Testimonianze

 

Rivoluzioni identitarie
(o identidarie?)
Note di Daria U.

 

 

 


 
Appoggio sul posacenere le mie continue crisi di identità, con calma, senza fretta. Non sono propriamente crisi, sono più rivoluzioni.
Anche la crisi annoia dopo un pò, e quando non crea più gli effetti di una crisi, bisogna cambiarle nome.
Bastano 24 ore per provare ogni emozione possibile e genuinamente sperimentabile, nelle ultime 24, mi è capitato di vivere amore, affetto, stupore, allegria, compassione, mancanza, ammirazione e un'infinito senso di serenità. E' un bene che spesso il tempo decida per noi ciò che deve finire, altrimenti sarebbe eternamente compromessa la possibilità di vedere il nuovo e andare oltre.
La staticità dovrebbe essere l'unica fobia dell'uomo, paradossalmente invece, gli da sicurezza. E' una strana creatura l'essere umano, davvero.
Contradditorio oltre ogni limite ragionevole, contraddittorio a dispetto dell'evidenza.
Sarebbe tutto così semplice se la scelta giusta non fosse quasi sempre la meno conveniente!
Credo di aver compreso finalmente perché ci tenevo tanto alla mia rabbia, è che avevo paura di rimanere senza armi davanti alle ingiustizie. Poi delusa ho scoperto che la rabbia era loro complice. Ora non mi resta che fingere, per non far credere a chi è fuori che non possiedo un'anima.
Mi ritrovo di nuovo qua, con gli occhi pieni di alberi e neve, di fischi striduli che danno un senso di oppressione, di orme inaspettate trovate sul cammino, di sorrisi di bambini che si ricorderanno di me un giorno, per qualche strano motivo.
Dev'essere fantastico andare a vivere in un posto che non sia la propria casa, un pò come riuscire a vedere il mondo attraverso un cranio. Però forse non si ha più l'occasione di vivere ciò che il destino ci aveva riservato, chissà.
Mette più curiosità conoscere ciò che non si conosce, oppure sapere cosa sarebbe successo se non si fosse conosciuto? Sarebbe bello saper vedere entrambe le opportunità. E scegliere.
Come se poi ritrovarmi sempre qua non mi piacesse, come se fossi in cerca di qualcosa di diverso... a dire il vero cerco ciò che è esattamente uguale a me.
Ho questo enorme privilegio di saper vedere ciò che è, ma soprattutto ho imparato ad avere la forza di non avere paura di niente, a pensarla davvero a fondo dovrebbe spaventare solo l'idea.
Quanta solitudine bisogna essere in grado di affrontare per non avere paura? La soluzione è amare la solitudine nella sua infinita pace. Ci sono posti in cui si può andare soltanto in solitudine, ci sono posti che non ammettono il minimo errore.
Mi attirano enormemente, quando non si ha abbastanza ambizione da voler riuscire in ciò che si fa, allora la mira si alza, e l'unico stimolo possibile è la perfezione. Ed è la spinta più forte che esista. Solo così vale la pena alzarsi.
E mi tuffo di nuovo in ciò che so essere mio, aspetto ancora con la stessa determinazione di tanti anni fa perché so che ciò che mi spetta arriverà. Che fretta c'è in fondo?
Prima o poi la mia realtà si fonderà con quella dei sensi. Lascerò sulla strada un numero infinito di morti e feriti, come sempre.
Ma nessuno morirà più per mano mia.
 

MI PERDO DI NOTTE - di DARIA
Mi perdo nelle lettere, nelle letture, in quello che ho già letto, nel letto.
Alcuni giorni sono infinitamente carichi di avvenimenti importanti, come l'amore incondizionato o qualcuno che spera davvero che tu sia felice a dispetto della sua felicità. Certe volte basta mettersi a cucire…
In alcuni momenti sembra davvero tutto vero. Poi ti chiedono come può essere davvero possibile, ed è lì che hai bisogno di perderti, di perdere, di perdonare la profonda ignoranza del mondo. Perdo, però perdono. Perdonare per poter ancora donare. O diventa solo una questione di comodo.
Certe volte mi sento davvero ingrata perché so di avere e non possiedo per scelta, visto da fuori deve sembrare un'ostentazione di cinismo non indifferente. Per fortuna sono io ad essere indifferente al mondo diffidente. Mi rendo realmente conto di quanto sia difficile convincere le persone ad essere felici e non c'è niente al mondo che mi opprimerebbe di più se non sapessi che è giusto così.
La felicità non è un diritto, o almeno lo è soltanto se lo si è acquisito. E, acquisirlo, significa non averne più bisogno. Le tentazioni non esistono per nessun altro motivo che per stimolarci a non cedere, altrimenti non avrebbe senso. Se fossero lì appositamente per essere colte, allora qual è stato il grande errore di Eva?
A volte mentre mangio penso a quanto durerà il piacere di quel cibo, il godimento di quell'acqua che mi disseta, il gusto meraviglioso dell'uomo che sto mordendo. Non durerà, purtroppo o per fortuna.
Purtroppo perché il godimento protratto all'infinito non può essere altro che felicità, per fortuna perché il godimento protratto all'infinito non è altro che la sua fine, come per tutto.
Mi perdo nel sonno, nei sogni, nei segni.
Sembra che finalmente io riesca a perdermi ovunque, il che mi toglie l'onere insopportabile di cercarmi un posto in cui perdermi. Sono riuscita a perdermi anche dietro a te, che mi guidi amandomi con tutto te stesso... come se io lo volessi tutto il tuo te stesso!
Fatico infinitamente per perdere me, come può attirarmi l'idea di doverne uccidere due?
Eppure mi sembrava palese, scontato, quasi stabilito.
Svanisco nell'essere dei sogni che parla e agisce al posto mio, ride di me perché dipende da me eppure decide da solo cosa fare. Devo essere un pessimo capo.
Stanotte ho quasi ucciso un piccolo uccellino schiacciandolo esclusivamente con la forza del mio sogno. Non è da me.
Ma erano mie le lacrime di dolore immenso esplose nel vederlo immobile, ed infatti il cuscino l'hanno bagnato davvero. Ed ero io che seppur zoppicante, l'ho sognato di nuovo vivo... dovrebbe vedere tutto quell'essere, invece di ridere a crepapelle alla prima misera vittoria.
I segni sul mio viso combaciano esattamente ai segni del destino, hai visto? Cominciano ad arrivare i capelli bianchi, ora non sono solo io che li vedo. Hai visto? Tu credevi che li avrei temuti, ma eccoli, ne godo.
Se non cambiassero mai colore sarebbe come non avere mai più il sacrosanto diritto di morire. E se fossi io a cambiarlo bè, sarebbe tanto diverso da un lento suicidio?
Sogno lo sdegno, ma non disdegno.
Mi sveglierò, purtroppo o per fortuna. Purtroppo perché da svegli si dimentica troppo facilmente che si sta sognando, per fortuna perché mentre si sogna è impossibile restare svegli.
Mi perdo nella negazione, nell'azione e nella negoziazione. Se non potessi perdermi fondendo tutto in un calderone diventerei pazza, come tutti gli altri, del resto.
Un pezzo di pazzia per uno, per mettere una pezza all'enorme pazzia totale.
Un passo alla volta, c'è un tempo per tutto e ognuno sceglie quanto assegnarne ad ogni frammento di vita. Ma tanto il tempo non esiste.
Se dovessi essere di nuovo obbligata a scegliere fra l'essere savia o l'essere pazza (come lo ero qualche tempo fa), non potrei che scegliere la pazzia, perché diventerei pazza. Anni ed anni a capire chi fosse questa folle, per scoprire che non serviva a niente saperlo... se non a portarmi a scoprire che non serviva.
Vado avanti e nego il diniego.
L'altalena va su e giù, perché? perché? perché l'assoluta libertà generata dal vuoto che si ha nello stomaco durante la salita, deve essere sempre accompagnata dalla stretta delle mani intorno alla corda stimolata a dismisura dalla paura di cadere?
Odiamo scegliere ma passiamo la vita a costruire delle decisioni da prendere (quando non sono gli altri a costruirle per noi). Imparo a cadere o ad evitare di cadere?
E siamo talmente piccoli che non possiamo neanche decidere quando nascere o morire. Pensa un pò.
Ma non è neanche questo il paradosso più grande e ridicolo, ma è che avremmo le facoltà per farlo e lo ignoriamo perché è troppo faticoso.
Geneticamente geniali. Solo gente.
Pulisco il cassetto in cui tengo la sofferenza, ogni tanto sono costretta ad aprirlo spinta dall'idea assordante di togliere la polvere.
Vederla in qualche modo mi rassicura...la sofferenza, non la polvere. Quella la tolgo per vedere bene, non posso permettere che copra una verità così nobile come la sofferenza.
Richiudo, sorrido. Aspetto con rispetto che qualcuno mi prenda di petto.
Mi rendo conto della grande occasione che mi darà, io e la mia rabbia sul ring, faccia a faccia.
Per questo è un bene prezioso la sofferenza, perché si lascia vedere.
Arriva sempre il buio prima o poi, purtroppo o per fortuna.
Purtroppo perché è scaduto il tempo utile per vedere,
per fortuna perché senza il buio non si saprebbe cos'è il tempo utile per vedere.
Nell'Amore, nel mare, nel mero, nel vero...
Non statemi a cercare, non cerco di tornare.
 


Commento di Aliberth – E perché dovrei commentare? E' tutto perfetto così… Come hai ben capito il Dharma, Daria! Ora, non ti resta che mantenerne l’applicazione per tutta la tua vita, ed anche OLTRE!
Commento di Daria - Grazie per ogni goccia!