Testimonianze

 

Tentativi

di Daria

 
 
Questo è solo uno dei molteplici tentativi di spiegare alla me stessa che vuole capire qualcosa che già sa ma non può vedere.
Qualsiasi cosa accada, non dargli spazio. Mai.
Lo spazio per sua stessa definizione riempie già da solo ogni cellula libera dell’universo, e il fornire ulteriori aiuti non può che essere deleterio. Il troppo stroppia, molto meglio un accordo.
Non è tanto un problema gestire la mancanza delle vecchie abitudini, quello sarebbe anche ragionevole.
Il motivo per cui così spesso si tenta di tornare a qualcosa di conosciuto (seppur decisamente meno sereno dell’ignoto), è puro e semplice sadismo. Di quello buono, certo, ma pur sempre sadismo.
A meno che non sia solo vigliaccheria.
La voglia subdola e quasi irriconoscibile di mettersi alla prova, per chiudere la questione e scoprire se davvero puoi smettere di preoccuparti del problema, oppure se le ramificazioni maligne del mostro continueranno a fare capolino nei momenti in cui l’attenzione perderà di qualità.
Hai ragione, probabilmente la parola ‘promessa’ è troppo altisonante, se non completamente fuori luogo, anche perché è difficile e immorale promettere in una vita che non prevede la nostra autonomia decisionale neanche per le più piccole inezie. Se non è questa la più alta forma di ipocrisia, allora devo aver proprio perso il filo. Io preferisco i tentativi alle promesse.
Purtroppo però non ho la controprova della saggezza di ciò che ho affermato, se non per gli affari che riguardano me, e questo rende difficile l’impresa di regalare queste informazioni agli altri.
Le parole sono molto importanti, bisognerebbe sempre avere il tempo per sceglierle con cura… il tempo e la lucidità.
Passi un’ enormità di tempo fermo a causa delle parole se non stai attento, perché non sono altro che il sigillo al precedente errore commesso, quello di credere ai pensieri. Non fai in tempo neanche a pronunciarle nella tua testa, che sono già realtà radicate in ogni angolo dell’esistenza, per questo forse ho avuto così tanta paura quando mi sono accorta che probabilmente, sicuramente, tutta quella corrente d’acqua così potente e sguarnita del benché minimo appiglio a cui aggrapparsi, sarebbe diventata la nuova realtà. Perché raccontata sembrava molto più spaventosa della gioia che invece è.
Ed è per questo che cerco in continuazione di rituffarmi nel caotico via vai da cui cercavo di scappare da anni, per vedere se guardandolo negli occhi è ancora in grado di confondermi.
A volte vorrei davvero poterla provare ancora quella stretta al cuore della paura di perdere qualcuno, qualcosa, un’idea, una passione, ma non mi importa più niente di qualsiasi visione, nemmeno della mia.
Può dispiacermi, ma senza spazio.
Non credo io possa farci nulla e in fondo desiderarlo è solo un contentino a una povera moribonda: desidera pure se vuoi, che ormai la cosa non riesce più nemmeno a farmi soffrire. Pensa un pò.
Pensavo di essere davvero in grado di salire ogni volta sul mezzo di trasporto più adeguato, ingranare una marcia o qualsiasi cosa lo facesse muovere, e arrivare alla destinazione più consona al momento e al mezzo. Non è così. O forse lo è, ma non è una mia libera scelta, non ancora (o forse non più, e ora tutto segue il suo corso naturale).
Il solo pensare che fosse il momento giusto ha scatenato la reazione di tutti gli altri momenti, che volevano il loro spazio, ancora lui. Questo mi ha infastidito, e quando si fanno scelte giuste non si prova fastidio.
E’ stato necessario un arresto per limitare la quantità di strada da percorrere a ritroso una volta che mi sarei resa conto che la direzione era sbagliata.
Il paradosso è che la prudenza che ho mostrato a me stessa mi stimola di nuovo a pensare che sia il momento giusto. Il cane continua imperterrito a mordersi la coda, l’unica differenza è che forse ho imparato a girare in cerchio e a riderci su. E per questo ho deciso che niente avrà più uno spazio messo a disposizione da me. Che i fenomeni se lo lottino il loro spazio, e se riusciranno a prenderselo allora sarò la prima ad inchinarmi davanti alla loro forza. Senza reagire.
Devo aver scatenato qualcosa che ancora non conosco, ma che non mi lascia altra scelta che essere felice.
Gli altri esseri lo sentono, ognuno come può. Tutti, non solo chi ha facoltà di vedere.
Il fatto che non tutti riescano a gradirlo poi, è un’altra storia, e non mi appartiene.
Ne parli qualcun altro.

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