TESTIMONIANZA |
Cari Amici, vi preghiamo di diffondere i comunicati stampa che trovate di seguito. Se volete, potete aggiungere la vostra adesione. Per altre informazioni vi inviamo il seguente link.
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COMUNICATO STAMPA PRO TIBET Sosteniamo pienamente le proteste dei monaci buddhisti e del popolo tibetano in atto in queste ore a Lhasa, in Tibet, per il rispetto dei Diritti Umani, delle libertà fondamentali (libertà di parola, di opinione, di assemblea) e per l'autodeterminazione. Condanniamo duramente la brutale repressione militare cinese che con decine d'arresti, lacrimogeni e l'uso di armi da fuoco (al momento si ha notizia di almeno due morti e di un numero imprecisato di feriti) sta rispondendo alle manifestazioni dei tibetani che si susseguono in questi giorni in tutto il Tibet e nei grandi monasteri di Ganden, Sera e Drepung. Uno dei maggiori problemi della Repubblica Popolare Cinese è la mancanza di legittimazione del suo governo in Tibet. Come ha appena affermato il Dalai Lama, Premio Nobel per la Pace 1989, da Dharamsala in India, con l'uso della forza delle armi non si otterrà nessuna stabilità duratura. Oggi è veramente sotto gli occhi di tutti in che modo Pechino si sta preparando alle sue Olimpiadi, tradendo gli ideali olimpici di pace, amicizia, comprensione globale. Infatti in Cina si moltiplicano gli arresti e le torture dei reporter, dei sostenitori dei Diritti Umani, dei loro avvocati, dei dissidenti e sono già stati oscurati quasi tremila siti Internet. In Tibet la Cina da mezzo secolo sta perseguendo una politica di annientamento dell'identità e cultura tibetane, anche attraverso l'emarginazione linguistica e i massicci trasferimenti di popolazione cinese (genocidio per diluizione) assieme alla distruzione e al saccheggio del 90 % del patrimonio artistico e architettonico tibetano, all'uso devastante, anche fino alla morte, delle torture fisiche e psichiche sui prigionieri politici, monache e monaci buddhisti, arrestati spesso solo perché in possesso di una foto del Dalai Lama o per aver gridato la loro voglia di indipendenza e la loro lealtà al Dalai Lama. Del resto il regime autoritario cinese è il più grande stato killer del mondo, con circa 10.000 condanne a morte l'anno (più del 77% delle esecuzioni accertate sul totale mondiale). La Cina è il principale sostenitore della giunta militare birmana, occupa illegalmente il Tibet, il Turkestan Orientale e la Mongolia Interna, supporta il Sudan nella tragedia del Darfur: in una totale mancanza di etica della politica e dell'economia, nella corsa ai profitti derivanti basilarmente dallo sfruttamento di manodopera a basso costo, si continua a chiudere gli occhi. FERMIAMO SUBITO IL GENOCIDIO IN TIBET! IL SILENZIO È SEMPRE COLPEVOLE… Associazione Amici del Tibet
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COMUNICATO STAMPA - CS34-2008 CINA: AMNESTY INTERNATIONAL CONDANNA LA REPRESSIONE NEI CONFRONTI DEI Amnesty International ha espresso la propria condanna per la recente dura repressione nei confronti di un gruppo di pacifici manifestanti nella capitale del Tibet, Lhasa. Secondo testimoni oculari, l´11 marzo la polizia cinese ha usato gas lacrimogeni e pungoli elettrici per disperdere 500 manifestanti che stavano chiedendo il rilascio di alcuni monaci arrestati nel corso delle proteste dei giorni precedenti. Lunedi´ 10 marzo 11 dimostranti, tra cui nove monaci, sono stati brutalmente picchiati e arrestati all´esterno del tempio di Tsuklakhang, nel centro di Lhasa. Il gruppo stava manifestando per ricordare il 49° anniversario della fuga del Dalai Lama dal Tibet, dopo il fallimento della sua ribellione contro il dominio cinese. Nelle stesse ore sono stati arrestati una cinquantina di monaci in altre zone della capitale. I dimostranti hanno il diritto di esprimere la propria pacifica protesta. Negando la liberta´ di espressione e di riunione, la Cina viola gli standard internazionali sui diritti umani´ - ha dichiarato Paolo Pobbiati, Presidente della Sezione Italiana di Amnesty International. `In questo modo le promesse fatte in occasione dei Giochi Olimpici a Pechino appaiono ancora piu´ vuote e lontane´. L´organizzazione per i diritti umani ha chiesto alla Cina di rilasciare immediatamente tutte le persone arrestate negli ultimi giorni per aver esercitato in forma pacifica i propri diritti. FINE DEL COMUNICATO - Roma, 12 marzo 2008 Per ulteriori informazioni, approfondimenti e interviste: Amnesty International Italia - Ufficio stampa Tel. 06 4490224 - cell. 348-6974361, e-mail: press@amnesty.it
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COMUNICATO STAMPA Il giorno 10 marzo 2008 nella capitale del Tibet; Lhasa, durante il 49mo anniversario dell'insurrezione del popolo tibetano contro l'occupazione cinese del Tibet, più di 500 monaci dei monasteri di Drepung e Sera sono scesi in piazza con una manifestazione pacifica chiedendo la libertà per il Tibet e la liberazione dei monaci arrestati nello scorso ottobre. Secondo Radio Free Asia i manifestanti sono stati arrestati e i monasteri sono ancora blindati. Gli spari sono stati sentiti dai monasteri. La situazione è molto critica. Questa manifestazione è la prima grande manifestazione dopo quella del 1989 che fu brutalmente repressa, portando centinaia di morti e arresti e fu imposta la legge marziale in Tibet. In tutto il mondo ci sono state manifestazioni pro Tibet negli ultimi tre giorni, e la bandiera del Tibet è stata esposta in più di 941 comuni in Germania e in molti Stati negli Stati Uniti. Queste manifestazioni coincidono con la marcia del ritorno a piedi degli esuli tibetani dalla sede del governo Tibetano in Dharamsala in India per raggiungere il Tibet durante i giochi olimpici in agosto. Inoltre coincide anche con le olimpiadi dove la Cina vuole legittimare l'occupazione del Tibet, la Mongolia interna e il Turkestan Orientale e tutte le gravi violazioni dei diritti umani in Cina. 1. Noi Tibetani condanniamo la brutale repressione dei monaci che hanno solo manifestato per chiedere i diritti di cui non godono. Gli arresti in Tibet per una manifestazione anche pacifica comportano lunghe e disumane torture e la prigione a vita. Chiediamo che siano immediatamente liberati i monaci arrestati. 2. Chiediamo all'ONU e Unione Europea di condannare il Governo di Pechino e di mandare un inviato speciale in Tibet come hanno fatto per la Birmania. 3. Chiediamo alle redazioni dei giornali di mandare i loro giornalisti in Tibet. 4. Protestiamo al COI di non aver fatto nessuna pressione alla Cina per migliorare i Diritti Umani in Cina e di aver favorito il mercato degli sponsor e il regime totalitario. Inoltre chiediamo che siano liberati i prigionieri politici prima dei giochi olimpici. 5. Chiediamo agli individui, ai giornalisti e al mondo libero, civile e democratico di sostenere la lotta non violenta del popolo Tibetano. Sabato 15 marzo ci sarà un sit-in a Milano dalle ore 11 alle 12.30, Piazza della Scala in solidarietà con i monaci in Tibet 13 marzo 2008 Comunità Tibetana in Italia Tel: 3287438279 www.comunitatibetana.org |
Hanno aderito alla manifestazione: Comunità Tibetana in Italia Associazione Donne Tibetane in Italia Associazione Italia-Tibet Associazione Amici del Tibet Socialismo Libertario Associazione Radicale Adelaide Aglietta Partito Radicale Nonviolento Transnazionale e Transpartito Amnesty International Campagna di Solidarietà con il Popolo Tibetano Aref Onlus Radicali Milano |