Testimonianze

 

La pratica di zazen è il segreto dello Zen
Di Taisen Deshimaru
(da facebook) Fabián Alejandro Pecora

 

 

Per praticare lo zazen, sedetevi al centro dello zafu (cuscino rotondo), mantenendovi dritti ed estendendo la spina dorsale partendo dalla quinta vertebra lombare. Incrociare le gambe in posizione del loto o mezzo loto, in modo che le ginocchia siano saldamente appoggiate a terra. Spingere la testa verso il cielo e le ginocchia verso la terra. La mano sinistra resta appoggiata sul palmo della mano destra, con i pollici che si toccano con una leggera pressione, mentre le due mani sono in contatto con l'addome.

Il mento è rientrato, il collo allungato, il naso che punta verso l'ombelico, le spalle naturalmente rilassate. La bocca è chiusa, senza tensione, la lingua tocca il palato dietro i denti superiori. Gli occhi sono socchiusi, e cadono a un metro di fronte a voi senza guardare.

La respirazione deve essere calma, lunga e profonda. L’attenzione dev’essere diretta sull'espirazione, che dovrebbe spingere in basso tutta la massa addominale. L'ispirazione avviene naturalmente, automaticamente, spontaneamente. Il ventre deve sempre essere libero, rilassato e in espansione.

In questa postura, si interrompe l’incessante flusso dei pensieri e delle macchinazioni mentali, perché tutta l'attenzione è rivolta alla tensione muscolare e alla respirazione. Quando non dimora su nulla, lo spirito è il vero spirito.

Più si pratica zazen, più si realizza con ogni fibra del corpo che i pensieri sono contenuti vuoti e privi di ogni sostanza reale, che vanno e vengono. E finalmente si comprende che vi è una consapevolezza intuitiva originale e universale, radicalmente diversa dalla abituale coscienza di sé. Se si mantiene l'atteggiamento giusto, se il respiro diventa profondo e tranquillo, si sentirà che la realtà della vita permea l'intera universo. E questo può essere chiamato il campo integrale della coscienza. Quindi, la funzione del cervello si adatta spontaneamente e automaticamente, questo stato non quello di una coscienza particolare, ma semplicemente un ritorno alla condizione più normale del cervello. Se nello zazen si mantiene questo stato di perfetta coscienza, si attiva la vita naturale e incommensurabile, al di là dei pensieri del sé personale, e ci si sente comunque collegati al mondo esterno ed tutti gli elementi della poderosa natura.

L'impulso del risveglio, dato dalla tensione muscolare, agisce direttamente sul cervello e diventa assai più chiaro alla coscienza. Dobbiamo essere consapevoli dell’aspetto effimero ed impermanente dello spirito. Hishiryo, è lo stato di consapevolezza raggiunta nello zazen, e significa proprio lasciar andare i pensieri. È la coscienza che è al di là di ogni specifico giudizio che ci fa cercare quello che ci piace e fuggire da ciò che non ci piace. Hishiryo è la mente che passa per il punto zero del tempo, il pensiero che la ragione e le considerazioni personali non servono. E' la coscienza universale che segue l'ordine dell'universo e il movimento della natura. E' la coscienza integrale che nasce in modo spontaneo e naturale dalla postura e dalla respirazione in zazen. Questo può essere compreso solo con la pratica. Questa coscienza di zazen è non-profit (mushotoku), e non ha oggetto. Depositata come un granello nei neuroni, questa idea germoglia e diventa ‘coscienza naturale’.

Nel capitolo "Shoji" dello Shobogenzo, su questo argomento si può leggere: Non cercare di valutarlo con il tuo spirito e né di esprimerlo a parole". In altri termini, a meno che non vi sia un’evidenza assai soggettiva a confermarlo, è difficile comprendere oggettivamente e scientificamente la coscienza".

Dogen disse al suo maestro Nyojo: "Ho lasciato andare il mio corpo e il mio spirito". Ciò significa che, attraverso lo zazen, uno può emancipare la sua consapevolezza del passato e del futuro, nel corpo e nello spirito all’autentica vera coscienza di prima dell'esistenza umana. La coscienza del passato non è più un problema, il vostro corpo e mente antecedenti si risolvono nello zazen. Voi create la vostra vita reale, in cui la saggezza si genera naturalmente.

La pratica di zazen è il segreto dello Zen. Lo zazen è difficile, lo so, ma se vi esercitate ogni giorno, esso è molto efficace per la liberazione della coscienza e per lo sviluppo dell’intuizione. Lo za-zen, non solo rilascia una grande energia, ma è anche una posizione aurea. La sua pratica non ci forza ad ottenere qualcosa. Il suo unico scopo è di concentrarsi esclusivamente sulla posizione, sulle modalità di respirazione, e su un corretto atteggiamento mentale.

Posizione (o postura). Seduto al centro dello zafu (cuscino rotondo), con le gambe incrociate in loto o mezzo loto. Se non si riesce ad incrociarle, semplicemente si faccia attenzione a non mettere i piedi sulle coscie. Tuttavia, poggiate saldamente le ginocchia a terra. Nella posizione del loto, si stringano i piedi nelle aree di ogni coscia che corrispondono ai principali punti dei meridiani dell'agopuntura del fegato, la cistifellea ed i reni. Anticamente, i samurai stimolavano questi centri di energia, in modo naturale, con la pressione delle cosce sul cavallo. Il bacino pelvico si protrae in avanti, con la spina dorsale arcuata e la schiena dritta, al livello della quinta vertebra lombare (secondo il mio maestro, è come se l'ano dovesse guardare il sole). Si tocchi il suolo con le ginocchia ed il cielo con la testa. Si abbia il mento sfuggente, la nuca dritta, il ventre disteso, il naso in linea verticale con l'ombelico; si dovrebbe essere come un arco teso la cui è freccia sarebbe la mente, o spirito.

Una volta in posizione, si tengano i pugni sopra le coscie (premendo i pollici) vicino alle ginocchia e si dondoli con la schiena molto diritta a sinistra e destra, sette o otto volte, riducendo lentamente il movimento fino a trovare l'equilibrio in verticale. Poi, si presenti il gassho, cioè, si uniscano le mani di fronte a sé, palmo con palmo, all'altezza delle spalle, braccia conserte in posizione orizzontale. Non resta che mettere la mano sinistra sulla destra con i palmi verso il cielo e portarle verso l'addome. I pollici uniti con una leggera tensione in orizzontale tra di loro. Le spalle sono naturalmente ripiegate. La punta della lingua tocca il palato in alto. L'occhio cade a pochi metri di distanza, ma è focalizzato verso l'interno. Gli occhi socchiusi non guardano niente, ma intuitivamente "vedono" tutto.

Respirazione. Svolge un ruolo di primo piano. Per essere ‘vivi’, prima si respira. La respirazione Zen non è paragonabile a nessun altro tipo di respirazione. Tende prima di tutto a stabilire un ritmo lento, potente e naturale. Se noi ci concentriamo su un’espirazione morbida, lunga e profonda, l'ispirazione viene naturale. L'aria viene rimossa silenziosamente e con calma, mentre la spinta dell’espirazione discende con forza nel ventre. Gli intestini si "comprimono" causando un sano massaggio agli organi interni. I maestri paragonano la respirazione Zen al muggito di una mucca o al vagito di un neonato. Questo respiro è l’'Om', il seme, il pneuma, la fonte della vita.

Atteggiamento mentale. La corretta respirazione fluisce da una corretta posizione. Allo stesso modo, l'attitudina della mente fluisce naturalmente da una profonda concentrazione sulla posizione fisica e sulla respirazione. L'esercizio corretto ci fa vivere più a lungo, in pace, ma con intensità. Neutralizza le crisi nervose, si ha il controllo degli istinti e delle passioni, si può controllare tutta l'attività mentale. La circolazione cerebrale migliora notevolmente. La corteccia è in stato di quiete ed il consapevole flusso dei pensieri cessa. Il sangue affluisce negli strati profondi che, irrigati meglio, si dispongono in uno stato di semi-sonno, la sua attività produce una sensazione di benessere, di serenità e pace simile al sonno profondo, ma si è completamente svegli. Il sistema nervoso si rilassa, e così entra in piena attività il cervello "primitivo". Pienamente ricettivi e attenti, giungiamo ad essere coscienti con ogni cellula del nostro corpo. Inconsciamente, tutte le dualità, ogni contraddizione, scompaiono.

I cosiddetti popoli primitivi hanno conservato un cervello profondo molto attivo. La civiltà occidentale ha educato e raffinato l’intelletto, mentre ha perso energia, intuizione e saggezza, collegate al nucleo interno del cervello. Perciò, lo Zen è un tesoro inestimabile per l'uomo di oggi, perché così ha ancora occhi per vedere e orecchie per sentire. Per un pratica regolare di zazen, noi dobbiamo diventare uomini nuovi, facendo ritorno alle origini della vita. Possiamo accedere alla condizione normale del corpo e dello spirito (che sono uno), catturando l'esistenza alla sua profonda radice. Seduti in zazen, vediamo scorrere le immagini e i pensieri che passano attraverso l'inconscio, come le nuvole in un cielo limpido. Senza opporsi, senza aggrapparsi ad esse, come ombre davanti ad uno specchio, le emanazioni del subcosciente passano, girano e si dissolvono. E raggiungono l'inconscio in profondità, senza pensieri, aldilà di ogni pensare (hishiryo), che è la vera purezza. Lo Zen è molto semplice, ma anche molto difficile da capire. E’ una questione di sforzo e ripetizione, come la stessa vita. Seduti, senza alcun tipo di attività, senza scopi, obiettivi o spirito di profitto. Se la posizione, la respirazione e l’atteggiamento della vostra mente sono in armonia, si comprenderà il vero Zen, e raggiungerete la natura-di-Buddha.