Testimonianze

 

La mia entropia

di Daria

 

 Potrei cedere al fascino del fattore “normalità”.
E’ da tanto che penso sia una delle cose più facili al mondo, tornare alla normalità, lasciare l’ordine e andare verso il disordine totale, forse l’entropia è irreversibile semplicemente perché il suo punto di vista è diverso, e ciò che sembrava l’ordine si vede finalmente per il caos che è, e non ci si vuole tornare indietro. Altrimenti non capisco cosa mi trattenga così fortemente dal cedere alla tentazione.
Sono continuamente incuriosita dalla pseudo-semplicità della normalità però, ogni volta che mi guardo intorno.
Potrei tornare indietro e ritornare all’ordine. A volte la stanchezza dà di questi sciocchi consigli.
Non so perché spesso la disperata voglia di uniformarsi al resto dei simili irrompe con così tanta forza e spalanca le finestre, probabilmente è solo una sfaccettatura della solitudine insana, quella che spaventa.
La solitudine ha così tante facce, che elencarle diventa improbabile al solo pensiero, a volte perfino le lacrime rimbalzano rumorosamente nel silenzio della solitudine, e a volte una voce che rompe quel silenzio sembra una maledizione del cielo. Un’amica come un’altra, con le sue noie e le sue gioie.
Non sono confusa come potrei pensare e far pensare, è solo tutto in disordine. E' possibile distaccare completamente il disordine dalla confusione? E’ la mia entropia.
Il concetto di caos che regola e gestisce le energie degli universi, si riduce semplicemente all’idea di uno sgabuzzino colmo di oggetti utili o inutili. Tutto è in disordine, ma tutto c’è, e la cosa più importante è che io conosco bene tutto ciò che c’è. Per questo non sono confusa e soprattutto è per questo che non ho nessuna voglia di fare ordine, non serve davvero, non fa differenza. Troppi infiniti turbamenti atmosferici a cui dare un senso logico, in un mondo in cui la logicità non esiste più, o per lo meno ha lo stesso valore del caos.
In un angolo nascosto c’è la foglia caduta che ha riacceso le speranze per una vita davvero diversa, davvero ricolma di tutto l’amore che serve. Non mi preoccupo neanche che le arrivi la luce necessaria, che nel disordine naturale probabilmente ogni cosa è sempre al suo posto. Vicino o lontano che sia.
Ho intuito come funziona la storia, passano le loro intere vite a spiegarti che lo sforzo da fare è quello di amare gli altri senza riserve, per quello che sono, senza anteporre te stesso. A nessuno però viene in mente di avvertirti che fra tutti quegli “altri” ci sei anche tu e che meriti il tuo amore quanto loro. No, questo devi scoprirlo da solo, e da solo devi addirittura intuire che senza amare realmente ciò che sei, non riuscirai mai ad amare gli altri, e poi ancora devi liberarti dalla tentazione di rendere questa ultima scoperta la scusa perfetta per tornare ad amare solo te stesso, come ti hanno abituato a fare da sempre, mentre ti dicevano di amare gli altri.
Dall’altro lato però, è davvero impossibile evitare di pensare che il tuo amore sia contaminato dalle impurità ogni volta in cui distrattamente ci poggi sopra qualcosa di tuo, e allora diventa difficile captare il confine fra amore ed egoismo. E’ giusto un concetto, ma è giusto anche il suo opposto. Dov’è la linea sottile che non divide, ma che fa da confine e quindi unisce quelle due valli sterminate e cariche di qualsiasi tipo di sofferenza?Sapendola riconoscere dovrei riuscire a vedere dove si trova, e se non è così non mi resta che pensare che sia sotto ai miei piedi, o almeno sperarlo.
Altrimenti come al solito, combinerò qualche guaio.