Parte tutto da molto lontano, da un mondo che forse non esiste, ma che non ne sente il bisogno perché vive nonostante tutto. La lontananza, in fondo, la conosce solo chi ha una casa da cui partire.
Un equilibrio di qualsiasi tipo è quanto di più arduo ci venga richiesto di trovare, le cose indispensabili probabilmente non esistono, ma se esistono allora l’equilibrio è senz’altro una di quelle. La stabilità nel movimento, il punto esatto (ed è uno solo, perché li comprende tutti) in cui tutto diventa niente ma continua comunque ad essere.
Dare più di ciò che si può dare corrisponde a sterminare qualsiasi forma di altruismo sincero, prendere più di ciò che ci è dovuto significa illuderci di poter eliminare i bisogni. Trovare il confine di qualcosa quando si ricercano terre sconfinate è una contraddizione in termini, ma l’abitudine al mutamento ha ormai fatto sì che i compromessi non siano più compromessi, ma soluzioni, seppur temporanee. La soluzione è l’immersione, non si può lasciare in superficie neanche un centimetro di pelle. L’equilibrio è asciugarsi dal dualismo e immergersi nell’aria di casa.
Alcune volte capita che il fumo impregni tutta l’aria. L’occhio non può vederlo fino in fondo e il naso abituato al tanfo seppur solitamente meno nauseabondo, non riesce a percepire il momento in cui il mondo ne è ormai saturo. Più si è imparato a vivere con i polmoni pieni e neri, più l’inganno sarà raffinato e difficile da intuire.
Alcune volte, quando il fuoco è stato davvero avvolgente, capita che il fumo con calma e pazienza inizi questa lunga e lenta battaglia contro le tue capacità di respirare e vivere. Mangia ogni atomo di ossigeno con una voracità fervente ma controllata, li localizza all’interno di se stesso e li ingoia, li ingloba, dà loro la sua forma e il suo colore. Conosce solo il grigio, seppur in diverse sfumature, per questo è necessario un raggio di sole a dargli consistenza affinché il pericolo diventi palesato.
In quel caso bisogna uscire senza pensarci troppo, uscire di corsa da qualsiasi dannato posto in cui si è entrati per chissà quali motivi, e tornare verso casa, quando l’aria è così pesante è sempre ora di tornare a casa, per questo è importante sapere dov’è.
In quel caso inoltre, risulta utile abbracciarsi, in qualsiasi modo si sia capaci di farlo, ma gli individui temono gli abbracci per paura di essere compromessi, quasi sempre, e come al solito la soluzione più semplice viene scartata a priori.
Eppure è davvero un movimento naturale, una volta messo un freno ai pensieri, una volta zittiti tutti i suggeritori presenti in sala, sentire chi davvero sta parlando, entrare nel suo mondo e stringerlo in un caldo abbraccio.
Il mondo irreale invece è diventato troppo freddo ultimamente, congelato dalla morsa di una paura che a questo punto è talmente potente da non aver più neanche lo stimolo di auto alimentarsi. Trovare fonti di calore è ormai un’impresa così ardua, che la scelta più ovvia finisce sempre per essere quella di scaldarsi alla buona con l’energia prodotta nell’intento, e per fortuna è quasi sempre sufficiente.
E’ così semplice che è diventato quasi piacevole persino lo scontrarsi con la realtà immaginata dalle menti (compresa la mia), e lo stupore di chi si sveglia da un letargo durato millenni, se prima metteva paura e faceva scattare una sirena dall’arme, oggi è una scenetta comica e tenera al contempo, che con un colpo di coda ti lascia almeno addosso il piacevole torpore di un’emozione forte, seppure non riconosciuta, temuta, non vissuta.
Le scelte perdono pian piano il loro potere e un po’ più rapidamente il loro significato, i tentativi cadono uno ad uno dirottati da una volontà sempre più attiva, ma sempre meno invadente perché non lascia possibilità di deviare il percorso. Le domande sono sciocche perché le risposte si conoscono già, basterebbe non aver paura di guardarle, o più semplicemente non dover per forza trovare un modo di nutrirci il proprio ego prima di gettarle via. Non è mai un diritto per lui mangiare, nemmeno quando sembra palese, nemmeno quando lasciarlo senza fa davvero male al cuore. Non è un diritto, è solo una delle opportunità che non andrebbero colte, ma al massimo osservate.
L’unica azione possibile è tornare a casa, e la strada la so.
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