Testimonianze

Un patto scellerato tra Scienza, Stato e Chiesa alla base della falsa morte cerebrale e della donazione
La contrattazione sull'eutanasia

 

Lucetta Scaraffia, autrice dell'articolo ospitato dall'Osservatore Romano il 2/9/2008 dal titolo “I segni della Morte. “A quarant'anni dal rapporto di Harvard”  è stata palesemente strumentalizzata dal Vaticano per due obiettivi. Uno immediato: mostrare i denti ai politici affinché contrastassero la sentenza dei giudici della Corte d'Appello di Milano per la sospensione dell'alimentazione forzata ad Eluana in coma vegetativo da 16 anni. Come a dire: do ut des - Vi ho concesso la “morte cerebrale” sulle persone sotto ventilazione col patto che non passasse l'eutanasia... Se salta il patto Vi smonto il business dei trapianti.

La Chiesa ha dimostrato che con un semplice articolo, che segnala la crescente opposizione scientifico/filosofico/giuridica alla “morte cerebrale”, può far vacillare il mondo degli espianti/trapianti; discussione in parte raccolta nei volumi “Finis Vitae - La morte cerebrale è ancora vita?” (Ed. Rubettino) e “Morte cerebrale e trapianto di organi” (Ed. Morcelliana).
I soliti intellettuali hanno subito cantato vittoria - “rotto il tabù” - come se la Chiesa e i Papi avessero colluso senza consapevolezza e potessero ora ammettere di avere sbagliato per quarant'anni: correi delle criminali esecuzioni eseguite nelle “sale di eliminazione” con espianti a cuore battente. Dal che il portavoce del Vaticano, Padre Lombardi, ridimensiona il giorno stesso l'esaltazione generale chiarendo che l'articolo ospitato nel giornale del Vaticano non può essere considerato una posizione del magistero della Chiesa, ma sola riflessione dell'autrice.

Le Monde attacca l'Osservatore Romano per l'ospitalità data, che legge come una incrinatura alla compattezza delle istituzioni, sostenendo che “sta alla scienza descrivere i processi (della morte), al diritto porre le regole, mentre il teologo deve limitarsi 'al significato della morte'”. E continua “Se le tre discipline stanno ciascuna al suo posto, il criterio della morte cerebrale è inattaccabile”.

Il che è assolutamente vero: i tre poteri istituzionali già dal Rapporto Harvard del '68 stanno al loro posto in un patto d'alleanza senza precedenti, che ha permesso che la falsità scientifica, l'assurdità giuridica e il raggiro teologico imponessero al mondo una morte funzionale ai trapianti per ordine dei potentati economici. Mai è stato interrotto questo scellerato patto di alleanza. L'opposizione percorre il mondo da 40 anni con lotte, articoli e libri, senza incidere minimamente sull'organizzazione mafiosa e criminale degli espianti/trapianti, sulle leggi degli stati e sui condizionamenti della Chiesa. Nel gioco delle parti la Chiesa ha delegato la tecno-scienza per la definizione di morte e la tecno-scienza ha delegato la Chiesa per l'indottrinamento alla donazione come carità; entrambe funzionali alle centrali di potere che stanno sopra lo Stato.

Quanto detto porta dritto al secondo e principale obiettivo della Chiesa nell'ospitare l'articolo della Scaraffia: attizzare l'attenzione mondiale sul tema della “morte cerebrale” in vista del Congresso Internazionale del 6/8 novembre 2008, in Vaticano, dal titolo. “A gift for life - Un dono per la vita” che risponde agli oppositori confermando la "morte cerebrale" e rilanciando la donazione. Meeting promosso dalla Pontificia Accademia per la Vita, dalla Federazione internazionale dei medici cattolici e dal Centro Nazionale Trapianti (CNT), finanziato dalla casa farmaceutica Novartis e dalla Fitot (Fondazione per l'incremento dei trapianti d'organo e di tessuti). Annunciato a giugno negli U.S.A., messo sotto silenzio in Italia per timore di reazioni.

Le dichiarazioni congressuali di Papa Benedetto XVI si sono sviluppate principalmente su 5 direttive: 1) invito ad incrementare la ricerca per una “morte cerebrale” che riceva il consenso dell'intera comunità scientifica e dia certezza a tutti (!) (cioè il concetto di “morte cerebrale” non si tocca); 2) richiamo al principio di “precauzione” se manca la certezza (ma intanto si proceda pure!); 3) pressing a donare come testimonianza di carità ed amore “guardando oltre la morte, perché vinca sempre la vita” (di chi?); 4) raccomandazione che il prelievo di organi sia consentito solo in presenza della “morte reale”. Che cos'è la “morte reale”? La morte cardiaca tradizionale oppure la morte cerebrale? O qualcos'altro? Forse è l'arresto cardiaco precoce di 2/3 minuti con omissione di soccorso? (nuova formula per aumentare gli espianti d'organi e i prelievi di tessuti). Che non ci dica, che dopo 40 anni ancora non ha capito che gli organi si prelevano da un vivo che ha perso la coscienza e che lui insiste a chiamare falsamente cadavere; 5) nell'equivoco e confuso disquisire sulla carità del dono sia da comatoso che da vivente sano, un insistente invito alla gratuità contro l'immorale compravendita. Sarebbe forse morale convincere i “morti di fame” del terzo mondo a donare gratuitamente ai ricchi occidentali? Non sarebbe più efficace e morale fermare espianti e trapianti?

Le dichiarazioni di Papa Ratzinger ricalcano quelle di Wojtyla nel congresso internazionale sui trapianti del 29 agosto 2000 che è bene ricordare: “La morte della persona. .. è un evento che non può essere direttamente individuato da nessuna tecnica scientifica o metodica empirica. Ma l'esperienza umana insegna anche che l'avvenuta morte di un individuo produce inevitabilmente dei segni biologici, che si imparano a conoscere in maniera sempre più approfondita. I cosiddetti “criteri di accertamento della morte” (a cuore battente - ndr) che la medicina oggi utilizza, non sono da intendere come la percezione tecnico-scientifica del momento puntuale della morte della persona, ma come una modalità sicura, offerta dalla scienza, per rilevare i segni biologici della già avvenuta morte della persona”. Assurdo! Perché cercare i segni della morte sui malati sottoposti (arbitrariamente) a ventilazione e non cercare invece i segni della vita come la propedeutica clinica insegna?

Aprire e chiudere i dibattiti per illudere che la Chiesa sia dalla parte “del rispetto incondizionato di ogni singolo essere umano” è una specialità della Chiesa almeno dal 5 agosto 1968 quando fra i 13 banditi che confezionarono la grande truffa della “morte cerebrale” per eseguire i trapianti senza andare in galera, c'era anche un teologo. Quindi non è vero che la Chiesa ha solo implicitamente accettato la “morte cerebrale” consentendo il trapianto di organi, come si vuol far credere, ma ha colluso attivamente fin dall'inizio con “informazione pervasiva” (v. www.antipredazione.org sezione Chiesa). Basti pensare che il Vaticano è proprietario dell'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma dove si espiantano/trapiantano neonati.

Se i teologi cattolici approvano la dichiarazione di “morte cerebrale” sui cittadini in coma ventilato, per trauma o malattia, sentenziata d'autorità dai medici in sole 6 ore, devono giocoforza accettare per coerenza il verdetto dei medici anche sul cervello delle persone in coma vegetativo permanente, che piaccia o no, in nome dell'art.3 della costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge (anche davanti alla morte - ndr), senza distinzione. ..di condizioni personali e sociali”.

 

“L'orrore della morte ci spinge ad una vita di orrori”.

                                                                       Il Presidente: Nerina Negrello

LEGA NAZIONALE CONTRO LA PREDAZIONE DI ORGANI E LA MORTE A CUORE BATTENTE

24121 BERGAMO - lega.nazionale@antipredazione.org - www.antipredazione.org

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COMMENTO di Aliberth – Questa mail mi è stata inviata, come comunicato-stampa, dalla associazione citata alla fine. La nostra posizione è da tempo nota… La vita, che bisogna proteggere in tutti i modi quando è naturalmente presente, deve invece essere lasciata andare quando il karma ha deciso che la sua durata naturale è terminata. A quel punto, è giocoforza  lasciare che la morte prenda possesso della materia inerte, cioè del cadavere senza più energia vitale. Aggiungo una dichiarazione, controcorrente e diversa da quella solita della Chiesa, fatta da Monsignor Casale, già arcivescovo di Foggia, sulla spinosa vicenda di Eluana Englaro: “Mi chiedo se la vita vegetativa di Eluana sia ancora vera vita, e se, in presenza di accanimento terapeutico, sia giusto parlare di eutanasia”. Bisogna ricordare che anche se la mente di Eluana fosse ancora presente nel suo corpo, tenuto forzosamente e artificialmente in vita, in realtà essa vi è costretta, quindi è ‘prigioniera’, perché come succede anche nella morte effettiva quando la mente resta nel cadavere per due o tre giorni, finché poi al disfacimento organico rifluisce nella vacuità, allo stesso modo farebbe nel caso di Eluana se si staccasse la spina e si spegnessero le macchine…