La tradizione originale dello
Zen Coreano
di Mu Soeng Sunim
(Da un discorso tenuto al Centro Zen di Providence nel gennaio del 1987).
Una volta, qualcuno interrogò il Maestro Zen Seung Sahn, sulla importanza della storia dello Zen ed egli rispose: "Conoscere la storia della vostra tradizione è come trovarsi faccia a faccia con i vostri antenati. Questi antenati sono le vostre radici, quando conoscete queste radici, conoscete qualcosa di voi stessi." Così quando qualcuno studia una certa tradizione, è una curiosità naturale volerne conoscere le radici, da dove è nata e quali sono le fonti d'ispirazione di quella tradizione.
Questo discorso verte innanzitutto sulla figura di Chinul, monaco Zen del XIII° secolo, che è il fondatore della tradizione originale dello Zen in Corea. Ma è anche, necessariamente, un discorso di più ampio respiro sulle tradizioni Cinese e Coreana. Non si può realmente capire l'impatto di Chinul sullo Zen Coreano senza sapere cosa accadde prima di lui e ciò può essere compreso solo con una certa conoscenza dello Zen Cinese.
Chinul è per lo Zen Coreano ciò che Hui Neng è per lo Zen Cinese. Hui-neng non fu solamente il Sesto Patriarca nella linea di successione di Bodhidharma, ma fu, in realtà, il vero fondatore dello Zen in Cina. Ci sono quattro stadi di sviluppo della tradizione Zen in Cina. Ognuno di questi stadi è associato ad un evento storico e indica un ingrediente chiave della pratica Zen.
Il primo fu l'arrivo di Bodhidharma in Cina. Egli giunse alla corte dell'imperatore Wu ed ebbe un colloquio con lui nel quale l'imperatore enumerò i templi che aveva fatto erigere, tutte le azioni caritatevoli e le buone opere che aveva fatto. Quindi egli chiese a Bodhidharma: "Cosa ne pensi? Quali sono i meriti di tutto questo?" Ma Bodhidharma, molto freddamente, gli rispose: "Assolutamente nessuno." Questa risposta dovette stupire ed irritare moltissimo l'imperatore, poiché era comple-tamente il contrario di ciò che si aspettava. Quindi egli pose a Bodhi-dharma molte altre domande, alle quali il saggio Indiano diede risposte altrettanto insoddisfacenti (per l'imperatore). Infine, frustrato, l'impera-tore chiese: "Chi siete voi?" (Intendendo: "Chi siete voi per darmi tutte queste risposte pazzesche?"). E Bodhidharma rispose: "Non lo so" (o, "Non ne ho idea."). Ovviamente, dopo questo scambio, Bodhidharma non fu più il benvenuto alla corte dell'imperatore, così scappò e si rifugiò in una grotta nel Tempio Shaolin, ove sedette per nove anni in meditazione. Così, questo è il primo stadio di sviluppo della tradizione Zen in Cina: l'esempio di Bodhidharma che siede immobile e tranquillo di fronte ad un muro bianco. Questo è il modo in cui noi sediamo ancora oggi, nelle nostre sale di Dharma.
Il secondo stadio è collegato a Hui Neng. Hui Neng era un povero orfano che vendeva legna da ardere al mercato per mantenere se stesso e la sua vecchia madre. Un giorno udì un monaco recitare un verso dal Sutra del Diamante; Hui Neng aveva allora circa tredici anni e appena ebbe udito il versetto ebbe un'illuminazione improvvisa. Questo è il secondo stadio: la tradizione dell'Illuminazione Improvvisa. Non mi soffermerò sull'illuminazione graduale o improvvisa da un punto di vista tecnico, ma sappiate solo che, secondo la tradizione, se la pratica di qualcuno è abbastanza matura e stabile, l'illuminazione giungerà all'improvviso. Non potete sapere né il tempo o il luogo, né quanto tempo sarà necessario perché ciò si realizzi. Gli studenti Zen praticano nella speranza che questo evento accada durante la loro vita. Questa è l'ispirazione tratta dalla vita di Hui Neng.
Fino al tempo di Hui Neng, tutti i monaci leggevano i sutra e costrui-vano templi, sperando che tutte queste buone azioni portassero loro meriti nelle vite successive. Hui Neng disse che questo non era neces-sario per l'illuminazione. Andò un altro passo oltre e disse che perfino la meditazione non era necessaria. Questo fu un passo radicale nello Zen Cinese. Hui Neng non spiegò mai come ottenere questo stato di illumi-nazione, ma il nostro Maestro Seung Sahn, viaggia in tutto il mondo e parla solo di questa "Mente-non-so". Continua a dire e a ripetere che se voi mantenete questa mente-non-so tutto il tempo al cento per cento, allora siete già illuminati. Quindi, se voi mantenete una mente-non-so tutto il tempo e in tutti i luoghi, allora nemmeno sedere in meditazione è più necessario. Questa è una connessione diretta fra l'insegnamento del Maestro Seung Sahn e l'insegnamento di Hui Neng. Più avanti in questo articolo, quando parleremo di Chinul e dello Zen Coreano, vedremo che Chinul parla anche di un attimo di sforzo. Questo "attimo di sforzo" è tutto ciò che serve.
Il terzo stadio della storia dello Zen Cinese è associato con il Patriarca Ma-tsu, che fu il successore di seconda generazione di Hui Neng. Ma-tsu inventò i mezzi "shock" del gridare all’improvviso, colpire o chiamare improvvisamente per nome l'interrogante mentre sta uscendo. Ma-tsu fu un vero innovatore in questo campo: voleva far breccia nel pensiero concettuale a cui siamo abituati. Hui Neng parlò di arrivare a questo punto, ma non disse mai come arrivarci. Fu lasciato a Ma-tsu il compito di inventare queste tattiche di shock improvviso che urtano con la coscienza e fanno breccia al di là di essa.
Il quarto stadio fu la completa sistematizzazione del sistema dei kong-an. Ma-tsu e i suoi allievi furono Maestri molto dotati. Qualcuno dei suoi successori ebbe relativamente pochi studenti, così che poteva avere incontri personali con loro ed essere abbastanza creativo ed abile da portare lo studente all'illuminazione attraverso la tattica dello shock. Questa fu l'età dell'oro dello Zen, approssimativamente dal 700 al 900 d.C. Tuttavia, crescendo il numero degli studenti, divenne molto difficile dare istruzioni personali. Così, l'insegnante usava storie dei vecchi Maestri per ispirare i suoi allievi. Nella Cina dell'epoca Sung (decimo secolo d.C.), il sistema fu perfezionato ed utilizzato efficacemente dal Maestro Zen Ta-Hui.
Prima di Hui Neng, lo Zen (o Ch'an) era fiorito nella Cina settentrionale. Bodhidharma era rimasto nel tempio Shaolin e i suoi successori erano monaci che provenivano dal nord del Paese. Ecco perché avevano i loro templi sotto la protezione della corte reale. Infatti, fino a Hui Neng, il Ch'an era solo una delle tante sette in competizione fra loro nella Cina del nord. La storia della Trasmissione a Hui Neng è ben nota, perciò non la ripeteremo in questa sede, ma quando Hui Neng dovette fuggire dal tempio del suo Maestro, dopo aver ricevuto segretamente la Tra-smissione, attraversò lo Yangtze e viaggiò verso sud fino alla città di Cao Ji (oggi, Canton). Quando egli stabilì finalmente il suo tempio in questo estremo sud del Paese, apparì un nuovo tipo di Zen: rurale e centrato su comunità di monaci agricoltori. Il Ch'an del nord si era basato sui sutra, sul costruire templi e sulla protezione dei reali, ma il Ch'an del sud era economicamente autosufficiente e basato sull'etica del lavoro. I monaci coltivavano le terre del Monastero durante il giorno, non leggevano i Sutra, non avevano nemmeno una sala di meditazione, né praticavano formalmente la meditazione seduta. Mantennero viva la loro pratica in mezzo al lavoro fisico svolto durante il giorno.
Quando lo Zen apparve in Corea, era una diretta emanazione del Ch'an del sud. Durante il periodo dall'828 al 935, si formarono le cosiddette Scuole delle Nove Montagne dello Zen. Questi templi e il loro stile di vita erano un riflesso speculare di ciò che stava accadendo nello Zen Cinese in quello stesso tempo. La cosa meravigliosa di queste nove scuole è che, sette di esse, furono fondate da monaci coreani, studenti di successori di Ma-tsu.
Ma-tsu è una figura molto interessante nella storia dello Zen. In con-fronto con la storia Americana, sembrerebbe che Bodhidharma sia come George Washington e Hui Neng come Thomas Jefferson. Ma-tsu è più simile a Theodore Roosevelt. Egli era il più grande Maestro Zen del suo tempo e si dice che ci fossero, in quel periodo, almeno ottocento monaci nel suo monastero. Trasmise il Dharma a centotrentanove successori ed è passato alla storia come "Il grande Patriarca".
Fra questi centotrentanove successori ci furono alcuni fra i più influenti insegnanti della storia dello Zen. Uno di essi fu Pai-chang che stabilì le regole monastiche seguite ancor oggi e il cui successore, Huang-po, fu il Maestro del famoso Lin-chi. Il secondo fu Nan-chuan (Nam Cheon, in Coreano), forse il più brillante degli studenti di Ma-tsu e maestro di Chao-chou (Coreano: Jo-ju). Il terzo di questi insegnanti non è così ben ricordato: il suo nome è Shi-tang Chi-tsang. Tre dei fondatori delle scuole delle Nove Montagne furono studenti di Shi-tang Chi-tsang, uno fu studente di Nam Cheon e tre furono immediati successori di Ma-tsu.
Il nostro lignaggio discende, quindi, da Ma-tsu e da Hui Neng: questa è la tradizione dello Zen Coreano, chiamato anche Chogye Zen, dal nome del tempio di Hui Neng nel sud della Cina. Il Maestro Zen Seung Sahn è il settantottesimo Patriarca nella sua linea di successione che inizia con il Buddha e continua attraverso Hui Neng e Ma-tsu.
Quando le Scuole delle Nove Montagne apparirono in Corea, nel secolo nono, si modellarono secondo le stesse linee dei monasteri dei succes-sori di Ma-tsu. I templi, cioè, erano edificati su montagne e i monaci lavoravano la terra attorno al monastero, per essere economicamente autosufficienti. Tuttavia, lo sviluppo dello Zen in Corea differì in un aspetto significativo dallo Zen in Cina o in Giappone. In questi Paesi, lo Zen ebbe sempre un posto speciale di per "né; autonomo e piuttosto indipendente dal Buddhismo. Nella Corea ciò non accadde, per varie ragioni: la Corea è un Paese più piccolo; ebbe un periodo di guerra civile che durò un centinaio d'anni nei secoli V° e VI°, e il Buddhismo giocò un ruolo importante nella nascita del Regno Unito di Silla nel 668 d.C.
Il Buddhismo ebbe un ruolo di religione di stato, e fu protetto dai governanti. Così, quando la nuova scuola di Buddhismo chiamata Zen apparve nel IX° secolo, invece di avere il tempo di sviluppare un sistema e istituzioni proprie, fu immediatamente assorbito nella corrente principale del Buddhismo e ricevette la stessa protezione delle altre scuole da parte della corte reale. Perciò, dopo un secolo dalla fondazione delle Scuole delle nove Montagne, scopriamo che lo Zen, in Corea, non può essere distinto dalle altre scuole. I monaci Zen indossavano gli stessi ricchi abiti, vivevano in bei templi, gustavano buon cibo e avevano accesso ai potenti della corte reale. La corte reale istituì un sistema di esami per i monaci Zen, simile a quello dei monaci di altre scuole. Questo era un modo per lo stato di avere controllo sulla forma e sullo sviluppo dello Zen. Tradizionalmente, i monaci Zen erano sempre raffigurati in meditazione nei templi di montagna, ma ora vi erano molti monaci che vivevano nei templi di città e passavano tre anni a studiare a memoria i Sutra ed altri testi. Perciò, in breve tempo, lo Zen perse tutta la sua vitalità e il suo peculiare impeto.
Nei secoli X° e XI°, la Corea subì una serie di attacchi dalle tribù mongole del nord, soprattutto dai Khitan. Non ci fu pace, in Corea, in quel periodo. Come risultato di queste condizioni, sia gli affari statali che religiosi, caddero nel disordine. Questa era la situazione del Buddhismo in Corea verso la fine del XII° secolo, quando il Maestro Chinul fece la sua comparsa.
Chinul nacque nel 1158 d.C.. Questo fu un periodo molto interessante per il Buddhismo nell'est asiatico. il Maestro Zen Ta-hui, che abbiamo prima menzionato quale perfezionatore del sistema della pratica Kung-an in Cina, distava solo una generazione da Chinul. In effetti, Ta-hui morì nel 1163, cinque anni dopo la nascita di Chinul. Inoltre, al tempo in cui Chinul stava cercando di porre i semi per una Tradizione autoctona in Corea, lo Zen fu trasmesso dalla Cina al Giappone, dove il Maestro Dogen ne divenne uno dei maggiori esponenti. Nell'anno 1200, lo Zen era quasi scomparso dalla Cina, ma rifioriva in Corea ed in Giappone.
Ma perché lo Zen si spense in Cina? Innanzitutto, nell'845, ci fu una severa repressione del Buddhismo, che era originariamente apparso in Cina nel I° secolo d.C. ed aveva in certo modo soppiantato il Taoismo e il Confucianesimo, religioni di stato da molti secoli per tutte le dinastie Cinesi. Il Buddhismo guadagnò potere economico e politico a spese di questi ultimi che, perciò, continuarono a cospirare contro il Buddhismo. Nell'anno 845, l'imperatore Wu salì al potere e si dichiarò Taoista. Per due anni ci furono severissime persecuzioni contro i Buddhisti. Le statistiche di questa repressione sono notevoli: 260.000 tra monaci e monache furono costretti ad abbandonare l'abito; 4.800 monasteri principali furono distrutti.
Questo colpo fece vacillare il Buddhismo in Cina, e non vi fu più una ripresa completa. Un aspetto ironico di questa persecuzione fu che, mentre il Buddhismo veniva spazzato via nel nord della Cina, lo Zen era relativamente salvo nel sud del Paese. Il Ch'an del sud non era coinvolto nei giochi di potere della corte reale e non avevano templi con grandi statue d'oro e pietre preziose del Buddha. Nel nord della Cina, quando i templi vennero distrutti, le statue di bronzo e rame furono fuse e utilizzate per coniare monete. I monaci del Ch'an meridionale non leggevano nemmeno i Sutra e vivevano la vita semplice delle comunità contadine. Non avevano, perciò, ricchezze che potessero essere portate via. Non avevano un alto profilo e così nelle persecuzioni non perdettero molto della loro caratteristica autonoma.
Quando la dinastia Sung salì al potere nel 968 nel nord della Cina, l'unica forma di Buddhismo rimasta nel Paese era il Ch'an meridionale. L'imperatore Sung ne fece la religione del proprio Casato e, il risultato fu che anche il Ch’an poi divenne corrotto e perse vitalità. Il Maestro Zen Ta-hui fu l'ultima grande figura ad infondere energia nella Scuola; una volta scomparso, non rimase alcun Maestro di uguale statura per per sostenerne l'opera, se non qualche secolo più tardi.
Tornando a Chinul, sappiamo che da bambino si ammalò gravemente. I suoi genitori pregarono il Buddha e fecero voto che se fosse guarito gli avrebbero permesso di diventare monaco. Lui guarì e si rase il capo all'età di sei o sette anni. Questo è un tipico esempio di come a quel tempo, in Asia orientale, il Buddhismo fosse ancora una religione permeata di superstizioni risalenti all'epoca degli insegnamenti del Buddha storico. Cose simili accaddero a molti bambini e il caso di Chinul non fu certo unico nel suo tempo.
A quindici anni, Chinul andò a vivere in un tempio e prese formalmente i precetti di monaco novizio. Un fatto interessante della sua vita fu che non ebbe mai formalmente un insegnante, una guida che seguisse il suo sviluppo intellettuale e spirituale. Ebbe un precettore, come molti altri monaci, ma fu sostanzialmente un autodidatta. Il suo programma di studi fu molto innovativo per un monaco del suo tempo, poiché combinava lo studio dei Sutra con la pratica Zen.
Fin dall'arrivo dello Zen in Corea, c'era una forte rivalità fra lo Zen e la scuola dei Sutra, e le due correnti non volevano avere rapporti fra loro. La scuola dei Sutra insisteva nello studio delle scritture per venti o trent'anni per diventare Buddha in modo graduale. La scuola Zen parte dalla premessa che si è già Buddha e che occorre riscoprire questa realtà attraverso la meditazione, mentre lo studio dei Sutra è importante ma non rilevante. Chinul in effetti divenne il primo pensatore del Buddhi-smo Coreano a risolvere questo conflitto nella propria esperienza.
Chinul ebbe tre risvegli maggiori o esperienze di Illuminazione nella sua vita. La prima leggendo "Il Sutra di Hui Neng" del Sesto Patriarca. La seconda leggendo l'Avatamsaka Sutra e la terza leggendo le annotazioni del maestro Zen Ta-hui. Due di questi documenti, il Sutra di Hui neng e le annotazioni di Ta-hui, sono dei classici della Tradizione Zen, mentre l'Avatamsaka Sutra è il documento base della scuola Hua-yen (Coreano: Hwa-hem): la scuola dei Sutra più influente in Corea. Quindi, nella sua vita, Chinul raccomandò di coltivare simultaneamente sia la compren-sione della Dottrina che la pratica personale.
All'età di 22 anni, Chinul andò nella capitale per dare il suo esame da monaco, ma fu deluso di vedere i suoi compagni bramare solo fama e potere. Tutti volevano passare l'esame e ottenere una posizione di prestigio e influenza presso la corte reale. Come reazione a queste brame di potere, scrisse un manifesto, spronando i suoi compagni monaci a lasciare questi desideri mondani e a ritirarsi in montagna per formare una comunità di pratica. Riuscì ad avere sul manifesto la firma di altri dieci monaci che in seguito avrebbero dovuto ritrovarsi per dare vita ad una comunità che decisero di chiamare Jung Hae Sa o "Comunità del Samadhi e della Prajna." Samadhi significa pratica della meditazione e Prajna significa saggezza o comprensione intuitiva.
Come tributo all'influenza di Chinul, ci sono, oggi, almeno 15 templi in Corea che si chiamano Jung Hae Sa. Il nostro lignaggio proviene dal tempio Su Dok Sa. Questo tempio fu fondato dal Maestro Man Gong all'inizio degli anni ‘30 per l'addestramento dei suoi studenti anziani. Il Maestro Seung Sahn dice che si tratta del punto d'origine del nostro lignaggio; perciò la nostra scuola e la comunità fondata da Chinul, hanno la stessa visione.
A questo punto è utile notare alcuni interessanti similitudini fra la vita di Chinul e la vita di Dogen. Essi sono quasi contemporanei, essendo Chinul poco più anziano. Entrambi avversavano la brama per il potere e la fama presso la corte reale e si trasferirono sui monti per stabilire una loro comunità monastica. Entrambi dedicarono la loro vita alla pratica intensiva e vissero una vita pura e semplice. Non v'è nulla di dram-matico nelle vite di Dogen e Chinul. Entrambi diedero una direzione netta alla loro vita e dedicarono l'intera loro energia a seguire quella direzione. Non è un caso che Dogen sia considerato il pensatore più originale della storia religiosa Giapponese e che Chinul occupi una posizione analoga nella tradizione Coreana. E' interessante notare che San Tommaso D'Acquino apparve in Europa circa nello stesso periodo, appena dopo Dogen, e divenne la fonte di tutto il successivo pensiero teologico cristiano. Quindi, in un periodo di circa cinquant'anni, questi tre originali pensatori religiosi apparvero in differenti parti del mondo e modificarono la loro tradizione in un modo tale che la loro influenza è avvertita ancora oggi.
Quando Chinul non ebbe notizie dai monaci che avevano firmato il manifesto Jung Hae Sa entro il tempo stabilito, si recò in un tempio nel sudovest della Corea. Si pensa che la scelta fosse dovuta al fatto che unicamente da quella zona, via mare, si potevano avere contatti con la Cina. Come risultato dell'invasione Khitan al nord, la Corea non gradiva rapporti diplomatici o commerciali con la Cina. Le città portuali della costa ovest erano gli unici luoghi ove i mercanti potevano commerciare con quel Paese. E' possibile che Chinul sperasse di ricevere notizie delle attività buddhiste d'oltre mare attraverso i mercanti. Egli, comunque, non andò mai personalmente in Cina.
E' interessante notare che due dei maggiori pensatori nella storia del Buddhismo Coreano, non andarono mai in Cina. Anche se era molto comune, perfino obbligatorio, per i monaci Coreani recarvisi, studiare con qualche grande Maestro e tornare per edificare il proprio tempio, Won Hyo e Chinul non fecero così. Ma Chinul venne in possesso degli scritti di Ta-hui mentre era nelle regioni del sud ovest e questi scritti ebbero un'influenza determinante sul suo pensiero.
Il Maestro Chinul divenne il primo insegnante Zen in Corea ad usare sistematicamente la pratica dello hwa-tou (hua-tù) nell'addestramento dei monaci nella sua comunità. Questo fu un interessante periodo di transizione nello Zen Coreano. I fondatori della scuola delle Nove Montagne addestravano con il metodo dello shock di Ma-tsu, e perfino in Cina l'uso dei kung-an non fu adottato fino alla terza generazione dopo il Maestro Lin-chi, verso la metà del decimo secolo. A quel tempo andare in Cina era diventato molto difficile per i monaci Coreani; inoltre lo Zen aveva perso il suo originale vigore anche in Corea e iniziava un periodo di declino. Perciò Chinul introdusse nello Zen Coreano questo nuovo strumento, appreso dagli scritti di Tai-hui (1089-1163).
Prima di approfondire il metodo di Chinul per investigare lo hwa-tou, voglio enfatizzare il suo insistere sulla "mente unica". Questo è il centro del suo insegnamento: e cioè, che tanto la mente illusa quanto la mente illuminata, sono parte dello stesso insieme, la mente unica. La mente illusa non è separata da quella illuminata e viceversa. Entrambe esse sono in noi. Molti pensano che ci sia qualcosa fuori di noi che dobbiamo cercare. Chinul demolisce fermamente questa nozione nei suoi scritti e nei suoi discorsi.
In una traduzione inglese di Buswell (The Korean Approach to Zen, University of Hawaii Press, Honolulu), Chinul è molto chiaro. Qualcuno dell'assemblea chiese a Chinul: "Come mai i santi e le persone ordinarie non sono uguali?". Noi abbiamo tutti quest'idea: che siamo persone ordinarie e non santi, siamo inferiori, non abbiamo le qualità dei santi. Perciò, chi fa la domanda chiede perché santi e persone comuni, pur avendo entrambi la stessa mente unica, non sono uguali… Chinul rispose: "La vera mente in origine è la stessa nei santi e nelle persone comuni, ma poiché l'uomo ordinario aderisce alla realtà materiale con una mente falsa, perde la sua natura pura e si aliena da essa. Perciò la vera mente non può manifestarsi. E' come l'ombra di un albero nella oscurità o una sorgente che scorre nel sottosuolo. Esistono, ma sono nascoste. Così, nascosta, è la mente illuminata".
A Chinul fu chiesto ancora: "Quando la vera mente è contaminata dalle illusioni, diventa una mente ordinaria. Come possiamo, quindi, sfuggire dalle illusioni e raggiungere la santità?". Egli rispose: "Quando non c'è spazio per la mente illusa, quella è l'illuminazione. Samsara e Nirvana rimangono sempre uguali". Un'altra interessante domanda fu: "Come raggiungiamo lo stato dove la mente illusa non ha più spazio?". Chinul descrive questo stato come "luminosa consapevolezza". Qualcuno gli chiese allora come realizzare questo stato e, in risposta, abbiamo questo interessante dialogo:..
Chinul: “Senti il grido del corvo, la voce della gazza?”
Studente: “Si!”.
Chinul: “Risali alla tua natura che ascolta. Senti tutti i suoni?”
Questo è un interessante esperimento che tutti possiamo fare. Quando sentiamo un suono, sia un aeroplano o un canto d'uccello, portiamo il suono dentro di noi e ascoltiamolo al cento per cento. Se ascoltiamo profondamente, non ci sarà l'idea "sto ascoltando un suono". Così quando Chinul chiese ‘cosa accade quando ascolti il corvo o la gazza al cento per cento?’, lo studente rispose: "I suoni e le discriminazioni non appartengono al posto da cui sembrano provenire". Questa può essere anche la nostra esperienza. Se ci immergiamo profondamente in un suono, l'idea "sto ascoltando un suono" scompare; noi diventiamo il suono e il suono diventa noi.
Nei centri Zen, alle volte questo accade. Siamo ancora assonnati quando la campana del mattino prende a suonare. Improvvisamente, stiamo ascoltando la campana e non c'è null'altro che la voce della campana che risuona profondamente dentro di noi. Allora, non c'è né suono né discri-minazione. "Io, mio, me" scompaiono e l'intero universo è solo un unico suono. Questo stato di non-discriminazione è ciò che Chinul chiama "luminosa consapevolezza". Questo è il vero punto della pratica Zen. Lo Zen di cui il Maestro Seung Sahn parla sempre: lasciar cadere la mente dell’ “Io, mio, me". La nostra mente è illusa poiché, in ogni momento, in ogni situazione e in tutte le cose, noi applichiamo solo l’"Io, mio, me". Quando non guardiamo attraverso l’"Io, mio, me", allora vediamo, ascoltiamo, gustiamo e tocchiamo ogni cosa con molta più chiarezza. E' proprio così.
Chinul dice di entrare nel suono: questo si può applicare al gustare, al vedere, al toccare, ad ogni azione. Nel "farlo al cento per cento" non c'è discriminazione. Così, dice lo studente, ‘i suoni e le discriminazioni non appartengono a quel posto’. Chinul dice: "Meraviglioso, meraviglioso! Questo è il metodo di Avalokitesvara per entrare nel Trascendente. Lascia che ti chieda ancora: ‘Hai detto che i suoni e le discriminazioni non appartengono a quel posto’. Ma se non vi appartengono, la mente di quel momento è forse soltanto uno spazio vuoto?". Lo studente risponde: "In origine la mente non è vuota, è sempre illuminata e mai buia." Chinul chiede ancora: "Cos'è questa essenza che non è vuota?" Lo studente: "Non ha forma, le parole non possono descriverla".
Lo studente descrive la sua "natura che ascolta" come sempre illuminata e mai buia. Possiamo avere la stessa esperienza portando qualunque suono in noi stessi, nella nostra "natura che ascolta". Troverete che c'è qualcosa, là: una specie di radianza; non è solo vacuità. Questa radianza o luminosità è la nostra luminosa consapevolezza. Questa luce non viene dal sole, è la nostra vera natura originale. Questa esperienza si può avere tramite il nostro occhio-consapevolezza, naso-consapevolezza, lingua e tatto-consapevolezza, nonché pensiero-consapevolezza.
Chinul, inoltre, dice: "Se tu credi fino al punto in cui improvvisamente estingui ogni dubbio, mostrando la volontà di un grande uomo e dando luce alla visione autentica, assaporerai tu stesso, con l'autorealizzazione e la conoscenza della tua vera natura, lo stesso risveglio consapevole raggiunto da coloro che hanno coltivato la Mente". Poiché non c'è nulla oltre a ciò, essa è chiamata ‘Improvvisa’. Perciò è detto: "Quando, tramite la fede, uno raccoglie senza il minimo errore tutti gli aspetti della fruizione della Buddhità, la vera fede è raggiunta".
Chinul ci chiede di mostrare la volontà di un grande uomo e di avere una fede completa. Questo è tutto quello che dobbiamo fare: applicare questa decisione e questo coraggio a tutte le situazioni che si presen-tano. Anziché attaccarci alla nostra abitudine di applicare la nostra mente "Io, mio, me" ad ogni situazione, lasciamo andare e percepiamo le cose come sono veramente. E' solo questione di appurare se una situazione ci controlla o se siamo noi a controllare la situazione. Chi è sotto controllo? Con "controllo" non intendo in senso nevrotico, ma intendo percepire le cose ed agire con completa chiarezza. Questa è la mente di un santo. Ma se una situazione annebbia la nostra visione, agiamo con la mente di una persona illusa. La scelta è nostra; abbiamo la Mente-Una, dalla quale può provenire l'azione di un saggio o di un uomo comune.
Nei suoi scritti, Chinul torna su questo punto molte volte e descrive alcuni interessanti esempi. Uno degli esempi da lui preferiti è quello di uno stagno gelato: "Anche se sappiamo che uno stagno gelato è fatto interamente d'acqua, è necessario il calore del sole per scioglierlo. Anche se sappiamo che l'uomo ordinario è in realtà un Buddha, è neces-sario il potere del Dharma per realizzarlo. Quando lo stagno si è sciolto, l'acqua fluisce liberamente e può essere usata per bere, per l'irrigazione e per pulire. Quando le falsità sono estinte, la mente sarà luminosa e dinamica e la sua funzione di penetrante luminosità sarà manifesta."
Nella nostra vita di ogni giorno, la nostra mente è come uno stagno gelato, gelato dai nostri condizionamenti, così che reagiamo in modo illuso e continuiamo a errare nel samsara dell'odio, del desiderio e dell'ignoranza. Ma quando iniziamo a praticare, è come il calore del sole; la mente si irradia e scioglie il suo ghiaccio. L'unica cosa che accade con la pratica è che l'acqua congelata dei nostri condizionamenti si scioglie e ricomincia a scorrere.
In un altro punto Chinul dice: "Una persona che cade a terra si rialza usando quella stessa terra. Cercare di rialzarsi senza appoggiarsi su quella terra sarebbe impossibile." Tutti noi abbiamo quello stesso dilemma: come possiamo lasciar andare i condizionamenti della rabbia, del desiderio e dell’ignoranza?. Chinul dice che dobbiamo usare la stessa mente illusa per uscire dall'illusione, usare la nostra mente illusa per risvegliarci al fatto che siamo già dei Buddha. In questo modo, la mente illusa non è più un ostacolo, ma un necessario strumento. Questo vuol dire che possiamo usare le nostre illusioni o qualunque altra situazione negativa con abilità, per comprendere quale sia la corretta situazione.
Chinul prosegue: "Gli esseri illusi, nei riguardi della mente unica, danno origine a contaminazioni senza fine. I Buddha sono coloro che si sono risvegliati alla mente unica e danno origine ad infinite sublimi azioni. Anche se c'è una differenza fra illusione e risveglio, derivano entrambe dalla mente unica. Perciò, cercare la Buddhità escludendo la mente illusa è impossibile".
Questo è un insegnamento notevole per lo Zen Coreano del XII° secolo, poiché a quel tempo il Buddhismo poggiava sull'idea che la Buddhità fosse qualcosa di esterno e lontano, in una Pura Terra che, tramite riti o studiando i Sutra, forse un giorno si poteva ottenere. Ma Chinul ripete spesso che cercare la Buddhità al di fuori della mente è impossibile.
In seguito, Chinul parla della mente del santo: "Maldicenza e lode, critica e gratificazione, emessi dalla voce, sono come un'eco in una valle vuota o come il suono inascoltato del vento. Se investighiamo così la causa radice dei fenomeni in noi stessi e negli altri, resteremo intoccati da essi."
Anche nella nostra vita di tutti i giorni, qualunque cosa ci accada, sia che qualcuno sparli di noi o ci procuri difficoltà dicendo cose spiacevoli, se le nostri menti restano immobili, allora quella è la mente del santo. Raramente può accadere anche a noi che, ad un certo punto, il nostro centro non si muove e restiamo indifferenti alle cattive parole degli altri.
Ora, un preve assaggio di domande e risposte…
Domanda: “Hai parlato dell'impatto di Chinul nel XII° secolo. Cos'è accaduto nei successivi 800 anni da allora?”
Mu Soeng Sunim: “Chinul fondò il tempio di Songwang-sa che, da 800 anni, è rimasto il principale tempio Zen in Corea. E' un tempio situato in montagna che ha proseguito l'insegnamento Zen di Chinul. Dopo di lui, sedici suoi successori ebbero il titolo di "Maestro nazionale". Cio, fortunatamente per Songwang-sa, non sembra aver causato danni permanenti. Il successore di Chinul, Hae Shim, compilò la raccolta di 1.700 Kong-an che rappresenta ancora il riferimento standard nello Zen Coreano. Così, Songwang-sa è l'ultimo lascito di Chinul e la sua influenza è proseguita fino ad oggi. Quando la dinastia Yi salì al potere nel 1232, favorì il Confucianesimo e iniziò una sistematica persecuzione del Buddhismo. Così, per 500 anni, i Buddhisti dovettero nascondersi.
A quel tempo, non v'erano templi nelle aree urbane e lo Zen era praticato solo sui monti. Songwang-sa rimase l'unico grande tempio di pratica Zen. Tutti gli altri monaci Zen dovettero rifugiarsi in caverne o in piccoli templi.
Quando le armate giapponesi invasero la corea nel 1592, Sosan Taesa era uno dei pochi monaci Zen famosi in Corea. Sosan è il maestro Zen Coreano più famoso fra Chinul e questo secolo. La sua fama crebbe soprattutto per il suo ruolo nell'organizzare una milizia monastica contro i Giapponesi. Sosan è il principale esempio di monaco Zen di quei tempi bui; non ebbe un alto profilo e visse in vari templi sui monti. In quegli anni, il lignaggio era tramandato in modo piuttosto nascosto. Poi, il maestro Zen Kyong Ho, apparve alla fine del secolo scorso (morì nel 1912) e rianimò il Buddhismo Coreano. Nei duecento anni prima di lui, il Buddhismo in Corea si era quasi estinto. Perfino al Tempio di Songwamg-sa non c'era più molta attività.
Il Maestro Zen Kyong Ho e i suoi studenti, ridiedero vita al Buddhismo nella Corea di quest’ultimo secolo. Il Maestro Man Gong, principale successore di Kyong Ho, fu un insegnante molto carismatico e divenne il primo insegnante a rendere il Buddhismo veramente popolare, anche fra i laici. I Giapponesi occuparono la Corea dal 1910 fino al 1945 e cercarono di abolire il Buddhismo Coreano. Nel '45, quando il dominio nipponico ebbe fine, erano rimasti in Corea solo quattro o cinquecento monaci che seguivano il celibato tradizionale. Di questi, circa 250 vivevano nel tempio di Man Gong, Sudok-sa e i restanti erano dispersi in tutto il paese. Oggi si contano circa tredicimila monaci e monache in Corea. Quindi, ci fu un notevole incremento, da 500 a 13.000 monaci in soli quarant'anni”.
Domanda: “Ci fu qualche supporto per il Buddhismo da parte dei laici, durante gli anni della persecuzione?”
M.S.S.: “L'unico supporto per il Buddhismo in quegli anni, venne dalle dame della casa reale. Ci fu anche una Regina reggente, nella metà del sedicesimo secolo, che riuscì a rivitalizzare il Buddhismo per alcuni anni. Queste dame reali ebbero un certo ruolo nell'impedire l'estinzione del Buddhismo. Oggi c'è un grande supporto dei laici e il Buddhismo Mahayana in Corea è probabilmente la più forte chiesa Buddhista del mondo. Ma vi sono grandi differenze, oggigiorno. Per cinquecento anni i monaci tennero viva la fiamma della meditazione intensiva nelle grotte sulle montagne e nei templi, praticando duramente e mantenendo la trasmissione da una generazione all'altra. Ora vediamo una religione più popolare, impegnata anche nel sociale e nella politica. L’odierna prospettiva è molto diversa da quella di Chinul e Sosan Taesa, tanto che questi difficilmente potrebbero riconoscerla come propria. La comunità di Chinul, quando fu fondata a Songwang-sa, era aperta ai laici che potevano rimanere al monastero per un periodo di tempo e andarsene quando lo desideravano. Ma, mentre vivevano nel tempio, dovevano condurre la vita di un monaco. Dovevano abbandonare tutti i legami con il mondo esterno”.
Domamda: “Cosa ne è degli scritti di Chinul? Ne sono rimasti alcuni?”
M.S.S.: “Come ho detto in precedenza, questi scritti sono ora disponibili in inglese, tradotti da Robert Buswell. Questi scritti ebbero un impatto considerevole, anche se non strabiliante, sul successivo sviluppo del Buddhismo in Corea. Per esempio, nella traduzione di Buswell, abbiamo un capitolo intitolato: "Ammonimenti agli studenti principianti". Oggi, questi ammonimenti adempiono alla funzione di precetti in tutti i templi della Corea. I nostri precetti del monastero, qui in America, sono ricavati dalle indicazioni di Chinul. Le sue norme per i monasteri rappresentano, per lo Zen Coreano, quello che le norme di Pai-chang sono per i templi Zen Cinesi. Inoltre, il capitolo "Segreti per coltivare la Mente", ha influenzato moltissimo i monaci Coreani negli ultimi 800 anni, e sono uno studio obbligatorio per loro”.
Domanda: “Quali sono le differenze fra lo Zen Giapponese e Coreano, visto che avete delineato una analogia fra Chinul e Dogen?”
M.S.S.: “Lo Zen giunse in Giappone con Dogen e Eisai, ma fu adottato dai samurai che avevano la base del loro potere politico a Kamakura. Nel Giappone del tardo XII° secolo e inizio XIII°, c'era uno scontro fra due tipi di cultura religiosa. Da una parte, c'era la capitale dell'impero, Kyoto, ove era sostenuta la setta Tendai e tutte le altre sette che avevano dominato per 500 anni. Dall'altra parte, i samurai che adottarono lo Zen come nuova religione propria: la disciplina e l'addestramento Zen, infatti, sembravano perfettamente adattarsi ai loro scopi. Apparve, quindi, una nuova forma di Zen che non si era mai vista prima in Cina. In Corea, durante l'XI° e il XII° secolo, lo Zen era stato adottato dalla casa reale ed assorbito in gran parte dal Buddhismo Coreano, in senso più esteso. In Giappone, questo rimase separato dal Buddhismo, come cultura propria dei samurai. Nei seguenti due secoli, in Giappone, lo Zen sviluppò una personalità molto particolare. Ma iniziò anche a morire. Fra Ikkyu (che morì alla fine del XIV° secolo) e Hakuin, ci fu un periodo di circa trecento anni, durante il quale non ci furono più di tre o quattro veri Maestri Zen. Una volta che lo Shogunato di Kamakura ebbe perso il suo potere, la protezione per lo Zen si prosciugò e questo dovette competere contro il Tendai e le altre sette.
In Corea, durante lo stesso periodo, non era consentito ai praticanti Zen di avere templi nelle città; ai monaci non era nemmeno permesso di oltrepassarne le porte. Ma in Giappone, viceversa, lo Zen era fiorito dentro le aree urbane o presso di esse. Per queste ragioni, c'è più continuità ed un maggior senso di unicità nello Zen Giapponese che in quello Coreano”.
Domanda: “Ci fu mai in Cina, una classe di guerrieri che adottò lo Zen come fecero i samurai Giapponesi?”
M.S.S.: “Se guardiamo alla storia della Cina, troviamo che alla fine del VI° secolo i T'ang unificarono l'intero Paese. I T'ang erano una razza di spietati guerrieri, con un codice di condotta simile a quello dei samurai. Il codice dei samurai era, tuttavia, molto più codificato e il loro Zen era fatto per corrispondere a tale codice. I T'ang non ebbero un uguale impatto sul Ch'an (Zen) Cinese. Infatti, dato che il Ch'an non era protetto dai T'ang, rimase inalterato da qualunque idea essi potessero avere. In Cina, il contrasto fu più fra lo Zen ed il Confucianesimo. In un certo senso, il Ch'an fu una reazione alle istituzionalizzate norme di comportamento che i Confuciani avevano prescritto ai Cinesi. Ancora oggi, le culture orientali sono profondamente basate sulla gerarchia e su come ci si deve comportare con date persone in una data situazione. Così, i limiti del comportamento sociale sono ben definiti. Un bambino sa quali sono questi limiti e quando cresce, conosce i propri limiti di comportamento come adulto. Questa è la cultura Confuciana. Così, nel contesto del comportamento Confuciano, un colloquio Zen con un Maestro è probabilmente l'unico momento nel quale si ha la libertà di essere "né stessi. Potete colpire il Maestro, urlare contro di lui, essere il vostro autentico ‘Sé’. I colloqui riportati nella "Raccolta della Roccia Blu" o nel "Mu Mun Kwan (mu-mon-kan)", fanno luce, in modo molto interessante, sui comportamenti poco ortodossi dei monaci Zen”.
Domanda: “Quale fu la pratica di Bodhidharma quando sedette nella caverna del tempio Shaolin?”
M.S.S.: “Da quanto sappiamo della leggenda di Bodhidharma, sembre-rebbe che la sua pratica fosse lo Shikantaza (solo star seduti). A quel tempo, i suoi colloqui con Hui-kò, futuro Secondo Patriarca, suggeri-scono anche una perfetta padronanza delle tecniche che, più tardi, si svilupparono nella pratica dei Kong-an. Ma quasi certamente, egli non leggeva i Sutra, in quel periodo. Tuttavia, la cosa interessante riguardo Bodhidharma, è che quando diede la trasmissione al Secondo Patriarca, gli consegnò una copia del Lankavatara Sutra insieme alla sua veste ed alla sua ciotola. Questi furono i simboli della Trasmissione fino al Sesto Patriarca. Per un lungo tempo il Lankavatara Sutra rimase un testo base nella scuola Ch'an in Cina. Lo stesso Hui Neng ebbe l'illuminazione ascoltando un verso dal Sutra del Diamante ed anche questo sutra fu onorato dagli studenti Ch'an in Cina. Tutto questo cambiò nelle mani di Ma-tsu, quando il Ch'an divenne molto empirico. Ma perfino allora, sembra che la maggior parte dei Maestri del lignaggio di Ma-tsu, fu molto versato nella conoscenza dei Sutra, solo che nei loro insegnamenti non facevano riferimento ad essi”.
…Per concludere, abbiamo parlato di come lo Zen Coreano venne assorbito dalla corrente "ufficiale" del Buddhismo, al tempo della nascita di Chinul e di come Chinul riuscì a rivitalizzarlo tramite gli insegnamenti del Risveglio Improvviso e della coltivazione graduale, usando sia la pratica Zen che lo studio dei Sutra. L'insegnamento di tutta la sua vita può essere riassunto in una frase: "La nostra vera natura è proprio la nostra stessa mente; quale altra esperienza cercate?"
Nel mantenersi fedele a questa tradizione dello Zen Coreano, il Maestro Seung Sahn viaggia in tutto il mondo e insegna la "mente-non-so". Quando la gente gli chiede come mantenere questo "non-so", risponde: "Solo il ‘non-so’." Perciò, c'è una connessione diretta fra l'insegnamento di Chinul e l'insegnamento del Maestro Zen Seung Sahn: "Abbiate fede nella vostra vera natura". E ciò è sufficiente. In ogni situazione, il chiedersi: "Cos'è questo?", è già in "né un'espressione della nostra vera natura. E questa è la nostra sfida e la nostra pratica. --------(Traduz. Di Aliberth) --- JJJ