Testimonianze

 

Finché c'è cibo, c'è speranza

di Daria

 

  

 Ho ancora una mezz'ora di follia da dedicare a me stessa prima che tutti arrivino affamati di porchetta e verità.
Immagino già il momento della corsa al buffet, rifletto su come dalle caverne ad oggi sia cambiato davvero poco, forse solo le scenografie.
Comincio a pensare che sia davvero inevitabile, se torneranno di nuovo a prenderci e a portarci via, io salirò su quei treni insieme a chi è stato scelto per la nuova carneficina, non importa chi sia.
Io non ci resto chiusa dentro a vedere le bombe che cadono sulle nostre case, e non ci resto qua a sperare piangendo che prima o poi tanti morti smettano di urlare così forte da impedirci di dormire. E visto che già so di non avere la forza di uccidere neanche un nemico, posso solo partire per condividere i dolori con chi è stato obbligato a non avere una scelta.
Partirò con tutti, ogni volta che ci sarà bisogno di soffrire per spiegare ai propri occhi ciò che hanno appena visto, non ho altre vie da scegliere.
Non cedo, non cederò davanti a niente, questa è l'unica cosa sicura. Puoi provarci a tentarmi, a scuotermi, a depistarmi.
Io non cederò.
Non ci voglio più cadere in quest'inganno della verità che è vera solo perché deve esserlo, che è vera solo perché si fa sentire dando sfogo a ciò che provi, non voglio più farmi vincere dai labirinti senza uscita di chi ha sempre comandato tutto attraverso me, ora basta.
Non so che altro deve inventarsi questa stupida vita per convincermi a non essere stupida, mi ha mostrato la falsità di ciò che provo milioni di volte e in milioni di modi, e io ancora lì a crederci.
Rimango immobile, nonostante le raffiche di vento, gli regalo le mie lacrime così da convincerlo che ha davvero qualcosa da spazzare via, ma io lo so che sono lacrime cariche di niente, e con il niente si inganna chiunque e qualunque cosa, qualsiasi legge fisica.
Ho corso troppo per avere il coraggio di fermarmi proprio ora, di fermarmi a godere di un panorama che si muove più velocemente di me, non c'è modo di rimanere ancorata al punto in cui sono, o continuo a correre o precipito di nuovo giù, verso ciò che mi darebbe riposo ma da cui scappo da troppo tempo per avere improvvisamente voglia di tornarci.
Secoli e vite passate a camminare senza sosta mentre la tormenta sputava neve in faccia, mentre il sole bruciava la pelle e senza neanche un sorso d'acqua... il rifugio però era sempre a portata di mano, una casa e un pasto caldo erano sempre pronti per me.
Oggi no, non c'è più niente, non c'è una casa, non c'è cibo, non c'è sostegno ad una lotta che può e deve essere soltanto mia.
E senza un rifugio non c'è più speranza di salvarsi, ma è un bene.
La tormenta e il sole accecante sono e saranno la mia strada.
Non voglio più scuse da trovare nascoste sotto il letto, non voglio giustificazioni alla paura, non voglio neanche sentirne parlare.
Trovatevi altre cavie da sottoporre ai vostri esperimenti di vita.
Tutti sostengono ed esaltano la paura scambiandola con il rispetto di se stessi, quando l'unico modo di rispettarsi è non avere paura.
Io non voglio averne, non voglio che sia lei a farmi vivere.
Non sono disposta a raggiungere nessun tipo di compromesso, neanche con me stessa.
Mi sono davvero stancata di me, sono anni che giorno dopo giorno resto sempre più delusa di me e della mia continua imposizione su me stessa, non ne posso davvero più.
E sparisci una volta per tutte.
Non posso perdere questa occasione, non posso darmela vinta così stupidamente dopo anni di lotta, sarebbe imperdonabile lo so già, non me lo perdonerei mai.
Povera me, così fortunata da vivere l'eterno, e così stupida da cercare di uscirne fuori.
Così sfortunata da soffrire in ogni singolo istante, ma così volenterosa da trasformare tutto in eternità.
E l'eternità arriva se la chiami davvero, arriva davvero qualcosa che si prende cura di te, tu.