Testimonianze

Altri?Quali altri?

di Daria

 

 Forse non ho più parole o forse non ho più motivi per cercarle e sceglierle.
Non accadrà nulla di ciò che credi tu, o magari tutto, ma comunque il risultato sarà lo stesso, perché il vizio di voler avere qualcosa per cui farsi notare o compatire, non lo perderemo mai.
Questo momento doveva arrivare prima o poi, era inevitabile, chissà se è davvero ciò che penso.
Ho esaurito tutta la gamma di parole che avevo a disposizione da usare per farmi capire, sto per alzare bandiera bianca.
Chissà se sarà un bene...
A questo punto dovrei chiedermi quanto e come sono riuscita a spiegarmi, tirare le somme, ma non so se ne sono capace e soprattutto conosco bene i risultati di ciò che ho tentato di cambiare e ne ho paura.
Già, la testardaggine dell'ignoranza in qualche modo riesce ancora ad impessionarmi, perché mi è diventata inconcepibile... e perché sa arrivare a livelli così tremendamente infimi che ancora mi stupisce.
Oppure il momento in realtà richiede la capacità di scoprire se mi importa davvero farlo.
Bè tenterò ancora, non conosco minimamente ciò che si vede rischiando di fare qualcosa di consapevolmente impossibile, perché non ho mai avuto il coraggio di farlo. Quindi ne vale la pena.
Ho scoperto che il niente è così interessante che credo non mi interessi più di niente.
Neanche spiegare che questo non è un giochetto perverso, una gara a chi uccide più emozioni, non significa che non provo più dolore per la sofferenza di chiunque, ma solo che non ne sono interessata.
Non mi interessa più risolvere problemi che sembrano nascondere il desiderio di essere liberi, ma che in realtà sono solo il muro di protezione che ci difende dalla possibilità di fare il nostro dovere.
Non mi interessa che si risolvano i miei, che forse lasciarli vivere di vita propria e non ucciderli, eviterà a quelli nuovi di nascere per vendicarsi. Non mi interessa nulla di tutto ciò che accade nell'universo intero, perché la cosa migliore che io possa fare affinché tutto funzioni meglio è disinteressarmene.
Non mi interessa passare da cinica.
Non è cinismo, è evitare una perdita di tempo che spesso provoca danni irreparabili, ma questo l'ho già detto mille volte e in mille modi diversi, senza che nessuno l'abbia mai compreso... e non è che mi sono stancata di dirlo, lo ripeterei all'infinito se servisse a qualcosa.
In determinate occasioni si ha la possibilità di muoversi per gli altri (altri?quali altri???), o meglio, si ha l'opportunità di funzionare da catalizzatore delle azioni altrui. E' molto raro che accada e sarebbe intelligente approfittarne per imparare sulla pelle altrui a fare del bene, ma ovviamente sprechiamo quei momenti per la nostra costante incapacità nel riconoscerli o per la nostra perpetua ingoranza. Che quella si, è davvero cinica, oltre che fastidiosamente banale.
Che stanchezza, mi sembra di dover abbattere un palazzo usando solo un martello. Eppure so che ne vale la pena perché il palazzo è già caduto.
La maggior parte delle volte si è semplicemente testimoni di qualcosa che accadrà comunque. E allora, perché dovrei interessarmene?A cosa servirebbe?
Lo so, a non sembrare cinica agli occhi di chi non è capace di essere neanche quello.
C'è bisogno di commenti?
Ciò che mi tiene legata a questa incontrollabile follia del voler essere qualcuno, è soltanto la speranza che sia io a sbagliare.
Mi piace ancora troppo l'idea poter pensare che sia stato un mio errore descrivere tutto come se potesse essere semplicemente letto e non vissuto, e che è questo il motivo per cui non sono stata compresa (come se poi volessi far comprendere me e non noi).
Mi sembra palesemente esagerato voler colpire le parole come fossero loro le colpevoli, devo essere stata io a fraintenderne l'uso e l'utilità, questo si, è più logico.
Deve essere così, allora si che vale la pena iniziare a lavorare per trovare nuovi segni e disegni da impacchettare e regalare, altrimenti è inutile, per onestà intellettuale non posso e non voglio continuare a sminuire ciò che è così puro, per darlo in pasto ad esseri abominevoli che lo trasformano nella solita melma.
Neanche se l'intenzione è quella di rendere tutto più accessibile, perché l'intenzione e la reazione difficilmente combaciano quando i soggetti che le creano sono diversi.
Ho idea che se non parte tutto dal vuoto allora nulla si può riempire degnamente.
Sembra quasi una forma d'arroganza il mio voler far capire, sembra che io mi senta in grado di chissà cosa.
Devo assolutamente smettere questo noioso giochetto che in realtà non è niente e non porta a niente di utile.
Non è niente perché ciò che è non rispecchia ciò che appare.
Smettere di spiegare ciò che può essere capito solo vivendo la spiegazione.
Un ultimo passo però forse me lo posso concedere e lo devo concedere a tutti, altrimenti ha poco senso continuare ad inspirare ed espirare: lasciare queste perle girare in quell'aria che viene respirata, descritte dalle parole che già conoscono, anche se nessuno le saprà vedere.
Come la mela sull'albero, che aspetta qualcuno che la colga senza preoccuparsi di sapere a chi appartiene quella mano, perché quella mano è già il qualcuno che aspettava.
E chi ha fame arriverà.