personaggi di curia un po' grigi...
Che sia infine morto, è tuttavia per lui, probabilmente, una fortuna. Ormai era in condizioni deprecabili e, se è vero che in Paradiso si hanno sempre sedici anni (o comunque l'età della propria maggiore e migliore forza), probabilmente le sue condizioni saranno ora di gran lunga migliori.
20/4/2005
Roberto - Sono molto interessato a conoscere le tue impressioni sul nuovo Papa. So che quest'elezione ha scontentato molti, personalmente ritengo che almeno ci dovrebbe tenere al riparo da ulteriori scivolate dottrinali e liturgiche.
20/4/2005
Dario - Lì per lì Ratzinger non mi spiace; che ci sia rigore teologico mi pare buona cosa, spero tuttavia che ci sappia essere anche del novum e comprensione vera verso il mondo non cattolico. Che la sola arca di salvezza sia la Chiesa, è un'affermazione che mi va bene solo se si parla con ciò della Chiesa mistica, del Corpus Christi, che allora non è dissimile dalla Umma o dal Sangha ecc. ecc.
Tu sai poi che io sono convinto che in realtà la gran massa dei sacramenti siano pressoché invalidati per l'inconsapevolezza e talora la malafede dei ministranti e ministrati, cosa che però nessuno vuol riconoscere perché se no da un miliardo di cattolici si passerebbe ad averne solo pochi milioni (forse). Così si insiste a celebrare e poi a non annullare milioni di matrimoni privi di ogni santità, creando problemi inestricabili per pura follia burocratica.
E temo di non vedere più se non ragioni logistiche per impedire il matrimonio ai preti, praticato del resto nei primi tempi del cristianesimo. È chiaro che è più difficile spostare un prete sposato, ed anche più difficile controllarne l'eventuale simonia, ma sono queste ragioni sufficienti per negargli un sacramento come il matrimonio, trovandosi poi tra l'altro con alluvioni di preti impotenti e maniaci?
Inoltre non mi sono mai preoccupato di conformare le mie abitudini sessuali a quelle accettate ufficialmente dalla Chiesa. I miei dodici figli chi li manteneva?
Sotto questi aspetti senz'altro Ratzinger non mi approverebbe (né del resto l'avrebbe fatto Wojtyla), ma a me in fondo non importa molto la loro approvazione, nonostante mi siano simpatici e mi paiano utili. Distinguo l'interesse mio (che sono cattolico ma anche ortodosso ebreo islamico buddhista taoista...) dall'interesse generale, che se non ha una guida, diventa solo orribile dominio di Mammona.
Né del resto posso attendermi o auspicare enormi rivoluzioni, che non sarebbero comprese da nessuno. Piccoli passi invece non mi spiacerebbero. Non mi spiacerebbe anche che qualche vescovo, p. es. il telegenico Tonini, riconoscesse che la sessualità dei cattolici non è quella che dice la Chiesa, e iniziasse un cammino per distinguere l'ideale dal sufficiente, distinzione che bene hanno fatto sempre gli islamici e malissimo i cattolici, per questo loro – forse – passaggio da un esoterismo mistico ad una normativa sociale senza adeguato correttivo.
Non serve a nulla imporre su tutti il giogo della condanna. Meglio sarebbe insegnare come effettivamente compiere almeno qualche passo verso Dio. Se si sta lì a rompere le scatole sul sesso, non si va da nessuna parte. Comunque di Ratzinger ho apprezzato le parole durante il funerale di Wojtyla e nell'elezione, e aspetto di vedere se questa gentilezza si manifesterà in efficace amore per gli uomini o come fatto personale soltanto. Spero vera la prima ipotesi.
Infine trovo fondamentale che permanga un'istituzione come la Chiesa, in grado di condannare il liberalismo selvaggio e lo sfruttamento. E da questo punto di vista Ratzinger sembra pienamente adatto al suo ruolo.
21/4/2005
Roberto - Sono lieto del tuo gradimento generale, condivido meno le singole argomentazioni. In fondo gente come noi non fa molto testo, sia per stile di vita che per consuetudine alla riflessione; stile e consuetudine che peraltro non esimono neppure noi dal seguire delle regole, se vogliamo stare non solo nell'istituzione ma anche, ritengo, nel corpo mistico. Pensa quindi alle masse, ai loro comportamenti sgangherati persino quando vanno ad acclamare il Papa in piazza: se non avessero dei principi magari discutibili da rispettare che ne sarebbe di loro e dell'universo mondo?
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