Testimonianze

 

La forza dei ricordi deboli

di Daria

 

 

A volte la domanda me la sono posta davvero con attenzione: cosa mi spinge ad andare e cosa a restare?
Perché una delle due scelte d'improvviso prende il sopravvento sull'altra?
Smettiamo di girarci intorno, la risposta è sempre e soltanto la comodità, quindi la vera rivoluzione è rendere comodo ciò che è scomodo, quando serve.
L'inizio, dov'è l'inizio?
Forse devo solo trovare quello e smetterla di cercare la fine, che tanto non arriva mai.
Ma se non si giunge mai alla fine, come si può credere di dover cercare un inizio?
Per un attimo ho avuto voglia di provare di nuovo la sensazione di essere allattata al seno da mia madre, è come se andare avanti istante dopo istante non sia nient'altro che tornare indietro a quelle sensazioni che stranamente mi sembra di ricordare molto più nitidamente delle altre.
E' che vorrei fossero decise e sicure come il ricordo di ciò che ho appena visto.
E' come cercare una conferma a ciò che so di conoscere bene, per poter andare oltre, a quando le sensazioni non esistevano perché non c'era la mia memoria.
Eppure non ricordo cosa si provava ad essere picchiata giorno dopo giorno, senza mai reagire. Ricordo come e quando succedeva, ma devo davvero stringere i denti e farmi coraggio per avvicinarmi di nuovo a quel senso di umiliazione che iniziava a preoccuparmi dal suono della campanella.
Arriva un punto in cui scegliere non è più possibile, tutto segue semplicemente il suo naturale corso. Arriva un momento (se si è davvero decisi in ciò che si fa, e forse anche un pò meritevoli) in cui scegliere non è più necessario, anzi, capisci che non lo è mai stato davvero.
E' così dannatamente vero che al mondo non esiste nulla che abbia un inizio e una fine, che come per magia vedo che probabilmente è il cambiamento continuo che rende vera la loro inesistenza, è proprio lui a possedere in "né quelle due caratteristiche che esclude, l'inizio e la fine.
Il cambiamento inizia alla fine della condizione precedente, e finisce nell'illusione della raggiunta stabilità.
Per questo in realtà è continuo, non inizia e non finisce mai.
Siamo noi a scandire anche quello, forse perché è l'unico appiglio rimasto o forse semplicemente per abitudine, chissà.
In ogni caso tutto, alla fine, nasconde una massiccia dose di follia nel perdersi fra i meandri di una qualsivoglia illusione, fosse anche illudersi della perfezione. Anzi, è forse quella l'illusione più folle e confusa, almeno finché non si è così pazzi da arrivare fino in fondo e divenire parte integrante dell'illusione, facendola sparire ai sensi.
Non c'è più capovolgimento di fronte se il fraintendimento sono io stessa.
Forse entrare è davvero l'unico modo per non vedere più la porta.