Testimonianze

Perché ti sono successa?
 

 

Chissà perché non ci ho pensato prima. Non sapevo cosa scegliere stasera, mi capita raramente.
Probabilmente le braccia impetuose del sonno che hanno portato via prematuramente i miei sempre graditissimi ospiti, unita all'attesa di ciò che comunque non ho nessuna voglia di aspettare perché non sono solita attendermi un bel niente, mi hanno lasciata spiazzata. O annoiata.
Il lavoro certo, quando si ha un carico di lavoro enorme da portare a termine, bisognerebbe approfittare di questi momenti inaspettatamente vuoti per buttarsi a capofitto nel lavoro, ma non ne ho nessuna voglia.
Potrei divagarmi con i miei soliti intrattenimenti mentali e cerebrali, la volontà di divertirsi esercita sempre un certo fascino, ma probabilmente non riuscirei a fare neanche questo con attenzione, perché inevitabilmente la consapevolezza volerebbe via per andarsi a posare su ciò che la merita davvero.
Mi sembra lampante che rimarrei intrappolata dall'idea che sto sprecando tempo.
Stranamente scrivere non è stata la soluzione più lampante, ci ho messo ore per arrivarci. Chissà perché, di solito ci sguazzo dentro come fosse il pozzo dei desideri.
Scrivere, mah.
Eccomi qua comunque, non so più da quanto avevo in mente qualcosa che andava fermato, avendo preso l'abitudine di sorridere sempre, non riesco più a distinguere bene un giorno dall'altro.
Pochi giorni fa ho visto una coccinella, si è posata proprio accanto a me. Ho subito pensato alla fortuna che mi avrebbe regalato di lì a breve, ma poi ci siamo guardate e mi sono accorta che non era rossa di quel rosso vivo che risalta subito agli occhi, era sbiadita, quasi arancione. Mi sono chiesta se la mia felicità ne avrebbe risentito.
Ho conosciuto molte persone, me compresa, che si ritenevano speciali semplicemente perché spesso avevano il coraggio di chiedersi realmente "perché?perché è successo a me?", e avevano il coraggio di osservare la risposta vera. Alcuni lo fanno solo a volte, quando le circostanze li portano forzatamente a doversi fermare. Pochi lo fanno sempre, quasi per abitudine, sanno che tutto accade per un motivo e ritengono che il massimo della realizzazione sia trovare quel motivo.
Io da parte mia, oggi non sono più affatto sicura che questa sia la fine.
Intendiamoci, ho gonfiato a dismisura il mio ego come tutti quando sono venuta a conoscenza di questa verità, ho inarcato il petto e sono salita sul piedistallo che mi spettava di diritto al momento. Parliamoci chiaro, già questa non è cosa da poco, e chi ha dovuto lavorare per arrivarci lo sa.
Io so che qualsiasi cosa mi succede, succede per un motivo... le mie azioni. Oggi però questa visione mi limita, scoprire il motivo delle cose non mi da più quella soddisfazione che solo ciò che consideri "il fine ultimo", ti da. Forse non mi basta più preservare me stessa, perché ho notato che preservare me stessa non preserva me stessa dalla sofferenza del vedere la sofferenza altrui. E' lampante... e da qui la domanda assillante su come risolvere il problema... finché qualcosa è arrivato.
L'idea è questa: se tutto succede per un motivo e qualsiasi incontro ha in "né tutto il potenziale del suo sviluppo presente, passato e futuro, allora è anche vero che l'incontro con me comporta qualcosa per l'entità che vive l'impatto.

Il che pone il punto di vista in un'angolazione diametralmente opposta. "Perché?Perché sono successa a te?".
Molto meglio, no? Ti costringe a porti il problema di cosa combinerai scalciando e urlando a passeggio nelle altrui esistenze.
Fondamentalmente se riuscissi a scoprire questo piuttosto del perché è capitato a me, sarei nella condizione ottimale per evitare di fare del male a chiunque, l'ininfluenza totale. Cosa c'è di più utile? Questo si, è uno stimolo da "fine ultimo".
E quando la coccinella mi vedrà, qualsiasi sia il suo colore, adesso saprà che le porterò fortuna.


COMMENTO di Aliberth : Cara Daria, se la tua coccinella si chiamava 'Isabel’, allora dev’essere la stessa che ho incontrato io tanti anni fa…… Non ci credete? Beh, quando si leggono queste liriche di Daria, sorge sempre il pensiero: “Ma che cosa le sarà successo?”. Poi, come tutte le altre volte, si comprende che Daria ci racconta ciò che le succede “dentro di lei”, quando le accade qualcosa di esterno, che però lei NON ci racconta… E noi dobbiamo accontentarci… Non siete d’accordo? Beh, peggio per voi… A questo punto, anche voi potreste fare come lei… cioè, quando vi succede ‘qualcosa’ andate a vedere cosa vi succede ‘dentro’… e poi, magari, raccontarcelo anche voi in una testimonianza… ehehehe J


INFERNO e PARADISO…

Un sant'uomo ebbe un giorno da conversare con Dio e gli chiese: “Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno”.
Dio condusse il sant'uomo verso due porte. Aprì una delle due e gli permise di guardare all'interno.
Al centro della stanza, c'era una grandissima tavola rotonda.
Al centro della tavola, si trovava un grandissimo recipiente contenente cibo dal profumo delizioso. Il sant'uomo sentì l'acquolina in bocca.
Le persone sedute attorno al tavolo erano magre, dall'aspetto livido e malato. Avevano tutti l'aria affamata.
Avevano dei cucchiai dai manici lunghissimi, attaccati alle loro braccia.
Tutti potevano raggiungere il piatto di cibo e raccoglierne un po', ma poiché il manico del cucchiaio era più lungo del loro braccio, non potevano accostare il cibo alla bocca.
Il sant'uomo tremò alla vista della loro miseria e delle loro sofferenze.
Dio disse: “Hai appena visto l'Inferno”.
Dio e l'uomo si diressero verso la seconda porta. Dio l'aprì.
La scena che l'uomo vide era identica alla precedente.
C'era la grande tavola rotonda, il recipiente che gli fece venire l'acquolina.
Le persone intorno alla tavola avevano anch'esse i cucchiai dai lunghi manici.
Questa volta, però, le persone erano ben nutrite e felici e conversavano tra di loro sorridendo.
Il sant'uomo disse a Dio: “Non capisco, qual è la differenza?!?”

“E' semplice, rispose Dio, dipende solo dalla loro abilità. Essi hanno imparato a nutrirsi gli uni con gli altri, mentre nell’altra situazione, tutti non fanno che pensare a loro stessi...……………………………
Post-fazione: Si stima che il 93 % delle persone non inoltrerà questo messaggio. Se >tu fai parte del 7% che lo farà, invialo con il titolo: 7%.
Io faccio parte del 7% e ricordati che dividerò sempre il mio cucchiaio con te.
Inferno e Paradiso sono uguali nella struttura....> La differenza la fa ognuno di noi.


COMMENTO di Aliberth: Si… è effettivamente così… L’egoismo, l’individualismo e l’avidità sono le tendenze mentali identificative che porteranno a esperienze infernali… perché non solo esse ci separano dagli altri, ma anche perché non potranno mai far in modo che la mente possa arrivare alla scoperta della verità… quella verità che ci farebbe comprendere che noi non siamo affatto entità singole e separate, ma un unico corpo assoluto, diviso solo dalla nostra ignoranza…