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DIALOGO CON ANGELO CICCARELLA

SULLA STRUTTURA CHE CONNETTE FENOMENI INSOLITI E REALTÀ

   

   

8/1/2009

Angelo - Colgo questa occasione, per chiederti un parere, una riflessione, su un problema che da anni mi affascina e sfida, ossia la struttura che connette fenomeni insoliti e realtà: dagli ufo al mito, dagli elfi agli alieni ai cerchi nel grano. Insomma un mix di eventi anomali ai margini della comune percezione sensoriale e del mondo immanente, un luogo-non luogo ove si manifestano significati da decifrare provenienti da un mundus per certi versi simile ai paesaggi dell'anima dei mistici. 

Forse la mia è una commistione di piani, tuttavia deve esserci un punto di contatto tra il visibile e l'invisibile, secondo san Bonaventura di contro al separatismo di livelli di san Tommaso. 

Un varco si apre e ci permette di vedere di là... ora, di cosa è fatto?


10/1/2009

Dario - Caro Angelo, la questione che poni è certo assai impegnativa, e sarà difficile dare una compiuta risposta.

È una questione intelligente, nel senso che cerca di leggere dentro (intus legere) ai fenomeni, ma giungere a una risposta completa significherebbe avere percepito la trama integrale della realtà, il che non è poco...

Gli elementi che citi ad esempio - ufo, mito, elfi, alieni, cerchi nel grano - sono in realtà molto diversi l'un dall'altro: "ufo" e "cerchi nel grano" sono fenomeni di cui forse si potrebbero dare, a conoscerle, risposte naturali molteplici; "alieni" è un termine, invece, che corrisponde già a una definizione di rottura: l'altro da me. "Elfi" corrisponde nella nostra sensibilità a qualcosa di connesso alle mitologie nordiche nella loro forma letteraria. "Mito" poi è termine quanto pochi altri vasto, che indica un panorama che senz'altro si addentra in gran parte dentro l'anima.

Naturalmente nulla impedisce che in alcuni o molti casi questi fenomeni si intersechino o si sommino, il che rende tutto ancor più complesso.

Per esempio nel settore "alieni" possono rientrare fenomeni illusionistici, allucinatori, psicotici, ipnotici, visioni di realtà sottili, demoniache, angeliche, estatiche.  

La raffigurazione dipende dalla storia personale di chi vive l'esperienza, ed anche dalle sue condizioni mentali. Nulla impedisce a priori che una persona con qualche squilibrio o mania venga a contatto con un piano della realtà inconsueto, che però definirà secondo le sue manie; o che qualcuno tragga da illusioni conseguenze realissime, proprio per l'esistente analogia di struttura da te indicata tra tutti i piani percettivi.

Ad ogni modo temo che la realtà non sia, sperimentalmente, uguale per tutti. La "visione del mondo" dipende dall'energia interiore che si ha.

Quel "luogo-non luogo" e quel mundus di cui tu parli sono ambedue "costruiti" sulla strada di ciascuno di noi secondo le nostre caratteristiche.

È come se dipanassimo ogni volta ognuno per sé una complessa matassa; a ogni tratto di filo che siamo riusciti a liberare proviamo stupore e senso di coesione antropocosmica: il nostro mundus si è arricchito. Il paesaggio mistico cresce ogni volta, la via è un infinito addentrarsi nel divino ignoto, e per questa via, per un tratto, anche il mondo fisico rientra.

Esistono senz'altro strutture ricorrenti in natura, si pensi al numero aureo, o ai frattali, al codice genetico, alle leggi che regolano il moto astronomico o subatomico e così via. Tutto ciò sembra la proiezione di un'unità spirituale che non può essere se non quella di Dio: l'Unità suprema manifestandosi appare nella molteplicità come coesione, armonia, finalità, di modo da consentire alla creatura di rintracciarlo, di indagarlo, di ritrovarlo. 

Se dunque lo sguardo è fisso sull'Infinito ecco che anche il finito appare come velo dell'Infinito e si mostra in qualche modo parte, o velo, dell'infinità; se invece lo sguardo è preso dal mondo finito, si perderà nel labirinto delle ricorrenze, la cui unità – ecco in definitiva si può dire questo – è solo quella possibile dello scopo: se indaghi il sommo vero, fluirà da te armonia sul mondo percettivo. 

Il tuo "punto d'unità" è spostato più sullo spirito che sul mondo: questo modifica la prospettiva. Se l'esperienza psicofisica in questo mondo è vista come un tratto soltanto del cammino, allora lo sguardo dilatato altrove, privo di attaccamento mondano, misura correttamente le cose del mondo e vi intravede l'unità da cui derivano. In ultimo dunque la forza del simbolo è quella di condurre a Dio (o al Brahman, o al Tao, se preferisci), non ha forza in se stessa. 

E così anche l'analogia delle strutture dei vari mondi esiste davvero solo in funzione del ritrovamento dell'origine. Lo sguardo dell'"amico di Dio" (per usare un termine islamico) ha trovato il bandolo della matassa, anche se non avrà né tempo né voglia di descrivere tutto quel che vede. Inoltre gli altri non capirebbero, e le consuetudini linguistiche umane non basterebbero, essendosi formate per scopi più limitati. 

Da tali consuetudini esce talvolta la parola poetica, o comunque ispirata, ma quello che essa comunica, nel migliore dei casi, è sempre un istante d'eternità, mai l'eternità per intiero; è sempre un simbolo, mai una scienza simbolica globale che non potrebbe essere che l'onniscienza divina.

Ecco, giungo a questa conclusione: la ragione, la misura, la gnosi universali non sono che Dio stesso e non possiamo attingervi che partecipando della natura divina. È chiaro che nel processo che porta per questa strada l'interesse a definire una "scienza del tutto" nel senso profano non può che dileguare: il simbolo è troppo pieno perché lo si possa ridurre a legge: tutte le cose vere non hanno legge ma significato, e il significato non è che Dio stesso.

Infine dunque, la strada per raggiungere la conoscenza analogica, e quindi il rapporto tra i vari piani, non è che la strada "esoterica", cioè che si addentra nell'anima cercando il palazzo incantato. Per fare ciò, il mito ci ammaestra che bisogna al tempo stesso cercare di rendersi puri, cioè essere veri, aperti all'altro ma autonomi, liberi di mente e di cuore, in possesso di una volontà finalizzata. Tale volontà finalizzata ci permetterà di attingere ai doni celesti, di ottenere forza sufficiente per avvicinare la verità, inaccessibile a coloro che non hanno energia.

   

 

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