Testimonianze

 

FIOR di LOTO


Di Giuseppe Florio (Progetto Continenti- www.progettocontinenti.org)
 

 

 

La mia nascita è stata una gran fatica. Ero un piccolo semino nel fondo di uno stagno e non pioveva da mesi. Qualche volta il sole mi batteva sulla testa tutto il giorno e temevo di non farcela. Poi alla fine di maggio è venuto giù un diluvio che quasi non si respirava. Era finita la stagione secca e ho cominciato a vivere.
Avevo dei piedini soffici ma forti, quando si aggrappavano alla terra non mi smuoveva nessuno. E’ venuta altra pioggia, per mesi e mesi, e io crescevo. Non so come ma da quel fango mi veniva sù una forza che io stesso non potevo contenere.
Sono rimasto sott’acqua per un bel po’. Il sole non mi dava più fastidio, anzi mi permetteva di vedere il fondo dello stagno, un fondo sempre oscuro, misterioso, e non si riusciva mai a capire cosa si nascondesse in quel fondo. Mi incuriosiva e mi respingeva allo stesso tempo.
Ed io ha fatto amicizia proprio con quel fondo.
Col passare del tempo non mi è più parso misterioso e cupo. Anzi, aveva quasi sempre voglia di fare dell’umorismo, sul sole, sugli uomini e anche sugli animali. Gli piacevano i bufali che entravano nello stagno senza paura di affondare e senza saperlo sconquassavano tutto. Lui era contento perché dopo il loro passaggio tutto andava meglio di prima.
Parlavamo durante la notte, a volte per tutta la notte. Ci piaceva il silenzio, la calma, e nessuno entrava nei nostri discorsi. E poi c’era la luna. Non avete idea di come ci mettesse di buon umore la luna. Perché è senza pretese e con lei uno può parlare di quasi tutto. Ho notato anche che non voleva mai arrivare fino al fondo dello stagno. Si fermava prima, sulla porta. Senza darlo a vedere. Ho pensato tante volte che sorniona com’ era sapeva già tutto su quello che si depositava nel fondo. Ci raccontava delle storielle sempre gioiose ma non riusciva mai a finirle perché cominciava a ridere e non la smetteva più.
Una notte che la luna era distratta ho fatto la mia grande domanda al fondo. Ci pensavo da tempo.
Gli ho chiesto qual’era il suo segreto.
All’inizio non l’aveva presa bene. Dovrei avere dei segreti, io? diceva. E se ne avessi, dovrei rivelarli proprio a te che ancora non sai se sarai un fiore o un pesce?
Voleva graffiarmi ma non ci riusciva. Si difendeva ma ormai la domanda era fatta e lui non poteva scappare.
Io prendo tutto, tutto quello che nessuno vuole io lo prendo e lo nascondo e poi lo lascio depositare. Il segreto è lasciar decantare.
Ci avevo messo tanto tempo a precisare la domanda e lui in un battibaleno mi aveva già risposto e senza lasciarmi spazio di replica. Nelle notti successive volevo porgli altre domande per chiarire le cose ma la luna mi ha dato uno sguardo così dissuasivo che ho avuto timore di fare brutta figura.
Un bel giorno arrivai alla superficie dell’acqua. Non mi pareva vero. Avevo la testa proprio fuori dal fango e così galleggiavo dolcemente, il mondo era bello e tutto mi sembrava lucente, confortevole e asciutto. Il sole non mi spaventava, anzi, mi faceva diventare di tutti i colori. E la gente mi guardava. Ero proprio bello!
Passavano i giorni ed ero sempre più felice. Di notte, le nostre conversazioni continuavano come sempre e avendo sempre le orecchie asciutte, ci sentivo anche meglio. La luna aveva sempre lo stesso tono di voce, suadente, melodioso. Il fondo invece lo sentivo in modo così distinto che non mi sfuggiva più, come prima, qualche sua parola. E una notte anche lui mi ha infilato una domanda che non ho potuto evitare.
Come hai fatto a diventare così bello?
Non sapevo cosa rispondere. Ogni risposta mi sembrava ovvia ma era soprattutto la domanda che mi pareva inutile. Gli ho risposto che il sole mi riempiva di colore.
E lui, quasi per dispetto, mi ha dato uno strattone ai piedi. Mi ha fatto quasi male.
Ma non ti ricordi più da dove vieni?
Quest’altra domanda era peggiore della prima.
Ho lasciato passare qualche notte… ma la domanda mi tormentava e il fondo non potevo punirlo con il mio silenzio. Ho chiesto anche consiglio alla luna ma lei le domande difficili le evitava.
Alla fine, una notte mi sono rituffato sott’acqua e ho chiesto al fondo che me lo dicesse lui perché ero diventato così bello.
Perché hai pensato e hai creduto che dopo il fango, dopo la melma, c’è sempre un bel sole che ti aspetta.
Giuseppe Florio- (da Angkor, Cambogia, dicembre 2008)
 



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